Riassunto del libro \"Economia del lavoro\" di George J. Borjas PDF

Title Riassunto del libro \"Economia del lavoro\" di George J. Borjas
Author Flavia Liotti
Course Teoria dell'Organizzazione
Institution Università degli Studi di Salerno
Pages 45
File Size 1 MB
File Type PDF
Total Downloads 76
Total Views 130

Summary

Download Riassunto del libro "Economia del lavoro" di George J. Borjas PDF


Description

Riassunti di Economia del Lavoro George J. Borjas

22/01/2013 1

OFFERTA DI LAVORO L’offerta di lavoro dell’economia nel suo complesso è data dalla somma delle scelte di lavoro di ogni individuo della popolazione in ciascun istante. Nel modello di scelta “lavoro/tempo libero” le variabili chiave sono il salario e il reddito. Misurare la forza lavoro Un individuo partecipa alla forza lavoro se lui o lei è occupato o disoccupato. La dimensione della forza lavoro (FL) è data quindi, dalla somma tra disoccupati, U e occupati, E. FL = E + U Il tasso di partecipazione alla forza lavoro o tasso di attività è la percentuale della popolazione, di 15 anni o più) che fa parte della forza lavoro ed è definita dal rapporto tra la forza lavoro (FL) e la popolazione (P). Il tasso di occupazione è, invece, la percentuale della popolazione di età uguale o maggiore di 15 anni che è occupata, ed è data dal rapporto tra gli occupati, E e la popolazione, P. Infine, il tasso di disoccupazione è la percentuale dei partecipanti alla forza lavoro che sono disoccupati o in cerca di occupazione, ed è dato dal rapporto tra il numero di disoccupati, U e il totale della forza lavoro, FL. Per essere considerato disoccupato un individuo, di età compresa tra i 15 e i 64 anni, deve aver svolto almeno un’azione di ricerca nelle 4 settimane precedenti, e deve essere disposto a lavorare entro le 2 settimane successive. Gli individui che invece hanno rinunciato o smesso di cercare lavoro non sono considerati disoccupati, ma fuori dalla forza lavoro. Il tasso di occupazione presenta l’inconveniente di raggruppare gli individui che dicono di essere disoccupati con quelli considerati fuori dalla forza lavoro. Le preferenza del lavoratore Lo schema analitico classico che gli economisti usano per analizzare il comportamento dell’offerta di lavoro si chiama modello neoclassico della scelta lavoro/tempo libero. Il modello isola i fattori che determinano se un particolare individuo lavora e, se lo fa, quante ore decide di lavorare. La funzione di utilità trasforma il consumo di beni e tempo libero di una persona in un indice U che misura il livello individuale di soddisfazione o felicità. U=f(C,L) Dove C è il consumo di beni e L il tempo libero. Combinazioni diverse di consumo e ore di tempo libero portano allo stesso livello di utilità. Il luogo di questi punti si chiama curva di indifferenza. Le curve di indifferenza hanno quattro importanti proprietà: sono inclinate verso il basso; curve di indifferenza più alte indicano livelli più alti di utilità; non si intersecano; sono convesse rispetto all’origine. L’utilità marginale del tempo libero (MUl) è definita come la variazione di utilità che deriva da un’ora in più dedicata al tempo libero, tenendo costante la quantità di beni consumati. L’utilità marginale del consumo (MUc), al contrario, è definita come la variazione di utilità di chi consuma un euro in più di beni, mantenendo costante il numero di ore dedicate al tempo libero. L’inclinazione della curva di indifferenza misura il tasso a cui un individuo è disposto a rinunciare ad un po’ di tempo libero per consumare più beni, mantenendo costante l’utilità. Il suo valore assoluto è chiamato tasso marginale di sostituzione (MRS) del consumo, ed è dato dal rapporto delle utilità marginali. MRS = - MUl/ MUc 2

