Riassunto \"Disegnare con la parte destra del cervello\" PDF

Title Riassunto \"Disegnare con la parte destra del cervello\"
Course Didattica dell’educazione artistica (con laboratorio) 
Institution Università degli Studi di Udine
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Summary

Riassunto in italiano di "Disegnare con la parte destra del cervello" di Betty Edwards....


Description

ARTE – Disegnare con la parte destra del cervello Capitolo 1 Disegnare è un processo legato al vedere. Insegnare a disegnare è come insegnare ad andare in bicicletta: molto difficile da spiegare a parole. La capacità di disegnare può essere acquisita da qualsiasi persona normale con una vista mediamente buona e una discreta coordinazione visiva e funzione motoria. L’abilità manuale non è un fattore primario, se avete una calligrafia leggibile o se sapete scrivere in stampatello in modo chiaro, possedete tutta la destrezza necessaria per imparare a disegnare. È tuttavia importante la funzione degli occhi: quando si vedono le cose in quel modo particolare in cui le vede l’artista, allora si sa disegnare. Gli esercizi di questo libro consentiranno di entrare in contatto, mediante un atto di volontà cosciente, con la metà destra del cervello e di vedere le cose in modo diverso. Solo con queste due capacità imparerete a disegnare. Molti artisti hanno spesso accennato al fatto che l’essere concentrati su un disegno altera il loro stato di coscienza: non ci si accorge del tempo che passa, ci si sente presenti e vigili ma anche rilassati. Capita a volte anche alla guida in autostrada, per esempio. La chiave per imparare a disegnare consiste nel creare le condizioni favorevoli al passaggio della mente a un diverso modo di elaborare le informazioni che consentirà di vedere nel giusto modo. Imparando a disegnare svilupperete le particolari facoltà della parte destra del cervello, imparerete a vedere in modo di verso e ad usare quel linguaggio per esprimervi. Svilupperete la capacità di percepire le cose in modo nuovo, potrete trovare soluzioni creative a problemi usando nuovi processi di pensiero e sarete più sicuri di fronte a decisioni da prendere. Gli esercizi mirano a far emergere una capacità che già esiste ma che deve essere liberata e torneranno utili anche ad insegnanti e genitori ad aiutare i bambini nello sviluppare il proprio potenziale creativo. Una fase che va attraversata idealmente attorno ai 10-12 anni è quella del realismo, attraverso cui si impara a vedere le cose con profondità, si acquista sicurezza riguardo alle proprie capacità creative e si impara a utilizzare nuove funzioni di pensiero. La ritrattistica è un tema prezioso per chi inizia a disegnare: molti credono che i visi umani siano la cosa più difficile da disegnare così, quando si sa di essere capaci di fare un ritratto, ci si sente automaticamente più sicuri; inoltre, il processo di riconoscimento dei volti appartiene alle funzioni specifiche dell’emisfero cerebrale destro. Il primo compito è quello di fare qualche disegno prima di proseguire nella lettura, per valutare il livello di capacità. Questo tipo di disegni consentono al principiante di verificare e valutare i progressi compiuti. Man mano che si impara a disegnare ci si dimentica di come si disegnava prima. Per superare la soggezione del principiante di fronte ad un foglio bianco si consiglia di iniziare a disegnare di getto. Iniziate a tracciare una linea decisa lungo il bordo del foglio senza mai staccare la matita. Proseguite percorrendo il foglio verticalmente, orizzontalmente, tenendo d’occhio la distanza tra le linee e il bordo, nonché le linee vicine. Tornate su alcune linee rimarcandole, improvvisate nuove “svolte”. Ripetete l’esercizio, potete adesso tracciare linee diagonali. Un terzo disegno con linee circolari, poi rombi e infine con le linee che volete (il gioco di linee può esprimere tanta forza). Capitolo 2 Voi ci esprimete già attraverso la linea (un elemento fondamentale dell’arte figurativa): la vostra firma è un disegno, infatti esprime voi stessi e può essere “letta” perché scrivendo il vostro nome usate il linguaggio non verbale dell’arte (cioè fate capire molte cose di voi stessi tramite la rapidità del tratto, la grandezza, gli spazi, la tensione muscolare della mano, la maggiore o minore inclinazione dei tratti). Provate a “leggere” la vostra firma e poi scrivete il vostro nome in tre modi diversi soffermandovi su ciascuna versione e cercate di ricordare le risposte che ciascuna ha suscitato. Quando si disegna non si vuole solo mostrare l’oggetto rappresentato, ma anche mostrare sé stessi. Il vostro stile esprime ciò che voi siete. Capitolo 3 (quel che c’è) I problemi di percezione che inibiscono le nostre capacità nel disegno non possono essere risolti usando semplicemente una mano invece dell’altra, si maneggerebbe solo male la matita. Una persona che sappia disegnare può usare la destra come la sinistra, i denti o i piedi: perché sa vedere.

