Riassunto Trattato delle scienze pedagogiche 2 PDF

Title Riassunto Trattato delle scienze pedagogiche 2
Course Pedagogia generale e sociale
Institution Università di Pisa
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Riassunto Trattato delle scienze pedagogiche vol.2...


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Trattato delle scienze pedagogiche Introduzione • La pedagogia antica inizia con Omero e finisce alla fine del V secolo con l’estinzione da parte dell’imperatore Teodosio del paganesimo. Per comprendere la pedagogia si deve rievocare il mondo antico in cui le attività erano tutte svolte unicamente dalla mano dell’uomo a volte aiutato dagli animali, la politica è cambiata molto tra monarchia, oligarchia, tirannia e democrazia, si dividevano gli uomini liberi e gli schiavi. Questi ultimi non erano da educare, però nel mondo romano i prigionieri di guerra spesso facevano da educatori ai loro padroni (Plinio piangerà per la morte del suo schiavo). La pedagogia antica era uno stretto contatto tra allievo e maestro, un insieme di elementi tecnici. Marrou definisce l’educazione orientale volta a formare uno scriba, mentre quella omerica volta a formare un guerriero. I. Le origini 1. L’Oriente L’educazione orientale in Cina fino al XIX secolo è connessa con un problema tecnico della scrittura, le civiltà dell’Asia anteriore e dell’Egitto usavano le scritture pittografiche e dovevano rimanerne fedeli. Nel IV millennio si sono decomposte le parole arrivando ad un insieme di segni-cose accompagnati da segni fonografici e di segni-idee, nell’Egitto antico erano circa 600 segni. Apprenderli era molto difficile, infatti chi riusciva a farlo veniva definito scriba, che in Egitto erano i collaboratori diretti del potere e i lontani rappresentanti di ogni autorità. In Mesopotamia erano di più rispetto all’Egitto; insieme a loro c’erano i notai che si occupavano della contabilità commerciale. Essendo la giustizia scritta erano incaricati di presentare i documenti ai tribunali, ma, nonostante l’importanza, le persone istruite sono in minoranza. Grazie al materiale scolastico ritrovato sappiamo che non era possibile accogliere più di due dozzine di persone; grazie ai testi sappiamo che i fanciulli portavano ogni mattina il loro materiale e il loro nutrimento, che avevano compiti da fare a casa e che ogni ritardo veniva punito; iniziavano a imparare dai 5-6 anni fino alla maturità. Le prime materie erano la letteratura che culminava con la grammatica, con la conoscenza dei testi classici e religiosi, studiavano anche matematica. Lo scriba egiziano doveva anche saper organizzare una spedizione militare. I livelli di insegnamento dovevano variare; a livello elementare l’apprendimento della lettura e della scrittura costituisce il primo passo. In Mesopotamia i quaderni dell’allievo sono dei dischi di argilla, in Egitto invece tavoletta di pietra calcarea. Il ruolo del grande fratello (giovane scriba abbastanza esperto) è stato inciso nei dischi sumerici. Il leit-motiv della vita del fanciullo è copiare, imparare a memoria e poi recitare, in caso sbagliasse il grande fratello lo correggerà. Si sono trovate testimonianze degli allievi al loro maestro “mi colpivi sulla schiena e la tua dottrina penetrava nel mio orecchio”. La pedagogia era su base mnemonica con insegnamento individualizzato. 2. Omero I primi educatori del mondo greco furono i poeti, Omero è il più antico, il più letto e commentato, è il punto di partenza, il fondamento della cultura greca. Costituisce il punto di arrivo di una tradizione del periodo miceneo che le scoperte archeologiche e linguistiche del XX secolo ci fanno vedere. Tra il 1500 e il 1100 si crea un repertorio di poesie che parlano delle imprese dei sovrani e degli eroi che i poeti (gli educatori) di quell’epoca fanno conoscere mediante la recitazione arricchendole con nuovi eventi. In seguito alla scomparsa della civiltà micenea durante la dark age (1100 – 900) il mondo greco si riforma, i rapsodi contribuiscono all’elaborazione dei miti; il loro ruolo rimane fondamentale in tutto il •

