Riassunto Arte 3 - artisti, opere e temi - Esame di storia dell\'arte contemporanea PDF

Title Riassunto Arte 3 - artisti, opere e temi - Esame di storia dell\'arte contemporanea
Author Domenico Grimaudo
Course Filologia germanica
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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RIASSUNTO LIBRO ARTE CAPITOLO 1 Il Postimpressionismo L’avvento della tecnologia ridefinì il ruolo della pittura. Gli artisti erano entrati in contatto con la fotografia e questa divenne sempre più alla portata di tutti. Dunque, la pittura era stata sgravata dal compito di riprodurre la realtà dal momento che c’era un mezzo meccanico a svolgere questa funzione. Quindi, la pittura doveva avere una nuova funzione. Crisi ed evoluzione dell’Impressionismo Verso la fine dell’Ottocento alcuni giovani artisti che facevano parte del movimento impressionista come Seurat, Signac, de Toulouse-Lautrec e Gauguin spingevano verso il cambiamento. Questo gruppo apprezzava particolarmente Cézanne e furono definiti “Postimpressionisti”. Il termine fu coniato nel 1910 dal critico inglese Roger Fry, in occasione della mostra allestita a Londra intitolata “Manet and the Post – Impressionists”. Il dominio del colore Come reazione all’impressionismo vennero a crearsi due visioni dell’arte contrapposte: la prima voleva cogliere l’elemento espressivo del mezzo pittorico, mentre la seconda intendeva dare un fondamento scientifico alla pittura utilizzando i dettami della fisica del colore. Il primo atteggiamento dava peso all’esaltazione dell’emotività personale e considerava l’opera come un mezzo per esprimere la realtà interna; al contrario il secondo atteggiamento ricercava un’impersonalità scientifica e riteneva che l’opera doveva essere la descrizione di una realtà esterna, autonoma dalla persona che la dipinge e dalla società. Il Simbolismo come ingresso nel Novecento Il Simbolismo fu un movimento culturale sviluppatosi in Francia nel XIX secolo che si manifestò nella letteratura, nelle arti figurative e nella musica. Per quanto riguarda il campo letterario, la poesia simbolista esprimeva la protesta della materialità che si andava affermando nelle relazioni interpersonali. I poeti simbolisti aspiravano ad una poesia che evocasse mediante immagini simboliche degli stati di coscienza. I simbolisti instaurarono un rapporto nuovo con le droghe, la sessualità e la magia come mezzi per arricchire la creatività. Postimpressionismo come premessa alle Avanguardie Il Postimpressionismo funse da premessa alle Avanguardie Storiche, le quali porteranno fino alle estreme conseguenze il rinnovamento del linguaggio pittorico. I quattro artisti principali erano Cézanne, Gauguin, Seurat e Van Gogh; questi volevano liberare la pittura dalla necessità di ritrarre il mondo esterno, conferendole una propria autonomia. L’anno 1886 segnò la fine dell’Impressionismo con la mostra “Salon des Indépendants” di Parigi. Il Neoimpressionismo o Pointillisme Seurat e Signac rifiutarono l’emozione soggettiva come fonte dell’opera e ritennero che l’arte dovesse muoversi in parallelo con le ricerche ottiche. Questo legame con la scienza serviva a giustificare come ogni tono del colore dovesse essere suddiviso nelle sue componenti primarie e accompagnato dal suo complementare. Il luogo dove si componeva il colore non era più la tavolozza, ma il quadro stesso, su cui venivano giustapposti dei puntini. I soggetti perdevano d’importanza. Questa tecnica di giustapposizione deriva dalle ricerche fatte dal chimico Chevreul, il quale sperimentò l’accostamento di colori complementari, da cui ricavò delle leggi in seguito molto usate dai pittori.

