Riassunto e spiegazione trattato per trattato del Lazarillo de Tormes PDF

Title Riassunto e spiegazione trattato per trattato del Lazarillo de Tormes
Course Letteratura Spagnola 2
Institution Università degli Studi di Padova
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LAZARILLO DE TORMES È il primo (per ora diciamo cosi ma ci correggeremo più avanti) romanzo picaresco della storia della letteratura di tutta Europa. Cos’è il romanzo picaresco ? (partiamo da una definizione generale) Il romanzo picaresco ha le seguenti caratteristiche: FORMALI  1. si tratta di una pseudo-autobiografia o autobiografia fittizia (il personaggio protagonista, in questo caso il Lazarillo, o in Quevedo il Buscón, racconta la propria vicenda in prima persona, come un diario). Perche fittizia? Perchè il Lazarillo e il Buscón non sono l’autore, cioè, il personaggio protagonista benché parli in prima persona, non corrisponde ovviamente all’autore. 2. Questa autobiografia, questo diario, che nell’80% dei casi in realtà è una lettera che il picaro scrive a un interlocutore, è montata in forma di flashback, cioè, non è che il picaro tenga un diario da un certo momento della sua vita fino al momento in cui scrive. Il picaro narra tutta la propria esistenza fino al momento in cui smette di scrivere la lettera o il resoconto della sua vita iniziando dal giorno in cui è nato; il che implica, dal punto di vista tematologico, una cosa fondamentale: che tutto ciò che narra lo narra dal punto di vista di se stesso adulto, cioè, benché inizi da questo livello con un Lazarillo piccolino (e sorridente) e man mano cresce fino a diventare un Lazaro demolito dalla vita, lo sguardo e la prospettiva è sempre dall’alto verso il basso e mai dal basso verso l’alto. 3. Ogni picaresca è un resoconto della propria vita da parte del personaggio principale però selezionata, cioè: il protagonista principale, con l’ottica dell’età adulta decide di sezionare, di scegliere alcune sequenze, alcuni nuclei significativi della propria esistenza perché, dal suo punto di vista, deve giustificare quello che gli sta accadendo nel presente. Nel Lazarillo de Tormes, i fatti sono raccontati da Lazaro, non dal Lazarillo, e Lazaro seleziona 7 episodi della sua vita secondo una logica precisa che noi capiamo solo alla fine del romanzo. Questo fatto implica il quarto evidente elemento formale. 4. Un romanzo picaresco si compone di nuclei precisi e precisamente individuabili, sezionabili, circoscrivibili (che nel Lazarillo sono Tratados, e nel Buscón sono capitoli) in cui ogni avvenimento importante nella vita del picaro corrisponde al servizio presso un padrone. Per capire meglio: questo tipo di struttura del romanzo picaresco, che ritroveremo anche nel Pinocchio, viene associato da un critico ad uno spiedo in cui sono disposti in una sequenza perfetta pezzi di carne, che si possono mangiare uno a uno e non si mescolano, perche ogni trattato è conchiuso in se stesso e al picaro serve per dire: “la cosa che mi è successa nel secondo trattato avviene per quello che mi è successo nel primo trattato, quello che mi è successo con il terzo padrone è causa di quello che mi è successo con il secondo e col primo, quello che mi è successo nel quarto padrone è perche avevo alle spalle le botte ricevute dal terzo, la violenza sessuale ricevuta dal secondo, la fame ricevuta nel primo” e cosi via. Lui impara, ma impara in negativo, come sopravvivere; per cui a lui interessa, alla fine dei conti, dire perchè quella mancanza di sorriso che c’è alla fine, lo spiega attraverso una serie di nuclei della sua esistenza che sceglie lui. È parziale la visione, non è sincero il picaro, seleziona nella sua vita quello che gli serve per dire, per spiegare il motivo per cui si comporta in un dato modo alla fine e per cui si trova in una data condizione alla fine. Per questo è importante questo modello per sezioni, per nuclei tematici perfettamente divisibili, non ci sono salti indietro, in avanti, flashback, flashback interni. È un lungo flashback ma sequenziale, senza soluzione di continuità (nel Chisciotte troveremo invece salti avanti e indietro e anche paradossi temporali, per esempio il Don Chisciotte sta in un momento in cui non dovrebbe esistere). Nel Lazarillo tutto è molto preciso, orizzontale nella cronologia, sequenziale e consequenziale dal punto di vista tematico ma anche cronologico. Temi: il picaro, che deve spiegare la propria infelicità presente, che deve spiegare il perchè della sua situazione, è un emarginato della società, quindi non ha a che fare con questo mondo [il mondo della hidalguía=cristiani vecchi con il sangue blu, che sono cristiani dalla nascita e non si sono convertiti per obbligo). ll picaro ( il nome picaro viene molto probabilmente da “picar” cioè “becchettare qua e la, arrangiarsi”) è uno che nasce da una famiglia che ha origini infamanti (per esempio la madre del Lazarillo e il padre sono due ladri e nel caso del Buscón il padre è una specie di cavadenti che rubacchia e la madre è una strega, quindi tutti i picari hanno origini infamanti), e nel sistema sociale questo significa che anche i figli ereditano dai genitori questa macchia di origine, e chi nasce picaro, picaro ‘crepa’, e non c’è niente da fare.

