Opere Virgilio (riassunto) PDF

Title Opere Virgilio (riassunto)
Course Letteratura latina
Institution Università degli Studi di Milano
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Riassunto delle opere di Virgilio (letteratura latina)...


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BUCOLICHE – Virgilio IL TITOLO E LA DATAZIONE • Comprendono 10 brevi componimenti in esametri e sono la prima opera sicuramente autentica di Virgilio • Il titolo è di derivazione greca, così come i nomi dei personaggi: boukòs è il pastore → è una figura diversa da quella del contadino, coltivatore della terra, gheorgòs, che dà nome alle Georgiche • Boukolikà significa dunque "CANTI DI PASTORI" → egloghe o ecloghe significa invece "componimento scelto" oppure "staccato" • La datazione compressiva è abbastanza certa (42-39 a.C), mentre più difficoltoso è risalire alla datazione delle singole ecloghe che, per certo NON furono composte nell'ordine IL MODELLO GRECO • Gli idilli di Teocrito sono considerati il modello di un genere, quello pastorale → l'opera teocritea nasce in ambiente alessandrino, quando nel pieno della civiltà urbana ellenistica, gli abitanti della città cominciarono a mostrare interesse per il mondo pastorale, visto come un mondo di rimpianto, come un'esistenza più PURA e quindi IDEALIZZATA → è pero descritto anche con termini divertiti, di realistica rudezza => IL MONDO DI CAMPAGNA DIVENTA UNA SORTA DI PAESAGGIO MITICO, staccato dalla realtà • Ma qual'era l'atteggiamento di Virgilio rispetto al modello teocriteo? Virgilio tiene una posizione chiamata "oppositio in imitando", cioè tende ad accettare dal modello elementi e riferimenti, distinguendosi però fortemente sul piano dei contenuti e dei valori, in questo senso la serietà dei temi e la partecipazione del poeta alla sofferenza degli uomini costituiscono una nota chiaramente originale rispetto al modello teocriteo, più vivace e superficiale => si può dire che Virgilio ha introdotto un NUOVO GENERE L'AMBIENTAZIONE • Gli ambienti e i paesaggi sono spesso imprecisati o di difficile definizione, anche perchè spesso mescolano elementi del mondo PADANO con rimandi alla regione greca d'Arcadia, fortemente idealizzata → solo una volta nell'ecloga II, compare il paesaggio siciliano I TEMI • Cenni autobiografici sono presenti oltre che nell'ecloga I, anche nell'ecloga IX, in cui compaio i problemi della guerra civile e delle confische • Il duro giogo d'amore, di derivazione neoterica, colpisce i personaggi delle ecloghe II e VIII, mentre la III e la VII sono canti amebei, cioè fondati sulla tecnica del "rinfaccio", che consente ai pastori di misurarsi in gare di canto • La IV e la VI sono quelle più lontane dal tema strettamente arcadico e dal mondo bucolico: compaiono argomenti quali una nuova età dell'oro e l'origine del mondo, trattati dal poeta latino con spunti lucreziani e derivati dal greco Esiodo • L'ecloga V, centrale, esalta il motivo orfico della potenza del canto • L'ecloga X, l'ultima, è dedicata all'amico poeta Cornelio Gallo ed è caratterizzata da accenti elegiaci I LEGAMI CON L'ENEIDE • Libro VIII, in cui Enea avvista sul Palatino la colonia arcade del re Evandro, suo alleato, vi scorgiamo immagini e suggestioni arcadiche, come la descrizione del Tevere, l'episodio della scrofa, la rievocazione commossa dell'età dell'oro (fatta da Evandro) e dei tempi più antichi