Georges Seurat

Seurat fu protagonista della mostra del 1886 grazie alla sua opera “Un dimanche après – midi à l’ Île de la Grande Jatte”. Il critico Fénéon sulla rivista "L'Art Moderne" coniò in riferimento ad esso il termine Neoimpressionismo: con questo termine si intendeva trattare la luce come un’entità da analizzare e scindere sulla tela secondo un approccio obiettivo e scientifico. La tecnica pittorica di Seurat fu chiamata Pointillisme (Puntinismo), questo termine descriveva il metodo attraverso il quale l’artista componeva la tela, coperta da piccole macchie di colore, destinate a descrivere la scomposizione fisica della luce e la sua ricomposizione percettiva nella retina dell’osservatore. Un altro particolare che l’artista francese fece emergere nell’opera “Les Poseuses” fu la consapevolezza dell’autonomia della pittura dalla fotografia. Le figure sono immobili e tratte dal modello classico delle Tre Grazie. L’ambiente è lo studio del pittore e si vede comparire un quadro nel quadro, La Grande Jatte. Anche la cornice dipinta a puntini è parte integrante dell’opera. Georges Seurat “Un dimanche après – midi à l’ Île de la Grande Jatte” (1886) Il dipinto, terminato nel 1885 e poi ripreso in seguito per apporvi una trama fatta di piccole pennellate e puntini, è di dimensioni notevoli. Il soggetto è il passeggio domenicale all’isola della Senna, chiamata Grande Jatte; le figure dell’opera appaiono innaturali, sono disposte prevalentemente di spalle o di profilo e sono tutte in relazione geometrica ortogonale tra loro. Nel dipinto emerge una vena ironica che descrive una società formale: tutti sono imprigionati in abiti così rigidi da essere fuori luogo in una scena sul tempo libero. La composizione fu pensata e realizzata in studio, ma ogni parte del quadro era stata studiata con sopralluoghi dal vero. Nella composizione Seurat si è preoccupato soprattutto di curare l’armonia geometrica tra le linee verticali (alberi, persone in piedi), le linee oblique (ombre) e le curve. La donna con la scimmietta al guinzaglio è tratta dalle caricature di giornali satirici. Il centro dell’opera è occupato dalle uniche due figure in posizione frontale, che procedono verso lo spettatore. Lo sguardo della bambina è l’unico che sia rivolto a chi guarda il dipinto. In questo quadro l’immobilità dell’insieme valorizza la vibrazione della luce e dunque il sistema puntinista. Paul Cézanne Cézanne aveva un rapporto conflittuale col padre, il quale lo costrinse ad iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza. Successivamente l’artista ebbe dal genitore il permesso di recarsi a Parigi per intraprendere gli studi d’arte. Qui frequentò il libero atelier dell’Academie Suisse dove conobbe Pissarro, che lo formò come artista. In seguito incontrò Fiquet, una giovane modella che sposerà diversi anni dopo una volta ritornato nel suo paese natale. La vicenda artistica di Cézanne si svolse quasi tutta in Provenza e i suoi quadri vennero sempre rifiutati dai Salon ufficiali. L’artista ebbe una sua mostra nel 1895 presso una galleria privata ed iniziò a produrre capolavori solo durante la sua maturità. Egli era infatti metodico e riflessivo, alla continua ricerca di uno stile personale che gli consentisse di superare l’impressionismo. La struttura della visione della realtà Dalla famosa frase di Cézanne “Tutto in natura è formato da sfera, cilindro e cono” si puo’ capire come il suo obiettivo sia stato la ricerca di una sintesi delle forme. Secondo l’artista indipendentemente dal modo in cui la natura è strutturata, la mente umana non riesce a percepirla se non secondo griglie geometriche regolari, dunque la natura è impossibile da riprodurre. Cézanne nelle sue opere elimina i contorni e i profili delle figure, perché il disegno non esiste in natura ma è solo un artificio. La costruzione del dipinto viene realizzata mediante la modulazione del colore: le macchie poste una accanto all’altra conferiscono l’illusione della tridimensionalità. Nell’ultimo periodo della sua vita l’artista dipinse quasi esclusivamente tre generi di soggetti: nature morte, figure e paesaggi, in particolare il profilo della montagna Sainte – Victoire. Ritratti e autoritratti Cézanne dipinse molti ritratti ed autoritratti. Una sua caratteristica era la lentezza esecutiva, frutto della sua metodicità e riflessività. La serie delle Bagnanti

