Antonello da Messina riassunto vita e opere PDF

Title Antonello da Messina riassunto vita e opere
Author Anonymous User
Course Storia dell'arte
Institution Università di Pisa
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Riassunto della vita e delle opere di Antonello da Messina che sono presenti nel libro Arte nel tempo...


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ANTONELLO DA MESSINA Antonello da Messina, soprannome di Antonio di Giovanni de Antonio (Messina, 1430 – Messina, febbraio 1479), fu il principale pittore siciliano del Quattrocento, primo nel difficile equilibrio di fondere la luce, l'atmosfera e l'attenzione al dettaglio della pittura fiamminga con la monumentalità e la spazialità razionale della scuola italiana. Durante la sua carriera dimostrò una costante capacità dinamica di recepire tutti gli stimoli artistici delle città che visitava, offrendo ogni volta importanti contributi autonomi. Vita: Nacque nel 1430 circa a Messina. Pare che all'età di 15 anni, abbia accettato un contratto di garzonato con un maestro conciatore di pelli. Si parla anche dell’esecuzione di un dipinto in una Chiesa di Mazara da parte di un Antonello da Messina non più in qualità di pellizzaro ma di pittore. Fu un pittore molto legato ai dipinti fiamminghi, soprattutto quelli provenienti da Bruges e Bruxelles, da dove prese la tecnica della pittura ad olio e l'attenzione per i dettagli. Intorno al 1450 circa fu a Napoli dove era apprendista nella bottega del pittore Colantonio. Qui venne in contatto con la pittura fiamminga, spagnola e provenzale. All'Antonello di questo periodo vengono attribuite dieci tavolette con Beati francescani realizzate per la pala dipinta da Colantonio per la chiesa di San Lorenzo Maggiore. Negli anni successivi Antonello risalì l'Italia, toccando Roma, la Toscana e le Marche, venendo sicuramente a contatto con le opere di Piero della Francesca, dalle quali mutuò la salda monumentalità e la capacità di organizzare lo spazio secondo le regole geometriche della prospettiva lineare. Nel 1474 circa Antonello si recò a Venezia. Soprattutto a Venezia rivoluzionò la pittura locale, la sua sintesi di forma e di "legante" luminoso fu compresa e sviluppata da artisti quali Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio, apripista dunque per quella "pittura tonale" dolce e umana che caratterizzò il Rinascimento veneto. Influenze: Fiamminghi per l’attenzione ai particolari (ma meno dettagliatamente analitico), per alcuni paesaggi di sfondo, per l'iconografia e per le figure in primo piano nella posizione di tre quarti, che sembrano includere lo spettatore nel loro spazio fittizio e vengono analizzate psicologicamente; Piero della Francesca per la sintesi prospettica e formale (anche sezione aurea, impostazione geometrica calibrata). Stile: In generale, si pone come l’artista cardine di sintesi tra fiamminghi e italiani, e per cogliere i suoi caratteri basta vedere le sue influenze. In generale dà sempre attenzione alla psicologia dei soggetti che rappresenta, scegliendo sempre non il momento stesso di un evento importante, ma il momento immediatamente successivo, in modo da cogliere le emozioni che passano nei soggetti. Grande ritrattista, i soggetti sembrano sempre apparentemente impostati e immobilmente solidi, ma alcuni particolari di corpo o di vesti fanno invece capire che c’è un movimento in fieri. Antonello fu uno dei primi artisti italiani ad usare la tecnica a olio, che permetteva di stendere il colore in successive velature trasparenti, ottenendo effetti di precisione, morbidezza e luminosità impossibili con la tempera. OPERE: Antonello da Messina è uno dei pochi insieme a Piero della Francesca e Giovanni Bellini a intendere fino in fondo il rinnovamento fiammingo e in grado di assimilarlo – anche tecnicamente – coniugandolo ad un’uguale padronanza della sintesi prospettica e formale italiana. Il dominio e la fusione di queste due radici culturali è cosa ben diversa da una semplice e progressiva conversione italiana dei modi fiandroborgognoni giovanili, come possono illustrare in sintesi paradigmatica opere come il SALVATOR MUNDI (1465) [p.228], o la CROCIFISSIONE (1475) [p.228] che risente dell’incontro con Giovanni Bellini. Madonna Salting (1460) [p.229]: L’iconografia nordica, la profusione di gemme, la gamma bruciata dei colori sono invece sottomesse a un supremo sforzo di sintesi, visibile soprattutto nel volume fermo e liscio della testa, ispirato dalla compattezza senza ombre di Quarton. Ritratto d’uomo (1473) [p.229]: La ritrattistica, genere nel quale Antonello godrà subito grande fama, illustra in modo esemplare il raggiungimento di un nuovo equilibrio, frutto di un secondo viaggio condotto lungo la penisola e forse fino a Venezia. In Italia era diffuso un ritratto idealizzato di matrice classica, da cui derivava anche l’impostazione di profilo dei volti. Antonello adotta la posizione di tre quarti, introdotta da