periodo arcaico. Ciò che Omero insegnava era la virtù, la giustizia e la verità agli uomini, lui è stato l’educatore del mondo greco e antico. Dal VII secolo essere colti significava conoscerlo a memoria ed essere in grado di citarlo in ogni occasione. I poemi omerici, la cui “volgata” fu fissata nel VI secolo ad Atene sotto i Pisistratidi, svolsero per gli antichi il ruolo della Bibbia. Il successo è dovuto allo specchio che Omero presenta in cui i greci si sono sempre guardati con soddisfazione, proponeva modelli conformi alle aspirazioni del suo popolo. Mette in scena due eroi: Achille e Ulisse. Achille è il guerriero sublime, amante della gloria, della vita, che non esita però a sacrificarla per non venir meno all’onore. I cittadini troveranno in lui l’esempio del superuomo sa imitare o ammirare, il suo vero discendente è Alessandro “il grande”. Il modello più accessibile era Ulisse, l’uomo delle mille risorse, la persona sempre capace di uscire da qualsiasi difficoltà, esempio perfetti di saper vivere e di saper fare. Secondo Eraclito d’Efeso la familiarità con Omero cessa con la morte, diventa l’autore divinizzato. I poemi omerici ci offrono l’educazione di Achille (natura tumultuosa che bisogna guidare e frenare) e più tardi Telemaco (bisogna incoraggiarlo e incitarlo, indolente), il figlio di Ulisse. A ognuno Omero fornisce un precettore, di buona famiglia, uomini libero, come la Fenice: arriva da Peleo (padre di Achille) in seguito a incomprensioni col proprio padre, segue poi Achille fino all’età adulta, lo aiuta con la formazione del corpo, del cuore e dello spirito, poggia su base affettiva. È una pedagogia fondata sull’esempio vivo o mitico. C’è sempre un eroe che in precedenza si è trovato in una situazione analoga dal quale si può trarre esempio. Telemaco è invece il fanciullo privo di iniziativa, formato poi dall’esperienza, a lui dobbiamo “i viaggi che formano i giovani” perché, partito da fanciullo, in balia delle circostanze impara a piegarle a suo favore e torna a casa uomo. Omero parla dell’evoluzione della società, della tirannia essenzialmente di Sparta; dal VI secolo si è messa a regolamentare le attività dei cittadini, comprese le relazioni coniugali. Anche nell’Atene progressivamente democratica, o più tardi a Roma, la presenza dello Stato nella vita del cittadino era una pressione. L’educazione mira a formare un essere che si integri in una comunità e sottoposto per tale ragione a una disciplina che non appare nella società omerica. 3. Sparta L’esempio spartano ci fornisce delle soluzioni originali per quell’epoca, è il punto di arrivo logico della città-stato. Compaiono dei principi pedagogici che noi conosciamo meglio dei metodi. Il cittadino apparteneva allo stato completamente, fin dalla nascita, fino ai 7 anni però stava con la famiglia. Nell’epoca romana (I secolo con Quintiliano) si pensa al ruolo dell’educazione fin dall’infanzia. Educazione è sinonimo di agoghé (addestramento), dai 7 anni torna a casa solo per dormire fino ai 12 anni, poi vive definitivamente in internato, poi farà parte dell’esercito. La gerarchia si presenta nel cantato nelle cerimonie religiose; i vecchi intonavano “noi fummo nel passato dei guerrieri valorosi”, gli uomini fatti rispondevano “noi lo siamo, chi vuole tentare l’esperienza?” e i fanciulli rispondevano “noi saremo un giorno ben superiori a voi!”. Ci sono 3 divisioni scolastiche: primaria (7-12 anni), secondaria (13-16 anni) e superiore (17-20 anni). Dagli 8 agli 11 anni sono comandati da un adolescente prossimo a passare nella categoria degli uomini, divisi in plotoni o pattuglie, ovvero il nucleo di base comandato da uno dei fanciulli. Un cittadino diventa il pedonomo che riunisce, sorveglia e se necessario punisce i fanciulli, accompagnato dai giovani portatori di fruste. Senofonte diceva che in mancanza del pedonomo chiunque poteva punire il fanciullo. Si allenavano i ragazzi all’astuzia e al furto, provocati dalla scarsa alimentazione. Dalla criptia si ha il vero rito di iniziazione: il ragazzo doveva scomparire dalla vista, capace di nutrirsi e di versare il sangue umano. Bisogna però anche soddisfare la minima affettività, infatti relazioni tra due ragazzi erano abituali. L’indurimento fisico era

