Riassunto opere esame molteni PDF

Title Riassunto opere esame molteni
Course Storia Dell'Architettura
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Riassunto opere trattate a lezione e schemi dal manuale Watkin ...


Description

Quattrocento Firenze, Santa Maria del Fiore – Brunelleschi

Nel 1418 sia Brunelleschi che Ghiberti eseguirono modelli in muratura per la cupola di Santa Maria del Fiore, ma questa volta fu la proposta del Brunelleschi a essere in fine scelta e realizzata tra il 1420 e il 1436. La genialità di Brunelleschi consistette nel sostituire le centine con un sistema le cui 4 caratteristiche più salienti sono: 1) La costruzione della cupola in una successione di corsi orizzontali come quella in calcestruzzo del Pantheon; 2) La realizzazione di una doppia calotta con intercapedine in modo da ridurre al minimo il peso; 3) Un riferimento ai metodi costruttivi gotici, con lo stendere il guscio esterno della cupola su una struttura di otto costoloni angolari rampanti in vista e sedici intermedi; 4) Il profilo ogivale conferito alla cupola, invece di quello semicircolare come nel Pantheon, di anelli di pietra e tiranti di ferro. (Dal momento che un arco acuto esercita una spinta laterale minore di un arco a tutto sesto) La tecnica di costruzione, implicante l’uso di mattoni e di muratura e spina di pesce, rivela che Brunelleschi aveva studiato non solo il Pantheon, ma anche la struttura a volta di altri edifici romani, come il tempio di Minerva Medicea. Questo suo interesse rivolto agli aspetti costruttivi che a quelli figurativi degli edifici romani lo contraddistinse da molti architetti rinascimentali, dall’Alberti in poi. Gli edifici successivi di Brunelleschi si ispirano tanto al Protorinascimento toscano quasi quanto a Roma antica.

Sagrestia Vecchia in San Lorenzo , Brunelleschi.

La sagrestia venne concepita come un ambiente autonomo, anche se in comunicazione con la chiesa. L'architettura è impostata su valori chiari e limpidi della geometria solida, con uno spazio cubico sormontato da cupola, schema che si ripete, in dimensioni minori, nella scarsella, movimentata però da nicchie. L'esterno è estremamente semplice: a forma di parallelepipedo coperto dal cono rovesciato del tiburio con tegole a squame, con uno zoccolo in basso e una semplice trabeazione superiore. L'ambiente maggiore è a pianta quadrata, con una scarsella pure a base quadrata sul lato sud, col lato di base ampio 1/3 di quello del vano principale, a fianco della quale si trovano due piccoli ambienti di servizio accessibili da due portali simmetrici che danno sul vano principale. I due portali sono un'aggiunta successiva, dell'epoca delle decorazioni di Donatello e sono una delle più antiche tracce di elementi architettonici rinascimentali ripresi dall'architettura romana: si tratta infatti della copia di un portale del Foro di Traiano conosciuto tramite un disegno di Giuliano da Sangallo. Brunelleschi non apprezzò l'inserimento che, secondo il suo biografo, giudicò troppo massiccio e non in sintonia con l'architettura della sagrestia. . La copertura è una cupola a ombrello, cioè divisa in spicchi costolonati, per la precisione dodici, alla base di ciascuno dei quali si trova un oculo che, insieme alla lanterna, garantisce l'illuminazione interna. La scarsella è composta nella stessa maniera, con una propria cupoletta, che però è emisferica e cieca, mentre i suoi lati sono dilatati da nicchie. I vani laterali invece sono voltati a botte: si tratta di una delle più antiche applicazioni di questo tipo di copertura nell'architettura rinascimentale. Le pareti sono scandite da grandi archi a tutto sesto, che nelle zone al di sotto della cupola formano agli angoli quattro vele, dove vennero poi inseriti i medaglioni di Donatello e gli stemmi Medicei. All'altezza della linea d'imposta degli archi corre una trabeazione in pietra serena con la parte centrale policroma e decorata da tondi con cherubini; essa corre senza soluzione di continuità per tutto il perimetro, compresa la scarsella. Agli angoli si trovano paraste scanalate di ordine corinzio, che raddoppiano in spessore nella parete dove si apre la scarsella, così come lo spessore dell'arco centrale. Le pareti sono intonacate di un colore chiaro, sul quale spiccano le membrature architettoniche in pietra arenaria, secondo una delle caratteristiche più facilmente riconoscibili dell'architettura brunelleschiana. Anche in questa opera Brunelleschi si ispirò a elementi dell'architettura medievale toscana, rielaborandoli con soluzioni tratte dall'arte classica romana con un risultato di grande originalità. Per esempio la volta costolonata era già presente nell'architettura gotica, mentre è innovativo l'uso dell'arco a tutto sesto.

