Riassunto del libro mito e società nell\'antica Grecia PDF

Title Riassunto del libro mito e società nell\'antica Grecia
Course Filosofia
Institution Università Vita-Salute San Raffaele
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Riassunto del libro “mito e società nell’antica Grecia” 1.Primo capitolo “La lotta di classe” Economia antica

 Secondo Marx la fondazione della Polis è dovuta all’antagonismo fra due forme di possesso del suolo: una proprietà fondiaria di Stato, ossia comune, e una proprietà fondiaria privata. La rottura dell’equilibrio tra queste due forme, a beneficio della seconda, cioè del consolidamento progressivo della proprietà privata della terra nelle istituzioni della città, ha portato allo sviluppo della schiavitù e dell’economia monetaria.  Nella Grecia antica era presente un opposizione tra quelli che i Greci chiamano “oikonomia”, ossia l’economia agraria, di tipo familiare, sulla quale è costruita la città come tale, in conformità a un’ideale politico indipendente che risponde a una produzione artigianale primitiva, e d’altra parte quella che i Grecia chiamano “crematistica”, cioè l’economia che è la crescita stessa della città e si manifesta con lo sviluppo del commercio marittimo, del credito, della banca, del prestito; è un commercio attivo e sviluppato volto verso l’esterno, in vista del profitto personale.  Una delle caratteristiche sorprendenti dell’economia greca è che la terra e la moneta restano due sfere separate.  Intorno a metà del quinto secolo, nello stato di Atene, l’equilibrio economico e sociale sul quale si basa il regime della polis appare compromesso nel suo insieme. I tre elementi che conferiscono alla vita sociale della città la sua fisionomia propria, sono tre: - L’unità della campagna e della città - L’unità del cittadino e del soldato - Il legame intimo fra la cittadinanza e la proprietà fondiaria.  Ma verso la fine del quinto secolo si verificano una serie di trasformazioni le cui conseguenze saranno decisive. Le campagne

sono state devastate dalla guerra, le colture e le proprietà rurali abbandonate, mentre nella città si è sviluppato un ambiente urbano e l’esistenza cittadina ormai contrasta come genere di vita, mentalità e professione con quella contadina. Per necessità di guerra riappare la figura del mercenario e la terra rientra nel ciclo dell’economia, dove prima era separata.  Dal quarto secolo tutto si conterà ormai in denaro, ma si tratta del quarto secolo, periodo di dissoluzione della città, poiché il settimo e il sesto, sono periodi della sua fondazione e del suo consolidamento. E si tratta inoltre di Atene, città marittima e commerciale, e non della Grecia intera.  Come si presenta il gioco della lotta di classe durante questo quarto secolo in Grecia? I conflitti che spingono le diverse categorie sociali a scontrarsi nel quadro della città si radicano nell’economia di queste società. I gruppi umani entrano in lotta in funzione d’interessi materiali che gli oppongono gli uni agli altri. In altri termini, la funzione economica dei diversi individui determina i loro interessi materiali, modella i loro bisogni sociali, orienta le loro azione sociale e politica in solidarietà con un gruppo, o in opposizione con un altro.  In una città come Atene troviamo coloro che vendono una parte del loro prodotto agricolo o artigianale e una categoria di commercianti, che sono venditori aventi una piccola bottega o una bancarella nell’agorà. I cosiddetti imprenditori schiavisti sono coloro in possesso di beni fondiari. Infatti non è pensabile che un cittadino che dispone di grandi risorse finanziarie non sia al tempo stesso un proprietario fondiario. Se non ha terre, possiamo essere sicuri che ne comprerà, poiché una terra possiede prestigio e virtù e conferisce al cittadino dignità, un peso e rango.