portato al massimo dopo i 12 anni: un solo mantello per tutto l’anno, niente tunica, scarpe, testa rapata e riposo in dormitori su pagliericci di canna, nutrimento insufficiente. Bagni e unzioni d’olio erano riservati a rari giorni di festa. La pedagogia è aggressiva. Esprimersi sotto forma di assiomi era una specialità di Sparta. Tirteo e Alcmeo sono i cantori dell’ideale collettivistico spartano, le loro opere mettevano in risalto l’originalità di Sparta in rapporto con Omero e l’eroe del Peloponneso Eracle. Nell’epoca arcaica la ginnastica era alla base dell’educazione, con addestramento per le prove olimpiche. Ragazze e ragazzi rivaleggiavano in destrezza talento e cori. Ogni festa era l’occasione per fare gare collettive. 4. Atene L’atmosfera ad Atene era completamente diversa grazie alla libertà lasciata ai cittadini, salvo che a partire dal IV secolo in cui viene creata l’istituzione militare dell’efebia e sembra che ogni iniziativa fosse lasciata alla famiglia e che l’estensione dell’educazione fosse collegata a quella della democrazia. La famiglia non costituisce una cellula viva della società, donne e uomini vivono completamente separati salvo che per riprodursi. Le donne allevavano i figli maschi fino ai 7 anni, le femmine lasciano giovani la casa e finiscono la loro educazione sotto l’autorità del marito, non sono tagliate dal mondo esterno ma non si mettono in mezzo alla vita degli uomini. Il marito è sempre fuori, non si ha conoscenza del ruolo educativo del padre. Come a Sparta, anche ad Atene chiunque poteva castigare un fanciullo. Alla formazione completa e diretta impartita in casa succede l’era del pedagogo. Inizialmente è uno schiavo che accompagna il ragazzo a scuola, ma diventa subito uno della casa, un domestico (nel senso latino, veglia sul fanciullo). Il maestro di scuola che appare insieme a lui diventa un insegnante che ha la missione di mostrare una tecnica; per questo si fa distinzione tra pedagogo e grammatico, citarista e pedotriba. Fino al VI secolo l’educazione era un privilegio dell’aristocrazia militare, dall’VIII al VI secolo si hanno cambiamenti sul piano sociale, politico e culturale. L’educazione registra però in ritardo i cambiamenti, così costituisce la base dell’insegnamento tradizionale o arcaico verso il VI secolo. C’è stata un’estensione del mondo greco nel Mediterraneo, così si presentano persone ricche non appartenenti all’aristocrazia militare, grazie ai loro conflitti si ha un’evoluzione politica. Si ha poi una volgarizzazione della scrittura alfabetica. Si pensa che l’alfabeto sia stato creato alla metà del IX secolo, ma solo alla fine dell’VIII secolo era relativamente popolare in Attica, il primo testo su vasellame risale al 735. Grazie a vari testi si conoscono le scuole all’epoca di Solone e Pisistrato ad Atene. L’importanza della scuola viene evidenziata dal fatto che gli abitanti di Trezene hanno cura di trovare scuole alle donne e fanciulli che scappavano da Atene perché assediata dai Persiani.

• 1.

II. Gli elementi dell’educazione classica I principi

L’educazione greca antica ha aggiunto oltre a sport e musica anche la letteratura, scrittura, arte della parola o retorica, arte del pensiero o filosofia, passando quindi a un’educazione celebrale. La formazione è disinteressata, non punta a un mestiere ma solo a formare il cittadino; le lettere vengono insegnate nel momento in cui l’educazione non è più solo per i nobili. Alla fine del VI e inizio V secolo c’erano 3 insegnamenti in scuole diverse: fisico nella palestra (pedotriba), musicale (citarista) e letterario (grammatico) che viene insegnata come una disciplina, non tecnica. Nei secoli VI e V si riceve un insegnamento primario sul piano intellettuale con contrappeso in quello fisico e artistico. Un testo di Platone mette l’accento sugli obiettivi morali dei 3 insegnamenti. Una legge ateniese che risale a Solone fissava l’apertura delle scuole al sorgere del sole e la chiusura prima del suo tramonto. Per quanto riguarda l’ordine in cui i fanciulli frequentavano le scuole siamo ridotti a ipotesi, la

