Riassunti articoli sociologia del diritto PDF

Title Riassunti articoli sociologia del diritto
Course Sociologia del diritto
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Riassunti completi degli articoli della professoressa Dott.ssa Dameno...


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Sociologia del diritto Articoli R. Dameno 1. La l. n. 164/1982: tra il diritto all’identità sessuale e di genere e l’obbligo di sterilizzazione. Alcune riflessioni sulla transGenitorialità a. Premessa Le ricerche relative a questo delicato tema sono state effettuate principalmente tramite un approccio psicologico per studiare:  

Le problematiche dei genitori per la dichiarazione di volontà di seguire un percorso di identificazione sessuale Le problematiche psicologiche e relazionali dei figli di genitori che affrontano il suddetto percorso.

La sociologia ancora non si è dedicata ad affrontare il tema della tranGenitorialità, ed è bene ricordare che gli studi di psicologia che si sono occupati allo studio del tema:   

Sono numericamente limitate Pur trattando argomenti specifici non tengono conto dei contesti sociali, culturali ed economici degli intervistati Sono effettuate negli USA, che pur essendo un territorio molto vasto e ricco di culture diversi, non sono paragonabili al contesto europeo.

L’oggetto di studio di questo articolo sarà studiare le problematiche che devono affrontare le persone che vivono un’identità di genere sessuale non definita “normale” dalla consueta dicotomia maschile e femminile nella relazione genitore-figlio.

b. Le persone transgenere e la genitorialità Come si diventa genitore transessuali? 1. Si ha la prima modalità quando si intraprende l’iter di transizione dopo aver vissuto una relazione eterosessuale ed aver avuto figli. La genitorialità può precedere il percorso pubblico di identificazione sessuale ma può anche essere contestuale. Coloro che stanno affrontando la transizione ma ancora non l’hanno completata possono generare e quindi diventare genitori nonostante la consapevolezza di non avere un’identità sessuale coincidente a quella attribuita alla nascita. 2. Si può diventare genitori anche una volta completato l’iter tramite: a. Adozione: è una possibilità più retorica che pratica  in teoria l’essere una persona transessuale non dovrebbe incidere sulla decisione in merito alla sua idoneità ad essere genitore  così è stato inoltre stabilito da due sentenze di istituti di Perugia del 1997 e del 1998. Così tuttavia non è: nella pratica le cose sono diverse; i. Innanzi tutto, è stato fatto notare che anche la sentenza di Perugia lega l’idoneità al possesso di determinate caratteristiche comportamentali ii. Il percorso di adozione di una persona transessuale non va spesso a buon fine a causa di una valutazione psico-sociale che evidenzia la possibile incapacità di assolvere a tutti i compiti e doveri genitoriali b. Procreazione medicalmente assistita: la normativa ad oggi vigente vieta il ricorso alla c.d. “maternità di sostituzione”  solo le coppie eterosessuali composte da una donna e una donna che ha effettuato la transizione a uomo avranno il diritto di ricorrere a questo metodo. c. Procreazione naturale : è consentita solo a chi sceglie di diventare genitore prima di intraprendere il percorso di rettificazione anagrafica del sesso e del nome. La l. n. 164/1982 è interpretata in modo da consentire la rettificazione del nome e del sesso solo a chi ha subito un intervento di ablazione delle gonadi perché “l’identità sessuale è