Un esempio di sintesi tra natura e figura umana compare nella serie delle “Bagnanti”. Cézanne dedicò ad esse tre tele di cui la più grande è rimasta incompiuta. In questa vi compaiono 14 figure divise in due gruppi, che identificano due triangoli davanti a tronchi di alberi curvati in una sorta di volta gotica. Il colore ocra bilancia il blu del cielo. I corpi nudi delle donne perdono qualsiasi connotazione erotica: si presentano come natura nella natura. L’ambizione principale di Cézanne era quella di dare alla pittura un ruolo autonomo rispetto al mondo reale. Questa indipendenza dell’arte che porta alla perdita dell’importanza del soggetto in favore del metodo e al voler ricalcare non le regole della visione, ma quelle della mente, è un principio che si sarebbe posto alla base di tutta la pittura moderna. Paul Cézanne, Due giocatori di carte (1895) Per il dipinto Cézanne prese a modello i contadini della Provenza. L’interesse dell’opera è rivolto solo alla logica del gioco e alla lotta cerebrale di una partita a due a due. L’immagine si presenta con uno schema fortemente geometrizzato. Lo spazio è costruito su una griglia di orizzontali (piani del tavolo e linee della finestra) e verticali (gambe del tavolo, bottiglia, sedia del giocatore di sinistra, pieghe della tovaglia a sinistra). In questo schema si inseriscono le oblique costituite dalla pipa, dalla caduta della tovaglia a destra, dall’inclinazione delle braccia. L’immagine appare lievemente fuori centro, dal momento che sia il tavolo sia il riflesso della bottiglia, la quale ha la funzione di suddividere gli spazi d’azione dei due individui, risultano spostati verso destra rispetto ai margini del quadro. Cézanne ottiene così il massimo grado di centralità che risulti credibile in una scena di vita vissuta. Tale lieve scarto dal centro era infatti il dispositivo con il quale evitava il rischio di descrivere un mondo non tratto dal vero: le cose non si presentano mai in uno stato di perfetto equilibrio. Per quanto riguarda le forme si può notare come il giocatore di sinistra appare connotato da cilindri (il cappello, la pipa, la forma del torso, l’avambraccio), mentre quello di destra da piramidi (il cappello, la giacca, la posizione delle braccia, la forma del viso). Tutto il dipinto è costituito da variazioni su abbassamenti di tono dei tre colori fondamentali: blu, giallo e rosso. Le pennellate si compongono a tasselli. Tutti gli aspetti del quadro convergono a descrivere una relazione tra uomini che è al tempo stesso di opposizione e di scambio. Paul Cézanne, la Montagne Sainte-Victoire la Montagne Saite-Victoire fu il paesaggio dipinto più volte da Cézanne, il quale la dipinse ogni volta da una prospettiva diversa, con soluzioni tecniche differenti, alla ricerca della massima sintesi attraverso cui era possibile renderne tanto la percezione soggettiva quanto l’essenza oggettiva. Nel dipinto “Montagne Sainte-Victoire, da sud-ovest” le case sono dei volumi senza finestre e gli archi dell’acquedotto definiscono una linea orizzontale che divide il dipinto in due metà. Nelle opere “Montagne SainteVictoire” (1905) e “Montagne Sainte-Victoire, vista da Les Lauves” i contorni sono più sfumati e le macchie di colore accennano solo sommariamente agli oggetti reali. Il senso di vastità e di profondità dello spazio è reso dalle linee orizzontali e da quelle verticali. Nelle vedute della Montagne SainteVictoire eseguite negli ultimi anni della carriera dell’artista si è osservato un segno della sua solitudine e della sua tardiva conversione religiosa. Paul Gauguin Gauguin fece della fuga dalla civiltà occidentale verso il sogno, il misticismo e i mondi lontani la regola della sua vita. Egli venne educato alla totale libertà, fu autodidatta. Cresciuto in Perù, ritornò in Francia per poi imbarcarsi come marinaio. In seguito trovò un posto in Borsa che lo fece divenire benestante e si sposò con una danese dalla quale ebbe figli. Fu durante questo periodo di vita borghese che cominciò a dipingere. Successivamente un crollo finanziario lo gettò sul lastrico: fu in questo momento che decise di darsi completamente alla pittura, cosa che determinò anni di povertà e l’abbandono della moglie. Secondo Gauguin la pittura doveva rifuggire ogni naturalismo, doveva essere uno specchio del mondo interiore e il primo mezzo che consentiva questo scavo dentro gli stati d’animo era, a suo avviso, il colore.