Leon Battista Alberti -

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Profondo conoscitore di tutte le arti Mentre Brunelleschi si era concentrato sui metodi costruttivi dell’architettura romana senza preoccuparsi molto di stabilire una distinzione tra i vari ordini, Alberti era più interessato a riperirne i principi della progettazione e i modelli che questi offrivano per l’utilizzo dei diversi ordini nella decorazione degli edifici. De re aedificatoria = la cui prima versione fu presentata a papa Nicolò V nel 1452: scritto in latino ciceroniano seguiva la traccia del trattato di Vitruvio riferendosi persino alle chiese come templi e a Dio e ai santi come dei. Nel suo trattato Alberti non considera l’architettura come fondata sulla pratica, bensì come una disciplina intellettuale e un’arte rivolta alla società e per esercitarsi sono indispensabili materie come la pittura e la matematica. Risultava implicito che il sapere architettonico non andava più acquisito nelle corporazioni dell’Europa medievale in cui i capomastri gotici avevano appreso la loro attività , ma era aperto attraverso lo studio a tutti i dotti, i mecenati e gli amatori che fossero uomini istruiti e di gusto. Alberti non aveva gradi conoscenze di tecnica costruttiva , si limitava a progettare gli edifici lasciandone l’esecuzione ad altri. Trovò il Testo di Vitruvio confuso e fece in modo che il suo fosse molto più ordinato. Benchè sia concentrato sull’affermazione di Vitruvio che la buona architettura consiste in 3 fattori : utilitas, firmitas e Venustas , aggiunge che la bellezza di un edificio individuale dipende dalla combinazione di tre qualità : 1) Numerus (il numero) 2) Finitio (proporzione, ispirandosi ad una dottrina di Vitruvio del rapporto tra le varie parti del corpo umano con il tutto) 3) Collocatio ( collocazione) Non pensava che ci fossero delle regole assolute per la bellezza, essa per la sua piena realizzazione ha bisogno dell’ornamento e in tutta l’architettura l’ornamento fondamentale è costituito dalle colonne. Divise gli edifici urbani in sacri e civili : tra i primi incluse il tribunale (basilica) dato che la giustizia emana da Dio; l’edificio più importante era il tempio (chiesa) , proceduto da un portico e rialzato su un alto podio. Tempio Malatestiano , Rimini , Alberti.

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Iniziato nel 1450 per Sigismondo Malatesta Si occupò del rivestimento esterno della facciata e dei fianchi. Originaria chiesa dedicata a San Francesco , fu trasformato in un imponente tempio classico oltre che mausoleo per Sigismondo e la moglie Isotta. Ripresa dell’arco di Augusto di Rimini e arco di Costantino a Roma. Le tombe dei coniugi dovevano essere poste nelle nicchie della facciata = simbolo di trionfo cristiano sulla morte anziché del trionfo puramente militare dei modelli antichi.

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Facciata tripartita con 3 campate e 3 archi diversi, trabeazione completa di colonne alte su un basamento che attraversa tutta la facciata. L’edificio non rappresentava un modello valido di applicazione dei principi classici al progetto della comune chiesa parrocchiale. A questo problema trovò una brillante soluzione che influenzerà la seconda delle sue chiese realizzate a Mantova San Sebastiano iniziata nel 1460 e s. Andrea realizzata dieci anni più tardi.

Sant’Andrea , Mantova, Alberti.