 Durante le varie lotte sociali e politiche, come quella tra chi non avendo quasi nulla volevano utilizzare le forme dello Stato per tassare al massimo i ricchi e i possedenti, che invece, erano decisi a resistere, si

collocano anche le opposizioni tra gli schiavi e i loro proprietari liberi.  Gli schiavi durante queste lotte non figurano mai come un gruppo sociale omogeneo, non agiscono mai in quanto classe che svolge la propria parte nella serie di conflitti che formano la storia della città, questo poiché le lotte di classe nascono e si svolgono in un quadro socio politico da cui gli schiavi sono esclusi per definizione. Infatti per il Greco l’uomo è uomo in quanto essere sociale, essere politico, cittadino. Lo schiavo è fuori dalla società e dalla città e dunque fuori dall’umano, non è altro che uno strumento produttivo. Quindi l’opposizione fra schiavi e i loro proprietari si è espressa mediante comportamenti individuali di rivolta.

2. Secondo capitolo “La guerra delle città”  Per i Greci dell’epoca classica la guerra è naturale. Sono organizzati in piccole città, ugualmente gelose della loro indipendenza e preoccupate di affermare la loro supremazia, vedono quindi nella guerra l’espressione normale della rivalità che presiede ai rapporti fra Stati.  Finché non è stata fondata un’organizzazione giudiziaria come quella che la polis istituirà per arbitrare e regolare in nome dello Stato i rapporti fra i diversi gruppi familiari, non esistono frontiere nette che separino la vendetta individuale dalla guerra in senso proprio.  Il nemico si oppone all’amico. L’amicizia per un individuo è il suo parente prossimo, essa si trova realizzata nel cerchio ristretto della famiglia dove i figli, i genitori e i fratelli si sentono in qualche modo identici gli uni agli altri. Il nemico invece è lo straniero.

 Il dono di una giovane donna è un modo per saldare il prezzo del sangue. Il matrimonio mette fine alla vendetta e trasforma due gruppi nemici in alleati uniti da un patto di pace privato che prende il nome di Philotes, la cui procedura è basata sullo scambio solenne di giuramenti fra le due parti.

 Inoltre per i Greci non si possono isolare nelle relazioni sociali e nella struttura del mondo, le forze del conflitto da quelle dell’unione. Infatti le pratiche di culto che si manifestano durante tutta la storia Greca testimoniano di quest’ultima la solidarietà tra scontro e associazione. Infatti attraverso le lotte e le competizioni i gruppi sperimentano la loro solidarietà.

 Ad esempio i riti maschili dell’adolescenza con i loro combattimenti fittizi hanno sempre implicato questo duplice valore d’iniziazione guerriera e d’integrazione sociale (si pensi agli Spartani).  I riti di passaggio significano per gli adolescenti l’accesso alla condizione di guerriero, per le fanciulle associate a questi riti e spesso sottomesse a un periodo di reclusione, le prove iniziatiche hanno il valore d’una preparazione all’unione coniugale. Il matrimonio è per la giovane quel che la guerra è per il ragazzo, per tutti e due rappresentano il compimento della loro natura rispettiva.  Una fanciulla che rifiuta il matrimonio rinuncia alla propria femminilità e diventa paradossalmente equivalente a un guerriero. Si pensi a personaggi femminili come le Amazzoni o la dea Atene, il loro statuto di guerriere è legato alla loro condizione di verginità.  Questa complementarità della guerra con il matrimonio scompare con la città. I matrimoni cominciano a stringersi tra famiglie di una stessa città, inoltre Pericle emana una legge per cui il riconoscimento del diritto di cittadinanza può esserci solo se sia la madre che il padre sono Ateniesi.

 Il matrimonio è un affare privato, lasciato all’iniziativa dei capi di famiglia nel quadro delle regole matrimoniali riconosciute. La guerra è, invece, un affare pubblico di competenza esclusiva dello Stato. A deciderla e condurla non possono essere degli individui, famiglie o gruppi particolari.

