Riassunto sull\'archeologia magna grecia PDF

Title Riassunto sull\'archeologia magna grecia
Course Antropologia culturale
Institution Università degli Studi di Brescia
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Riassunto sull'archeologia magna grecia...


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ARCHEOLOGIA DELLA MAGNA GRECIA La magna Grecia è una vasta area dell’Italia meridionale interessata dalla colonizzazione di Basilicata, Calabria, parte della Puglia e della Campania, da parte dei greci. “Megale Hellas” → “grande Grecia”, grandezza delle colonie greche con territori fertili, ottimo clima, coste con porti prosperità economica. Grandezza anche spirituale → fioritura dottrina spirituale di Pitagora. “Apoikia” → Colonia → entità statale del tutto autonoma dalla madrepatria “Kleroukia” → stanziamento coloniale dipendente dalla madrepatria “Polis” → città-stato che si compone in Askin (centro abitato con attività politiche e religiose) e Chora (territorio agricolo da cui Askin trae beneficio) Le fasi di una fondazione prevedono un'assemblea cittadina che delibera la fondazione, l'oracolo di Delfi che indica l'ecista e il luogo, una spedizione per verificare l'idoneità del territorio, una ulteriore riunione per decidere le modalità per la scelta di chi dovesse partire, si ufficializza l'ecista, si preparano le navi, si parte e ci si prepara alla nuova vita nell'insediamento scelto, ci si impossessa del territorio (in modo pacifico o spesso conflittuale con gli indigeni “i non greci, privi di storia”), si fonda la colonia e una volta impiantato l’altare si crea la polis. ETA’ DEL BRONZO (fase formativa) XVI-XI sec. a.C. L’Italia meridionale e la Sicilia sono teatro di intensi contatti fra gruppi di indigeni e navigatori micenei finalizzati all’approvvigionamento delle materie prime (metalli), per soddisfare i bisogni e i consumi delle aristocrazie peloponnesiache. XIII sec. costruzione empori nei punti strategici (Thapsos) → equivoci sulla reale natura: stanziamenti micenei veri e propri; entità costiere dal carattere prevalentemente portuale, frequentate da naviganti egeo-levantini coinvolti nei traffici pan-mediterranei. Le mete ultime risultano essere la Sardegna (ricca di miniere) e l’Etruria (passando per lo stretto di Messina) Seconda metà XIV sec. prende vita la ceramica prodotta in siti italici di imitazione micenea, con tecnologie avanzate, di artigiani provenienti da Micene che ne formano altri. Le popolazioni indigene usavano ceramica grezza, per la ceramica italo-micenea si utilizzano materiali finissimi. XIII sec. collasso della civiltà palaziale micenea con un rallentamento dei rapporti con l’Occidente che termineranno poi nel XI sec . → “medioevo ellenico”(crisi, isolamento, analfabetismo). Scavi recenti hanno dimostrato come questo periodo buio non fosse ovunque o del tutto, come Lefkandì (Eubea) dove si sono ritrovati oggetti in oro, manufatti orientali in tombe, oggetti euboici sulle coste orientali, un segno di scambi commerciali. Dal contatto con il mondo Egeo traggono origine importanti mutamenti che caratterizzano le società indigene:gerarchizzazione, concentrazione di abitanti, comparsa di capanne, tombe, edifici specializzati per l’immagazzinamento, artigiani specializzati, potenziamento scambi e commercio. In particolare l'isola di Lipari presenta architetture che risentono del mondo miceneo, anche se i micenei non hanno fondato colonie proprie, ma si parla di una frequentazione con sosta nei siti frontieri e una presenza di piccoli gruppi a scopo commerciale con presenza stanziale di artigiani nelle comunità indigene. ETA’ DEL FERRO Il passaggio avviene al principio del IX sec. → immediatamente precedente alla colonizzazione (750-730) Si definiscono i caratteri propri di una serie di gruppi locali con determinate distinzioni: RITI FUNERARI PRATICATI  Tombe a fossa : due sottogruppi: - Tirrenico (defunti deposti supini) - Puglia, Basilicata orientale, estremità settentrionale Calabria (defunto di fianco e rannicchiato)  Pratica incineratoria: rituale etrusco (Capua, Pontecagnano, Vallo di Diano)  Pratica “Sicula”: deposizioni familiari, inumazione in tombe collettive a grotti cella artificiale (sul Tirreno e sullo Ionio) POPOLAZIONI Sicilia: Sicilia orientale → siculi, influenzata dall’area calabrese e dalle isole eolie (indoeuropei) Sicilia centro-orientale → sicani (lingua simile al latino, non indoeuropei) Sicilia nord-occidentale → elimi, influenza punica I Punici ed i Fenici erano una minaccia continua per i Greci, fondarono colonie su isole per il commercio. Campania: occupata da ausoni e villanoviani. Comunicavano con gli etruschi della Toscana ed erano un freno per la colonizzazione; riescono ad arginare l’espansione. Basilicata: si riscontra una omogeneità culturale, occupata da enotri (anche in Calabria centro-settentrionale) e Coni (di stirpe enotria). “Oinotria”e “Italìa” coincidono, sono la medesima area geografica, così come conferma Erodoto; tre generazioni prima della guerra di Troia prende il potere il re Italos che avrebbe dato il nome. Puglia: “Iapigia”, occupata da iapigi , che provengono dall’altra sponda dell’Adriatico. È suddivisa in daunia, peucezia e messapia. Calabria: omogeneità culturale, scarse fonti per l’età del Ferro. I siti principali mostrano differenziazioni sociali all’interno delle comunità ed il precoce utilizzo del ferro per armi e ornamenti.

