Riassunto del libro teoria del medium di J. Meyrowitz PDF

Title Riassunto del libro teoria del medium di J. Meyrowitz
Course SOCIOLOGIA DEI MEDIA
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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riassunto del libro " teoria del medium", teoria elaborata da Joshua Meyrowitz che ci consente di spiegare il funzionamento dei media....


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CONTESTO E INFLUENZE PER COMPRENDERE MEGLIO LA TEORIA DEL MEDIUM Joshua Meyrowitz è un sociologo statunitense (1949), oggi è professore emerito di scienze della comunicazione presso l'università del new Hampshire a Durham, in Inghilterra, dove ha insegnato a partire degli anni '80 pubblicando numerosi saggi relativi agli effetti sociali prodotti dai media. Ma sicuramente il suo saggio più conosciuto è “NO SENSE OF PLACE”(1993) tradotto in italiano:

OLTRE IL SENSO DEL LUOGO (1), in cui l’autore inizia a pensare alla formulazione della teoria del medium. Questo saggio ha avuto tanto successo perché riconosce alcuni dei più importanti mutamenti indotti dai media elettronici:  superamento dei confini tra spazio pubblico e privato  riconfigurazione delle relazioni tra gli individui e del loro rapporto con la spazio e il tempo  ridefinizione dei ruoli sociali ricoperti dagli individui  ridefinizione della loro percezione dello spazio fisico: tutti mutamenti esasperati in seguito dai media digitali [analizza la televisione e i suoi effetti prodotti, le sue conseguenze che essa ha sulle identità e sui ruoli sociali]. Fin dall’introduzione del libro l’autore dichiara il suo debito verso due grandi studiosi che lavorano in un campo molto differente dal suo: Goffman e Mcluhan. o Come Mcluhan, suo maestro, egli dà più importanza al medium rispetto che al messaggio. I media, secondo l’autore, non sono dei canali neutri ma sono canali che interagiscono con i contenuti che veicolano e determinano un mutamento di proporzioni nel rapporto tra mondo e uomo, il quale, considerandoli come un’estensione del proprio corpo, permette ad essi di trasformare l’organizzazione spaziale e temporale della sua vita sociale. Egli afferma, dunque, che i media siano simili agli ambienti in cui compiamo le nostre esperienze, criticando però Mcluhan di non aver considerato le interazioni quotidiane o Come Goffman, Meyrowitz condivide l’interesse per le dinamiche sociali quotidiane. Se Goffman utilizza la metafora teatrale per descrivere la vita sociale, secondo cui ogni individuo ha scenari differenti, esibisce “maschere”/comportamenti differenti, Meyrowitz, invece, afferma come la natura dell’interazione non è determinata da scenari o ambienti in quanto tali ma dai modelli di flusso informativo. I media elettronici impattano sulle relazioni, sulla vita sociale, la separazione tra vita pubblica e privata, creando, dunque, un continuum, che trova (ai giorni nostri) in Internet la sua espressione più evidente attraverso la vetrinizzazione sociale.

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LO SPAZIO INTERMEDIO Ai due spazi individuati da Goffman: primo piano o scena e retroscena, con l'arrivo dei media Meyrowitz aggiunge lo spazio intermedio in cui pubblico e privato si fondono. Acquista di notevole rilevanza con l'arrivo della situazione e poi con i media digitali. Con la tv assistiamo ad una serie di scene che stanno a metà tra pubblico e privato. I media elettronici hanno indebolito il peso della localizzazione fisica = i media elettronici hanno alterato gli aspetti di identità di gruppo, socializzazione e gerarchia che un tempo dipendevano da luoghi fisici particolari e da particolari esperienze che in quei luoghi era possibile fare Cadono i muri che delimitavano non solo spazi fisici, all'interno dell'ambiente domestico, ma sancivano anche diversi ruoli all'interno della famiglia e diversi gradi di accesso a determinate informazioni = donne quando assistono alle scene della televisione che si esprimono pubblicamente vengono a conoscenza di informazioni a loro recluse, si emancipano, hanno accesso a cose nuove. Spazio democratico, televisione disponibile a tutti, maggiore fruizione di informazione all'interno della società. (Es. spot Duracell) SIMULTANEITA' Con i media elettronici si assiste a uno sganciamento di spazio e tempo (per cui) l'esperienza della contemporaneità si è separata dalla condizione spaziale di un ambiente comune (Thompson 1998) Quando le persone vivono uno stesso evento o situazione allo stesso tempo, per esempio la visione di un programma tv come quello di san remo.