 Pericle sosteneva che gli Ateniesi non hanno bisogno per fare la guerra di sottomettersi ad alcun addestramento, né di imparare le tecniche militari. Il successo sul campo di battaglia, secondo lui, sembra riposare sulle stesse virtù che assicurano durante la pace il prestigio di Atene. Se di deve entrare in un conflitto, preparare una spedizione militare o decidere il piano di una campagna, la decisione è presa nell’assemblea, dall’insieme dei cittadini, secondo le procedure ordinarie, alla fine di un dibattito pubblico. Ammettere che gli affari della guerra possono essere discussi liberamente in comune, che si può dunque ragionare su di essi significa applicare alle operazioni militari il modello d’una logica del discorso, concepire gli scontri fra le città in relazione alle lotte retoriche dell’assemblea. Se nella prova guerresca la forza delle armi può sostituire il peso degli argomenti, è perché si tratta di potenze dello stesso tipo, che mirano ugualmente a costringere e a dominare, la prima realizzando sul campo e nei fatti quel che l’altra ottiene nell’assemblea sugli ascoltatori. Un discorso ben argomentato può risparmiare una guerra. Questa trasparenza della guerra nei confronti del logos politico dipende anche dal fatto che le città in conflitto non cercano tanto di annientare l’avversario, né di distruggere il suo esercito, ma piuttosto di fargli riconoscere la loro superiorità di forza

3.Terzo capitolo “Il matrimonio”  L’elemento essenziale del matrimonio in quest’epoca è la sposa legittima.

 Dall’unione di un uomo e una donna avviene un patto sociale chiamato “l’engye” che va oltre la persona degli individui implicati per impegnare attraverso di essi due famiglie. L’engye le lega l’una all’altra attraverso un accordo reciproco, pubblico e solenne, suggellato in presenza di testimoni che possono farsene garanti.

L’engye non ha valore d’atto costitutivo del matrimonio, essa da sola non produce conseguenze giuridiche, infatti se non è seguita da una coabitazione della donna con lo sposo, l’engye non ha alcun effetto. Questa coabitazione ha dei fini determinati in particolare la procreazione dei figli.  Inoltre a questa dazione della fanciulla è associata la consegna della dote, che costituisce una presunzione di legittimità, in quanto attesta che la giovane è stata messa dal suo parente qualificato (oikos) nella famiglia del congiunto.

La dote è costituita di beni mobili ed è consegnata al marito, ma resta legata alla giovane, che segue nella sua carriera matrimoniale come una specie di legame con la famiglia d’origine. Se il matrimonio è rotto, la dote ritorna come la fanciulla a colui che l’ha data, o in mancanza, al suo rappresentante; resta in qualche modo disponibile a beneficio della giovane per un nuovo matrimonio.  Al contrario c’è concubinaggio quando la donna va a vivere con qualcuno di testa propria, in questo caso non c’è matrimonio in senso stretto.

 Inoltre durante il corso della guerra del Peloponneso, fra il 411 e il 403. Ci fu probabilmente un ritorno all’antica condizione. Così si spiegherebbe l’osservazione di Diogene Laerzio sul doppio matrimonio di Socrate. Infatti egli afferma che durante quel periodo gli Ateniesi, desiderando incrementare la popolazione, per sopperire alla scarsezza di uomini decretarono che si spossasse una sola donna, cittadina ateniese, e si procreassero figli con un’altra.

 Dunque davanti a queste varie oscillazioni e contraddizioni si evince che in passato cerano diverse pratiche matrimoniali, che possono coesistere le une con le altre perché rispondono a finalità e obiettivi molteplici.

 Si può parlare di una rottura tra il matrimonio arcaico e quello che si instaura nel quadro d’una città democratica alla fine del quarto secolo ad Atene. Infatti in questo periodo le unioni matrimoniali non hanno più lo scopo di stabilire relazioni di potere o di servizi scambievoli tra le grandi famiglie sovrane, ma di perpetuare le casate, cioè di assicurare attraverso la regolamentazione più stretta del matrimonio la permanenza della città stessa, la sua costante riproduzione.  Spesso si è osservato che nel mondo d’Omero l’opposizione fra la sposa e la concubina pare molto meno forte che nell’epoca classica. Infatti la sposa appare come colei che ci si porta a casa per condividere il proprio letto, ma ci sono molti modi di condurre una donna in casa propria.  Nell’Odissea Ulisse racconta di esser nato da una concubina comprata, avendo sua padre dei figli legittimi da una sposa. Ma aggiunge che suo padre lo considerava come uno dei suoi figli legittimi, infatti alla sua morte, non è del tutto escluso dalla successione, gli si dà una casa e un po’ di beni e potrà fare un ricco matrimonio.  La legge del 451, che impedisce ufficialmente il matrimonio fra Ateniesi e stranieri, non fa che legalizzare uno stato di fatto: la pratica corrente era quella di sposarsi fra cittadini, con in più una forza tendenza all’endogamia familiare. Le unioni endogamiche assumono forme di matrimonio come quelle dello zio con la nipote.  Oltre alle pratiche endogamiche è attestata un’altra usanza, denominata svayamvara, ossia la scelta dello sposo è lasciata liberamente alla volontà della fanciulla.