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Tradizionali navatelle gotiche nelle chiese basilicali erano sostituite da una serie di cappelle laterali: questo impianto permetteva ai fedeli che si radunavano in chiesa una visione ininterrotta della tribuna a cupola. Ispirazione a questo tipo di pianta deriva dagli edifici romani come le terme di Diocleziano e la Basilica di Massenzio, dove il peso della volta era sostenuto da enormi piedritti che potevano essere resi cavi per formare aperture ortogonali all’asse principale. Enorme volta a botte cassettonata è retta da pilastri contenenti piccole cappelle maggiori voltate a botte interposte ai pilastri (tipo di interno ripreso nella chiesa del Gesù e di San Pietro). Facciata con una grande apertura ad arco , fiancheggiata da aperture più piccole richiama la scansione di cappelle maggiori e minori sui fianchi della navata. La facciata è ulteriormente collegata in maniera organica con l’interno dall’arco centrale con il profondo intradosso, in tal modo con la sua forma richiama e prepara il fruitore alla grande navata con volta a botte all’interno. In tutta la facciata si fondono riferimenti sia all’arco trionfale sia al fronte d’ingresso di un tempio, in quanto l’arco centrale è fiancheggiato da 4 pilastri sormontati da un timpano.

Palazzo Rucellai, Firenze, Alberti

- Iniziata nel 1446. - Elemento nuovo della lesena con lo sviluppo di 3 ordini : 1) DORICO, liberamente trattato al piano terreno; 2) IONICO, trattato al primo piano; 3) CORINZIO. Queste lesene dividono la facciata verticalmente, mentre cornici profilate con sensibilità accentuano le divisioni orizzontali. - Il cornicione superiore è probabilmente il primo a Firenze, anteriore anche a quello di Michelozzo nel palazzo Medici. Prima di allora si usavano grondaie sporgenti alla maniera medievale. - Le finestre sono bipartite come in altri palazzi, ma un architrave divide il rettangolo dai due archetti a tutto tondo. - Il rapporto di altezza e larghezza della luce rettangolare delle finestre è uguale a quella di altezza e larghezza degli intervalli fra le lesene. - Ripresa degli ordini antichi basata sul modello del Colosseo - Uso del bugnato piatto - Non c’è rapporto tra la facciata e l’interno, la facciata non ha molta coerenza e per questo risulta incompiuta. Questa facciata modulare è una facciata elastica che ripete un modulo sempre uguale. - Ci sono 2 ingressi : una dalla parte più antica e l’altra in una seconda unità abitativa sempre all’interno della stessa fabbrica. - Questo palazzo funziona come una quinta urbana, bisogna pensare a questa facciata come possibile visuale, nel contesto della città. - Gli ordini non sono strettamente uguali a quello del Colosseo ma rimandano ad esso. Palazzo Ducale, Urbino, Laurana, Francesco di Giorgio Martini.

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Federico da Montefeltro concentrò la sua attenzione sulla creazione tra il 1455 e il 1480 del Palazzo Ducale, che è stato descritto come una “curiosa combinazione di accademia militare e istituto di studi classici e che rileva una viva propensione per la composizione spaziale. Ampio cortile porticato del Palazzo Ducale, progettato quasi sicuramente dall’architetto Luciano Laurana intorno al 1464. Uso di pilastri d’angolo a “L”. Dal cortile uno scalone monumentale, uno dei primi del genere, conduce alle stanze dell’appartamento, con i delicati fregi classici intorno alle porte e alle finestre , sui capitelli e sui camini. Studiolo decorato da tarsie con i ritratti di poeti e filosofi classici e cristiani, in cui Federico conservava i suoi manoscritti più rari. Dallo studiolo si passa alla loggia all’aperto. In questo caso il committente riconosce all’architetto pieno arbitrio e podestà, non è il committente che sceglie le maestranze ma l’architetto. Laurana sostituisce il committente.