della Roma arcadica GEORGICHE – Virgilio LA POLITICA CULTURALE DEL CIRCOLO DI MECENATE • La composizione occupa quasi tutto il decennio che giunge al 30 a.C • L'opera, in 4 libri, è saldamente strutturata → senso di SPERIMENTALISMO, perchè sembra volersi misurare con un nuovo e impegnativo genere, nell'attesa delle composizione dell'Eneide • Quando scrive, Virgilio si è già stabilmente integrato nel circolo di Mecenate → il contatto diretto con la politica augustea rappresenterà una maggiore consapevolezza della realtà → Mecenate intervenne presso Virgilio con inviti e sollecitazioni non sempre cordiali, non si trattva però di imposizioni, ma di inviti a dare forma poetica a idee, progetti, problemi, oggetto certamente di ampio dibattito • E' presumibile che le preoccupazioni per la decadenza del mondo contadino italico, di fronte all'avanzata del latifondo, fossero reali e condivise con particolare sensibilità da Virgilio → l'età dell'oro NON può rappresentare la soluzione, occorre non fuggire la realtà, ma impegnarsi nella costruzione di un mondo meno idillico e più concreto • Le Georgiche sono un'opera segnata dal valore del lavoro, per la descrizione dell'azione positiva dell'uomo, attraverso le artes, nei confronti di una natura che non sempre appare benefica o idillica IL TITOLO E LA DATAZIONE • Titolo ancora una volta di derivazione greca: gheorgòs è il contadino, gheorghikà indica i "canti di argomento agricolo" • E' probabile che il "De re rustica" di Varrone (nel 37 a.C) abbia dato un forte impulso alla composizione dell'opera • Di sicuro sappiamo che nel 29 a.C ci fu la lettura dell'opera (completa o vicinissima al completamento) davanti ad Augusto I MODELLI • Scrivendo un poema didascalico, Virgilio NON vuole insegnare l'agricoltura • Non è necessario cercare le coerenze filosofiche: a volte sembra prevalere un provvidenzialismo stoico, a volte la lezione epicurea • Prima che esiodeo o lucreziano, Virgilio è straordinario poeta quando umanizza la natura e gli animali, descritti nella sofferenza delle malattie o nel desiderio di costruire, come avviene nella società ideale delle api DIGRESSIONI E PROEMI • Ogni libro ha una sua marcata autonomia, pur essendo collegato agli altri da un raffinato gioco di riprese e di rimandi: tutti si aprono con un proemio, per lo più di tono ottimistico e arioso, e si chiudono con una digressione finale, spesso caratterizzata da immagini cupe e pessimistiche • Esistono anche altre simmetrie: ✔ i primi due libri si occupano della natura inanimata (campi e alberi), mentre gli ultimi due di quella animata (bestiame e api) ✔ i proemi si alternano in lunghi (I e III) e brevi (II e IV) ✔ rapporto tra narrazione didascalica e digressioni - LIBRO I: contiene due digressioni, una che riguarda l'intervento di Giove, l'altra che descrive i fenomeni soprannaturali che accompagnano le Idi di Marzo del 44 a.C - LIBRO II: contiene una digressione sul culto del dio Bacco che ha accompagnato la nascita del teatro

- LIBRO III: contiene molti excursus tra cui quello riguardante la potenza d'amore e quello che descrive la pestilenza epizootica del Norico - LIBRO IV: contiene 4 digressioni, tra cui la descrizione del vecchio di Corico e il suo giardino fiorito, l'episodio di Aristeo e i due miti a esso collegati, ovvero quello di Proteo (dio multiforme) e quello di Orfeo e Euridice •



Per quanto riguarda la struttura generale dell'opera, è importante sottolineare la SCELTA UNITARIA compiuta dal poeta rispetto alla varietas bucolica, e poi la funzione dinamica ed elastica delle digressioni, che interrompono la parte didascalica, portando spesso alla luce i motivi profondi di ispirazione Importanti anche i proemi che aprono il libro I, con un esplicito inno a Cesare Ottaviano, e il libro III, con un altro omaggio al princeps per il quale viene immaginato un tempio di marmo nel verde della campagna mantovana