SHAUN MOORES CRITICA MEYROWITZ e il suo saggio “NO SENSE OF PLACE”(2) Moores nel volume “Media, luoghi e mobilità” critica l'assunto secondo cui "l'evoluzione dei media e dei trasporti avrebbe indebolito il senso dei luoghi e gli spazi delle comunicazioni di massa siano senza luogo", questo secondo l’autore è in nome del Media-centrismo= assegnare troppa importanza ai media nella costruzione dei luoghi fisici. Ma in realtà continua ad essere fondamentale il luogo fisico per le esperienze degli individui. L'uso di determinati media e servizi di trasporto fa acquisire ancora più importanza ai luoghi fisici. Geografia fenomenologica =riflette come spazio fisico si trasformi in luogo, lo spazio fisico viene trasformato da esperienze e affetti che viviamo ogni giorno.

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THE RISE OF GLOCALITY(3): new sense of place and identity in the global village (2005) Saggio di Meyrowitz, che sembra rivedere la sua posizione sulla localizzazione fisica, ammettendo che l’importanza del luogo persista anche in presenza di grandi cambiamenti tecnologici, riconoscendo che la comunicazione tramite i media elettronici può perfino rinforzare alcuni aspetti della relazione con l’ambiente fisico. Con la crescita della glocalizzazione percepiamo sempre il mondo a partire dal nostro spazio locale, tuttavia le persone e le cose che percepiamo non sono esclusivamente locali: una molteplicità di media estende il nostro campo percettivo. Secondo l’autore, infatti, i diversi media ci forniscono prospettive esterne con cui giudicare il locale. Possiamo infatti essere immaginativamente all’esterno di un luogo anche se siamo fisicamente dentro ad esso. In questa realtà ipermediale e iperconnessa il sé, si costruisce al di là dei limiti e dei confini del nostro corpo, riflettendo anche sul punto di vista altrui. Ho, quindi, la possibilità di confrontarmi con altre realtà. Questo fenomeno secondo Horton Cooley è chiamato “sé allo specchio”, dato che noi giudichiamo noi stessi e le nostre azioni da un punto di vista esterno. La nozione del sé allo specchio è legata ai media e ai luoghi in due modi secondo Meyrowitz: 1. Da una parte i media allargano il campo della nostra esperienza, tanto che il sé allo specchio, cui noi attribuiamo molta importanza per la definizione di noi, non si identifica più solo con le persone locali, ma con altre persone che vivono in luoghi molto lontani 2. Il secondo punto rilevante da tenere conto è che i media consentono di avere prospettive esterne, rispetto alla nostra localizzazione, che ci permettono di espandere la nostra percezione di quello che Meyrowitz definisce “altrove generalizzato” che funge da specchio in cui guardare e attraverso cui giudicare le nostre località. Di conseguenza siamo portati al relativismo, poiché noi non identifichiamo più la nostra località con la “comunità” ma come una delle tante comunità in cui poter vivere. È chiara, dunque, la visione di Meyrowitz, inquadrabile nella media ecology, che identifica nell’evoluzione della mobilità, nel viaggio e nelle comunicazioni i generatori di una sorta di matrice globale interconnessa che si sovrappone alla nostra esperienza, facendo sì che oggi noi possiamo vivere “glocalmente”. Con i media global positioning systems, la nostra mente è popolata da migliaia di immagini, veicolate dai media, che collaborano alla costruzione dell’altrove generalizzato che contribuiscono a ridefinire anche i problemi del locale (ad esempio i temi sociali) attribuendogli una connotazione generale e astratta. Questo non significa però che il luogo non rivesta più alcun valore, ma al contrario, i media elettronici ci consentono, ovunque noi siamo, di mantenerci in contatto con la nostra rete di

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contatti. Siamo quindi la prima epoca storica libera dai confini delle esperienze legate ai luoghi, infatti, ognuno di noi è libero di stabilire quale intensità e importanza dare al legame con lo spazio locale e di conseguenza ognuno di noi è libero di creare la propria personale combinazione di identità che avrà, dunque, una caratteristica globale e locale.

