Riassunto opere PDF

Title Riassunto opere
Course Storia del Teatro Musicale
Institution Università degli Studi di Parma
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MONTEVERDI - COMBATTIMENTO TRA TANCREDI E CLORINDA (1624) -

Ottave. Madrigale Lo stile è un RECITAR CANTANDO al contrario dei momenti recitati cambia la musica La musica colora le parole e ne fa da commento all’azione NON E’ TEATRO MUSICALE perché c’è un narratore, è EPICA

Il cavaliere cristiano Tancredi, innamorato di Clorinda, guerriera musulmana, viene costretto dalla sorte a battersi in duello proprio con lei. Il duello si interrompe e chiede ammirato a Clorinda il nome ma lei rifiuta. La uccide. In punto di morte Clorinda si converte e, battezzata, affronta con serenità il trapasso. Sembra dire: S'apre il cielo; io vado in pace. Il testo è del Tasso, Gerusalemme liberata, soprano (Clorinda) e due tenori (testo e Tancredi). Viene eseguito per la prima volta durante le feste di carnevale a Venezia. Pietra miliare nella storia della musica, Monteverdi sperimenta soluzioni nuove, con l'orchestra che imita musicalmente alcuni effetti sonori, come il galoppo di un cavallo o il clangore delle armature. Primo utilizzo del tremolo (una veloce ripetizione dello stesso suono) e del pizzicato per effetti. Le voci non sono mai sovrapposte, i versi sono cantati in ordinata successione; la musica si adegua al canto. Due passioni contrarie: da una parte l’ira e lo sdegno, dall’altra la preghiera dolente e la rassegnazione; passaggi melodici ampi e pacati si alternano a momenti di intenso turbamento, sottolineati da note ribattute. La descrizione del combattimento in crescendo con rapide scale ascendenti e discendenti e il tremolo degli archi suggellano l’apice della tensione fino al punto di rottura (pizzicato) in cui i duellanti lasciano la spada. Basso continuo nel dialogo in cui Tancredi chiede il nome a Clorinda, prima del suo no che rinnova l’ira. HANDEL - RINALDO (1711) OR LA TROMBA IN SUON FESTANTE - È un’aria dopo un recitativo, l’aria è composta da pochi versi ripetuti ed è il momento di sviluppo virtuosistico della voce, mentre il recitativo è lo sviluppo dell’azione. Parole e musica sono in un rapporto disuguale, la voce gareggia con la musica e le parole non sono importanti. 4 versi a coppie ripetute con varianti musicali e vocali per la meraviglia. Le arie aumentano. È un'opera in tre atti. Händel già conosciuto a Venezia e chiamato a Londra dal direttore del Queen's Theatre (che mise una zampa nella trama) per trapiantare l’opera italiana. Libretto di Giacomo Rossi, insegnante di italiano, basato sulla Gerusalemme liberata + spunti da Ariosto + aggiunta Almirena. Prima opera su libretto italiano specificamente composta per la capitale inglese, costituì la base per il successo quarantennale del compositore in Gran Bretagna e dell’opera seria in Inghilterra. Per la creazione del libretto fu una gara in velocità con Handel, che si avvantaggiò di musiche che aveva composto in precedenza. Celebre l’aria "Lascia ch'io pianga" basata su una sarabanda già composta per "Almira". Successo straordinario, una delle sue migliori opere. Riproposta per tre anni e partitura pubblicata. Fece sensazione, anche per la messa in scena sfarzosa e inusuale: passerotti cinguettanti (in realtà erano i flauti), un carro sceso dall'alto guidato da due enormi draghi che sprigionavano fumo e fiamme, un esercito inghiottito da una montagna che lanciava tuoni, fulmini e veri fuochi d’artificio. Parecchi brani divennero subito popolari per la loro scorrevolezza melodica. Protagonista un celebre castrato del tempo, dà il via alla lunga tradizione handeliana di assegnare al castrato più in voga del momento, capace di attirare folle osannanti, la parte dell’eroe principale. Al tempo delle Crociate, Goffredo di Buglione, a capo della spedizione cristiana in Terra Santa contro i Saraceni, per ottenere l'aiuto del giovane Rinaldo, valoroso cavaliere Templare, gli promette in sposa la bella figlia Almirena quando Gerusalemme verrà conquistata. I Cristiani, capeggiati da Rinaldo, occupano la Palestina e assediano il suo re pagano, Argante, a Gerusalemme. La maga Armida, amante di Argante, riesce coi suoi sortilegi ad imprigionare nel suo castello incantato l'innocente Almirena e quindi ad attirare anche Rinaldo, del quale si invaghisce, tentando invano di sedurlo con l'inganno trasformandosi in Almirena. Argante si innamora di Almirena, che lo respinge sdegnata. Dopo innumerevoli difficoltà: Armida tenta di uccidere Almirena (salvata da Rinaldo) che tenta di uccidere a sua volta Armida che viene salvata dalle Furie. Vengono liberati da Goffredo. Rinaldo col suo esercito espugna Gerusalemme, cattura Argante e