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Francesco di Giorgio Martini Il palazzo viene proseguito da Francesco di Giorgio, per la facciata che da accesso alla corte interna. Si concentra nel trattato di Vitruvio, considerando l’architettura come scienza basata sulle meccanica. Proprio per questo ha una preparazione da ingegnere , lavorando per la messa in sicurezza delle città nelle Marche, mettendo una vera e propria rivoluzione nel campo delle fortezze militari, dove si mette in atto dei sistemi di progettazione che sono coerenti ad un sistema che non fonda tanto la forza nelle grandezze ma su un sistema di geometrie applicate alla difesa sul fiancheggiamento così ogni parte della fortezza possa essere protetta . Riesce quindi all’interno della progettazione di difensive architettoniche in funzione alle singole parti che sono al servizio della struttura generale.

Santa Maria presso San Satiro, Milano Bramante

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Elemento vincolante è la disponibilità del terreno e l’impianto non può avere uno sviluppo del presbiterio Uso dello stucco e dei colori attraverso l’uso della prospettiva , si va a realizzare e completare il coro. Impianto a “T”, con un transetto molto ampio che da accesso al sacello dell’edificio. Battistero costruito poco dopo, ricostruito su un impianto antiquario, su una rotonda con una serie di nicchie, con una sorta di grande volta che racchiude la navata principale. Grande volta a botte, con gioco di proiezioni geometriche che mi permettono di ampliare lo spazio. Facciata lungo via Falcone, lavorando sulla prospettiva su questo gioco di proiezioni degli elementi sul piano, Bramante mette un modo per rappresentare all’esterno ciò che è all’interno , con un sistema di ordini che corre lungo tutta la facciata. Trabeazione che sostiene la copertura con delle colonne maggiori , con grandi archi che sostengono la cupola. Gioco di intersezioni di più ordini, modo di ragionare per piani e in rapporto con l’uso della prospettiva.

Cinquecento San Pietro, Roma: dal 1505 : Bramante, Raffaello, Sangallo, Michelangelo, Maderno e Bernini.

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Progetto ricostruzione dell’antica basilica di San Pietro affidato nel 1506 da papa Giulio II a Bramante. Bramante Ricostruzione del suo progetto attraverso una medaglia coniata nel 1506 dal Caradosso. Importante il martyrium per la tomba del santo. Edificio a pianta centrale, come San Pietro in Montorio. Croce greca con un abside a conclusione di ogni braccio e una gigantesca cupola simile a quella del Pantheon su un tamburo colonnato sopra la crociera. Cupole minori erano poste agli angoli della croce e alti campanili erano collocati a lato della facciata principale. Richiamo ai progetti di Leonardo a Milano intorno al 1500 e a precedenti fiorentini. La pianta fu ulteriormente complicata dalla trasformazione delle 4 cappelle d’angolo in croci greche supplementari, che venivano così a configurare un deambulatorio quadrato intorno allo spazio della cupola centrale. Alla morte di Bramante nel 1514, erano stati completati di questo progetto la parte la parte inferiore dei grandi pilastri della crociera, e l’inizio degli archi cassettonati che connettono i pilastri e sostengono la cupola. L’attuale cupola di San Pietro poggia ancora sui pilastri e sugli archi di Bramante. Fu l’evidente inadeguatezza delle chiese a pianta centrale o a croce greca, rispetto a quelle a croce latina o a pianta basilicale a contenere grandi adunanze di fedeli, che indusse a modificare il progetto di San Pietro dopo la morte di Bramante, aggiungendo una navata . Giuliano da Sangallo il Giovane

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In parte legato a Bramante e in parte ad un modo di lavorare di tipo ornamentale, meno strutturale. Da questo punto di vista Giuliano esemplifica attraverso i suoi progetti come questa magnificenza possa essere rappresentata : variante della cupola importata direttamente nel coro del tamburo. Raffaello Giuliano da San Gallo vuole essere sostituito da Raffaello, ma quest’ultimo è arrivato a Roma da poco e vista la sua formazione ha come esempi Giuliano e Bramante. Raffaello esemplifica dal progetto di San Gallo con pilastri a farfalla e riduce le navate. Zona del presbiterio, cambia il coro di Rossellino così facendo, il termine del transetto e i due cori hanno terminazioni uguali.