ELLIOTT E URRY (VITE MOBILI, 2010) (4) Anche Elliott e Urry nel loro saggio Vite Mobili dimostrano come il contesto sociale e la localizzazione fisica perdano progressivamente di forza: la connettività mobile riconfigura l’identità rendendola più libera, diversa e in movimento. Con i grandi mutamenti sociali quali globalizzazione, tecnologie mobili, iperconsumismo, cambiamenti climatici gli spostamenti, i viaggi e la comunicazione sono stati influenzati alla ricerca di una mobilità sempre più accelerata, la quale, a sua volta, influenza le attività quotidiane, le relazioni interpersonali e il modo di porsi in relazione con il resto del mondo. La vita mobile richiede agli individui di gestire il loro essere altrove, rispetto agli altri soggetti, attraverso forme “fluide”, quindi, tramite configurazioni elettroniche e virtuali che incidono, mutandoli, sui legami emotivi che gli individui costruiscono con sé stessi, con gli altri e con il mondo in generale. Gli ambienti in cui ci muoviamo e usiamo i media digitali, sono spazi che vengono: semantizzati =acquistano un senso grazie alle pratiche messe in atto dagli individui che svolgono negli spazi. Grazie alle mobilità miniaturizzata c’è la possibilità di rimanere in contatto con i nostri cari anche se si viaggia o ci si sposta, ma secondo un approccio ecologico, il capitale di rete non è equamente distribuito tra la popolazione, questo vuol dire che non tutti possono accedere alla mobilità miniaturizzata, contribuendo così alla disuguaglianza sociale. Secondo l’autore del libro teoria del medium è possibile quindi far rientrare nella medium theory di Meyrowitz anche la teoria delle vite mobili di Elliott e Urry, in quanto la nozione di tale teoria si costruisce proprio sulla concezione del medium come ambiente= medium non è solo un canale di trasmissione ma una sorta di luogo in cui si produce esperienza.

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TEORIA DEL MEDIUM E IL CONTRIBUTO DI INNIS E MCLUHAN (5) La teoria del medium è, secondo Meyrowitz, l’evoluzione degli studi dei teorici dei media della “prima generazione” (i precursori della scuola di Toronto) e in particolare di due maggiori esponenti, ovvero Harold Innis e Marshall McLuhan. Innis era un Economista canadese, a cui “si deve riconoscere il merito di aver per primo avviato nel contesto accademico canadese la tradizione intellettuale che oggi prende il nome di Media Ecology” (Granata, 2015); Viene ricordato per la sua tesi di dottorato sulla ferrovia canadese, dalla quale si evince il suo approccio orientato alla comprensione della storia economica canadese. I suoi saggi più rilevanti sono: Impero e Comunicazioni (1950) e le Tendenze della Comunicazione (1952)  In Impero e Comunicazioni, Innis, dimostra che l’affermazione di nuovi media non dipende unicamente dalla forza della tecnologia, ma si intreccia con la competizione per il potere fra l’élite. Egli, infatti, afferma che le tecnologie della comunicazione segnano lo sviluppo di “imperi” che si caratterizzano per il tipo di medium che si afferma e dalle caratteristiche di esso che permettono una diversa potenzialità di controllo. Questo significa che ogni tecnologia è sfruttata da un gruppo sociale che la usa a proprio vantaggio ricavandone potere economico, politico e culturale.  In le Tendenze della comunicazione, Innis afferma che ogni forma di comunicazione si caratterizza per un “BIAS” o tendenza. I bias si traducono in monopolio nel momento in cui “alcuni gruppi entrano in controllo della forma di comunicazione e identificano con essa i propri interessi, religiosi e politici” (Carey,1992). Mcluhan, a differenza del maestro Innis, nella sua analisi non si occupa di trovare un collegamento fra la logica del potere e le forme tecnologiche, ma si è impegnato nel definire il rapporto fra forme tecnologiche e cultura. Nel volume La Galassia Gutenberg (1962) egli mette in relazione il succedersi di diverse fasi storiche con il rapporto che i gruppi sociali appartenenti alle varie epoche hanno istaurato con le forme tecnologiche della comunicazione, individuando, così, 3 fasi: 1. La fase Tribale: durante la quale le società arcaiche basate sull’oralità sono dominate da forme di comunicazione orale e gestuale, lasciando quindi spazio alla sensibilità, alla magia e alle emozioni. Il pensiero durante questa fase è ancora al concreto e l’uomo è integrato nella natura e nel gruppo sociale. Mondo dell’orecchio caldo ed iperestetico 2. La fase Alfabetica: segnata dalla nascita della scrittura, che avvia un processo di detribalizzazione della società. Tale processo termina con l’avvento della stampa nel Quattrocento. Mondo dell’orecchio relativamente freddo e neutro dato che si crea una nuova supremazia: la vista. 3. La fase dei media elettronici: inizia con l’invenzione del telegrafo, poi della radio, quindi del cinematografo e infine della televisione che sancisce la fine della galassia di Gutenberg e decreta la nascita della costellazione Marconi.