L’ipotesi di convessità implica che il tasso marginale di sostituzione sia decrescente. Il vincolo di bilancio Il consumo di beni e tempo libero di una persona è vincolato sia dal suo tempo che dal suo reddito. La parte del reddito dell’individuo che non dipende dal numero di ore che lavora è chiamata reddito non da lavoro. Il vincolo di bilancio dell’individuo può essere scritto come: C=wH+V Dove w rappresenta il salario orario e h il numero di ore che l’individuo offre sul mercato del lavoro. Se il salario è costante, è facile tracciare il suo vincolo di bilancio. L’individuo ha due usi alternativi del suo tempo: lavoro o tempo libero. Il tempo totale dedicato ad ognuna di queste attività deve essere uguale al tempo totale disponibile in quel periodo, diciamo T ore alla settimana, così che T = L + h. Possiamo quindi riscrivere il vincolo di bilancio come : C = ( wT + V ) – wL Quest’ultima equazione rappresenta una retta e l’inclinazione è il negativo del salario, -w. Questa retta prende il nome di retta di bilancio. I panieri di consumo e tempo libero che si trovano sotto la retta di bilancio sono accessibili al lavoratore. La retta di bilancio, quindi, delinea la frontiera del set di opportunità del lavoratore, l’insieme di tutti i panieri di consumo che un lavoratore può permettersi di comprare. La decisione sulle ore di lavoro Facciamo l’ipotesi che l’individuo scelga la particolare combinazione di beni e tempo libero che rende massima la sua utilità. Questo significa che sceglierà il livello di beni e tempo libero che gli permette di raggiungere il livello più alto possibile di utilità date le limitazioni imposte dal vincolo di bilancio. Il consumo ottimo di beni e tempo libero è dato dal punto in cui la retta di bilancio è tangente alla curva di indifferenza. Al livello di consumo e tempo libero scelto, il tasso marginale di sostituzione, cioè il tasso al quale un individuo è disposto a rinunciare a ore di tempo libero per un po’ di consumo in più, è uguale al salario, cioè il tasso al quale il mercato consente al lavoratore di sostituire un’ora di tempo libero con il consumo. MRS = MUl / MUc = w La soluzione di tangenza indica che con l’ultimo euro speso in attività di tempo libero si compra lo stesso numero di unità di utilità dell’ultimo euro speso in beni di consumo. Un aumento del reddito non da lavoro, a parità di salario, espande il set di opportunità del lavoratore attraverso uno spostamento parallelo della retta di bilancio. L’impatto della variazione del reddito non da lavoro sulle ore di lavoro è chiamato effetto reddito. Un lavoratore che guadagna molto vuole godersi il suo ricco reddito e consumare più tempo libero. Nello stesso tempo però, il suo tempo libero è molto costoso e quindi non può permettersi di togliere tempo al lavoro. L’aumento del salario genera quindi due effetti: aumenta il reddito del lavoratore e aumenta il prezzo del tempo libero. Lo spostamento al nuovo punto di equilibrio si può scomporre in due tempi. L’effetto reddito varia il reddito del lavoratore, mantenendo costante il salario, isolando così, la variazione nel paniere di consumo indotta da un reddito maggiore generato da un aumento del salario. Il secondo spostamento è chiamato effetto sostituzione e mostra quello che accade al paniere di consumo del lavoratore se il salario aumenta mantenendo costante l’utilità. L’aumento del salario, mantenendo costante il reddito reale, aumenta le ore di lavoro. In conclusione, un aumento del salario aumenta le ore di 3

