Destra e sinistra storica PDF

Title Destra e sinistra storica
Course Storia medievale
Institution Università degli Studi di Ferrara
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Destra e sinistra storica...


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1861-1876: la Destra storica al potere - La destra storica sta al governo dal 1861 al 1876. Deve affrontare dei grandi problemi il cui più urgente è quello relativo alla politica estera: con la proclamazione del Regno d’Italia rimangono infatti ancora questioni irrisolte che implicano un’attenzione spasmodica per la politica estera che coincide anche con la politica espansionistica. Tutti gli sforzi sono infatti convogliati verso il completamento del percorso risorgimentale in quanto manca ancora Roma (mito fondativo imprescindibile per il Regno d’Italia), il Veneto, il Trentino e il Friuli Venezia Giulia. Nel 1864 la capitale del Regno è spostata da Torino a Firenze in seguito ad accordi presi con Napoleone III (a cui viene fatto credere che la scelta dimostra l’intenzione di abbandonare il desiderio di prendere Roma). " - Con la terza guerra d’indipendenza nel 1866 l’Italia acquisisce il Veneto. " - Nel 1870 c’è la conquista di Roma. Vi erano stati due precedenti tentativi di Garibaldi nel 1862 (fermata in Calabria, sull’Aspromonte) e nel 1867 (fermata nei pressi di Roma dai francesi con la battaglia a Mentana). Nel 1870 le cose sono cambiate in quanto Napoleone III viene sconfitto militarmente nella guerra franco-prussiana e quindi a Roma non ci sono più francesi che la difendono e questo permette all’Italia di prendere Roma." - Queste guerra comporta un fortissimo indebitamento e quindi la Destra storica deve anche predisporre una politica che sia in grado di sostenere i costi di questa politica aggressiva. Tutto il primo quindicennio della vita unitari italiana è permeata di un fortissimo fiscalismo (la gran parte della tassazione è indiretta: si paga uguale da parte di tutti i cittadini). Questo pesante fiscalismo provoca pesanti malumori e in particolare nel 1868 quando viene creata una nuova tassa sul macinato (ovvero sulle farine che i contadini portavano al mulino) questo provoca delle insurrezioni popolari in tutta Italia che segnalano la grave insofferenza dei ceti popolari. Il pareggio del bilancio sarà raggiunto nel marzo 1878 dagli esponenti della Sinistra storica." - Si accetta l’organizzazione dello stato unitario secondo il modello piemontese che ricalca il modello francese: stato centrato con ministeri che controllano attraverso le proprie estensioni periferiche il resto del paese. Si accetta quindi un sistema fortemente centralizzato anche se nei primi tempi il dibattito era stato molto intenso: gli esponenti di gruppi politici che non provenivano da tradizioni (come Marco Minghetti) erano propensi ad organizzare il nuovo Regno d’Italia attorno ad un regno federale considerando le enormi differenze dei vari stati. " - Tra i vettori politici della Destra storica vi è la dura risposta al brigantaggio. Dal 1861 al 1865 in intere regioni di Sud viene applicata la legge marziale e una durissima legislazione (Legge Pica). Tra il settembre 1860 e l’agosto 1861 sono quasi 9 mila i fucilati. " - Le caratteristiche della destra storica:" • Provenienza sociale: la maggior parte dei deputati sono proprietari terrieri, soprattutto settentrionali, e proteggono dai corpi amministrativi dello Stato (ganno una cultura dell’ordine e del dovere sviluppata). " • Condividono tutti gli stessi obiettivi: conseguire la piena unificazione; riordinare l’amministrazione e la finanza; hanno un forte senso dello stato (lo stato viene considerato quasi come una divinità. La cittadinanza deve essere pronta a fare e accettare sacrifici in nome del valore superiore dello stato); totale rifiuto per atteggiamenti sovversivi. " - diversità interne: conservatori/progressisti; decentratori/centralisti; cattolici liberali/liberali anticlericali; sostenitori del pareggio a tutti i costi e altri preoccupati di non bloccare lo sviluppo del paese." La Sinistra storica - Si differenzia dalla destra innanzitutto perché composta da ex garibaldini ed ex mazziniani che accettano di integrarsi nel sistema politico liberale accettando le istituzioni parlamentari e una politica più moderata (Francesco Crispi). " - È composta perlopiù da esponenti della media borghesia, in maggior parte avvocati." - La sinistra storica ha come obiettivo la riconciliazione della politica con il paese reale democratizzandolo e modernizzando lo stato e il paese." - Propone come riforme il rafforzamento del sistema scolastico, l’allargamento del suffragio, la richiesta di una politica di sgravi fiscali e di investimenti nello sviluppo industriale del paese." - È uno stato che non si limita, come voleva la Destra storica, a essere esattore delle tasse e esercente della forza pubblica attraverso l’esercito e la forza pubblica ma uno stato capace di accompagnare nella crescita economica, sociale e politica e favorirla. Di qui una scelta fortemente industrializza della sinistra storica che si concretizzerà in una scelta protezionista." - La Sinistra storica arriva al governo in Italia dopo la rivoluzione parlamentare del 1876 e una delle prime riforme che mette in campo, anche se realizzata qualche anno più tardi (1882), è la