Armida, convertendoli al cristianesimo (nella seconda versione scendono su un carro all'inferno) e sposa Almirena. MOZART - DON GIOVANNI (1787) ATTO 1 SCENA 1 NOTTE E GIORNO FATICAR -

Dramma Musicale in due atti. LEPORELLO baritono, uomo di bassa estrazione sociale Cavatina, aria più breve, seguita da un recitativo Non ci sono più arie e recitativi distinguibili

È la seconda delle tre opere italiane che il compositore austriaco scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte (veneto, era al servizio del Sacro Romano Imperatore lavorò con molti dei più grandi operisti, tra cui Salieri). Precede Così fan tutte e segue Le nozze di Figaro. Commissionata dall'imperatore anche a seguito del successo di Don Giovanni o sia Il convitato di pietra che prendeva le mosse come altri da una commedia spagnola. Riferimento importante fu sicuramente anche la tragicommedia di Molière. La prima fu a Praga, dove ebbe enorme successo a differenza di Vienna. È considerato uno dei capolavori di Mozart, della musica e della cultura occidentale in generale. Provoca con la sua ironia ma mostra la supremazia delle leggi dell'universo sulla tirannia, spiegando perché l'opera non piacque ai viennesi pur nonostante Mozart avesse eseguito molti tagli, tra cui la morale conclusiva: «Questo è il fin di chi fa mal: E de' perfidi la morte Alla vita è sempre ugual.» L'imperatore ebbe a dire: «Il Don Giovanni non è pane per i denti dei miei viennesi». Categorizzato opera buffa, con la presenza di elementi tratti dall'opera seria, stilisticamente è semiseria. Da un certo punto di vista è come una grande tragedia greca, con la statua del Commendatore deus ex machina. Don Giovanni pur essendo nobile veste quasi il ruolo del tipico basso buffo settecentesco (vocalmente, un baritono o un basso-baritono), sottolineandone l'immoralità. I contadini Masetto e Zerlina pur di bassa estrazione sono portatori di forti valori morali. Le donne sono eroine. Donna Elvira è un soprano come Anna. Il basso continuo nei recitativi secchi è garantito dal clavicembalo o dal fortepiano e alcune volte anche dal violoncello. Leporello attende il suo padrone Don Giovanni, introdottosi mascherato in casa di Donna Anna per ingannarla e sedurla, e si lamenta della sua condizione di servitore. Anna scopre che il mascherato non è il suo uomo, Don G. tentata di farle violenza non riescendoci. Sopraggiunge il Commendatore, lo sfida a duello e lui lo uccide. Don Ottavio, soccorre Anna svenuta e le promette di vendicare la morte del suocero. Donna Elvira, sedotta e abbandonata da Don G. lo cerca disperata d'amore, Leporello le rivela la sua vera natura sciorinando la lista enorme che ha redatto delle sue conquiste in un' aria del catalogo. Donna Elvira non vuole arrendersi e ricercherà Don Giovanni per farlo pentire. Un gruppo di contadini e contadine festeggiano le nozze di Zerlina e Masetto. Don Giovanni seduce la fresca sposina, e quando Zerlina sta per cedere alle promesse e alle lusinghe di Don Giovanni, sopraggiunge Donna Elvira che la avvisa e la porta via. Donna Anna e Don Ottavio vanno a chiedere a Don Giovanni aiuto per rintracciare l'ignoto assassino, senza sapere che è stato proprio lui. Donna Anna riconosce la sua voce. Altri tentativi di seduzione, tafferugli tra i personaggi, fuga di Don G. È notte fonda, si è rifugiato in un cimitero e la statua funebre del Commendatore inizia a parlare. Leporello è tremante nascosto sotto una panchina, ma Don Giovanni non è per nulla intimorito e la invita a cena. La statua accetta. Nel suo palazzo Don Giovanni ascolta Fra i due litiganti il terzo gode di Giuseppe Sarti e, autocitazione, Le nozze di Figaro. Scena corale con il "convitato di pietra" che dice di voler ricambiare l'invito, Don Giovanni accetta e stringe la mano della statua. Il Commendatore, arrabbiato, scompare in mezzo a nubi di foschia; compare fuoco, si sente un terremoto, demoni richiamano il libertino all'inferno. Cerca di sfuggire ma viene inghiottito. ROSSINI - GUGLIELMO TELL (1829) ATTO 4 OVERTOUR + NON MI LASCIARE -