Capitolo 4 Esercizi per facilitare il passaggio dall’uso dell’emisfero sinistro all’uso dell’emisfero subordinato destro: 1. Vaso e profili:  disegnate un profilo sulla sinistra del foglio, orientato verso il centro (se mancini, a destra)  tracciate una linea orizzontale sia sopra che sotto il profilo per la base e l’orlo del vaso  ripassate il profilo che avete disegnato nominando le varie parti del viso (fronte, naso…). Ripetete ancora questo passaggio (compito dell’emisfero Sx)  iniziando dall’alto disegnate il profilo opposto speculare È possibile che disegnando il secondo profilo la vostra mente entri ad un certo punto in uno stato di conflitto: cercate di osservare questo stato e il modo in cui risolvete il problema. State disegnando con l’emisfero destro, perché avete perso di vista il fatto che stavate disegnando un profilo e vi siete trovati ad osservare lo spazio e la linea, alla quale ora non attribuivate un nome, era più facile non pensare. Le domande che rientrano nello stile dell’emisfero dx sono domande spaziali, relazionali, comparative. 2. Vaso barocco e profilo del mostro: L’esercizio è lo stesso di prima ma il profilo sarà più strano, come quello di un mostro. Come prima avrete preferito/dovuto ricorrere alle funzioni dx: quando una forma è complessa questo passaggio diventa indispensabile. 3. Immagini capovolte: Quando un’immagine si presenta capovolta, il messaggio visivo non coincide più con ciò che abbiamo in mente: vediamo solo delle forme delle zone di luce e di ombra. L’emisfero sx rinuncia ad affrontare un compito così difficile. L’esercizio consiste nel copiare il ritratto del musicista Igor Stravinskij di Picasso capovolto.  Appartatevi in un posto tranquillo e completate il disegno in una sola seduta (30-40 min). Voltate il disegno solo una volta terminato.  Osservate la figura per 1 min, noterete che tra le linee vi è continuità.  Il disegno va iniziato dall’alto, copiate ogni linea passando di volta in volta alla linea vicina. Non cercate di riconoscere e di dare un nome alle varie parti della figura, non pensate a ciò che rappresentano le forme.  Giunti a buon punto del disegno le funzioni Sx avranno del tutto cessato di intervenire lasciando spazio alle funzioni dx.  Alla fine voltate il disegno: la parte sx (portata ad ammirare i lavori ben fatti) deve ora considerare che la parte dx sappia disegnare Con questo esercizio avete compiuto due importanti passi in avanti: 1) ricordo cosciente di come vi sentivate dopo il passaggio dalle funzioni S alle D (non ci si rende conto del passaggio ma si notano le differenze). 2) essersi resi conto che il passaggio consente di vedere come vede l’artista (il segreto sta nel concentrare l’attenzione su informazioni che l’emisfero sx non possa o non voglia elaborare. Fate almeno altri due disegni capovolti cercando di avvertire il passaggio alle funzioni D. Lo sviluppo delle capacità artistiche del bambino avviene parallelamente alla maturazione del cervello e si completa in genere attorno all’età di 10 anni (momento che coincide con il sorgere dei conflitti nell’espressione artistica). A quell’età non si riesce ad escogitare un modo proprio per accedere all’emisfero dx, inoltre, l’emisfero sx ha già consolidato la sua posizione dominante. È fondamentale un esame retrospettivo delle vostre espressioni artistiche da bambini. CAPITOLO 5, Il disegno a memoria Nella nostra società i bambini disegnano come bambini, ma il fatto è che anche molti adulti disegnano come bambini indipendentemente dai livelli che hanno raggiunto in altri campi.