Verso l’esotismo

Nel 1891 Gauguin partì per Tahiti dove dipinse i suoi quadri più noti. Egli in questo periodo utilizzò colori molto accesi. Nel 1895 partì alla volta delle Isole Marchesi. Gauguin vedeva se stesso come un profeta visionario, portatore di valori alternativi rispetto alle consuetudini sociali, fondate sul profitto e sul materialismo. Per questo l’artista descrisse una vita quotidiana semplice, fatta solo di cose necessarie; il culto da seguire non era rilevante. Proprio ciò spiega le molte reinterpretazioni del Vangelo attraverso protagonisti tahitiani e la presenza di simboli non cristiani, come accade nell’opera “la Orana Maria (Ave Maria)”. Il dipinto è il frutto della reinterpretazione delle scene sacre dell’Occidente, l’Annunciazione e l’Adorazione dei pastori, ma la visione è ambientata in un contesto esotico. Le due donne che avanzano derivano da figure di danzatrici di un rilievo di un tempio buddista: le mani giunte non rappresentano la preghiera, ma il gesto orientale di benvenuto. Paul Gauguin, La visione dopo il sermone (1888) Gauguin in questo dipinto ritrasse delle contadine le quali “vedono” la scena della lotta di Giacobbe con l’Angelo, che l’artista trasse da un disegno del pittore giapponese Hokusai. Di origine giapponese è anche l’idea della visione dall’alto e il segno definito dei contorni. L’albero in diagonale separa simbolicamente la sfera della realtà da quella dell’immaginazione. Questa bipartizione è rafforzata dall’aspetto cromatico del dipinto, risolto attraverso la coppia di complementari rosso – verde e quella di bianco – nero. Gauguin disse che in questo quadro la lotta e il paesaggio esistono solo nell’immaginazione della gente: perciò c’è il contrasto tra la gente, che è reale, e la lotta nel paesaggio, che è innaturale. Inoltre l’artista affermava che l’arte è astrazione, bisogna dunque spremerla dalla natura sognando di fronte ad essa. Paul Gauguin, Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo? (1898) Gauguin in quest’opera accentuò l’approccio simbolico e la riflessione sulla natura dell’esistenza. Il quadro è concepito come un palcoscenico sul cui fondo domina la natura ed in cui al suo interno i personaggi sono collocati su piani diversi. Il dipinto può essere letto come un passaggio dalla nascita alla morte, cioè dalla piccola figura stesa a destra all’immagine di persona anziana sull’estrema sinistra. Accanto al neonato si possono vedere tre donne accovacciate; una posizione simile si trova anche nella figura anziana, suggerendo la ciclicità della vita. Al centro, un personaggio coglie un frutto, dividendo col suo corpo il quadro in due parti asimmetriche. L’allusione è a un paradiso tropicale e ad ogni sorta di pardes (giardino in ebraico), culla naturale dell’uomo. Da questo ne consegue il rapporto della figura centrale, seduta, con frutta e animali, con la cultura bucolica e la ripresa della tematica delle bagnanti nelle rappresentazioni delle donne: l’artista insiste sul legame uomo – natura. Accanto alla figura anziana c’è una giovane donna sdraiata che sembra ascoltare da lui esperienze di vita. Nel piano retrostante c’è una coppia che passeggia, come ad alludere al viaggio che uomo e donna compiono insieme nella vita; si trova infine più avanti un idolo orientale con le mani rivolte al cielo. Le tre domande del titolo vengono poste in un cartiglio in alto a sinistra e non hanno alcuna risposta. Il quadro sottolinea l’enigma della vita, anziché svelarne la soluzione. Vincent van Gogh Van Gogh fu uno degli artisti più influenti del suo tempo e le sue opere sono divenute il segno del disagio interiore del XX secolo. L’artista ricalca il tema del genio incompreso e quello della solitudine nell’epoca dell’uomo – massa. Egli inizialmente intraprese la stessa via di suo padre, cioè quella del pastore protestante; i suoi tentativi non andarono però a buon fine e così a partire dai primi anni Ottanta cominciò a dipingere. Nel 1886 van Gogh raggiunse suo fratello Theo a Parigi dove conobbe il gruppo impressionista. L’artista fu influenzato da quest’incontro tanto da abbandonare i colori scuri e i temi sociali. Nacque così la sua tavolozza