LA "TEOLOGIA" DEL LAVORO • NUOVA CONCEZIONE DEL LAVORO che il poeta sviluppa a partire dal libro I: → la fatica del duro lavoro è "dono" del Padre agli uomini, affinchè le loro menti non si assopiscano nell'ozio che, per tradizione, genera solo fiacchezza e vizio, e ottunde la mente => la fatica quotidiana e incessante, la lotta contro il clima e la terra grama, appaiono come le fondamenta stesse di quei mores maiorum che la politica culturale augustea si propone di restaurare • Nel libro II si aggiunge che la terra non vanifica il lavoro umano, ma lo ricompensa e lo fa fruttificare, restituendo con assoluta equità i suoi prodotti in cambio della fatica profusa (vecchio di Corico) • Abbandonato ormai ogni utopistico vagheggiamento di un'età dell'oro perduta per sempre, ora Virgilio sembra definitivamente approdato a una visione del mondo più completa e matura, nella quale il lavoro stesso è visto non più come assurda condanna, ma viene al contrario rivalutato nel suo significato profondo e in tutto il suo pregnante valore etico e culturale IL NUOVO SENTIMENTO DELLA NATURA • Umanizzazione delle creature → tentativo costante di costruire attorno agli essere umani un "mondo complice" e senziente • Il mondo della natura campestre si rivela anche come l'unico veramente degno e adatto a una vita sana e moralmente virtuosa, radicalmente contrapposto al mondo e alla vita delle grandi metropoli, ove trionfa invece l'artificio e l'alienazione LEGAMI CON L'ENEIDE • Virgilio ha cercato di assecondare con quest'opera "la trasformazione della natura in cultura" attraverso il lavoro dell'uomo, superando la dolcezza consolatoria del canto bucolico e spostando la propria attenzione complessiva su un terreno più impegnativo, che sarà poi quello dell'Eneide • Stile più ricercato, elaborato sintatticamente e ricco di una filigrana preziosa di allusioni, echi e rimandi, citazioni secondo i canoni del più raffinato alessandrismo • Il legame con l'Eneide sta anche nella componente italica, vista come matrice culturale che sta a fondamento stesso della grandezza di Roma

ENEIDE – Virgilio IL POEMA DI ENEA • L'Eneide colloca la figura di Enea in una posizione centrale nello svolgimento dei 12 libri • Fin dagli esametri iniziali che formano il proemio, Virgilio propone i 3 TEMI FONDAMENTALI: 1. la condizione del fuggiasco Enea, incalzato dall'odio di Giunone 2. la fondazione nel Lazio di una nuova città 3. la rivalità con Cartagine • Il poema si conclude con la morte di Turno, al termine del duello che vede Enea vincitore, le nozze tra Enea e Lavinia e la successiva fusione tra troiani e latini, che culmina con la fondazione di Roma LE FASI DI REALIZZAZIONE La composizione dell'Eneide è circoscritta al decennio 29-19 a.C • particolare procedimento compositivo sul quale ci informa il grammatico Elio Donato, che afferma che Virgilio abbia prima abbozzato l'opera in prosa distribuendola in 12 libri e stabilendo di comporla parte per parte, senza seguire un ordine preciso • per non frenare la sua ispirazione decise addirittura di lasciare alcune forme imperfette, per poi tornarci successivamente, queste forme vengono chiamate "tibicines" (puntelli), e sono il sintomo che siamo di fronte ad un'opera incompiuta I MODELLI: OMERO ED ENNIO • L'Eneide è ricchissima di citazioni omeriche, a partire dal primo verso fino a giungere all'ultimo episodio, rappresentato dalla morte di Turno, che richiama quella di Ettore nell'Iliade e dalla pacificazione tra troiani e latini, che richiama, invece, l'Odissea → sono riferimenti il primo luogo di carattere oggettivo, poichè rappresentato dalla grandissima familiarità con il testo omerico non solo in chi scrivem ma anche nel pubblico dei lettori • Gli Annales di Ennio erano l'altro grande banco di prova per un poeta che si accingesse ad affrontare il genere epico → Ennio aveva introdotto l'esametro, aveva cantato la storia di Roma dalle origini al II secolo, era venerato come il padre del poema epico-storico romano L'EPICA VIRGILIANA TRA MITO E STORIA Facendo leva su questi motivi, Virgilio decise di non scrivere un poema sulle res gestae di Augusto (deludendo le aspettative), poichè non vuole correre il rischio di cantare avvenimenti recenti in stile epico => sceglie di cantare Augusto e l'impero di Roma ROVESCIANDO i termini della questione •