RIPRESA DEI RAPPORTI XI-VIII sec. Principale indicatore della ripresa dei rapporti è la ceramica, non esiste ancora una classe di commercianti che ne tragga sostentamento, ma sono gli aristocratici ad avere la possibilità di allestire navi per esportazione dei metalli e dei beni di lusso. Gli Euboici cominciano a frequentare di nuovo le coste, come i micenei, gli empori della Siria (alfabeto fenicio)e l’Oriente. Corinto fu molto importante per il commercio nella prima metà dell'VIII sec.: aveva una posizione geografica favorevole perché controllava i collegamenti tra Peloponneso e Grecia continentale; inventarono il “diarcos”, una passerella di legno che permetteva di far passare le navi trascinate da funi da una parte all'altra. Nella seconda metà dell'VIII sec. Corinto era diventata egemone, mentre l'Eubea era dilaniata da una guerra interna tra le sue due maggiori città, Calcide ed Eretria che venne sconfitta e rifondata più a sud, probabilmente Lefkandì è la prima Eretria. Le due città collaborarono però alla colonizzazione in occidente, ma alla metà del VI sec. Atene prese il posto di Corinto divenendo egemone. ETà GEOMETRICA COLONIZZAZIONE Il processo avviene dalla metà dell’VIII sec. alla metà del VI sec., per motivi di carattere politico, economico e sociale da parte di gruppi Greci, che non trovano più opportunità in patria, come incremento demografico, catastrofi naturali, contrasti per la conquista del potere tra le famiglie emergenti. Sicilia Sulle vicende della più antica colonizzazione greca siamo poco o male informati dalle fonti letterarie e da scarni dati archeologici. Il dato più prezioso è “l’Archaiologhìa”di Tucidide, una sorta di introduzione alla spedizione ateniese di Sicilia del 415 a.C., nella quale sintetizza le più antiche vicende dell’isola. Costituisce anche la principale impalcatura cronologica della colonizzazione greca, limitatamente però solo alla Sicilia. Egli premette al racconto della spedizione ateniese in Sicilia durante la guerra del Peloponneso, un esame del popolamento indigeno della distribuzione delle colonie greche in Sicilia. Nel giro di tre anni gli ateniesi furono sconfitti. I siculi si trovavano nell’Italia centromeridionale, poi vengono cacciati da popolazioni indigene della Calabria giungendo in Sicilia 300 anni prima dei greci. Per Tucidide Italos era il re dei Siculi, non degli enotri. La presenza fenicia era tutta intorno alla Sicilia e su promontori o isolette; poi arrivarono i greci che li fecero andar via facendoli restare solo su siti costieri. Arrivarono i calcidesi che fondarono Nasso (presa di possesso attraverso la fondazione di un’altare di Apollo Archegetes, Delio e non Delfico → Nasso prende il nome dall'isola greca che controlla il santuario di Apollo a Delos ,centro religioso delle popolazioni eoliche) che aveva una posizione strategica per il controllo delle rotte che portavano le navi sullo stretto di Messina ed un territorio agricolo fertile. Per le fondazioni in Italia meridionale non si dispone di una sequenza completa ed attendibile, ma di notizie isolate che però grazie ai dati archeologici si possono ricostruire in maniera abbastanza fedele. Meno informati siamo sulle modalità di spedizione, ma le numerose raffigurazioni di imbarcazioni su affreschi o ceramica costituiscono le principali fonti in relazione alla forma e alle strutture delle navi antiche: piccole e alimentate da vele. Il fenomeno si innesta in quella fitta rete di relazioni commerciali che i navigatori euboici e corinzi avevano intessuto con le aristocrazie indigene. Con la ripresa dei contatti nella prima metà del VIII sec. si perfeziona il modello di centro emporico di origine levantina, consistente in un grande nucleo portuale al quale potevano fare riferimento gruppi di navigatori di varia estrazione etnica e culturale. COLONIZZAZIONE EUBOICA Il più antico movimento migratorio con finalità stanziali diretto in Occidente; la prima destinazione fu l’arcipelago flegreo e la terraferma antistante, aree per le quali è attestato un fitto popolamento di indigeni portatori della cultura delle tombe a fossa (“Opici” o “Ausoni” dalle fonti)