lavoro se l’effetto sostituzione domina sull’effetto reddito, e le riduce se l’effetto reddito domina sull’effetto sostituzione. Lavorare o non lavorare? Il salario di riserva è l’aumento minimo del reddito che ci rende indifferenti tra rimanere nel punto della dotazione iniziale e lavorare la prima ora. La decisione di lavorare dipende dal confronto tra il salario di mercato, che indica quanto un’impresa intende pagare un’ora di lavoro, e il salario di riserva, che indica quanto il lavoratore richiede per lavorare la prima ora. Un aumento del salario di un non-lavoratore non genera effetto reddito. L’aumento del salario rende semplicemente più costoso il tempo libero e di conseguenza è più probabile far entrare il non-lavoratore nella forza lavoro. La curva di offerta di lavoro La relazione prevista dalla teoria tra ore di lavoro e salario si chiama curva di offerta di lavoro. All’inizio l’offerta di lavoro è inclinata positivamente e le ore e i salari crescono insieme. Non appena il salario aumenta sopra una certa soglia, domina l’effetto reddito e le ore di lavoro diminuiscono al crescere del salario, creando un segmento della curva di offerta di lavoro che ha un’inclinazione negativa. La curva di offerta aggregata nel mercato del lavoro è data dalla somma delle ore che tutte le persone sono disposte a lavorare a quel dato salario ed è ottenuta sommando orizzontalmente le curve di offerta di tutti i lavoratori. Per misurare la risposta delle ore di lavoro alle variazioni del salario, definiamo l’elasticità dell’offerta di lavoro come il rapporto tra la variazione percentuale delle ore di lavoro e la variazione percentuale del salario. L’elasticità dell’offerta di lavoro dà la variazione percentuale delle ore di lavoro associata ad una variazione dell’ 1% del salario. Il segno dell’elasticità dell’offerta di lavoro dipende dal fatto che la curva di offerta di lavoro è inclinata positivamente o negativamente e quindi è positivo quando domina l’effetto sostituzione ed è negativo quando domina l’effetto reddito. Quando l’elasticità dell’offerta di lavoro è inferiore a 1 in valore assoluto, la curva di offerta di lavoro è detta inelastica, ovvero c’è una piccola variazione nelle ore di lavoro per una data variazione di salario. Se invece è maggiore di 1 in valore assoluto, le ore di lavoro sono fortemente influenzate da una variazione del salario, e l’offerta di lavoro è detta elastica. L’offerta di lavoro femminile Le variazione del salario hanno avuto un ruolo decisivo nell’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro. In particolare, quando il salario aumenta, le donne che non lavorano hanno un incentivo a ridurre il tempo che dedicano al settore domestico e sono più disposte ad entrare nel mercato. I tassi di partecipazione femminile sono stati influenzati anche dai cambiamenti tecnologici nei processi di produzione domestica che fanno risparmiare tempo. Hanno giocato un ruolo importante, inoltre, anche l’evoluzione della cultura e delle leggi per le donne che lavorano, come pure le crisi sociali ed economiche. La maggior parte degli studi sull’offerta di lavoro femminile trova una correlazione positiva tra le ore di lavoro di una donna e il suo salario, cioè possiamo dire che per le donne che lavorano l’effetto sostituzione domina l’effetto reddito. Per effetto degli enormi cambiamenti negli ultimi decenni, l’offerta di lavoro femminile è percepita come più elastica dell’offerta di lavoro degli uomini. Essa risponde principalmente ai fattori economici che riguardano la decisione se lavorare oppure no, piuttosto che la scelta del numero di ore da offrire una volta entrata nella forza lavoro.