Inizia con una sinfonia che ricorda una tempesta Nell’overture ritroviamo la divisione in 4 sezioni Le emozioni arrivano nel finale è una CATARSI che viene veicolata da un crescendo rossiniano. O strumentale o voce e strumenti, modo per sviluppare l’empatia ARNOLDO è un tenore Tempo di attacco cantabile, tempo di mezzo cabaletta

Con l’opera Guglielmo Tell, l’ultima scritta da Rossini per il teatro, nasce di fatto la Grand Opéra. Va in scena per la prima volta al Teatro dell’Opéra di Parigi. Lavoro imponente, nell'edizione senza tagli la sua durata era cinque ore e mezza. In quattro atti, con azioni coreografiche, momenti di danza e scene spettacolari. Così Rossini narrava della nascita: «mesi impiegai a comporre il Guglielmo Tell … Lo scrissi in campagna … nella villa del mio amico … si faceva vita assai gaia: io avevo preso una gran passione per la pesca alla lenza e perciò mandavo avanti il mio lavoro con poca regolarità …una mattina … ad un tratto mi accorsi che la canna da pesca era sparita, trascinata da un grosso carpione, mentre ero tutto infervorato ad occuparmi di Arnoldo..». Il finale è stato usato per molti anni dalla RAI come sigla d’apertura delle trasmissioni televisive. L’Allegro finale dell’ouverture è stato inserito nella colonna sonora del film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. L’ampia ouverture, che spesso viene eseguita come pezzo a sé stante, si suddivide in quattro sezioni nelle quali Rossini esprime in sintesi gli “affetti” fondamentali dell’opera: il dolore amoroso e patriottico, natura violenta e consolatrice, il riscatto e la vittoria. L’inizio è un Andante, la delicata, struggente melodia rievoca la calma bucolica di una giornata sui monti. Nel successivo Allegro sentiamo avvicinarsi il temporale: il tremolo degli archi simula le prime raffiche di vento e i legni il cadere delle prime gocce di pioggia e poi con il rullo dei timpani il temporale scoppia suonato da tutta l’orchestra in fortissimo. Le sonorità si smorzano e, quasi impercettibile, il flauto conduce verso l’Andante, serenità ritrovata. Improvvisa la fanfara aperta dalle trombe e sviluppata da tutta l’orchestra che in un crescendo trascinante chiude l’ouverture. Festa in un cantone svizzero, si celebrano matrimoni in una scena idilliaca. Lontano dall'allegria Guglielmo Tell, distrutto per l'oppressione austriaca. Corni che risuonano in lontananza sono il segnale dell'arrivo di Arnold e di suo padre Melchthal, un rispettato saggio. Arnold ama Mathilde, una principessa asburgica a cui aveva precedentemente salvato la vita da una valanga. Tell organizza una rivolta, Arnold è combattuto tra l’amore e il patriottismo, Tell e compagnia cercano di convincerlo a lasciarla perché “ha nelle vene un abborrito sangue” e ad unirsi a loro. Il governatore Gessler uccide suo padre durante un tumulto e allora giura di vendicarsi. Lo annuncia a Mathilde che riconosce l' impossibilità del loro amore. Festa per celebrare il centenario della dominazione austriaca. Tell e suo figlio rifiutano di inchinarsi, vengono trascinati al cospetto del signore. Tell ha fama di buon arciere, Gessler lo costringe a colpire con un dardo una mela posta sul capo del figlio, pena se rifiuta: la morte di entrambi. Il figlio fa coraggio al padre. Guglielmo recupera due frecce: una per il pomo, l'altra, nascosta, per il tiranno se fallirà. Colpisce il bersaglio ma Gessler si accorge della seconda freccia e ordina che vengano comunque giustiziati. Mathilde pretende che il figlio sia affidato a lei in nome del sovrano. Signore, soldati e Tell attraversano un lago in tempesta, Tell momentaneamente liberato per governare la barca. Approdano e trovano il figlio, che gli consegna un arco con cui Tell trafigge Gessler. Arriva Arnold con dei soldati che comunica a tutti che la città nemica è caduta. Gli arabeschi dell'arpa aprono la scena conclusiva dell'opera, dove le nuvole svaniscono e il sole ritorna a splendere. Tutti cantano un inno alla magnificenza della natura