Jan Van Eyck negli anni Trenta, che permetteva una più minuta analisi fisica e psicologica del modello. Tuttavia, Antonello rispetto ai fiamminghi, è meno dettagliatamente analitico, e più attento all’umanità del personaggio. In Antonello l’analisi del tessuto luminoso, mai dispersiva, si sposa a una salda impostazione geometrica (il girare sicuro del berretto e dello scollo dell’abito, che accompagna la struttura del volto), e alla capacità di trasfigurare, con una semplificazione radicale della forma, il dato fisionomico individuale fino a farlo diventare un “tipo”, un carattere. Annunciazione (1474) [p.230] Opera eseguita in Sicilia. Il viso, incorniciato da lunghi capelli biondi, è adornato da un diadema cuspidato azzurro, dove brillano alcune perle e un rubino, tipiche notazioni di "lustro" alla fiamminga. In basso si intravede anche la figura di un devoto, il sacerdote citato nel documento notarile. L'impianto prospettico e luminoso rimanda alle opere di Piero della Francesca, ma gli effetti lenticolari e la tecnica derivano dall'arte fiamminga, in particolare dalla lezione di Jan van Eyck e altri, che Antonello ebbe modo di conoscere durante la sua formazione a Napoli e grazie ai traffici navali del porto di Messina. San Gerolamo nello studio (1474) [p.230]: Traduce in maniera italiana elementi fiamminghi quali la ricchezza di dettagli e il moltiplicarsi delle fonti di luce. La stessa interpretazione iconografica del tema si colloca su di un orizzonte umanistico: il santo non è l’eremita in penitenza, ma uno studioso tra libri e scrittoio, con l’immancabile leone confinato in secondo piano, nei corridoi di casa. La scena è respinta all’indietro dall’arco che la incornicia, così da oggettivare lo spazio nel momento stesso in cui lo allontana e lo distingue dallo spettatore. Il gioco luminoso, di qualità fiamminga, contribuisce all’effetto unitario poiché i raggi di luce coincidono con quelli prospettici; confluendo nel busto e nelle mani del santo, ne fanno il nucleo della composizione e conferiscono a Gerolamo un’imponenza ben più pregnante di quella dimensionale, All’interno di un ordito così chiaro, anche i singoli soggetti sono selezionati e ordinati secondo la loro valenza spaziale: i libri, ad esempio, sono collocati aperti nelle scansie, in modo da misurarne con esattezza la profondità. San Sebastiano (1476) [p.231]: Opera che risente dell’incontro con Giovanni Bellini, Semplificazioni geometriche e strenuità prospettica convivono con una gamma più luminosa di colori e con una più intensa umanità. Le varie componenti culturali (il sottinsù che conferisce monumentalità alla figura e le case sullo sfondo derivano probabilmente da una meditazione sugli affreschi mantegneschi agli Eremitani) sono assorbite con sicurezza. La figura tornita del santo, levigata come il tronco al quale è legato, il suo lento rotare nello spazio, il virtuosismo degli scorci, la quotidianità dei particolari concretizzano un’ideale sintesi tra natura e geometria. Annunciata (1475) [p.232]: Una tra le sue prime opere. È inseribile per iconografia e stile nell’ambiente mediterraneo di gusto fiammingo, al quale appartiene anche Colantonio: ma questi non possedette mai la finezza luministica che trascorre sul velo e rende liquidi e trasparenti gli occhi della vergine. Pala di San Cassiano (1475-1476) [p.239]: Autentico confine tra vecchio e nuovo per la pittura veneta, Antonello si rifà allo schema compositivo di una Sacra Conversazione belliniana nella Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, ora perduta. Da quanto resta dell’opera antonellesca si intuisce come il pittore siciliano, spaziando ritmicamente i santi e disponendoli a semicerchio intorno all’alto seggio della Vergine, avesse dato maggiore respiro e naturalezza a una composizione troppo serrata. Tuttavia la novità più stupefacente della pala è il superamento del rapporto puramente metrico tra spazio e figure, in favore di un connettivo atmosferico dato dal lume dorato. Le sintesi geometriche e i pezzi di bravura prospettica (il volto della Vergine, il libro con le tre palle d’oro retto da San Nicola) si sposano con sottigliezze ottiche fiamminghe, che restituiscono verità di vita alla composizione matematicamente calibrata....


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