IL PERIODO DI CRISI= Per la maggior parte degli individui la prima adolescenza sembra coincidere con un brusco arresto dello sviluppo artistico, inteso come capacità di disegnare. Tra i 9 e gli 11 anni la maggior parte dei bambini sviluppa una predilezione per il disegno realistico e qualsiasi disegno che non lo sembra viene considerato mal riuscito, con conseguente delusione difronte ai risultati ottenuti e abbandono. Purtroppo vi è anche un altro motivo del frequente abbandono, a volte con molta superficialità gli adulti fanno dell’ironia o dei commenti negativi sui disegni dei bambini, e così il bambino ferito dà la colpa al proprio disegno anziché al critico superficiale e non tenta più. IL DISEGNO NELLE SCUOLE= Nelle scuole inferiori quasi nessuno impara a disegnare, l’autocritica diventa un tratto permanente e solo in casi molto rari si decide di imparare a disegnare più avanti nella vita. DALL’INFANZIA ALL’ADOLESCENZA= Per un allievo è molto utile tornare indietro nel tempo e cercare di comprendere lo sviluppo dei simboli da loro utilizzati nel disegno dall’infanzia all’adolescenza. LA FASE DEGLI SCARABOCCHI= L’esperienza di tracciare segni sulla carta inizia all’età di un anno e mezzo quando per la prima volta con un pastello in mano, da soli, abbiamo tracciato il primo segno su un foglio. Successivamente dopo aver capito questo apparente miracolo si comincia scarabocchiare su ogni superficie disponibile, per rendere lo stesso effetto. All’inizio gli scarabocchi sono disordinati ma poi cominciano ad assumere una forma definita. Uno dei movimenti base che si compie per primo e che viene naturale è quello circolare. LA FASE DEI SIMBOLI= Il bambino dopo un po’ capisce che un simbolo tracciato sulla carta può rappresentare un oggetto che sta là, nel mondo esterno (sviluppo cognitivo proprio dell’uomo). Il cerchio è uno dei primi simboli ad essere usato e diventa un simbolo universale, ogni bambino lo usa e può rappresentare pressoché tutto. Verso i tre anni e mezzo il bagaglio di immagini del bambino si fa più complesso e riflette una maggior consapevolezza e una più ampia percezione del mondo esterno. (alla faccia viene aggiunto un corpo con magari delle gambe) A quattro anni il bambino dimostra un grande interesse per i particolari degli abiti, e nei suoi disegni compaiono bottoni e cerniere (compaiono anche le dita di mani e piedi). Sebbene tutte le figure umane eseguite dai bambini presentino delle somiglianze, ogni bambino elabora una sua immagine preferita che tende a ripetere all’infinito. DISEGNI CHE PARLANO= Attorno all’età di cinque anni i bambini cominciano ad usare il disegno per raccontare storie o per risolvere problemi, usando una certa gamma di variazioni per esprimere il significato desiderato (esempio del bambino che per rappresentare la prepotente sorella la disegna gigantesca, con denti aguzzi e che lo sovrasta). IL PAESAGGIO= All’età di cinque o sei anni il bambino ha ormai elaborato i simboli necessari per la rappresentazione del paesaggio. Come per la figura egli ne perfezionerà uno attraverso continui tentativi, per poi ripetere sempre quello. I primi simboli che inserisce sono una linea sul bordo inferiore per rappresentare la terra, e una sul bordo superiore per rappresentare il cielo. Oppure la casa con la maniglia per poter entrare. I bambini rivelano inizialmente un senso perfetto della composizione, che spesso perdono nell’adolescenza e riconquistano solo con un faticoso processo di studio. Credo che questo si possa spiegare con il fatto che il bambino dopo una certa età si concentra su singoli oggetti inseriti in uno spazio indifferenziato, mentre i bambini più piccoli tendono a costruire un mondo concettuale completo in sè stesso all’interno del foglio di carta. Mentre per i bambini più grandi i bordi che delimitano sembrano quasi non esistere. LA FASE DELLA COMPLESSITA’= Verso i 9-10 anni comincia una fase in cui si cerca di disegnare in modo dettagliato, sperando di ottenere un maggior realismo. Il bambino che fino a quel momento si era preoccupato di veder come stavano le cose all’interno del disegno, ora si occuperà di vedere come sono le cose, con attenzione verso i particolari. In questo periodo comincia a delinearsi una differenza tra i disegni dei bambini e quelli delle bambine, differenza dovuta probabilmente a fattori culturali.