VERDI - RIGOLETTO (1851) ATTO I SCENE VII E VII “PARI SIAMO” -

Pari siamo è un recitativo che ha ampiezza di un’aria Tematica del destino

È un'opera in tre atti tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte"). Il dramma originario fu bloccato dalla censura e riproposto solo 50 anni dopo. Non piacque né al pubblico né alla critica, erano descritte le dissolutezze della corte francese con al centro il libertinaggio del re di Francia. Anche Rigoletto venne ostacolato dalla censura austriaca, che vietava a Venezia di rappresentare così un re: si arrivò al compromesso di ambientarlo alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re nel duca. Verdi però volle come protagonista il Gobbo, Rigoletto buffone di corte. Proponendo come titolo temporaneo “La maledizione” ne evidenziò l’importanza, che si evince anche dal ricorrere persistente del suo tema musicale, con la ripetizione di Do. Il giusto destino subito dal gobbo gli sembrava “morale e grande”. La decisione finale cadde sul suo nome, cambiandolo da Triboulet a Rigoletto (dal francese rigoler, scherzare). Passione, tradimento, amore filiale e vendetta.

Al Palazzo Ducale il Duca dice di voler conquistare una fanciulla (Gilda) che vede sempre all'uscita della chiesa e dopo aver dichiarato “Questa o quella per me pari sono” corteggia altre. Il Conte di Monterone lo accusa di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride e Monterone maledice lui e il Duca, che ordina di arrestarlo. Rigoletto, spaventato dalle sue parole, fugge ( Quel vecchio maledivami), viene avvicinato da Sparafucile, un sicario che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana, paragonandosi poi a lui (Pari siamo). Giunto a casa riabbraccia la figlia Gilda. Il Duca inseguendola si era introdotto nella casa e andatosene Rigoletto la avvicina e si dichiara innamorato ( È il sol dell'anima) spacciandosi per uno studente povero, ma poi sente qualcuno nei pressi della casa e se ne va. Gilda, rimasta sola, esprime il suo amore per il giovane. Per una coincidenza la ragazza viene rapita dai cortigiani che la portano a corte (volevano fare uno scherzo a rigoletto). Rigoletto scopre poi che Gilda si trova nella camera del Duca e sfoga la sua ira imprecando contro i nobili. Esce Gilda, che rivela al padre di essere stata disonorata. Passa Monterone che sta per essere condotto in carcere e osserva che la sua maledizione è stata vana. Rigoletto replica che la vendetta arriverà per opera sua e ingaggia sparafucile per uccidere il Duca. La figlia è ancora invaghita, lui la veste da uomo per evitare sorprese e le fa vedere che è un donnaiolo (lo trovano cantare “La donna è mobile” alla locanda di Sparafucile). Ordina alla figlia di tornare a casa e si allontana. Si avvicina un temporale. Gilda ascolta il dialogo tra Maddalena, sorella dell’assassino, e Sparafucile. Invaghita anche lei del Duca lo supplica di risparmiarlo e uccidere Rigoletto. Sparafucile accetta un compromesso: ucciderà il primo uomo che entrerà. Gilda si sacrifica per il Duca: bussa alla porta della locanda e viene pugnalata. Sparafucile consegna a Rigoletto il corpo in un sacco. Il buffone mentre sta per gettarlo nel fiume ode la voce del Duca (ancora La donna è mobile). Apre il sacco e scopre con orrore Gilda in fin di vita che gli chiede perdono e muore. Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è avverata (Ah, la maledizione!).