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Nel volume successivo, Gli strumenti della comunicazione (2002), McLuhan cerca di dimostrare come i nuovi media elettronici possano portare sono infatti delle estensioni corporee che agiscono fra l’ambiente e l’individuo, senza che quest’ultimo se ne accorga. In questo senso McLuhan, attraverso un incredibile gioco di parole, ha definito questo fenomeno con una metafora fra Narciso e la Narcosi e spiega così che come Narciso si è innamorato (secondo la sua interpretazione) non di sé stesso ma dello specchio, allo stesso modo l’amore per i gadget elettronici acceca l’individuo impedendogli di prendere coscienza del condizionamento che essi esercitano nei suoi confronti. Di fatto, i media intorpidiscono la nostra sensibilità e i nostri sensi (radio intorpidisce la vista, la fotografia intorpidisce l’udito ecc.). Per questo motivo egli arriva alla conclusione che è il medium ad agire sul sistema psico-percettivo dell’uomo, in maniera indipendente dal contenuto del messaggio che esso veicola, da qui il concetto di

“IL MEDIUM È IL MESSAGGIO”. È possibile quindi affermare che in Mcluhan è presente un approccio di tipo ambientale (Granata,2013) per cui i media non sono semplicemente degli strumenti che mettono in contatto le persone con il mondo, ma si pongono essi stessi come un mondo in cui entrare: presentandosi come veri e propri ambienti sociali e culturali (Codeluppi,2011)

MORPHING MCLUHAN (6) Circa l’attualità di McLuhan, Meyrowitz, sviluppa una riflessione, nel suo discorso di apertura del secondo convegno della Media Ecology Association, intitolata Morphing McLuhan: Medium Theory for a New Millennium (2001), in cui invita i teorici della media ecology ad allargare le loro prospettive teoriche andando quindi oltre a McLuhan. Il discorso di Meyrowitz si articola in tre parti coincidenti con tre diversi atteggiamenti rispetto al pensiero di McLuhan:  Tentazioni di fermarsi al pensiero di Mcluhan e di considerarlo con un carattere profetico  Difficoltà di costruire un pensiero a partire dalla sua opera  Le possibilità di andare oltre alla sua opera

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LA TEORIA DEL MEDIUM E L’ECOLOGIA DEI MEDIA (7) Meyrowitz sostiene che siano tre le metafore che hanno guidato gli studi sui media, ognuna delle quali si concentra su diverse dimensioni della comunicazione per cui il medium viene concepito come: 1. Il medium come canale: esprime l’attenzione degli studiosi verso il contenuto 2. Il medium come linguaggio: quindi al potenziale espressivo che l’autore definisce “ scelte grammaticali”, che incidono meno del messaggio ma hanno comunque una grande importanza durante la trasmissione di quest’ultimo. 3. Il medium come ambiente: quindi al medium come messaggio, la metafora ideale della media ecology E’ su quest’ultima che Meyrowitz riflette per ideare la sua teoria del medium. “La media ecology, infatti, è lo studio del media come ambienti e il suo fine principale è analizzare l’interazione fra le persone e le tecnologie della comunicazione. Più in particolare riflettono sull’influenza che quest’ultimi hanno sulla percezione dell’individuo. Il termine ecologia implica, dunque, lo studio degli ambienti nelle loro caratteristiche, strutture e del loro impatto sulle persone. Un’ambiente è infatti, un sistema complesso capace di esercitare una grande influenza sul modo di pensare, sentirsi e di comportarsi degli esseri umani” (Neil Postman, 1970). Secondo Meyrowitz il medium non è un semplice canale ma un ambiente CULTURALE, TECNOLOGICO e COMUNICATIVO un contesto che dà vita all’esperienza umana. In base a questo approccio tutti i media sono legati sistemicamente e non casualmente (se uno muta cambia anche tutto l’ecosistema mediale) .