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colloca sullo sfondo (in forma di mito), le future grandezze di Roma e dà vigore alla storia, attraverso la poesia, a leggende e miti che appartenevano alla tradizione omerica o latina, piuttosto che al patrimonio culturale romano in senso stretto il mondo presente e la Roma di Augusto compaiono nelle parole di Anchise e sui rilievi dorati dello scudo di Enea inoltre Virgilio decide di privilegiare, sul piano poetico, le motivazioni profonde che hanno condotto, sul piano storico, a un dominio vastissimo, che ha ormai riunificato Oriente e Occidente

=> il poeta rovescia le strutture tradizionali dell'epica romana riuscendo a far entrare tutta la storia nell'episodio iniziale e leggendario della nascita di Roma LA GUERRA E IL DOLORE • La guerra di Virgilio è rappresentata come una triste necessità, avvertita nel profondo come una strage, in ultima analisi, fratricida

→ NESSUNA MORTE è DAVVERO GLORIOSA, NEMMENO QUELLA DEI PIU' VALOROSI → emerge quindi una VISIONE CRITICO-PROBLEMATICA della storia romana, tanto spesso percorsa da guerre, nell'ultimo secolo soprattutto civili •

Attenzione al mondo dei vinti, che soffrono a causa di una superiore giustizia, avvertita però come ingiustificabile => grande problema del PERCHE' DEL DOLORE => GIUSTIFICARE LA SOFFERENZA → Virgilio non è affatto convinto dell'idea che il mondo sia retto dalla volontà degli dei che guidano la storia verso il trionfo di Roma

GLI "STRANIERI" E ROMA Forte sensibilità virgiliana a sottolineare sistematicamente l'apporto e il contributo offerto un po' da tutti i popoli del Mediterraneo all'edificazione delle fondamenta stesse della grande Roma augustea => sottolinea la fondamentale influenza che greci e troiani, etruschi e popoli latini, nonchè gli stessi cartaginesi, hanno esercitato sulla storia di Roma IL PROTAGONISTA • Enea è molto lontano dalla ripetitività guerriera di Achille o dall'astuta sete di conoscenza di Ulisse: è più simile a ETTORE, eroe-umano comune, che si fa carico del destino collettivo, a rischio della vita => grande umanità e rinunce agli affetti • Enea sembra mosso da una necessità pressante, che fa leva sul suo senso del dovere nei confronti dei troiani superstiti → NON è però PRIGIONIERO DEL FATO, è preda di un'unica incertezza, quando, innamorato di Didone, crede di poter dimenticare il fardello che gli grava sulle spalle • Di tali responsabilità l'eroe si sente spesso oppresso => è percorso da una sensibilità dolente che si manifesta a ogni distacco, ad ogni perdita → tale sensibilità NON corrisponde però immediatamente ai sentimenti, che vengono controllati nella misura del possibile → questo è un esempio di omaggio alla sensibilità STOICA e più in generale alla GRAVITAS dell'uomo romano • Accanto alla sensibilità agisce in Enea anche la COMPASSIONE (la pietas) => la figura di Enea sembra racchiudere in sè tutte le qualità che la tradizione romana attribuiva solitamente alla figura del pater familias ideale e il lettore di Virgilio certamente coglie il significato della vicinanza delle figure di Romolo e di Augusto, rappresentati alla fine del libro VI come patres patriae...


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