il personaggio è sempre un poveraccio, il picaro, che racconta che fin da quando è nato non ha fatto altro che imparare dalla societá il furto, l’ inganno, il crimine e che quindi non avendo avuto altro che questi insegnamenti lui non è capace di fare altro, sa che c’è dell’altro, lo sa perfettamente, è lucido, ma la società lo ha messo nelle condizioni di perseguire pervicacemente quegli errori. La picaresca è un romanzo che in positivo o in negativo è il ritratto di una società rigida, piramidale, fortemente gerarchica, in cui on c’è una ascesa sociale. E’ una sorta di romanzo di formazione al contrario poiché è la storia di un bambino che diventa adulto ma il suo destino è un continuo giro a vuoto. Il fatto che Lazaro, analfabeta, riesca a scrivere questa lettera così elegante e colta è una contraddizione poetica. L’autore(anonimo) vuole smascherare i meccanismi della società e di una chiesa cattolica corrotto e che non professava il codice religioso dei vangeli, secondo cui gli ultimi dovevano essere i primi. Quindi l’autore sembra essere un ERASMISTA, ovvero che segue le orme di Erasmo da Rotterdam, amico di Lutero che criticava la chiesa cattolica e in particolare la vendita delle indulgenze, dell’eccesso di lusso della chiesa e del potere temporale affidato al papa. L’Inquisizione e il Lazarillo- Nel momento in cui l’Inquisizione (che vi ricorderete è stata attivata nel secolo prima dai re Cattolici) capisce di che cosa si tratta; capisce che questo libro non è vero, ma è una finzione e quindi più pericoloso, perché universale, non è individuale, non è la sfida di una persona, è il destino di un intero paese; nel momento in cui lo capisce, ritira subito il Lazarillo de Tormes, lo censura. Nel momento in cui si accorge che, superata la prima impressione, non si tratta di un vero ma di un verosimile poetico universale, cioè sta parlando non di un signore realmente esistito che ha tutte queste sfortune, ma sta parlando della condizione della Spagna nell’epoca. In quel momento, l’Inquisizione prende il Lazarillo e ne proibisce la lettura. Ma il Lazarillo continua a circolare in maniera sediziosa, allora cosa fa? Censura e taglia alcuni trattati. Censura quello col chierico di Maqueda, invece di un chierico, è un borghese/commerciante. Cioè cambia tutto e il Lazarillo de Tormes diventa una favoletta. Così come favoletta è stata fino a non molti anni fa in Spagna. Le persone un po’ grandi in Spagna, spesso hanno letto soltanto il Lazarillo emendato e non la versione completa. PROLOGO Vuestra Merced scrive una lettera e chiede se sia vero quello che si dice stia succedendo a Toledo, quindi fa una pesquisa=inchiesta sull’Arciprete(cosa che scopriremo solo nell’ultimo trattato) (attenzione: scrive una lettera ma non a Lazaro). Lazaro prende carta e penna e scrive una lettera di risposta per dire “guardi signor Vuestra Merced, siccome lei chiede che le siano date informazioni su quanto si dice succeda a Toledo le scrivo in un dato momento cosa sta succedendo. Quando nacqui…”: parte dalla sua giovinezza per rispondere a un fatto di cronaca complesso e segue tutta la sua esistenza fino al momento in cui la scrittura e ciò che è narrato vengono a coincidere fino ad arrivare a questo “caso”di cui vuol sapere Vuestra Merced. PRIMO TRATTATO ORIGINALE yo po bien tengo que cosas tan señaladas y po ventura nunca oidas ni vistas... PRIMA TRADUZIONE io considero giusto/utile che delle cose cosi rilevanti e forse mai sentite ne viste... Lazaro sta giocando su un’ambiguità elegantissima perché señaladas sì vuol dire rilevante, con significato di mettere all’indice, ma a quel tempo indicava anche criticare (ma noi questo non lo percepiamo all’inizio, dopo, a chiusura di cerchio e tornando indietro, capiamo che qui Lazaro sta dando il primo click, segnale, indizio al lettore); questo por ventura che nel linguaggio dell’epoca