LA MEDIUM THEORY di MEYROWITZ 7

Introduzione alla teoria(1) Meyrowitz sottolinea, nel suo libro, il forte legame fra l’ecologia dei media e la concezione da parte di Mcluhan secondo cui i media sono degli ambienti. La teoria del Medium è un tipo speciale di ricerca sui media che si concentra su questo genere di caratteristiche dei media e su come ognuno di essi si distingua fisicamente, socialmente e psicologicamente da ogni altro. La ricerca confronta e contrappone ogni medium con l’interazione faccia a faccia , non mediata. L’espressione “teoria del medium” fu coniata negli anni ’80 proprio da Meyrowitz per indicare e raccogliere sotto un unico nome le ricerche prodotte in campo: economico-politico, letteratura, antropologia, storia, religioni, i classici e la comunicazione. Il nome della teoria adotta il singolare “ medium” per richiamare all’attenzione sul suo particolare focus sulle caratteristiche specifiche di ogni medium, ma anche per distinguersi dall’altra teoria “dei media”. Di seguito le caratteristiche dei vari media, indagate dalle varie ricerche:  Il tipo di stimoli sensoriali che il medium è o non è in grado di trasmettere (se il medium è mono o multi-sensoriale)  La forma o le forme dell’informazione trasmessa dal medium i ogni dominio sensoriale  Il grado di vero somiglianza della forma del medium rispetto alla realtà  se il medium garantisca una comunicazione monodirezionale, bidirezionale o multidirezionale  se gli scambi che avvengono tramite il medium siano sequenziali o simultanei (telefono simultanei, radio sequenziali)  il grado e il tipo di controllo che gli utenti hanno sulla ricezione e sulla trasmissione  i requisiti fisici dell’uso del medium e quali attività è possibile svolgere con facilità contemporaneamente  il grado e il tipo di intervento o manipolazione possibili o necessari nella creazione del messaggio  la portata e la fruibilità del medium (persone che usano lo stesso medium allo stesso momento e in luoghi differenti)  la durata di trasporto e la portabilità del messaggio da parte del medium  la difficoltà o facilità nell’apprendere la decodificazione o la codificazione dei messaggi veicolati dal medium  tutti i modi in cui i media interagiscono fisicamente l’uno con l’altro Ripetendo, gli studiosi del medium considerano esso un ambiente, il quale tenderà a favorire certi tipi di interazione e ad ostacolarne altri. LA STORIA DELLA TEORIA DEL MEDIUM (2)

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La teoria del medium ha radici antiche. Si pensa infatti che la prima esplicita teoria del medium sia stata sviluppata da Socrate, che da maestro del discorso orale, considerava l’avvento della scrittura con occhio critico. Secondo Socrate, infatti, con la diffusione della scrittura le persone avrebbero incominciato a dimenticare, dato che gli individui non avrebbero più fatto riferimento alla loro memoria. Inoltre, la scrittura riduceva il dialogo e i pensieri. Fino a metà del XV secolo, la teoria del medium apparve frammentata e dispersa, ma solo con la nascita della sociologia nel (XIX) si ritornò a parlare si teoria del medium, affermando che l’industrializzazione non consisteva solo nel prodotto (contenuto) ma anche nei cambiamenti dei mezzi di produzione (medium). Nonostante questo, i fondatori della sociologia erano “ ciechi” di fronte al ruolo fondamentale del medium e per questo dovremo aspettare fino al XX secolo, con Patr...


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