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Raffaello nel 1520 muore e Antonio propone un altro progetto , noto attraverso un taccuino di disegni del codice Mellon. Dal 1538 subentra Antonio da Sangallo il quale fiancheggia Raffaello , dandoci una svolta sulla magnificenza ornamentale. Non c’è senso di unità ma il sistema di intersezione degli elementi tra cui colonnine e trabeazione sono elementi che garantiscono una unità. Nel prospetto del codice Mallon è molto articolato con problemi di illuminazione, in questo caso c’è molta illuminazione dall’alto. Problema della larghezza delle navate Cupola legata ai progetti di Bramante.

Michelangelo -

Dal 1546 subentrò in sostituzione ad Antonio da Sangallo. Costruzione di un tamburo fino al piano di imposta della cupola, che propose di realizzare con un profilo svettante, leggermente ogivale. Michelangelo realizza delle facciate diagonali con un forte elemento sporgente Uso dell’ordine gigante Ripresa da Antonio, cupola a doppia calotta.

Carlo Maderno -

Dal 1603 sotto Papa Clemente VIII Trionfo delle pianta a croce latina

Gian Lorenzo Bernini -

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Basilica richiedeva un accesso di vastissime proporzioni che si accordasse con la sua importanza fra le chiese del mondo cattolico. - Bernini iniziò nell’estate del 1656 con il disegno di una piazza trapezoidale racchiusa tra facciate di palazzi di tipo tradizionale sopra porticati con archi a tutto sesto. Ma questo schema fu presto abbandonato. - Così nel Marzo del 1657, il primo progetto fu sostituito da un altro con porticati di colonne isolate a formare un’ampia piazza ovale, poco dopo rimpiazzò i porticati con colonnati di colonne isolate sovrastate da una trabeazione diritta. - Per ragioni rituali il recinto della piazza doveva essere tenuto il più basso possibile così da poter vedere il papa benedicente. - 1637 progetto di Bernini di due alte torri formate da tre ordini e di queste solo quella a sud fu costruita ma poi fu smantellata. Quando si trovò impegnato per il progetto della facciata, Bernini dovette fronteggiare il difficile problema della facciata. Cambiamenti ottici piuttosto che strutturali. Combinazione di colonne doriche con la trabeazione ionica , non solo per dare uniformità alla piazza orizzontalmente ma anche per accentuare le tendenze verticali nella facciata. Bernini fu costretto a progettare la “piazza retta” davanti alla chiesa, determinante per la posizione della vecchia e venerabile entrata del palazzo. La scelta dell’ovale per la piazza maggiore veniva spontanea per varie ragioni , soprattutto la maestosa armonia delle ampie braccia avvolgenti dei colonnati era per Bernini l’impressione della grandiosità che il luogo richiedeva, paragonando i colonnati alle materne braccia della chiesa che accolgono i cattolici. Il terzo braccio che non fu mai realizzato, avrebbe messo in rilievo un problema che non può sfuggire ai visitatori della piazza : da vicino il tamburo della cupola di Michelangelo , disegnata per una costruzione a piana centrale, sparisce dietro la lunga navata del Maderno e anche la visibilità della cupola viene sciupata.

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Come il Maderno, Bernini era ben consapevole del fatto che nessun rimedio a questo problema si sarebbe potuto trovare. Nello sviluppare questo progetto per la piazza , egli perciò scelse di trascurare completamente questa faccenda piuttosto che tentare una insoddisfacente soluzione di compromesso. Il visitatore che entrava dal terzo braccio avrebbe potuto abbracciare l’intero perimetro dell’ovale. Lo spettatore doveva essere messo in grado di lasciar spaziare lo sguardo per tutto l’ovale La caratteristica più ingegnosa della piazza è il colonnato isolato e indipendente, con trabeazione dritta sono elementi scultorei.

Cortile del Belvedere, Roma , Bramante.

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Iniziato nel 1505 per papa Giulio II. Mai del tutto terminato , questo cortile era parte essenziale della ricostruzione voluta da Papa Giulio II del palazzo Vaticano e di San Pietro per formare una chiesa e un palazzo imperia...


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