4

OFFERTA DI LAVORO NEL TEMPO, PRODUZIONE FAMILIARE E NATALITA’ Il modello statico dell’offerta di lavoro non fornisce una spiegazione completa di come allochiamo il nostro tempo. Dopo tutto noi prendiamo decisioni sull’offerta di lavoro in continuazione nel corso della vita. Le nostre decisioni di oggi influenzano le opportunità economiche del futuro e sono ovviamente influenzate dalle decisioni che abbiamo preso nel passato. L’offerta di lavoro nel ciclo vitale Poiché le decisioni sul consumo di beni e tempo libero sono prese durante tutta la vita lavorativa, i lavoratori possono scambiare un po’ di tempo libero oggi per avere un po’ di consumo domani. Molti dati suggeriscono che il tipico profilo età-guadagni della vita di un lavoratore abbia un percorso prevedibile: i salari sono bassi quando il lavoratore è giovane, più alti in età matura, raggiungono un picco a 50 anni e si mantengono stabili o si riducono leggermente dopo i 50. Una variazione nel salario del profilo età-guadagni è chiamata variazione salariale evolutiva, perché indica come i salari di un particolare lavoratore si evolvono nel tempo. La variazione salariale evolutiva non ha alcun tipo di impatti sul reddito totale della vita del lavoratore. Questo modello di offerta di lavoro nel ciclo vitale implica che le ore di lavoro e il salario dovrebbero muoversi insieme nel tempo per un particolare lavoratore. Questa implicazione differisce da quanto affermato nel modello statico dove un aumento del salario genera sia effetti di reddito che di sostituzione e che ci dovrebbe essere una relazione negativa tra salari e ore di lavoro se dominano gli effetti di reddito. Nel modello statico, un aumento del salario espande il set delle opportunità del lavoratore e quindi crea un effetto reddito che aumenta la domanda di tempo libero. Nel modello del ciclo vitale, una variazione salariale evolutiva non varia il reddito totale disponibile nella vita di un particolare lavoratore e lascia intatto il suo set delle opportunità nell’arco del ciclo della vita. Al contrario se confrontassimo de lavoratori con diversi profili età guadagni, le differenze nelle ore di lavoro di questi due lavoratori sarebbero influenzate sia da effetti reddito che da effetti sostituzione. Per ipotesi il salario di A è superiore al salario di B in ogni età. Sebbene sia A che B lavorino più ore quando il salario è elevato, A lavora più ore di B solamente se domina l’effetto sostituzione. Se dominasse l’effetto reddito, A lavorerebbe meno ore di B. Il modello del ciclo vitale suggerisce anche un legame tra i salari e i tassi di partecipazione alla forza lavoro. Dato che è più probabile che un individuo entri nel mercato del lavoro quando il salario è elevato, i tassi di partecipazione sono bassi per i giovani, alti per i lavoratori nei primi anni lavorativi, e ancora bassi per i lavoratori anziani. La variazione teorica che gli individui allocano il loro tempo nel ciclo vitale in modo da trarre vantaggio dalle variazioni del prezzo del tempo libero è chiamata ipotesi di sostituzione intertemporale. L’offerta di lavoro nel ciclo economico Il lavoratore adegua la sua offerta di lavoro anche alle opportunità economiche indotte dai cicli economici. L’effetto del lavoratore aggiunto fornisce un possibile meccanismo che spiega la relazione tra ciclo economico e tasso di partecipazione alla forza lavoro. In base a questa ipotesi, quando il reddito familiare diminuisce a causa di una recessione, i cosiddetti lavoratori secondari che sono al momento fuori dal mercato, come i giovani e le madri di figli piccoli, cercano lavoro per compensare le perdite. Per effetto del lavoratore aggiunto quindi, il tasso di partecipazione alla forza lavoro dei lavoratori secondari ha un andamento anti-ciclico, cioè si muove in direzione opposta rispetto al ciclo economico. Un’altra relazione tra ciclo economico e tassi di partecipazione alla forza lavoro può verificarsi a causa dell’effetto del 5

lavoratore scoraggiato. Molti disoccupati, a causa della recessione, trovano impossibile cercare un lavoro e interrompono la ricerca. In questo caso, il tasso di partecipazione ha un andamento pro-ciclico. In base ai dati, nella maggior parte dei casi domina l’effetto del lavoratore scoraggiato; ma in paesi dove le ore di lavoro sono più flessibili e dove è meno costoso entrare ed uscire dal mercato del lavoro, prevale il lavoratore aggiunto. La produzione della famiglia Quello che chiamiamo tempo libero è in realtà una forma di lavoro quando lo usiamo per produrre beni in casa o sul settore non di mercato, come la cura dei figli, cucinare e pulire la casa. A differenza delle ore dedicate al mercato del lavoro, le ore dedicate al lavoro familiare non portano maggiori guadagni. Considerate una famiglia di due persone marito e moglie. Per acquistare beni sul mercato, la famiglia ha bisogno di denaro e l’unico modo per avere denaro è entrare nel mercato del lavoro. La funzione di produzione della famiglia ci dice quanto output domestico devono generare per ogni data allocazione di tempo. Probabilmente avranno capacità differenti nel produrre beni nel settore domestico e le loro funzioni di produzione potrebbero essere diverse. Per ipotesi, il marito ha un salario di 20€ all’ora. Se dedicasse tutte le 10 ore disponibili al lavoro guadagnerebbe 200€ per acquistare beni di mercato. La moglie invece ha un salario di 15€ e se dedicasse tutto il tempo al lavoro potrebbe acquistare 150€ di beni. Il prodotto marginale nel settore domestico è, invece, per il marito 10€ al’ora, e per la moglie 25€ all’ora. Se dedicassero il loro tempo interamente al settore domestico otterrebbero, rispettivamente, 100€ e 250€ di output. Questi estremi rappresentano i vincoli di bilancio dei due individui da single, all’interno dei quali possono prendere le proprie decisioni di produzione. Se si sposassero, non sarebbero vincolati da queste linee di bilancio ma il loro set di opportunità si espanderebbe perché ognuno potrebbe specializzarsi nel settore nel quale è più produttivo.