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necessariamente collegata all’astratta capacità di procreare”. Tuttavia, alcune sentenze recenti hanno concesso la possibilità di variazione anagrafica anche solo l’intrapresa di percorsi terapeutici di tipo ormonale. Secondo tali sentenze: i. Alla legge non si ricava immediatamente quali sono i caratteri da modificare rendendo quindi sufficiente una modifica dei caratteri sessuali secondari ii. Il trattamento medico-chirurgico andrebbe effettuato solo per raggiungere uno stabile equilibrio psico-fisico della persona. A riguardo di ciò il Tribunale di Messina giustificava l’obbligo di intervento sulla base del fatto che il mero trattamento ormonale può essere sospeso quando in mancanza di sterilizzazione si vuole riprendere la capacità riproduttiva. Non è soddisfacente perché si cercherebbe di far coincidere un interesse collettivo con il diritto personale all’identità. La recente ordinanza del Tribunale di Trento ha stabilito che, in quanto la rettificazione può aver luogo solo con la modifica dei caratteri sessuali primari, la norma impone a chi vuole modificare il proprio status sessuale e di genere il trattamento medico sia esso ormonale o chirurgico  grave limitazione al riconoscimento del diritto all’identità di genere  il fine del raggiungimento dello stato di benessere psico-fisico di una persona è la rettificazione di attribuzione di sesso e non la sua riassegnazione. Sempre secondo il Tribunale di Trento la concezione appena vista entrerebbe in conflitto con sia con l’art.8 CEDU sia con gli artt.2 e 32 Cost per cui obbligare un individuo a sottoporsi ad un trattamento chirurgico o sanitario doloroso e\o pericoloso equivarrebbe a vanificare o rendere troppo gravoso l’esercizio del diritto alla propria identità sessuale. Da quanto appena visto sembrerebbe che l’obbligo di sterilità sia motivato da due questioni:  

Tutelare i diritti dei figli generati da una persona che pur avendo ottenuto la rettificazione anagrafica sia rimasta capace di procreare Impedire che si creino problemi di attribuzione di maternità\paternità.

Problema 1: come si identificano i soggetti transessuali nell’atto di nascita?  In Italia la riflessione su alcune pratiche deve essere scientifica: 1. La prima questione è relativa alla salute e al benessere psico-fisico dei bambini nati da persone transessuali. Bisogna tener conto degli eventuali rischi dovuti dalle terapie ormonali che seppur sospese possono comunque generare effetti dannosi per il nascituro. 2. La seconda questione riguarda il fatto secondo cui nascere da un genitore transgenere sia di per sé fonte di problemi psicologici, psichici e relazionali.  Al momento non ci sono prove a sostegno della tesi che vede rischi maggiori per la salute di bambini creati da un genitore che abbia effettuato terapie ormonali; allo stesso modo non è sufficiente trovare casi di non perfetta salute psico-fisica di bambini nati da persone transgenere per sostenere la suddetta tesi. Inoltre, rischi psico-fisici potrebbero insorgere indipendentemente dal processo di rettificazione.  Per quanto riguarda i rischi psicologici e relazionali, essi dipendono sicuramente in larga misura anche dal contesto sociale e familiare in cui essi si trovano a vivere. L’interesse tutelato dalla norma che richiede una condizione di sterilità accertata per poter ottenere la rettificazione non può essere il benessere del minore poiché non è perseguibile totalmente. Problema 2: quali sono le opinioni sociali riguardo la genitorialità transessuale?  L’Italia non è pronta a ridefinire i concetti di paternità e maternità. Problema 3: è necessario prevedere per legge che i dati anagrafici corrispondano il più possibile all’aspetto fisico delle persone?  la maggior parte dei tribunali italiani non è d’accordo. È prassi giurisprudenziale quella di non richiedere un adeguamento dei caratteri sessuali secondari come elemento necessario alla rettificazione anagrafica. È bene inoltre ricordare che sono proprio questi che ci aiutano a identificare una persona perché sono quelli visibili.