Pithecusa Sebbene la tradizione assegni unanimemente a Cuma il titolo di più antica apoikìa (colonia) in Occidente, si tende a ritenere che lo stanziamento cumano sia stato preceduto dall’insediamento di Pithecusa sul Monte Vico, all’estremità nord-occidente dell’isola di Ischia. Strabone (V, C243,C247): parla di Cuma come la più antica colonia fondata da Calcidesi ed Eolici. Di Pithecusa non dice il fondatore, ma si capisce che si tratta di un insediamento in cui vivono eretriesi e calcidesi con una grande fioritura economica per lo sfruttamento artigianale e del terreno ( 750-700, poi scarsa popolazione a conferma di tale teoria). Poi i due popoli entrarono in contrasto e abbandonano l’isola anche a seguito di fenomeni naturali. Livio: narrando gli antefatti della guerra tra Roma e Paleapoli (fondazione cumana che precede neapolis), sostiene che i calcidesi fondarono Cuma dopo essere sbarcati ad Aenaria (Ischia), senza eretriesi. Gli scavi eseguiti recentemente nell’estesa necropoli di San Montano hanno riportato alla luce uno spaccato della società della seconda metà dell’VIII sec.: un corpo sociale nel quale gli individui euboici sono la maggioranza, ma del quale fanno parte a pieno titolo anche levantini, aramaici e fenici ed un nucleo locale. L’insediamento, presto abbandonato, si era sviluppato sul Monte Vico, la probabile acropoli che non può essere scavata, solo allo scarico Gosetti ad est, sono stati effettuati piccoli saggi da cui si sono recuperati materiali dell’abitato e scorie di lavorazione del ferro. Sulla Collina di Mezzavia, si sono scoperti resti architettonici di un laboratorio metallurgico, che lavorava il ferro e

forse anche metalli preziosi, che secondo l’analisi metallografica proveniva dall’isola d’Elba. Sebbene Strabone ricordi la fertilità della terra isolana, non presenta i caratteri propri dello stanziamento agricolo volto alla cerealicoltura, ma si una comunità aperta e costituita in prevalenza da mercanti e artigiani con colture di vite e olivo. Presenta i caratteri corografici che Tucidide riconosce propri degli empòria controllati dagli indigeni con solo un centro abitato, senza un territorio di appartenenza del quale non disponeva. La mancata tradizione sulla fondazione potrebbe essere spiegata col precoce esaurimento di Pithecusa (VII sec.) che non avrebbe potuto elaborare l’identità di un polis. Tutto ciò fa pensare che non si tratti di una colonia, ma recenti scavi hanno riportato alla luce insediamenti sicuramente greci, perciò si potrebbe parlare di proto colonia, non avendo potuto definire la propria autonomia e ciò spiegherebbe la discordanza tra Strabone e Livio. Strabone attinge ad Eforo(nato a Cuma) che elogia la propria città natìa. La stratigrafia orizzontale della valle di San Montano ha riportato alla luce riti funerari diversi:  Cremazione secondaria: per adulti con cumuli di pietre per la stessa famiglia  Inumazioni eccezionali: per un rango sociale inferiore, privi di corredo  I bambini eccezionalmente vengono cremati  Per i feti e i neonati si usano anfore grandi Le tombe più antiche si trovano nella parte più lontana dall'Acropoli, gli scavi non sono terminati, solo al 10% e non si può parlare di una società non composta da aristocratici. Accanto ai materiali greci sono rinvenuti materiali orientali, probabilmente provenienti da mercanti fenici del territorio, nelle tombe:  Sigilli a scarabeo egiziano,vasellame semitico, iscrizioni di alfabeto probabilmente fenicio Ceramiche di importazione corinzia(per la pratica del simposio):  Coppa di Nestore (720 a.C): alto livello culturale con iscrizione molto elegante in esametri che