chiara, accesa dai contrasti tra i colori complementari, e la pennellata allungata e scissa che segue il verso della cosa dipinta. Il punto cruciale nella pittura di van Gogh è l’incontro tra la sfera emotiva e la realtà. Egli era molto influenzato anche dalle stampe giapponesi. Nel 1888 van Gogh fuggì ad Arles dove aveva l’obiettivo di fondare l’atelier du Midi, una comunità di artisti. Qui convisse per un breve periodo con Gauguin che egli vedeva come un maestro. I due litigavano spesso a causa delle diverse visioni sullo scopo e sui metodi dell’arte: van Gogh non ammetteva i contorni tracciati col nero, le pennellate piatte e il simbolismo appariscente. Il disaccordo portò alla rottura e

all’automutilazione del lobo dell’orecchio di van Gogh. L’artista morì suicida nel 1890 in un manicomio. L’opera matura di van Gogh si snoda in quattro anni. Tra i vortici del cielo notturno ne “La notte stellata” (1889) solo gli astri si presentano come punti fermi e, dunque, come elementi attorno ai quali possano gravitare il colore e il pensiero. Vincent van Gogh, Tre autoritratti (1887-88-89) Gli autoritratti di van Gogh sono una rappresentazione del modo in cui l’artista concepisce il suo ruolo: un personaggio non integrato nella società, ma proprio per questo capace di vedere più lontano. Ogni passo dell’evoluzione artistica di van Gogh è sottolineato da almeno un autoritratto. Nell’“Autoritratto con cappello di feltro”, eseguito nel 1887 appena dopo l’incontro con gli impressionisti, egli utilizza il divisionismo (fenomeno artistico Italiano caratterizzato dalla separazione dei colori in singoli punti o linee che interagiscono fra di loro in senso ottico). Nel dipinto van Gogh si presenta negli abiti di un parigino e la sua testa è circondata da una sorta di aureola che sta ad indicare una futura missione da compiere. L’aureola parte dal suo corpo, con gli stessi colori della giacca, per estendersi verso l’alto. Anche nell’“Autoritratto dedicato a Paul Gauguin” del 1888 è presente lo stesso effetto aureola. Quest’autoritratto fu eseguito ad Arles e, dunque, quando il pittore pensava di dover iniziare una missione salvifica come sacerdote di una comunità di artisti. Nel dipinto si notano i tratti somatici resi orientali e la rinuncia ai capelli, in segno di essenzialità monacale. Il verde acceso del fondo ricorda quello delle stampe giapponesi. La cravatta, segno di integrazione sociale, è sostituita da un medaglione simbolico. Nell’“Autoritratto” del 1889 l’aureola è stata sostituita da un andamento turbinoso della pennellata, a testimoniare la perdita dell’orientamento successiva a delle crisi nervose. Il divisionismo è scomparso a favore di una pittura fatta di variazioni solo sui toni del blu – verde e del rossiccio. Anche qui fondo e giacca hanno lo stesso colore: in tutte e tre le opere l’individuo non è nel mondo, ma è il mondo. Da questi autoritratti l’artista si manifesta, dunque, come un individuo dalla personalità multipla, che oscilla tra la coscienza di sé come pastore dell’umanità e la paura di essere incompreso. Vincent van Gogh, La camera dell’artista (1889) Van Gogh nel dipingere la stanza dove risiedeva ad Arles disse di aver voluto esprimere il riposo assoluto; ciò viene reso dalla semplicità dell’inquadratura e dalle tinte piatte separate tra loro, stese in maniera chiara e distinta, con pennellate prive di curve tormentate e compenetrazione tra i colori. Così come è dipinta, la stanza diviene dunque il riflesso dell’ordine mentale in cui van Gogh vorrebbe poter vivere ad Arles. Successivamente l’artista dipinse anche “La sedia di Vincent” e “La sedia di Gauguin”, conferendo a questi oggetti un valore simbolico e differenziandone lo stile. Ne “La sedia di Vincent”, l’autore del dipinto si rappresenta tramite pipa e tabacco lasciati sull’impagliata e sceglie il colore giallo, citato anche attaverso i girasoli nella scatola a sinistra che reca la sua firma. La stesura è densa e pastosa, mentre sono più piatte, unite nella giustapposizione dei complementari verde e rosso, le pennellate che ritraggono la sedia di Gauguin. In q...


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