Nel punto E marito e moglie dedicano tutto il loro tempo nelle attività domestiche. Se decidono di acquistare beni di mercato, il marito va a lavorare perché è più produttivo sul mercato del lavoro, spostandosi sul segmento di frontiera delle opportunità FE, dove la moglie dedica tutto il suo tempo disponibile al settore domestico. Una volta esaurite tutte le ore disponibili del marito, se vogliono acquistare altri beni, allora la moglie va a lavorare generando il segmento di frontiera GF. Il set domestico delle opportunità è delineato dalla frontiera GFE. Una famiglia che massimizza l’utilità sceglie il punto sulla più alta curva di indifferenza. Vi sono tre possibili soluzioni: lavora solo il marito e la moglie dedica tutto il suo tempo al settore domestico; il marito lavora e la moglie si divide tra i due settori; e infine la moglie dedica tutto il suo tempo al settore domestico e il marito si divide tra i due settori. Il nostro esempio suggerisce che le differenze del salario di mercato tra i membri di una famiglia giocano un ruolo importante 6

nel determinare l’allocazione del lavoro all’interno di essa. In particolare, maggiori tassi di salario creano incentivi per specializzarsi nel settore di mercato. L’aumento del salario reale delle donne ha fatto crescere il numero delle famiglie nelle quali il salario della moglie è uguale o superiore a quello del marito. Questa riduzione del divario del salario riduce gli incentivi per la specializzazione. Inoltre, i cambiamenti tecnologici nella produzione domestica riducono anche le differenze tra il prodotto marginale del marito e della moglie. Natalità Le decisioni di natalità fatte dalle famiglie giocano un ruolo chiave nel determinare l’offerta di lavoro nel lungo periodo. L’analisi economica della natalità risale agli studi del reverendo Thomas Malthus. Nella visione di Malthus quando i redditi aumentano, uomini e donne si sposano in giovane età e fanno nascere più figli. Le risorse naturali, però, non sono sufficienti a sostenere la nuova popolazione più ampia e quindi i redditi tornano ad abbassarsi. Il risultato Malthusiano secondo cui i redditi tornano sempre al loro livello di sussistenza, è basato su una correlazione positiva tra reddito e natalità. Il modello maltusiano della natalità ha però sbagliato le previsioni sul reale comportamento della natalità nelle moderne economie. Quando aumenta il reddito procapite, i tassi di natalità in realtà diminuiscono. La moderna analisi economica della decisione di natalità generalizza il modello di Malthus mettendo in evidenza che la natalità delle famiglie dipende non solo dai redditi, ma anche dai prezzi.

Le attività di consumo della famiglia sono vincolate dal reddito, I. Pn è il prezzo dei bambini e Px il prezzo dei beni. L’utilità della famiglia dipende dal numero di bambini e dal consumo di beni. Una famiglia che massimizza l’utilità sceglie il punto P e decide di avere 3 figli. I costi dell’avere figli non includono solo le spese per fornire le necessità della vita, ma anche i guadagni perduti quando uno dei due genitori si ritira dalla forza lavoro o riduce le sue ore lavorative. Un aumento del salario avrà un impatto notevole sulla scelta del numero di figli. L’aumento del reddito sposta la retta di bilancio verso l’alto e sposta il paniere ottimo da P a R dove la famiglia sceglie di avere 3 figli. Quanti figli desideriamo dipende però anche dai prezzi. Un aumento del costo dei figli ruota la retta di bilancio verso l’interno riducendo la domanda di figli dal punto P al punto R dove la famiglia vuole avere un solo figlio. Questo spostamento può essere scomposto nei corrispondenti effetto reddito e effetto sostituzione. Per l’effetto reddito il reddito reale diminuisce portando la richiesta ...


Similar Free PDFs