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L’identità sessuale e di genere è costituita dai caratteri sessuali e da fattori psichici e psicologici che contribuiscono a formare l’immagine della persona.  Il bene tutelato dalla norma giuridica italiana è mantenere la certezza del diritto per la definizione di maternità e paternità quando nasce un bambino mentre il problema del diritto è definire la relazione tra una persona transgenere e il figlio da lei generato.

c. Figli di genitori transgenere Diversa è invece la situazione in cui i figli sono già nati nel momento della transizione di genere del genitore per cui i soggetti devono affrontare momenti delicati di ridefinizione della loro relazione.

c.c. Madri e padri in transizione La transizione da un sesso ad un altro non è un evento neutrale, ma le ricerche psicologiche hanno evidenziato il fatto che non esiste necessariamente un problema psicologico nei figli che vivono una transizione sessuale dei genitori e soprattutto che non esiste la nascita di disturbi di identità di genere nei figli. Nonostante i limiti già presentati, i dati ricavati dalle ricerche sono molto interessanti: 

La transizione sessuale di un genitore incide in modo differente all’interno delle relazioni familiari a seconda del contesto non solo familiare ma anche sociale. Infatti, essendo il benessere psico-fisico delle persone e dei minori legato alle relazioni familiari, se esiste uno stato di malessere o una cattiva gestione delle relazioni allora sarà inevitabile il condizionamento dello stato psico-fisico. Perciò si identificano come fattori di destabilizzazione: o L’allontanamento, non motivato da ragioni di incapacità dell’esercizio della potestà genitoriale, del genitore transessuale o in transizione o Nascondere l’esperienza che sta vivendo il genitore dato che gli effetti investiranno l’intera famiglia. La migliore soluzione è mantenere una buona relazione tra genitore in transizione e figlio.







La variabile dell’età dei figli. I dati dimostrano che è più semplice accettare l’iter di transizione per un bambino più che per un adolescente. Questo perché se nell’adolescente il ruolo giocato dalle relazioni amicali è fondamentale per la crescita personale così non è per i bambini (specie quelli più piccoli) per cui sono fondamentali le relazioni primarie. Questione dei ruoli familiari nelle famiglie con un genitore transgenere . Se all’interno della famiglia non c’è una differenza nella suddivisione dei ruoli in base al genere dei genitori i figli potrebbero avere dei problemi di identificazione con il sesso di appartenenza  è ancora una ipotesi. Ciò che emerge dalle ricerche è che viene messo in discussione il classico stereotipo di genere e non l’appartenenza sessuale. Modifica relazione figlio-genitore transgenere. I dati mostrano che in realtà il rapporto non cambia questo perché nonostante il sesso del genitore cambi, ciò che rimane invariato è il suo ruolo genitoriale.

c.c.c. Nascere da corpi fluidi Il problema se definire madre o padre il genitore transgenere è un problema giuridico e non sociale. Le persone transgenere che hanno avuto un figlio raccontano la loro scelta come un percorso derivante dal fatto di voler diventare genitori e non come un desiderio di diventare madre\padre  essi quindi rivendicano il diritto di diventare genitori. Infatti, i problemi che dovranno affrontare i figli di queste persone non saranno tanto interni al contesto familiare ma quanto più esterni. Problema: come evitarli?  Innanzi tutto, il diritto dovrebbe intervenire eliminando le discriminazioni sociali e rendendo possibile un pieno esercizio della genitorialità.

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 Successivamente il diritto dovrebbe ripensare le categorie della maternità e della paternità. Questo perché il classico stereotipo genitoriale di genere sarebbe una violazione al diritto del minore di avere un genitore certo anche sotto la sua identificazione giuridica e sociale.  Infine, il diritto potrebbe intervenire a modificare le prassi delle amministrazioni e delle istituzioni burocratiche che al momento sono incapaci di prevedere formulari in cui anziché parlare di madre\padre si parli di genitore.