evocando la piacevolezza della coppa del mitico re Nestore, dall’Iliade “invita il commensale a bere e a lasciarsi prendere da Afrodite”. Su questo testo, soprattutto sull’interpretazione del primo verso, esistono moltissime teorie e varie interpretazioni dovute a due metodi di approccio differenti: il primo si basa sul tentativo di interpretare la lacuna presente nel primo verso e da qui stabilire un interpretazione di tutto il resto, mentre il secondo è esattamente l’opposto, cioè interpretare il tutto per cercare di risalire alla lacuna. Prima attestazione di pratica ancalole. Questo aryballos fa parte di un ricco corredo di una tomba a cremazione, della necropoli della Valle San Montano, appartenente ad un individuo molto giovane di sesso maschile (visto che nel corredo è stata trovata anche una fibula serpeggiante in argento, che solitamente connota proprio il mondo maschile).  Skyphoi corinzi del tipo Aetos 666 Ceramiche locali (seconda metà VIII sec. ): sia nella decorazione lineare che nei motivi figurati si ispira alla produzione euboica tardo geometrica dalla quale riprende i temi orientali: albero della vita, coppia di cavalli legati alla mangiatoia. Sono riconoscibili dal tipo di argilla di stampo corinzio e nei corredi affiancano le importazioni di vasellame greco e gli amuleti egiziani e orientali. Vasellame euboico: di grandi dimensioni, di importazione o locali. Ceramica argiva greco-orientale Assenza totale dell’Attica, tranne per anfore commerciali; circolazione solo orientale fino al VI sec.  Cratere con scena di naufragio (750-700): prima espressione dell’arte greca in Italia meridionale, che ha avuto un ruolo di grande impatto nella trasmissione dei modelli greci ed orientali. Sotto la nave capovolta, nelle acque del mare ondeggiano i cadaveri dei naufraghi circondati e divorati da enormi pesci. Tema e stile tipicamente greco. Alla vitalità e vivacità delle raffigurazioni della madrepatria, si contrappone una visione di morte, silenziosa e dolente, il cui sviluppo per linee orizzontali sottolinea la tragicità dell’evento. Più che collegata ai temi omerici, tale scena sembra il frutto di un’esperienza diretta del nuovo mondo coloniale,di un’amara consapevolezza della sorte che spesso tocca a chi, spinto dalla necessità o dal desiderio di guadagno, si avventurava su fragili navi verso le lontane terre d’Occidente.  Cratere rinvenuto a Cerveteri attribuito da alcuni a fabbrica siceliota e da altri a fabbrica cumana e cioè allo stesso ambito culturale che lega Pithecusa a Cuma e che aveva stretti e documentati contatti con l’Etruria. Nel cratere di Aristonothos ( 650) appare per la prima volta in Occidente un tema epico: uccisione del ciclope Polifemo da parte di Ulisse e dei suoi compagni. La trattazione è modesta e la silhouette delle figure, come la disposizione incrociata delle gambe e delle braccia, risente ancora della tradizione geometrica. Più vivace, mossa e ricca di motivi curvilinei è la scena della battaglia navale, indubbiamente opera dello stesso pittore che appare più libero e meno convenzionale nella trattazione di un tema indubbiamente più consono alla realtà dei tempi. Le firme erano probabilmente degli elementi di novità ed attrazione, dei marchi di fabbrica che sottolineavano il pregio e la rarità del vaso figurato. Cuma Le indagini mostrano l’antichità della fondazione (metà VIII sec.), che sorge sullo stesso sito del centro protostorico (IX sec) sulla collina del monte Grillo prospiciente la costa, che diverrà poi l’acropoli della polis greca e che già nell’ VIII sec.

