Eugenio Montale - Riassunto vita e opere PDF

Title Eugenio Montale - Riassunto vita e opere
Author Alexa D’Amato
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi dell'Insubria
Pages 5
File Size 136.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 28
Total Views 144

Summary

Riassunto vita e opere...


Description

EUGENIO MONTALE:  

   

    

Nasce nel 1896 a Genova (Monterosso, Cinque Terre) questa località è spesso presente nelle sue poesie Farà gli studi tecnici e nel 1915 preso il diploma da ragioniere, è chiamato alle armi per combattere al fronte (Prima Guerra Mondiale) Lui e James Joyce sono stati i due autori che hanno promosso le opere di Svevo 1925 pubblica la raccolta “Ossi di Seppia” Nel 1929 viene nominato direttore del Gabinetto Viesseux , nota istituzione letteraria fiorentina In questi anni conosce Drusilla Tanzi da lui chiamata affettuosamente “Mosca” per via della sua forte miopia opposizione al regime: in questi anni la vita del poeta è strettamente legata al gruppo “Solaria” che cerca di porre un argine alla retorica del regime e all’asservimento della letteratura alle direttive del potere. Il fascismo, impegnato in uno stretto controllo delle istituzioni culturali, sopprime la rivista nel 1934 e Montale sottoposto a sorveglianza per i suoi rapporti con la rivista e per non essere iscritto al Partito fascista, viene licenziato 1939 pubblica la sua seconda raccolta “Le Occasioni” 1956 pubblica la sua terza raccolta “La bufera e altro” 1971 pubblica la sua quarta raccolta “Satura” 1975 gli viene conferito il Premio Nobel per la letteratura Muore a Milano nel 1981

UNA POETICA “IN NEGATIVO” Tra i caratteri salienti della sua poetica spicca da subito l’abbassamento di tono e di linguaggio: il suo è uno “sforzo verso la semplicità e la chiarezza a costo di sembrar poveri”. A questa scelta stilistica si accompagna una decisa predilezione per una realtà fatta di paesaggi e oggetti dimessi, ordinari e persino residuali (i limoni, gli ossi di seppia) che si lega alla polemica contro i “poeti laureati”. Montale rifiuta l’idea del poeta vate, cantore di valori e ideali elevati, guida nobile e interprete di una comunità, capace di dare parole decisive e apportatrici di senso. La poesia per Montale non è una via privilegiata verso l’assoluto, non può presentare verità certe né offrire formule che aprano mondi e rivelino il significato ultimo del reale. Essa, al contrario, può solo esprimere messaggi “in negativo”, dicendo e nello stesso tempo quasi sentendo il limite del proprio dire, come recitano i versi di “Non chiederci la parola”: “Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Ma la coscienza del limite e del valore relativo della parola poetica non comporta in Montale una rinuncia a poetare; piuttosto da essa deriva la luida difesa del valore etico della letteratura, sentita dal poeta come estrema forma di resistenza del soggetto di fronte al dolore (il “male di vivere”). LA POETICA DELL’OGGETTO: Nella poesia di Montale l’esistenza del singolo si pone come specchio di una condizione universale, riflessa e oggettivata nelle cose. Da qui la centralità che assumono gli oggetti. Lo sguardo montaliano si ferma sulle cose (siano esse elementi del paesaggio o oggetti materiali) cogliendone la natura essenziale e astratta, persino la poesia, non più sentita come effusione di sentimenti, si fa “oggetto”, “passione diventata cosa”, “vero e proprio correlativo della propria esperienza interiore”. LE SCELTE DI STILE: La difesa dei valori della cultura e della letteratura si traduce in Montale in un rifiuto degli esiti più sperimentali delle contemporanee avanguardie. La sua poesia non è rivoluzionaria, a differenza di quanto avviene nella poesia futurista o in Ungaretti: la poesia montaliana presenta chiari elementi propri della tradizione e concepisce la poesia come musicalità. La forma primaria in Montale è la quartina, i componimenti lunghi o medi evidenziano una derivazione della canzone libera di Leopardi e dalla strofa lunga dannunziana. La versificazione è dominata dall’endecasillabo, intrecciato spesso con il settenario e con il novenario che è certamente riconducibile al verso pascoliano. Nell’opera montaliana si assiste inoltre al recupero della rima. IL

Montale ≠ Ungaretti e futuristi sperimentalismo Montale = D’Annunzio ripresa musicalità Montale = Leopardi e D’Annunzio componimenti lunghi Montale = Pascoli verso novenario Montale ≠ Ungaretti e futuristi ripresa rima CORRELATIVO OGGETTIVO: Montale parla di “poetica dell’oggetto” caratterizzata dalla volontà di “esprimere l’oggetto” e “tacere l’occasione”. Gli oggetti diventano, in tal modo, l’equivalente di un’emozione, di uno stato d’animo del poeta. In questo modo, il lettore può concepirli come segni di una condizione che, emotivamente, riguarda anche lui. Si tratta di una linea di ricerca convergente con la teoria del “correlativo oggettivo” di Thomas Eliot che scrive che l’unico modo “per esprimere un’emozione in forma d’arte consiste nel trovare un correlativo oggettivo”, ossia “una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi che costituiranno la formula di quella particolare emozione, cosi che, quando siano dati i fatti esterni, che devono concludersi in un’esperienza sensibile, l’emozione risulti immediatamente evocata”.