aveva come primo significato “forse”, in realtà, anche, ha il significato di “per fortuna”. Quindi questa frase a romanzo finito si può leggere in due modi: io ritengo bene (non ‘utile’) che delle cose cosi criticate e per fortuna nessun altro le ha passate… Si capisce il meccanismo della negazione (io non posso dire la verità, la nascondo, perche se la dico mi frego con le mie mani e mi tiro la zappa sui piedi, se la nascondo posso negare “io non volevo dire quello”). Il Lazarillo è tutto costruito sul doppio significato. Lazaro costantemente nello scrivere dice ufficialmente una cosa ma in realtà ne nasconde un’altra e sta dicendo a Vuestra Merced “non è vero- è vero- non è vero- è

vero” e in questo modo si prende la briga di smascherare tutto il sistema corrotto ipocrita di una società che prevedeva una stretta divisione in caste e aree sociali da cui non si poteva uscire. Il trattato inizia con la spiegazione dell’origine del nome di Lazaro de Tormes, ovvero che il bimbo nacque dentro il fiume Tormes. . Il titolo è parodico, Lazaro si vuole dare un tono come i grandi cavalieri, i nobili che hanno un nome ed una provenienza, definendosi “Lazarillo de Tormes”, il riferimento all'acqua è dovuto al fatto che i genitori erano mugnai. Fa una parodia sulla nascita nobile di Amadis de Gaula(cavaliere), al fine di creare un contrasto tra il cavaliere eroe e il picaro antieroe; anche lui era nato dentro un fiume. Il padre lavorava vicino al fiume in un mulino, di cui non era padrone ma solo guardiano, in quanto si trattava di un mulino pubblico. i genitori erano dei ladri, la notte sventravano il sacco, prendevano il grano, lo ricucivano e così rivendevano il grano lavorato dagli altri. Por justicia= lettura doppio  viene tradotto o giustamente o da parte della giustizia. Questa doppia lettura fa in modo che ci sia un riferimento al racconto evangelico(dal vangelo di Matteo). Il padre di Lazaro viene paragonato a Cristo, quindi che patì persecuzione, non negò e confessò “en este tiempo se hizo..” l’autore fa un riferimento preciso alla cronologia interna della storia e si tratta dell’ingresso di Carlo V a Toledo. Inoltre parra di una guerra navale tra cristiani e mori, tra i quali c’era suo padre. Si deduce inoltre che il padre per uscire dal carcere fosse sceso a patti facendo parte dei mori e quindi morto in guerra. Dopo la morte del padre, Lazaro e la madre vanno a vivere a Salamanca e lei comincia a fare la “domestica” nella casa degli studenti e lavava i vestiti a dei cavalieri La madre qui comincia ad intrattenere un rapporto con un moro, che all’inizio non sembra piacere a Lazaro, che cambia idea quando capisce che la situazione sua e di sua madre stava migliorando. La madre fa un bambino nero, che Lazaro fa giocare e riscalda. Il bambino prende paura vendedno Lazaro e la madre bianchi nascondendosi dietro al padre, questo gli dice di essere un figlio di puttana. Lazaro riflette dicendo che il bambino scappa da loro senza guardare sé stesso, che in realtà è figlio di una puttana. Quindi questa situazione familiare giunge all’orecchio del mayordomo8=piccola autorità locale) che ha in mano la legge. Siamo davanti a un innumerevole violazione della legge: non si trattava di matrimonio ma di convivenza tra una donna bianca e uno di colore, quindi di una situazione di totale illegalità, mettendo la donna davanti alla scelta di lasciare questo uomo, si tiene il figlio più piccolo, ma non può mantenere entrambi quindi cede (vende) il figlio maggiore Lazaro al cieco (il primo padrone). Lazarillo viene venduto dalla madre ad un cieco, che rappresenta una figura tipica folclorica e reale dell’epoca e porta il lettore a pensare ad un personaggio costretto a guadagnarsi la vita con espedienti. Infatti, il primo padrone vive di furtarelli, imbrogli, per realizzare i quali ha bisogno di un servitore che sia i “i suoi