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legge elettorale. Questa concede il diritto di voto a tutti i maschi che avessero compiuto i 21 anni e rispettassero alcuni requisiti (aver fatto il servizio militare, saper apporre la firma sulla scheda elettorale). Questo consenti il passaggio dell’elettorato attivo dal 2,2% al 16,9%. " La Sinistra storica fece anche una grande opera di ricognizione storica, demografica nella varie regioni d’Italia chiamata inchiesta Jacini (da$Stefano Jacini, che diresse la commissione a partire dal 1877) che fu dunque la grande$inchiesta parlamentare$del$Regno d'Italia$che dal 1877 al 1886 esaminò le condizioni dell'agricoltura$nel paese, e particolarmente il rapporto, pubblicato nel 1884, che ne espone le conclusioni." Nel 1877 fu varata la legge Coppino che per la prima volta poneva un obbligo scolastico (dai 6 ai 9 anni d’età)." Dal punto di vista economico la scelta protezionista si oppone alla scelta liberista della destra (Cavour) che vedeva il mercato come autoregolatore. Il protezionismo viene visto come lo strumento per la nascita di un’industria prettamente nazionale. Il protezionismo è l’istituire delle tasse doganali che rendano i prodotti stranieri più costosi favorendo i prodotti nazionali (nel 1878 viene messo il dazio sul tessile e sulla siderurgia; nel 1887 sul grano). " Per quanto riguarda la politica estera la Sinistra storica, a differenza della destra, abbandona la tradizionale alleanza con la Francia soprattutto per la competizione tra le due nazioni nell’espansione nel Mediterraneo. Nel 1890 la Francia trasforma la Tunisia in una colonia francese e questo fu visto in maniera negativa dall’Italia che allo stesso modo voleva almeno fare della Tunisia un protettorato. L’Italia strinse un’alleanza politico-militare con l’AustriaUngheria e con la Germania che prende il nome di Triplice Alleanza (1881)." La politica italiana negli anni ’80 perde rapidamente i connotati progressisti che aveva avuto nei decenni precedenti e il ceto politico liberale diventa sempre più preoccupato della possibilità che le estreme possano far saltare la faticosa opera risorgimentale. Nasce un sentimento di paura molto forte e da qui il guardare verso modelli di riferimento spiccatamente conservatori (Germania e Austria). L’Italia avvia anche una sua politica coloniale: baia di Assab, Massaua, Eritrea. "