“OSSI DI SEPPIA” È la sua prima raccolta, pubblicata nel 1925, anno in cui Mussolini dà inizio alla sua dittatura. Ci sono influenze culturali diverse: Schopenhauer  pessimismo e la realtà ingannevole e dal punto di vista letterario Pascoli e per il pessimismo anche Leopardi. Un rimando a Pascoli è anche la poetica delle piccole cose, di oggetti umili, quotidiani, poveri che però mentre in Pascoli hanno una valenza simbolica, in Montale sono dei correlativi oggettivi. Il titolo indica dei residui di alcuni molluschi, privi di vita, “rifiutati dal mare”, inutili, che rimandano all’aridità  il sole che prosciuga la vita, la vita è secca, arida, spoglia. La vita “prosciugata” deriva dal paesaggio ligure in cui vive, dove il sole è forte, abbaglia e prosciuga. Questo sole non è simbolo di vita. Il paesaggio nelle sue poesie è sempre rappresentato nelle ore più calde. Il correlativo oggettivo è una figura retorica simile all’analogia, ma qui gli oggetti sono immediatamente correlati (senza “come”). Mentre il simbolo alludeva a qualcos’altro, il correlativo oggettivo è immediato. Il suo pessimismo si identifica con il “mal di vivere” e consiste nell’impossibilità dell’uomo di trovare l’essenza della parola. Montale utilizza suoni aspri, duri, quasi anti-musicali, utilizza il verso libero ma recupera l’endecasillabo, le strofe, mescola termini aulici con termini dimessi  impasto, mescola novità e tradizione.  novità: verso IPERMETRO (es. “Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono e s’intrecciano” se alla parola “intrecciano” togliamo la sillaba “no” fa rima con la parola “veccia”). Montale impossibilità dell’uomo di cogliere l’essenza perché c’è un muro invalicabile, neanche la poesia può arrivarci uomo in totale disarmonia con il mondo, tranne durante l’infanzia. La memoria potrebbe essere d’aiuto ma per lui la memoria è una nebbia e non c’è possibilità di recupero con essa. Secondo lui l’uomo vive in una sorta di prigione dalla quale si potrebbe uscire solo se ci fosse un varco che in realtà non c’è (prigione = esistenza) non ha fiducia nella poesia, né nella parola poetica, anzi egli dice che il poeta non ha messaggi positivi da trasmettere, né certezze, la poesia può solo dire quello che l’uomo non è e non vuole “LE OCCASIONI”

Ungaretti nonostante la sua esperienza, crede che si possa arrivare all’essenza, superare la situazione e vivere momenti migliori l’uomo si riconosce parte del mondo e dell’universo e si sente in completa armonia con esso

“poesia della parola”, grande fiducia

È la seconda raccolta di Montale, pubblicata nel 1939 (1 settembre scoppia la II Guerra Mondiale e l’Italia è in piena dittatura). Il titolo suggerisce che le poesie siano state scritte in alcune occasioni che però vengono taciute, non vengono mai rese esplicite. Poetica degli oggetti che viene resa ancora più estrema perché le occasioni che hanno spinto il poeta a scrivere questi componimenti vengono taciute. Stile elevato (≠ Ossi di Seppia) non c’è più mescolanza, il lessico è elevato e dunque la poesia risulta più difficile da comprendere (precursore ermetismo). La difficoltà consiste nel comprendere ciò che è taciuto. Novità: figura femminile  “donna angelo” che dà la salvezza dall’inferno della vita quotidiana (NON spirituale). Immagine di una donna che nella sua concretezza, saggezza, quotidianità può salvare. Non tutte le donne però sono “angelo”  alcune sono donne con cui il poeta ha avuto un rapporto affettivo durante la sua vita e che in alcuni casi sono morte, dunque c’è il tema della memoria. “LA BUFERA E ALTRO” Si parla di “terzo” Montale perché c’è un distacco dalle prime due raccolte. È stata pubblicata nel 1956: contesto storico, culturale e politico diversi dalle prime due raccolte  la guerra è finita, i totalitarismi sono finiti (nazismo e fascismo), c’è stata la liberazione e l’Italia pian piano si sta riprendendo. Quello che poteva essere un momento di lieve speranza in realtà si rivela per Montale un altro incubo, una nuova catastrofe atomica. Questa era già stata usata durante la II Guerra Mondiale, gli USA hanno dimostrato cosi la loro potenza e hanno dimostrato di avere la bomba atomica e di saperla costruire  “equilibrio del terrore”  se gli USA hanno la bomba allora anche il resto del mondo può possederla e usarla. Lo stesso fisico che l’ha costruita Oppenheimer ha avuto dei ripensamenti ed è stato poi accusato di essere anti americano. In Italia ci sono gli odi di partito, bisogna ricostruire un governo. Dal punto di vista culturale: società “di massa”, consumismo, si cerca il benessere con un consumo eccessivo che ha portato al dilagare delle mode, ad avere comportamenti uguali tra la gente, a non avere più uno spirito critico, alla diffusione dei mass-media. Montale chiama questo: “il trionfo della spazzatura”. Il suo pessimismo è sempre più profondo, non c’è un varco, c’è rassegnazione. L’unica possibilità di salvezza è la donna, la moglie Mosca, una figura discreta ma costante, rassicurante, un affetto familiare.