d. Considerazioni conclusive Nel 2013 è stato pubblicato un documento in cui si afferma che il benessere dei bambini e delle bambine è influenzato dalla qualità delle relazioni, dal senso di sicurezza e competenza e dal sostegno socio-economico del genitore e della famiglia.  Non è determinante per il benessere psico-fisico dei bambini avere un padre e una madre, ma avere dei genitori che si prendano cura di loro, che li sostengano, che li amino e che li rispettino. Ora, se il diritto alla capacità procreativa è un diritto fondamentale, allora prevedere la sterilizzazione obbligatoria per ottenere la rettificazione sessuale è da considerare una grave violazione dei diritti personali che non solo impedisce la formazione di una famiglia ma che viola anche il diritto alla vita privata e alla piena realizzazione personale.  La non corrispondenza tra dati anagrafici e il contenuto de propri documenti comporta non solo una violazione della vita privata e della privacy ma genera anche e soprattutto una forte discriminazione.  Subordinare la possibilità di modificare i propri documenti anagrafici all’aver effettuato un intervento di sterilizzazione mette le persone di fronte alla scelta ingiusta tra il diritto a raggiungere l’identità di genere riconosciuta ufficialmente e il diritto all’autonomia nelle decisioni per la propria vita effettiva.

2. Tecnologie biomediche e corpi in transito. Può la medicina (de)costruire l’identità a. Premessa Affrontare oggi il tema del riconoscimento dell’identità sessuale e dell’identità di genere comporta confronti con la medicina e la biologia. Infatti, il progresso biotecnologico ha ideato nuove tecniche che consentono di definire e di attribuire il sesso andando oltre la mera osservazione di caratteri interni ed esterni. Inoltre, le nuove tecnologie consentono la modifica dell’aspetto fisico e dei propri caratteri sessuali in modo da realizzare la piena corrispondenza tra persona che si vorrebbe essere e fisicità.  Nel primo caso il medico dovrebbe individuare le caratteristiche fisiche del nato  Nel secondo caso il medico dovrebbe effettuare un intervento per risolvere uno stato patologico (la non corrispondenza). Ma è così semplice il suo compito?

b. È un maschio o una femmina? La determinazione del sesso alla nascita È ormai idea consolidata che l’ingresso in società di un individuo dipenda dalla sua identificazione sessuale  la prima identificazione avviene con la nascita. Tuttavia, la prima identificazione non è così semplice perché bisogna tener conto ai caratteri nascosti (gonadi, cromosomi, ecc.) e anche di elementi psichici e psicologici che concorrono a formare la dimensione sessuale di una persona  se sono tra loro coordinate la persona può essere individuata sotto un profilo sessuale “corretto”. Il sapere medico è lo strumento che l’ordinamento giuridico utilizza per distinguere le persone in maschi e femmine sulla base di caratteristiche che sono “scientificamente date” e quindi “oggettive” e per identificare come affette da disturbi della differenziazione sessuale tutti coloro che non possono essere identificate. Anche in presenza di infanti possono essere diagnosticati questi “problemi” e nonostante ciò il medico deve compilare gli atti di nascita e indicare il sesso  l’individuo potrà esistere socialmente.  L’esistenza di individui intersessuali dovrebbe far comprendere che la norma doppia suddivisione sia una costruzione sociale e non un dato “naturale”.

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c. Identificare e curare o normalizzare e stigmatizzare? Il problema è che nei nostri sistemi culturali e giuridici, gli individui intersessuali non vengono considerati e quindi non esistono  il medico sarà più portato a consigliare ai genitori interventi per “far rientrare i corpi nello schema binario della sessualità”. Il rischio della “normalizzazione” dei corpi è quindi un’ovvia conseguenza, resa necessaria per consentire alla persona di esistere sia come attore sociale che come persona giuridica. Nella pratica medica, nascere intersessuali o con caratteristiche cromosomiche, biologiche e psicologiche che non corrispondono ad un unico sesso è considerato una patologia. La persona deve quindi essere curata sin dai primi momenti di vita perché è l’unico modo per avere una “vita normale”  riconoscimento e tutela dei diritti. Tuttavia, in questo modo si crea semplicemente una patologia che non presuppone la presenza di alcuna malattia o di un disturbo fisico  la persona è sana. Relativamente ai singoli bambini, la prima osservazione da fare è che questi vengono curati senza il loro consenso. Sono gli altri ad intervenire scegliendo il sesso in cui plasmarlo. Questa scelta non sempre avviene tenendo conto di dati medici e scientifici ma facendo considerazioni basate su valori e regole socio-culturali della collettività. Inoltre, la scelta del sesso da privilegiare viene effettuata senza tener conto fattori di grande rilevanza è per la vita delle persone, come ad esempio la capacità riproduttiva.  La medicalizzazione dei corpi dei minori intersessuali è espressione dei valori sociali che costituiscono la realtà, suddividendo le persone in due soli ed unici sessi. Tuttavia, l’intervento medico può essere anche visto come strumento di tutela del minore intersessuale dalla discriminazione dei pari e dalla stigmatizzazione sociale. Tuttavia, l’intervento medico non è privo di complicazioni ne garantisce la massima soddisfazione di chi l’ha subito.