Come funziona il sistema politico liberale?" Il modello liberale si costruiva secondo una formula piramidale che era incentrata sui notabili (colui che per le sue qualità di distingue dagli altri, colui che veniva riconosciuto da un’ampia fetta della popolazione come colui che poteva rappresentare sementì diversi della popolazione; poteva ambire a ricoprire cariche pubbliche). I notabili sono di vari gradi di importanza." Il nucleo centrale del sistema liberale è costituito dai notabili a influenza provinciale o regionale che sono personaggi che acquisiscono una certa notorietà nelle province o in regione (spesso sono eletti più volte anche senza bisogno di fare campagna elettorale) e vanno a costituire la gran parte della massa dei parlamentari. Legati a questi c’è tutta una serie di piccoli notabili locali che istituiscono rapporti molto stretti con i parlamentari (possono essere i sindaci ad esempio). Questo rapporto stretto a doppio senso: da una parte i piccoli notabili assicurano al parlamentare i voti nel momento in cui si tratta di andare a competere per un seggio in Parlamento e costituiscono la base di potere del politico che siede in Parlamento; dall’altra il notabile che siede in Parlamento ha un ruolo fondamentale per rafforzare la legittimità di questi piccoli notabili locali all’interno delle piccole zone amministrate. I leader parlamentari sono le poche decine di grandi notabili. " I grandi notabili mettono loro uomini nella pubblica amministrazione che concede favori al territorio del deputato ministeriale. Il deputato segue allora fedelmente il governo per tutte le questioni che non riguardano il suo collegio elettorale (vota contro il governo se questo sembra minacciare questi interessi). In questo modo il potere rimaneva tutto nelle mani del governo; del resto, per contendere il potere reale il leader parlamentare doveva cerarsi una maggioranza personale (da conservare e rinnovare di continuo). " È importante sottolineare che nella storia dell’Italia liberale le maggioranze quasi mai si formano prima delle elezioni, non si formano sotto coalizioni di partito. Si formano sempre successivamente in due modi: operando sul corpo elettorale (i governi in carica hanno sempre la possibilità di manipolare più o meno apertamente le elezioni con pressioni, favori, brogli o operando sui deputati (con favori personali e concessioni al collegio, favorendo le clientele). " I prefetti sono la mano armata a disposizione del governo. Sono spostati prima delle elezioni (i prefetti più vicini al governo sono inviate nelle zone considerate pericolose, dove l’opposizione può ottenere più consensi); sciolgono le amministrazioni locali “nemiche”; usano i sottoprefetti come galoppini elettorali; minacciano gli impiegati; assicurano il raccordo tra governo e grandi elettori; fanno promesse di favori e di ricompense. I magistrati sono direttamente controllati dal