WAGNER - TRISTAN UND ISOLDE (1865), PRELUDIO ALLA MORTE DI ISOTTA, ATTO III -

Tristano è un tenore Storia di vendetta con filtri magici

È un dramma musicale su libretto di Richard Wagner stesso. Capolavoro del Romanticismo tedesco e, allo stesso tempo, viene considerato uno dei pilastri della musica moderna. La trama è basata su un poema fondato su un racconto francese. Wagner condensò la vicenda in tre atti, staccandola quasi completamente dalla storia. Decisivo per l'opera fu l'amore intercorso tra il musicista e la moglie del suo migliore amico, destinato a restare inappagato. Stesa tra Zurigo, dove ogni giorno la donna poteva ammirare l'evolvere della composizione e a Venezia dove fuggì per scampare allo scandalo. Qui si ispirò alle notturne atmosfere e ai canti dei gondolieri. Tristano venne inizialmente respinto al primo teatro cui si rivolse in quanto giudicato ineseguibile, per essere pubblicato svariati anni dopo a Monaco di Baviera. La critica dell'epoca si divise tra coloro che videro in quest'opera un capolavoro assoluto e quelli che la considerarono una composizione incomprensibile. Ebbe un effetto non indifferente sul pubblico dell'epoca, l'estetica del decadentismo europeo venne definitivamente alla luce. La prima italiana di Tristano e Isotta al Teatro Comunale di Bologna fu nella traduzione di Arrigo Boito. Al Teatro alla Scala di Milano andò in scena con la direzione di Arturo Toscanini. Wagner ottiene un effetto di suspense continuo: le cadenze incomplete non vengono risolte fino alla fine del dramma col canto di amore e morte di Isotta. Non ama il coup de théâtre, preferisce una forma musicale che si muove gradualmente. Non musica azioni ma stati d’animo, sempre presenti, e la musica non può spezzettarsi come nelle forme tradizionali. Moltissimo viene alluso e non mostrato. Le armonie trovano un senso solo intrecciate al Leitmotiv. Wagner, in una lettera all’amata definì il proprio lavoro "qualcosa di terribile, capace di rendere pazzi gli ascoltatori". Pare che Wagner abbia tratto da una visione parziale della filosofia di Schopenhauer, che incontrò, quello che in lettera definì desiderio di morte, della piena incoscienza, unica liberazione. Tristano veicola la percezione di un mondo misterioso e fantastico in cui esprimere la propria “eterna eccezionalità”; racchiude l'individuo che per comprendersi si isola dalla società. Lui stesso eresse castelli su monti solitari. Un'ora dopo la prima rappresentazione decise di ritirarsi da solo nella notte, cavalcando nel bosco in preda ad una fortissima emozione. Esaltazione della notte, brama di fuggire la luce del giorno. Tristano è divorato dal desiderio, e non può morire finché Isotta rimane nel regno del giorno. Nietzsche: Wagner è una pericolosa malattia seduttrice.

Per liberare la Cornovaglia da un ingiusto tributo imposto dagli irlandesi, Tristano uccide il cavaliere fidanzato della principessa Isotta, figlia del re d'Irlanda. Ferito durante il combattimento, viene amorevolmente curato dalla stessa Isotta, la quale non conosce la sua identità. Trova un frammento della spada che le fa capire che è l'assassino del suo uomo. Lo risparmia ma in seguito Tristano la prende per darla in sposa al Re di Cornovaglia e riconciliare i due paesi. In rotta verso l'Inghilterra Isotta sfoga la sua rabbia contro Tristano che ama e odia. Vuole uccidersi con lui e Tristano accetta. Credono di bere un potente veleno ma al suo posto gli danno un filtro d'amore. Temi orchestrali del Desiderio e dello Sguardo. Il loro sentimento si rivela con forza, ogni incomprensione svanisce e il mondo circostante non ha più alcun significato. Si incontrano in una lunga notte nel giardino del re, l'oscurità circonda i due amanti in armonia fuori dal mondo. Un ”amico” di Tristano innamorato di lei porta lì il Re. Tema musicale del Giorno avverso. Tristano sfida l'amico a duello e si lascia cadere sulla sua spada. Tristano è ferito nel suo castello, ha delle allucinazioni. Maledice il filtro magico che gli rivelò amore e verità. Invoca Isotta che arriva, si strappa le bende della ferita e si alza in piedi sanguinante, i due amanti si abbracciano. Tristano esala l'ultimo respiro. Arriva anche il re con l’amico, il servo lo uccide, Isotta muore felice di cre...


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