più comune è la simultaneità. La scuola non era obbligatoria in quanto a pagamento. Il grammatico veniva pagato poco in quanto la professione era considerata di poco conto. Nel IV secolo non saper leggere e nuotare è l’ignoranza più completa. Nei secoli VI e V le persone più semplici conoscono la letteratura e hanno alcune nozioni di musica; non saper suonare la lira costituiva una mancata educazione e un’infanzia molto povera. 2.

L’insegnamento della musica

L’insegnamento più antico è quello della musica, l’importanza risale alla tradizione poetica e ai canti conviviali, cori e danze nelle cerimonie religiose. Saffo dirigeva fino alla fine del VIII secolo a Lesbo una scuola femminile in cui si praticava la danza collettiva, la musica strumentale e il canto. La vita veniva organizzata in ambiente religioso e sentimentale. Alceo e Alcmane hanno fatto lo stesso per i maschi; grazie ad Aristofane sappiamo che le scuole si trovano in edifici diversi. I fanciulli vengono iniziati alla lira, altro strumento corrente nel V secolo è l’aulo (simile a un flauto) che però accusato di deformare il viso viene abbandonato; non imparavano le note musicali, facevano tutto ad orecchio, era un insegnamento individuale a cui si aggiunge quello collettivo del canto. 3.

Il maestro di ginnastica

Il pedotriba è un personaggio con molta autorità. Nei secoli VI e V la ginnastica fa parte dell’insegnamento di base, il pedotriba è conosciuto mediante rappresentazioni sui vasi senza contare la letteratura a lui consacrata nell’epoca ellenistica. Ci sono problemi di interpretazione perché non si vedevano mai fanciulli, ma nei testi scrivevano che i fanciulli andavano in palestra. La tecnica ci sfugge spesso, i testi non parlano di considerazioni pedagogiche ma mediche o igieniche. I fanciulli si allevavano sin da piccoli alla corsa, al lancio del disco e del giavellotto, salto in lungo e lotta. Era un apprendimento sia individuale che collettivo. Il pedotriba veniva assistito da adolescenti più grandi che aiutavano i più giovani. Palestra, ginnasio e stadio sono diversi: nello stadio avvengono le rappresentazioni sportive, nel ginnasio si ha l’addestramento che comprende piste di corsa e di lancio, la palestra è un terreno circondato da costruzioni coperte con sale contenenti utensili necessari per l’unzione di olio, bagno di sabbia, bagni etc. diventa l’ambiente propizio per ogni allenamento che non richiedesse la pista di corsa; non è riservata solo ai fanciulli e ogni ginnasio ha una palestra. 4.

La scuola del grammatico

I maestri della scuola del grammatico non hanno bisogno di nessuna qualifica e sono pagati molto male, però è la più importante dopo l’estensione dal VI secolo. Non possediamo alcun dato che ci fornisca i componenti di una classe. La pedagogia è lenta; il primo passo è la conoscenza delle lettere, lo studio delle sillabe e poi della parola. Agli inizi veniva ignorata la punteggiatura e la separazione tra le parole, l’uso della scriptio continua obbligava un lungo periodo di lettura sillabica. La letteratura si apprendeva a memoria. Allo stadio elementare i fanciulli usavano tavolette di legno coperte di cera sulle quali si scriveva con uno stiletto la cui estremità alta arrotondata poteva servire per cancellare. I pezzi di vasellame (ostraka) servivano come brutta copia. Si imparava subito a tracciare le lettere, o si riempiva il modello tracciato dal maestro oppure si cercava di seguire attentamente le linee; dopo le lettere venivano le sillabe, infine delle frasi presentate sotto forma di assioma. La lettura dei poeti viene fatta per le conoscenze che possono fornire più che a titolo letterario, è da considerare che non si studia la grammatica. Elemento discusso

dell’insegnamento del grammatico è quello dei rudimenti di aritmetica, ma non si andava lontano dal contare. Questa formazione durava a lungo; Platone dice che 4 anni erano necessari per imparare a leggere. Ai fanciulli si faceva assimilare passivamente, infatti regnava il bastone o sandalo, Platone dice che un fanciullo è un giovane albero da raddrizzare se non cresce dritto. 5.