Titolo: bufera contesto storico, culturale e sociale – altro  esperienze personali del poeta, lutti familiari che travolgono come una bufera. “SATURA” È la quarta raccolta di Montale, pubblicata nel 1971 (molti anni dopo rispetto all’opera precedente perché c’è stato un periodo di silenzio poetico in cui il poeta si è dedicato al suo lavoro di giornalista). 1960 boom economico, raccolta “Xenia” (greco = doni fatti agli ospiti prima che vadano via dalla propria casa) raccolta di poesie come fossero doni fatti alla moglie Mosca che è morta e dunque ha lasciato la sua casa dopo essere stata l’ospite della sua vita e la sua compagna durante il viaggio della vita. Xenia nella letteratura indica dei componimenti brevi. Tono affettuoso, dolce, tenero, colloquiale, familiare come se volesse mantenere un dialogo/colloquio con la moglie nell’aldilà: in vita avevano studiato insieme un fischio da fare per riconoscersi qualora uno dei due fosse morto. Titolo:  

Dal greco  saturazione nei confronti della società che è spazzatura Dal latino “satira” che lui utilizza contro la società per trattare temi polemici: società dei consumi, società di massa, uniformità dei comportamenti, mancanza di valori (irrecuperabili). Tono ironico e satirico che indicano un pessimismo profondo.

“ I limoni”        

  

È una poesia tratta da “Ossi di seppia” Scritta nel 1921 È una poesia programmatica 1 strofa: “ascoltami”: tono colloquiale “poeti laureati”= Petrarca, D’Annunzio, poesia tradizionale, utilizzo di termini aulici ≠ Montale: poetica delle piccole cose, concrete e quotidiane 4 strofa: “ma” fortemente avversativo Limoni: un momento di consolazione sollievo Prima strofa: “poesia-manifesto”: non soltanto per la decisa presa di posizione contro l’aulicismo e la retorica dei poeti della tradizione di fine Ottocento (D’Annunzio) ma anche per la centralità degli oggetti nella poesia di Montale Seconda strofa: il benessere procurato dal profumo dei limoni seppur vago e non del tutto consolatorio è sufficiente a stimolare la sensibilità del poeta Quarta strofa: si svela impietosa l’illusorietà della speranza: il varco ha solo per un attimo aperto la via alla verità A Montale la poesia non appare più come un linguaggio in grado di trasmettere conoscenze assolute e messaggi certi, ma come un esercizio costante e irrinunciabile perché in esso si esprime l’impegno etico del poeta teso a penetrare nella problematicità del reale.

“Non chiederci la parola”   





 

È una poesia tratta da “Ossi di seppia” Formata da tre quartine di versi di varia lunghezza Scritta nel 1923: periodo fascista, Mussolini ha appena fatto la marcia su Roma e ha ricevuto dal re Vittorio Emanuele l’incarico di formare un governo. Non è ancora una dittatura ma è un governo autoritario. Mussolini si è proposto come garante di ordine e di certezze che era ciò di cui avevano bisogno gli italiani in quel momento 1 strofa: il poeta si rivolge al lettore invitandolo a non chiedere ai poeti la “parola poetica” che dà senso e ordine alla vita, che “squadri, dichiari e risplenda … come un fiore (croco) colorato in mezzo ad un polveroso prato (situazione Italia)” 2 strofa cerniera: il poeta parla dell’uomo conformista che non si fa domande ed è sicuro di sé e non vedendo il risvolto oscuro delle cose (“ombra sua”) e la desolazione che lo circonda simboleggiata dallo “scalcinato muro” (correlativo oggettivo) v 6-7: “agli altri e a se stesso amico, e l’ombra sua non cura che la canicola”  verso ipermetro 3 strofa: il poeta invita di nuovo il lettore a non chiedere ai poeti la “formula” che faccia trovare la soluzione perché la poesia può solo dire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” ≠ - Per i simbolisti e Ungaretti la poesia rappresenta il mezzo per arrivare all’essenza dichiarazioni - D’Annunzio diceva “il verso è tutto di poetica, - Pascoli nella poetica del fanciullino sostiene che fiducia nella

esso possa aiutarci ad andare nell’abisso della verità - D’Annunzio e Foscolosi consideravano “poeta-vate” 

parola poetica.