d. Le alternative possibili Negli ultimi anni la nascita di bambini intersessuali è diventata oggetto di riflessione medica e politica  per tutelarli alcuni Paesi stanno adottando normative che consentono a questi individui di non essere identificati sessualmente nei documenti d’identità. In questo modo viene lasciata la possibilità di scelta per optare per uno dei due essi ai medesimi individui in età adulta. In questo modo, per la prima volta in Europa, non si parla più di patologia ma come una variante della natura che non necessita di un intervento medico tempestivo. Purtroppo tale riconoscimento non può impedire discriminazioni, esclusione sociale e stigmatizzazione.

e. Persone e corpi intransito Nel caso di persone che vogliono far transitare i loro corpi da un sesso in cui non si riconoscono all’altro la medicina sembra essere lo strumento può prossimo per “l’auto-costruzione” del corpo e della propria identità sessuale di genere. Tuttavia, nella realtà queste persone affrontano una realtà sociale più complessa e ricca di problematiche: 1. Definizione di identità personale. Infatti l’identità di un individuo è costituita da caratteristiche somatiche, biologiche e psico-psichiche ma anche da caratteri sociali e economico-culturali. Inoltre fondamentali per la costruzione della propria identità sono le relazioni e i ruoli sociali con cui si è costretti a confrontarsi quotidianamente. I meccanismi di socializzazione e auto-socializzazione inoltre contribuiscono a costruire l’immagine di sé.  L’identità sessuale è collegata anche all’immagine che gli altri hanno della persona. Infatti si riconosce il sesso di una persona sulla base di caratteristiche socio-culturali (vestire, camminare, ecc.) 2. Appartenere ad un sesso biologico e appartenere ad un genere . Avere un sesso biologico definito non significa riconoscersi come appartenenti a quel genere. Problema: la medicina e la chirurgia possono rappresentare strumenti di aiuto per la realizzazione dell’identità dell’individuo?  due questioni:

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a.

La medicina può intervenire solo nei casi in cui la persona sente di appartenere e si riconosce come appartenente a un sesso opposto al proprio\assegnato al momento della nascita b. Ci sono rischi che la medicalizzazione porta con sé nel rispetto della libertà delle persone di realizzarsi e di costruire la propria identità.

f. La medicina è uno strumento per la realizzazione personale o uno strumento di legittimazione delle scelte ideologiche del diritto? È innegabile che le modifiche medico-chirurgiche del corpo per la transizione sono concepiti come momenti di cura. La riassegnazione sessuale è una scelta o un obbligo di dettami sociali e culturali che impediscono la realizzazione dell’identità personale se non attraverso la definizione dell’identità sessuale. Di fatto, dal momento che esisterebbe una cura per la patologia delle persone che vivono una condizione di non corrispondenza tra genere e sesso, dovrebbe esistere un conseguente dovere sociale di curarsi e rientrare così nella “normalità”.  In ogni caso la previsione di una norma che tolga l’indicazione del sesso dai documenti e dai certificati di identità non sareb...


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