LA FASE DEL REALISMO= Attorno ai 10-11 anni i bambini sviluppano al massimo la loro passione per il disegno realistico. Quando ritengono che i loro disegni non siano realistici chiedono l’aiuto dell’insegnante, il quale dovrà stare attento a cosa risponde. Perché rispondere “guarda meglio” è sbagliato in quanto i ragazzi non sanno come farlo, ad esempio quando devono disegnare un cubo e trovano difficoltà perché cercano di rispettare le costruzioni e le proprietà che tutti conoscono. Ma facendo così il risultato non combacerà con il loro scopo, in quanto non verrà un disegno realistico e ciò li getterà nello sconforto. Per ottenere il risultato voluto il bambino dovrà uscire dai suoi schemi (nel caso del quadrato fare ad es le forme sbilenche). Il problema nasce dal fatto che le nozioni, precedentemente accumulate, utili, in altri contesti, gli impediscono di vedere la cosa “com’è”, cioè come si presenta davanti ai suoi occhi. A volte l’insegnante può risolvere il problema mostrando ai ragazzi “come si fa”. Però l’insegnante deve avere acquisito la capacità di disegnare il reale e deve avere fiducia nelle sue capacità. Molti insegnanti vorrebbero che i ragazzi a questa età fossero più liberi e si preoccupassero meno di far sembrare le reali le cose che disegnano. Ma risulta molto difficile in quanto per loro è una necessità, altrimenti rinunceranno per sempre a farne altri. Forse i ragazzi a questa età amano molto il realismo perché stanno cercando di imparare a vedere, sono disposti a dedicarvi energie ed impegno a patto che i risultati siano confortanti. E qualcuno a volte ha la possibilità di scoprire il segreto di “come vedere le cose in modo diverso”. COME I SIMBOLI INFANTILI CONDIZIONANO IL NOSTRO MODO DI VEDERE= Cosa impedisce ad una persona di “vedere” gli oggetti in modo abbastanza chiaro da poterli disegnare. La risposta in parte è che fin dall’infanzia abbiamo imparato a considerare le cose in termini verbali. L’emisfero sinistro, dominante e verbale, non vuole sapere troppo sugli oggetti che percepisce, solo ciò che basta a riconoscerli e classificarli. Ciò porta ad escludere gran parte delle percezioni per potersi focalizzare su singole cose ( è come se l’emisfero sinistro non volesse sprecare energie e tempo per cose inutili). Ma per disegnare bisogna guardare le cose a lungo, percepire tutti i dettagli. I simboli che noi usiamo per disegnare derivano dagli anni dei disegni infantili, quando ognuno di noi elabora un sistema di simboli che poi permane nella memoria. Gli adulti che imparano a disegnare non vedono veramente ciò che hanno davanti agli occhi, prendono nota di quello che hanno davanti e lo traducono in parole e simboli, basato sul loro bagaglio. Per risolvere questo problema bisognerebbe fare come dice lo psicologo Ornstein, riprodurre l’immagine come fa lo specchio, disattivando le funzioni dominanti della classificazione verbale e attivando le funzioni della parte destra del cervello per vedere come vede l’artista. Una delle soluzioni sarebbe quella di fare degli esercizi che sottopongano il cervello a compiti che l’emisfero sinistro non possa o non voglia assolvere. Bisogna continuare a coltivare “l’osservatore esterno”:  Non si avverte il trascorrere del tempo;  Difficoltà a pensare in modo verbale;  Siamo talmente concentrati da sentirci tutt’uno con quello che rappresentiamo;  Siamo calmi e pieni di energie;  Pensiamo con le immagini e siamo concentrati su ciò che disegnamo; lo scopo degli esercizi è di potenziare l’osservatore interno e aumentare il controllo sul passaggio da emisfero sinistro a destro, una volta messo a tacere quello sinistro ci si potrà avvicinare al modo di vedere dell’artista. Capitolo 5 BIS Nella maggior parte degli individui la capacità di disegnare subisce un inesplicabile arresto ancora in età infantile, la capacità di disegnare non è indispensabile nella nostra cultura. A causa di questa precoce interruzione della crescita artistica, molti adulti competenti e sicuri di sé vengono presi dalla timidezza, dall’imbarazzo e dall’ansia se si chiede loro di disegnare un volto o una figura umana.