I sofisti

Nel corso del VI secolo l’educazione elementare si è arricchita grazie alla comparsa dei sofisti. I governi avevano subito un’evoluzione dalla monarchia all’oligarchia, alla tirannide e nel caso di Atene alla democrazia. Sotto la pressione delle necessità politiche nasce una categoria di professori che si presentano come i successori dei rapsodi; come loro i sofisti si spostano di città in città diffondendo l’arte di formare i giovani, si rivolgono a un pubblico più ristretto. Contribuiscono a mettere gli elementi base della nuova pedagogia; il loro professionismo fece molto effetto all’epoca. Il primo, Protagora di Abdera, si fece pagare molto per le sue lezioni, mezzo per porle ad un livello difficilmente accessibile attribuendo così un maggiore valore. Nel corso del IV secolo i prezzi diminuiranno grazie a Socrate che criticherà chi ha mercantilizzato la professione. C’era bisogno di pubblicità per reclutare la clientela, tra loro infatti c’era competizione, lo vediamo con Protagora di Platone. I ragazzi facevano di tutto per farsi raccomandare ed ammettere nelle scuole, ma oltre la reputazione si ignorava tutto dello straniero, per questo era solito che il maestro facesse un piccolo saggio dove esponeva le sue teorie, doveva essere di carattere pubblico e solitamente si svolgeva nei santuari panellenici, svolgeva un’improvvisazione davanti a un pubblico difficile come Socrate. I fanciulli non lasciavano più il sofista nemmeno durante le sue peregrinazioni, per un periodo tra 3 e 4 anni. A noi interessano i metodi e i mezzi utilizzati (vengono usati in maniera diversa in base alle concezioni), il primo (Protagora di Abdera) voleva rendere l’uomo migliore conseguendo la virtù. Maestro e allievi formavano un’équipe, infatti uno dei punti della pedagogia greca è il contatto personale nell’educazione. Socrate e i suoi discepoli hanno appesantito le funzioni accentuando il ruolo morale dell’educatore; l’ottimismo e il pragmatismo sono alla base del successo dei sofisti. Per Protagora, che ha uno scopo etico, il programma della formazione è una morale didattica; ironizza su Ippia che propone conoscenze tecniche. Gorgia da Lentini pone i fondamenti della retorica quindi approfondisce i problemi della lingua. I metodi finiscono per fondersi perché si trattava di imparare a parlare e persuadere, la base era sempre il discorso e la discussione, Socrate aggiunge il dialogo e le domande. Protagora mostra come su ogni problema ci sono sempre 2 punti di vista, pro e contro, insegna così a difenderli. Questa retorica ha avuto talmente tanto successo che il retore era equivalente all’uomo di stato, poi di professore. Si imparavano dei luoghi comuni perché si potevano introdurre in diverse occasioni; il maestro disponeva discorsi modello che venivano studiati, discussi e appresi, poi, saturo di materiale, il discepolo si adattava a una situazione data avendo così l’improvvisazione. Prodico si dedicherà a studi di etimologia e sinonimi; Ippia introduce distinzioni tra il valore delle lettere, delle sillabe, ritmi e metodi, il suo enciclopedismo supera il contesto letterario perché conosce l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e l’acustica. Creano un campo di studi che giunge alla creazione di una prosa di stile elaborato che fiorisce lungo il IV secolo. 6.

Socrate

Socrate provoca un progresso della pedagogia, noi lo consociamo solo attraverso gli scritti dei suoi discepoli, principalmente Senofonte e Platone, possiamo cogliere gli aspetti innovatori e non. Si oppone allo snobismo delle conoscenze senza superiorità se non si è conseguita la virtù, è un punto di vista totalmente diverso da quello sei sofisti perché si tratta di una formazione morale. La “maieutica” è il procedimento pedagogico che conosce momenti di successo. Socrate dimostra la più grande ignoranza e si accontenta di porre semplici domande riguardanti un soggetto dato; l’interlocutore risponde inizialmente con sicurezza poi perde terreno e si contraddice. Consiste inizialmente nel fare il punto delle conoscenze acqui...


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