occhi”. Si finge uomo illuminato da Dio e vende le proprie preghiere per pochi soldi ai fedeli fuori dalle chiese, oppure distrae qualcuno mentre il suo servitore lo deruba. È un poveraccio, un disgraziato quanto Lazarillo, che in quest’epoca del racconto è un bambino di 6/7 anni (non ci sono mai riferimenti precisi, ma possiamo ricostruire questa informazione alla luce di ciò che viene espressamente detto alla fine della lettera, quindi con una ricostruzione a ritroso). Il cieco fa una profezia a Lazaro, dicendogli che il vino gli porterà fortuna infatti nel settimo e ultimo trattato lui venderà il vino prodotto dall’arciprete (ultimo padrone). SECONDO TRATTATO Dopo essere scappato dal primo padrone, arriva a Maqueda dove un chierico gli chiede di aiutarlo con la messa in cambio di vitto e alloggio. Il chierico del paese di Maqueda è descritto come un vecchio avaro dai tratti somatici di un bruto, di un burbero, con mento pronunciato e naso aquilino. In tutta la letteratura dell’epoca, quando un personaggio viene descritto con queste caratteristiche fisiche e caratteriali è perché dietro c’è un ebreo (corrisponde allo stereotipo razzista del tempo). Il tema principale di questo trattato è quello del criptogiudaismo, in questo caso associato ad un uomo di Chiesa, che quindi finge doppiamente: non solo rappresenta un falso convertito alla religione cattolica, ma è anche un membro della Chiesa stessa. In realtà una volta arrivato a casa si accorge che non c’è cibo e muore di fame, solo il sabato mangia uova o quando muore qualcuno mangia cipolle e del pane. Il chierico tiene il cibo in un baule chiuso con una chiave

che tiene in mano. I simboli dell’arca e del pane ci riportano al patto di alleanza tra Dio e gli uomini, presente nel Vecchio Testamento (all’interno dell’arca sono custodite le 12 tavole delle leggi di Mosè) ma che per il Nuovo Testamento (quindi per i cristiani) simboleggia la Nuova alleanza, rappresentata dalla venuta di Cristo come Salvatore, figlio di Dio (che gli Ebrei non riconoscono come tale). L’atteggiamento del chierico descritto dall’autore non è altro che un ulteriore indizio del fatto che costui sia un criptogiudeo, che non riconosce Cristo (metafora dell’allontanamento del pane) e la nuova alleanza rappresentata dal Nuovo Testamento. Per gli Ebrei Cristo non è Dio, ma l'ultimo profeta. Tutto il trattato è leggibile secondo una doppia interpretazione: Lazarillo è un povero, sfortunato servitore che viene picchiato e affamato dal suo padrone (primo livello di lettura) ma sul piano metaforico l’autore ci vuole dire che Lazarillo è tormentato da un criptogiudeo. I segni sono almeno tre: la descrizione fisica del chierico, l’arca e la sottrazione del pane stesso attraverso l’arca, Un giorno, in assenza del chierico, Lazaro fa fare una copia della chiave e così ruba del cibo. Il chierico si accorge della mancanza del cibo e pensando si tratti di un topo chiude meglio il baule ma vedendo che il cibo sparisce ancora, pensa che si tratti di un serpente, allora dorme con un occhio aperto e un bastone in mano. Lazaro durante la notte tiene la chiave in bocca per paura di perderla, ma respirando crea un fischio che sveglia il padrone e che lo porta a colpirlo. Una volta accesa la luce il padrone si scusa, ma subito dopo si rende conto della chiave che teneva in bocca Lazaro e dell’inganno. Dato che il chierico aveva colpito alla testa Lazaro lo tiene li con lui e se ne prende cura per altri quindici giorni, dopodiché gli dice di andarsene e gli chiude la porta in faccia. TERZO TRATTATO Da maqueda Lazaro va a Toledo chiedendo l’elemosina ed è qui che conosce il suo nuovo padrone. Il padrone è uno scudiero cioè un hidalgo, un aristocratico( in questo caso della piccolissima aristocrazia), quindi un cristiano viejo, appartenente (almeno formalmente) alla classe sociale privilegiata, secondo il