Tra i 9 e gli 11 anni la maggior parte dei bambini predilige il disegno realistico, rifiuta il tipo di disegno che faceva “da piccolo” e si dedica ripetutamente a certi soggetti prediletti, cercando di perfezionarli. Qualsiasi disegno che non sia perfettamente realistico è considerato mal riuscito. A volte, gli adulti tanto ammirati dai bambini fanno dell’ironia o dei commenti negativi sui loro disegni e il bambino, ferito, dà quasi sempre la colpa al proprio disegno, reagisce in maniera difensiva e nella maggior parte dei casi non tenta più. I ragazzi stessi diventano più critici riguardo alle loro opere, così anche gli insegnanti più comprensivi ricorrono a lavori di creatività manuale che sembrano più sicuri e creano meno angoscia. Così nelle scuole inferiori quasi nessuno impara a disegnare; l’autocritica diventa un tratto permanente e solo in casi rari si decide di imparare a disegnare più avanti nella vita. Per molti, una buona conoscenza del processo di evoluzione del loro bagaglio di immagini li ha aiutati a sbloccare più facilmente il loro sviluppo artistico. Si inizia a disegnare ad un anno e mezzo circa, tracciando una linea che il bambino stesso controlla. Poi si comincia a scarabocchiare su ogni superficie disponibile prima con segni casuali, disordinati, poi con forme ben definite. Uno dei movimenti base è quello circolare perché è un movimento naturale. Dopo qualche giorno o settimana di scarabocchi, il bambino scopre che un simbolo rappresentato sulla carta può rappresentare un oggetto che sta nel mondo esterno. Il cerchio può rappresentare pressoché tutto. Verso i 3 anni e mezzo il bagaglio di immagini si fa più complesso e riflette una maggiore consapevolezza e una più ampia percezione del mondo esterno. A 4 anni dimostra un grande interesse per i particolari degli abiti e fanno la loro apparizione anche le dita. Ogni bambino elabora una sua immagine preferita che, ripetuta all’infinito, diventa sempre più raffinata e si fissa nella memoria. Attorno ai 5 anni cominciano ad usare il disegno per raccontare storie o per risolvere problemi (es: omino che tiene l’ombrello con un braccio enorme perché questo è il punto centrale del disegno ) o per esprimere sentimenti (es: disegno della famiglia con sorella enorme e con denti aguzzi, dopo aver dato forma a queste emozioni che non hanno forma, non è escluso che abbia potuto affrontare meglio la situazione con la prepotente sorellina). Giunti ai 5-6 anni il bambino ha ormai elaborato i simboli necessari per rappresentare il paesaggio (anche qui, continui tentativi di perfezionamento). Prendete un foglio e disegnate il paesaggio che facevate da bambini, sul quale scriverete “paesaggio infantile ricordato”. Cercate di ricordare anche il piacere che provavate da bambini, la soddisfazione e la sensazione che ciascuno di essi andasse al posto giusto e alla fine l’impressione che il disegno fosse completo (se tolgo un particolare rovino la composizione e l’equilibrio radicale). Osservate la composizione, le distanze come fattori della composizione, cercate di interpretare l’”espressione” che caratterizza la casa, provate a coprire qualche particolare e osservate come influisce l’eliminazione sulla composizione e infine ripensate a come avete eseguito il disegno. In 4°-5° elementare ci si sforza di disegnare in modo dettagliato. L’interesse per la composizione diminuisce e spesso le forme hanno una collocazione casuale: il bambino che si era preoccupato di vedere come stavano le cose nel disegno ora si occupa di come sono le cose. Presentano quindi una maggiore complessità ma una minore sicurezza in confronto ai paesaggi della prima infanzia. In questo periodo comincia a delinearsi una differenza tra i disegni dei bambini e delle bambine. Attorno ai 10-11 anni sv...


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