Lasciare la scelta del marito alla fanciulla equivale alla procedura tipicamente nobile del matrimonio per concorso (un esempio è la vicenda di Elena che è stata data a Menelao alla fine di un concorso, una corsa fra numerosi pretendenti).

 Un ultimo tipo di matrimonio è quello con uno sconosciuto, un esiliato, i cui legami con la famiglia e con suo paese sono rotti.

Proprio questa condizione completamente anomala qualifica il personaggio a sposare una fanciulla di nascita così nobile, darla ad uno sconosciuto, infatti, è un modo per non derogare e per non perderla. Senza legami il genero non potrà che integrarsi alla famiglia del suocero e dare inizio a una discendenza di figli che continueranno quella del suocero nella sua casa.  La pratica dell’endogamia, l’accettazione dell’esiliato solitario come genero e la scelta dello sposo da parte della fanciulla, sono atteggiamenti che rivelano l’ambiguità della condizione femminile in un sistema di scambi matrimoniali in cui la sposa gioca il ruolo di un bene prezioso.  La sposa assume funzioni diverse. Appare anche come intimamente legata alla casa del marito, alla sua terra, al suo focolare; rappresenta la casa del marito e le sue virtù particolari. Prendere nel cuore della sua casa, nel suo letto, il posto del re significa acquistare i titoli per regnare come lui sulla terra, la donna, così, lo simbolizza.  Ci sono molti esempi che illustrano questa relazione della donna con il potere del marito, il privilegio che essa detiene, grazie al suo statuto coniugale, di perpetuare e trasmettere la sovranità. Esempio 1: come sposa di Zeus, Era non è solo la patrona dell’unione legittima, attraverso il re degli dei, è associata al potere sovrano che può concedere per via del letto regale che divide con il marito. Infatti nel mito di Paride, ogni dea per ottenere il suo suffragio, promette al pastore un dono, Atena la vittoria gloriosa, Afrodite il successo nella seduzione amorosa ed Era la sovranità.

Esempio 2: Penelope nell’Odissea è colma di pretendenti che ricercano il suo letto, questo perché in assenza di Ulisse, è lei il capofamiglia, è lei che rappresenta come padrona di casa la continuità del focolare. I pretendenti aspettano da Penelope che nella casa stessa in cui risiede grazie al suo matrimonio, considerandosi vedova, introduca nel letto di Ulisse il sostituto del suo marito, che prenderà così la successione diretta.

Quando Penelope deciderà di mettere a concorso la sua mano, è proprio la sovranità su Itaca che attraverso l’unione con la Regina i concorrenti si sforzano di conquistare. Alla fine nessuno riuscirà a tendere l’arco che lo sposo regale maneggiava senza fatica.

4. Quarto capitolo “Storia sociale ed evoluzione delle idee: in Cina e in Grecia dal sesto al secondo solo a.C.”  La storia della mentalità in Grecia e in Cina potrebbe essere messa in rapporto con le esperienze storiche particolari del mondo cinese e del mondo greco nell’antichità.