era entrato in contatto con gli euboici. Prima della colonizzazione il rapporto con gli indigeni era aggressivo; i clacidesi avevano una politica di espansione territoriale ed una strategia di commercio: il controllo di Pithecusa e la fondazione di Pozzuoli e Misello con insediamenti portuali del Golfo di Napoli che ha un’importanza strategica perché è un

punto di approdo obbligato. A nord non si spingono a causa degli etruschi di Capua. Eusebio di Cesarea: fonte certa, ma non può essere riferita alla Cuma italica → si parla di culto oracolare di Apollo, tipico dell'Asia Minore → Cuma Eolica Strabone (V, C243): il contingente proveniva dall’Eubea e aveva due ecisti, Megastene di Calcide e Ippocle di Cuma, che si erano accordati sul fatto che la fondazione sarebbe stata considerata colonia di Calcide, ma si sarebbe chiamata Cuma. La mancata presenza di un contingente eretriese (a contrario di Pitechusa) è uno dei pochi elementi che potrebbero confermare un’anteriorità di Pitechusa rispetto a Cuma. Fin da subito viene occupato uno spazio destinato alla città ( VI sec.) cinto da mura, completamente privo di sepolture che vengono collocate esterne al paesaggio urbano. Dallo scavo del riempimento delle mura sono emersi frammenti di vasellame greco del tardo geometrico (750-730) (stessa datazione di Pithecusa):  Skyphoi di tipo aetos 666: frequenti nelle prime tombe greche per il rinvenimento di ossa  Frammenti di vasi Dall’acropoli:  Frammenti greci  Materiali nelle tombe scavate nel XIX sec. Con l’arrivo del contingente viene conquistato il villaggio forse con scontri armati che portarono alla distruzione del villaggio degli ausoni, alla sottomissione degli abitanti e alla sua sostituzione con la polis greca. Fiorisce il culto circolare di Apollo. Stretto di Messina: la seconda area verso la quale gi euboici riversano la loro attenzione, un altro passaggio obbligato per chi venendo per mare dalla Grecia, voglia dirigersi per le coste del Tirreno. Non vi erano indigeni o colonie di intralcio al disegno egemonico calcidese dell’area. Vi è una documentazione scarsa sulle due polis principali: Zancle e Rhegion, le prime occupazioni si hanno nel 730-720. Zancle Vaga tradizione letteraria. Non rientra nel sistema cronologico di Tucidide (VI, 3-5), ma in una tradizione dai contorni più sfumati, legata a Cuma. Tucidide racconta che fu inizialmente fondata da pirati di Cuma e in seguito arrivarono altri coloni da Calcide e dal resto dell’Eubea che divisero con loro la terra, guidati da due ecisti: Periere di Cuma e Cratemene di Calcide. I cumani poco dopo la loro fondazione si preoccuparono subito di presidiare lo stretto. Secondo Eusebio di Cesarea, sarebbe stata fondata nel 4° anno della IV Olimpiade. Storico siracusano Filisto: fa iniziare il suo racconto in quello stesso anno, forse partendo proprio dalla più antica fondazione di Sicilia. Il presidio avvenne dapprima grazie allo stanziamento di pirati (non avevano accezione negativa, solo per commercio), nell’area a forma di falce del porto, da cui (come conferma Tucidide) prende il nome la città (danclon). I materiali più antichi ( 730-720): frammenti di vasi potori euboici e cicladici,thapsos, precoci importazioni da Etruria e Fenicie Rhegion presenta una certa posteriorità rispetto a Zancle. Antioco (V sec.): fu Zancle a sollecitare la fondazione di Rhegion ai Calcidesi e imporre loro come ecista Antimnesto Strabone (VI, C257): preso da Antioco; ruolo importante svolto dall’oracolo di Delfi che avrebbe prescritto ad un gruppo di Calcidesi, offerti come decima ad Apollo in tempo di carestia, di recarsi in Italia e fondare la città. Vi fecero parte alcuni Messeni cacciati dalla patria durante la guerra tra Messene e Sparta ( fine 715 , confermata da alcuni dati archeologici) Il controllo calcidese sullo stretto si è materializzato anche grazie l’espansionismo Zancleo lungo la costa settentriona...


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