Poetica in negativo: forma di opposizione al regime fascista, perché in questo momento non c’è possibilità di un impegno civile da parte degli intellettuali perché non ci sono certezze. Gli intellettuali possono solo isolarsi e fare una resistenza passiva.

“Spesso il male di vivere ho incontrato”  



     

è una poesia tratta da “Ossi di seppia” Rivo strozzato minerale incartocciarsi della foglia correlativi oggettivi rappresentano i 3 regni vegetale cavallo stramazzato animale Statua del meriggio nuvola correlativi oggettivi in contrapposizione a quelli precedenti falco Bene e indifferenza: occupano una posizione di rilievo perché hanno la lettera maiuscola e sono posti all’inizio e alla fine del periodo Seconda strofa: IO soggetto sottinteso poeta Nelle 2 strofe i correlativi oggettivi sono introdotti da “era” = anafora “bene non seppi – divina Indifferenza” = chiasmo vv. 3-4 “foglia riarsa” = enjambement forte “bene non seppi” = anastrofe o inversione

“Felicità raggiunta”       

 

È una poesia tratta da “Ossi di seppia” Formata da due strofe di 5 versi piani di diversa lunghezza “Felicità” = invocazione – squarcio di speranza vv. 1-2 : precarietà di un momento felice “vacilla”: luce flebile, debole “ e dunque non ti tocchi chi più t’ama”: conclusione  chi più cerca la felicità meno deve esserle attaccato perché troppo forte sarebbe il sentimento di dolore e di tristezza nel perderla (felicità = illusione) Si cammina per te sul fil di lama (agli occhi) sei barlume che vacilla correlativi oggettivi (al piede) teso ghiaccio che s’incrina Cimase: cornicioni delle case dove nidificano gli uccelli 2 strofa: messaggio in negativo  vv.9-10 nulla paga il pianto del bambino che ha raggiunto la felicità e poi la perde

“Non recidere, forbice, quel volto”  

         

È una poesia tratta da “Le Occasioni” Fa parte della sezione intitolata Mottetti: il mottetto è un’antica forma musicale francese di carattere sacro. Nella poesia italiana invece è un componimento di pochi versi, che comprende una sentenza, un proverbio o una morale Tema chiave: il ricordo della persona amata Formata da 2 quartine I versi pari sono legati con rime imperfette “Non recidere”: verbo all’imperativo che funge da preghiera, esortazione Forbice = del tempo la virgola (,) alla fine del primo verso impone una pausa forte che carica di significato la parola “solo” all’inizio del verso successivo Nebbia = ricordo di Pascoli “Un freddo cala …”= gelo, mancanza di sentimenti “acacia ferita” : personificazione (acacia = termine specifico) “il guscio di cicala” : i ricordi

“Meriggiare pallido e assorto”     

È una poesia tratta da “Ossi di seppia” Formata da tre quartine e una strofa (ultima) di 5 versi di varia lunghezza 1 strofa: pallido e assorto sono riferiti a un soggetto mancante Muro = correlativo oggettivo, possibilità di andare al di là e trovare il senso della vita Schiocchi e frusci: suoni secchi e aspri

          

2 strofa: veccia = foraggine A sommo = sulla sommità Biche = mucchietti d’erba Veccia- intreccia: rima ipermetra 3 strofa: scaglie di mare  visione limitata: pezzi piccoli di un ampio paesaggio scaglia-mare: come se il mare fosse solido e arido (quasi si spezza in scaglie) 4 strofa: sole che abbaglia = no vita, non permette di vedere Cocci aguzzi di bottiglia: rafforza il correlativo “muro” cioè l’impossibilità di poter superare l’ostacolo In tutta la poesia ci sono riferimenti al paesaggio ligure arido, colto nelle ore più calde sotto il sole cocente del mezzogiorno, sole che prosciuga Male di vivere: espresso con suoni duri allitterazione R Meriggiare- ascoltare- spiar- osservare- sentire = verbi all’infinito, indefiniti perché manca il soggetto, non sono collocabili in un tempo preciso  esperienza universale, uomini di tutti i tempi Uso di termini specifici =Pascoli...


Similar Free PDFs