Ministero della Grazia e Giustizia; sono condizionati dal controllo sulla carriera esercitato dal Ministero; corrisposo a circa il 10% dell’elettorato per titolo e al 3% dell’elettorato complessivo. " Gli impiegati rappresentano circa il 10% dell’elettorato complessivo; sono fortemente soggetti al condizionamento politico, perché licenziabili con grande facilità e perché è abituale la pratica dell’assunzione per raccomandazione politica." Elezioni 1874 - Sono elezioni importanti perché rivelano: l’esistenza di nuovi interessi economici che non si sentono rappresentati dalla Destra storica, il malcontento che serpeggia nella classe impiegatizia, fin lì “ricattata” dalla Destra al governo; la capacità della Sinistra storica di attivare nuove relazioni, di tipo smaccatamente clientelare, con impiegati e borghesia terriera/ imprenditoriale; la piena legittimazione della Sinistra storica come forza di sistema." - Succede che queste elezioni sono perse dalla Destra storica che riesce ancora a mantenere un risicato controllo che poi dovrà cedere il presidente del consiglio. " - Ne 1874 il punto di rottura è il fatto che il tema per eccellenza del dibattito politico parlamentare è la possibilità di nazionalizzare le ferrovie. Il problema era che le ferrovie in Italia erano state costruite grazie a concessioni private. Questo all’inizio è un bene ma alla lunga, visto che i privati non volevano investire nuovamente, portava a difetti nella fabbricazione e altri problemi. L’importanza che aveva avuto nella battaglia franco-prussiana l’efficienza delle ferrovie porta la Destra storica a considerare la possibilità di nazionalizzare il sistema ferroviario. La parte della Destra toscana, che aveva molti interessi nell’ambito delle ferrovie, vota contro il governo." I governi della Sinistra storica - Nel 1876 si forma il governo di Agostino Depretis che è di matrice liberale progressista e si rifà alle idee democratiche. Depressi progressivamente si sposta verso i moderati e estromette gli esponenti più progressisti della Sinistra. Di fatto diventa un governo centrista. Per un decennio Depretis guida i governi della Sinistra storca salvo brevi interruzioni di Cairoli. A partire dal 1887 a Depretis sarebbe succeduto Francesco Crispi. " - Questi sono anche gli anni in cui cominciano ad affacciarsi nella politica italiana nuovi soggetti politici che non sono riconoscibili nelle realtà risorgimentali, non sono riconducibili alle forze politiche liberali e non hanno la cultura politica della Destra e della Sinistra storica. Sono visti come delle forze anti-sistema e pericolose. È la paura dei sovversivi di Sinistra (NB: nel 1871 c’era stata la Comune di Parigi che aveva causata un’ondata di paura nella borghesia europea) e la paura crescente nei confronti dell’opposizione cattolica che dimostra molto presto (anni ’70) di essere capace di erodere consenso alla base (si serve della scomunica e organizza la società in antagonismo a quella liberale: tra gli anni ’70 e ’80 la società cattolica si riorganizza attraverso l’opera dei congressi e delle associazioni). " - L’obiettivo è quello di costruire un grande partito liberale, moderno e “nazionale” che avrebbe liberato il sistema dall’influenza degli interessi particolaristici di collegio. Questa è l’idea del trasformismo positivo: i grandi politici dell’Italia de ‘900 usavano anche il trasformismo con un’idea “alta” non soltanto strumento di bassa politica ma anzi lo ritenevano uno strumento necessario per far evolvere il sistema politico a uno stadio di maggiore rappresentanza degli interessi della nazione." - L’obiettivo del trasformismo alto era quello di procedere ad una progressiva omogeneizzazione attraverso la rappresentanza degli interessi in maniera tale da consentire successivamente di creare dei vero e proprio partiti che si sarebbero contrapposti sulla base di valori e visioni politiche differenziate del futuro dell’Italia. " - Il trasformismo aveva anche il potere di neutralizzare il contrasto politico interno al mondo borghese per poter assicurare una salda egemonia di classe alla stessa borghesia. Grazie a questa salda e omogenea borghesia sarebbe stato possibile predisporre un partito moderno per accetterà la sfida dei partiti estremi (tentativo di legge proporzionale con rappresentanza di lista fatto con la legge elettorale del 1882, presto abolita; aveva come obiettivo il favorire il compattamento dei gruppi politici per rappresentanza sociale). " - Quello del trasformismo e della concertazione verso il centro del sistema non è un fenomeno solo italiano. Sono molti i sistemi in Europa che si muovono sulla stessa linea (tranne l’Inghilterra che mantiene il sistema bipartitico): Johan Kaspar Bluntschli giurista svizzero nel 1869 teorizza la necessità di unione dei centri, quello liberal-moderato e quello conservatoremoderato; in Francia c’è la formula dell’opportunismo (governi di Gambetta e Ferry dal 1879 d 1895) vale a dire governi di coalizione he rifiutano l’asse politico ideologico destra-sinistra e aggregano al centro tutti i moderati di diverse tendenze." - I motivi del fallimento di Depretis:"

• Il parlamento rimase un’assemblea difficilmente controllabile (troppo gruppi, caratterizzati da indirizzi politici di tipo “tradizionale”);"

• Le maggioranze rimangono la somma di più gruppi di deputati;" • Forte disomogeneità parlamentare che corrisponde alla estrema frammentazione della società italiana (profonde differenze regionali, economiche, culturali; i territori erano poi dominati da “clan”, ovvero sindaci, due-tre consiglieri provinciali, un deputato). "