 In Cina, come in Grecia, si assiste alla dissoluzione d’una società nobiliare di guerrieri e tale fenomeno è accelerato da una trasformazione delle tecniche militari. A questo corrisponde una profonda modificazione delle mentalità: il posto e le funzioni della religione cambiano, le pratiche prendono aspetti più positivi e il pensiero si laicizza. Inoltre in Cina queste trasformazioni, sociali e politiche, sono contemporanee a uno sviluppo molto rapido delle tecniche e dell’economia e a un aumento improvviso della popolazione. Questi progressi materiali, la continuità dello sviluppo demografico e l’assenza di ostacoli naturali non furono estranei all’affermarsi delle tirannie e alla costruzione di un impero unificato.

 In Cina nel corso dei tre secoli che precedono l’unificazione imperiale del 221 a.C., le guerre incitano alla creazioni di strutture statali e provocano un aumento della produzione dei cerali. Comincia a diffondersi una nuova tecnica, quella della fusione del ferro, che permetterà alla produzione di strumenti in campo militare, nell’agricoltura e in lavori civili. Inoltre questa tecnica permise anche la formazione di stati centralizzati nella Cina del quinto, quarto e terzo secolo.

 I capi dei regni non hanno più bisogno di grandi saggi, ma di amministratori e di specialisti. Un sistema di pene e ricompense è sufficiente per ottenere il miglior rendimento di servitori dello stato. La sovranità si è svuotata dei suoi aspetti mitici e di comando per non essere altro che un principio d’ordine. Quel che la sovranità conserva di religioso, lo condivide con l’ordine stesso della natura. Il cielo non è più una divinità come nei tempi arcaici, ma espressione di un ordine cosmico.  L’azione del sovrano assomiglia a quella del coltivatore, che si limita a favorire lo sviluppo delle piante ma non interviene affatto nel processo di germinazione e di crescita. Agisce agli ordini del Cielo e s’identifica con lui. L’ordine non può avere il suo principio che negli esseri, è immanente nel mondo, non è il risultato di un intervento esterno.  I cinesi a differenza dei greci hanno prestato più attenzione ai campi della fisica, infatti, si sono occupati dello studio di fenomeni magnetici, dei fenomeni di risonanza e delle maree. Inoltre in Cina non ci furono crisi violente né scontri tra il popolo e l’aristocrazia.  In Cina non si è prodotta quella separazione radicale fra il mondo degli uomini e quello degli dei, poiché gli dei e i miti greci sarebbero stati giudicati dai cinesi come invenzioni puerili e perché questo pensiero non si preoccupa di separare il cosmico dall’umano. I cinesi hanno già naturalizzato il divino e hanno chiuso ogni accesso a forme di pensiero trascendente.

 Fra la Grecia e la Cina ci sono diverse somiglianze, in particolare, è nella stessa epoca che iniziano gli sconvolgimenti della vita sociale che condurranno all’edificazione di nuove forme di Stato.

Nel corso di questo periodo, ossia dal settimo al terzo secolo a.C., che si delinea il volto delle culture cinese e greca. Sboccia una fioritura di scuole, le cui opere hanno segnato in modo profondo le due umanità. Queste scuole si occupano di filosofia della natura, di pensiero morale e politico, di scienze come la medicina e la matematica, di dialettica e di logica.

Le differenze derivano dal fatto che la Grecia sarebbe andata più in fretta e più avanti nell’evoluzione. I cinesi, in realtà, non sono andati meno avanti dei greci, sono andati altrove. Queste divergenze nell’evoluzione sociale e negli orientamenti del pensiero sono preziose, poiché ci fanno cogliere meglio quel che ciascuna cultura implica di originale.  Metallurgia del ferro nei Cinesi: essi praticano la fusione del ferro, che l’occidente conoscerà solo all’alba dei tempi moderni. Questa metallurgia presuppone mezzi e investimenti molto più importanti che in Grecia, perciò appare nelle mani dello stato.

 Metallurgia del ferro nei Greci: in Grecia era presente il fabbro, ossia piccolo produttore indipendente che lavorava in un’officina artigianale per i bisogni del pubblico.  Inoltre la promozione del mondo contadino ha seguito una via diversa in Grecia e in Cina. In quest’ultima è opera del principe, che vede nella massa contadina la fonte del suo potere e della sua forza militare.  In G...


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