sistema sociale dell’epoca. Invece è un poveraccio, senza un soldo, vive in affitto in una casa vuota perché ha venduto tutti i mobili e per di più non paga l’affitto. Lazaro fa una riflessione poiché si rende conto di come il denaro è per il suo padrone un idolo religioso, per cui si fanno più sacrifici che per Dio. Secondo le convenzioni sociali dell’epoca, gli aristocratici non potevano lavorare, era disonorevole, perciò è un fannullone, che però non rinuncia alle apparenze. Lazaro fa un riferimento ad una legge sull’elemosina fatta tra 1540-1545 che obbligava i mendicanti ad elemosinare solo nelle proprie terre d’origine. Questo riferimento ci permette di fare un altro collegamento storico, ovvero possiamo dedurre che il libro sia posteriore al 1546. Per non sembrare indigente, conserva del pane secco che sbriciola sulla barba prima di uscire di casa, per far vedere che ha appena mangiato. Poi si reca a casa di un qualche amico nell’ora dei pasti e, quando viene invitato ad unirsi alla tavola, sottolinea il fatto di aver già mangiato, ma poi accetta comunque l’offerta. Da lui Lazaro impara il (non)valore dell’apparenza. Lo scudiero è l’unico padrone con cui Lazarillo vorrebbe rimanere perché, nonostante patisca la fame, non viene maltrattato. Il padrone però lo abbandona perché all’improvviso sparisce, costretto a fuggire per i troppi debiti. In questo momento si chiude la prima fase dell’autobiografia di Lazaro e inizia la parte centrale del romanzo. Da qui in poi i trattati saranno più brevi e il picaro ha concluso la fase di apprendistato, di esperienza per gli episodi futuri. QUARTO TRATTATO Il quarto padrone è un frate mercedario (della mercede), appartenente cioè ad un ordine nato espressamente nell’ambito della problematica della pirateria nel Mediterraneo. Era un ordine di frati a cui le famiglie spagnole affidavano i soldi per il riscatto dei propri cari tenuti prigionieri in Africa dai pirati. In quanto uomini di chiesa venivano rispettati anche dai pirati musulmani. Attorno a questo ordine aleggiava una pessima reputazione, in quanto, per forza di cose, chi si accollava il compito di fare da tramite tra le famiglie spagnole cristiane e personaggi loschi e violenti quali i pirati, doveva essere per forza a sua volta un duro, quindi, il lettore del Cinquecento che legge ciò, pensa subito che Lazarillo sia finito in pessime mani. Lettura del quarto trattato (in spagnolo) e spiegazione: Lazarillo (abbandonato dal padrone precedente) viene indirizzato presso il frate da alcune donnine di cui ha già parlato in precedenza (amiche dello scudiero con cui quest’ultimo andava a spassarsela). Quindi le

prostitute rallegravano sia lo scudiero che il frate mercedario. Infatti lo considerano “parente”, termine con cui si indicava la conoscenza biblica. Questo terzo trattato è brevissimo, ma molto denso. Lazarillo definisce il frate nemico del coro (cioè non gli importava di pregare) e dei pasti comuni (non partecipava alla vita del convento); sempre ansioso di uscire dal convento e molto amico degli affari secolari (contrario di religiosi), nonché amicissimo delle “visite” (metafora sessuale che rimanda nuovamente alla frequentazione delle donnine) tanto da consumare più scarpe che chiunque altro nel convento. Con quest’ultima frase Lazarillo ci dà da intendere che anche gli altri frati del convento erano dei disgraziati, che consumavano le scarpe a furia di uscire dal convento. L’espressione “romper los zapatos” nel gergo volgare dell’epoca ha un significato che allude alla sfera erotica (“sfondare il fondoschiena”). Ciò che aggiunge dopo è drammatico per Lazarillo: il frate è il primo a regalargli le sue prime scarpe, che però non gli durano più di 8 giorni e lui non riesce a sopportare più il suo trotto. Anche qui c’è un doppio riferimento, una d...


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