Francesco Crispi - Francesco Crispi rappresenta un estremo tentativo da parte del sistema liberale di affrontare i tempi nuovi della competizione politica. Attorno agli anni ’80 in Europa ci si rende conto che il quadro politico è profondamente cambiato subito dopo lo shock della Comune di Parigi perché le questioni sociali stanno cominciando a diventare preminenti e sono ormai uno degli assi attorno al quale si struttura l’offerta politica. " - Non più solo le idealità borghesi (allargamento dei diritti politici e civili) bensì anche istanze di rinnovamento sociale, di riequilibrio, di ridistribuzione del potere in maniera tale da poter favorire le classi meno fortunate attorno alle quali si organizza un’offerta politica percepita dai liberali come anti-risorgimentale e quindi pericolosa e non assimilabile. " - Nasce da qui l’esigenza di trovare modelli nuovi. Francesco Crispi organizza una risposta borghese, moderata, conservatrice, paternalista e non totalmente reazionaria (perché aperta alle istanze di rinnovamento che deve essere però sempre controllato attraverso il potere centrale; rinnovamento di tipo autoritario). " - Francesco Crispi rapprenda un uomo dal grande passato, tutta la sua carriera politica sarà costruita scientemente sul suo essere l’ultimo sopravvissuto di una grande generazione di eroi risorgimentali. È tra gli organizzatori della Rivoluzione siciliana del 1848 e un ideatore della spedizione dei Mille. È un metro di spicco della “Pentarchia” che da sinistra si oppone a Depretis (Cairoli, Nicotera, Zanardelli e Baccarini). Divenne Presidente del Consiglio nel 1887 e tenne la carica fino al 1891. Questa prima esperienza come Presidente si connota per un grande attivismo, Francesco Crispi elabora un progetto di riorganizzazione del sistema politico su basi nuove sia in politica estera che interna. In politica estera attua una politica antifrancese (guerra doganale, Triplice Alleanza). In politica interna attua una riforma dell’amministrazione dello Stato (maggiore autonomia dell’esecutivo, il Presidente del Consiglio con Crispi ottiene più potere allargamento del suffragio e sindaci eletti) e una dura repressione interna (fasci siciliani, legge marziale e leggi anti anarchiche). " - Crispi si richiama apertamente alla Germania di Bismarck per cui prova una profonda empatia. " - La parabola politica di Crispi finisce in maniera rovinosa con la sconfitta militare il 1 marzo 1896 ad Adua (Etiopia) durante la quale gli italiani riportano la più grave sconfitta militare di un esercito coloniale fino a quel momento ottenuta (contro Menelik II). Lo scandalo e la vergogna sono talmente elevati da portare Crispi alle dimissioni e alla fine politica." - La scelta colonialista di Crispi è dovuta al suo progetto politico. È consapevole infatti che difficilmente si sarebbe riuscito a creare un partito della borghesia italiana sul modello organizzativo del partito socialista, era consapevole che il sistema notabilare del mondo liberale fosse profondamente incardinato all’interno del sistema politico italiano per poter andare verso un partito di massa. Di fronte all’impossibilità di creare un partito della borghesia italiana Crispi si rese conto che per controllare la politica nazionale e al tempo stesso resistere alla pressione esercitata dai nuovi partiti di massa era condizionare dall’esterno il Parlamento attraverso l’utilizzo di potenti miti collettivi calci di muovere le masse. Per questo il tema del nazionalismo aggressivo in ambito coloniale secondo Crispi poteva essere utilizzato in questo modo (guardando al potere inglese di Disraeli che utilizzava la retorica nazionalista per condizionare l’umore popolare). Di qui l’idea dell’espansionismo coloniale." - Crispi insiste con il generale Barattieri, a comando del corpo di spedizione coloniale in Eritrea, per avere una vittoria militare in modo da poter capitalizzare in vista delle elezioni. Il condizionamento non tenne conto delle enormi difficoltà che gli italiani stavano riscontrando innanzitutto dal punto di vista numerico (18 000 italiani contro 100 000 etiopi), ma anche dal punto di vista diplomatico (trattato di Uccialli tra re Menelik e l’Italia che suonava diverso nelle due versioni, italiana e aramaica; in base alla versione in italiano, il negus Menelik delegava al governo italiano tutte le sue attività di politica estera, rendendo di fatto l'Etiopia un$protettorato$dell'Italia; in base alla versione in amarico, in...


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