Riassunto fratelli di sangue PDF

Title Riassunto fratelli di sangue
Course Economia della criminalità
Institution Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
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riassunto di economia della criminalità completamente sostitutivo...


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Omertà senza tempo: è pari all’11,4 % del PIL il volume d’affari delle 4 principali organizzazioni criminali in Italia. La ‘ndrangheta è quella più ricca,ma anche quella più inserita nell’economia nazionale con pericolose infiltrazioni in Europa e nel resto del mondo. Ha ormai soppiantato Cosa Nostra,divenendo un holding del crimine che gestisce tonnellate di cocaina in tutto il mondo. La droga ha cambiato tutto. Ha mutato anche quei pastori della Locride che mentre fino al 1991 avevano messo a segno 147 rapimenti,ora trafficano la droga,ma senza venir meno a quel modello di società tipico delle ‘ndrine. I pochi collaboratori di giustizia raccontano che la forza della ‘ndrangheta sta nell’impenetrabilità della sua struttura. Pentirsi vuole dire tradire i propri congiunti e ciò provoca problemi di ordine morale e psicologico più pesanti della paura di vendetta o ritorsione. Negli ultimi anni la ‘ndrangheta a Reggio si è blindata ancora di più,dandosi un’organizzazione di tipo verticistico-federativo. Per limitare i conflitti interni e migliorare la gestione del volume di affari in mano alla ‘ndrangheta,sono stati creati 3 mandamenti:quello ionico,da Monasterace a Condofuri; quello centrale,da S. Lorenzo a Bagnara;e quello tirrenico,da Seminara a Vibo. Dalle intercettazioni,si rinviene anche l’esistenza di una commissione,denominata La Provincia,con funzioni di garanzia,tese ad evitare situazioni di conflittualità tra i vari clan. La mafia calabrese ha ampliato la sua presenza sul territorio nazionale,creando una rete operativa efficiente ed è entrata ormai nei principali circuiti dell’economia illegale,rivelando una grande capacità di adattamento ai processi di modernizzazione. Tale capacità le ha consentito di creare solidi rapporti con organizzazioni criminali italiane e straniere e con gruppi terroristici. Per es. nel 1999 una nave controllata dalla mafia è stata sequestrata dalla polizia italiana e stava trasportando esplosivo ed armi destinati all’Ira,organizzazione terroristica irlandese. L’affare era gestito dal clan di Africo. Nel 2004,con l’operazione Decollo,oltre a smantellare un giro di cocaina in Europa,Australia e Sudamerica,si sono scoperti legami di alcune famiglia calabresi con gruppi paramilitari colombiani. La ‘ndrangheta negli ultimi anni ha iniziato a investire anche nella produzione di cocaina,grazie ai rapporti con l’Auc,il braccio armato del narcotraffico colombiano,tanto che nel giugno del 2008 la ‘ndrangheta è stata inserita dal governo americano nella lista nera del narcotraffico. Oltre alla cocaina,i clan calabresi hanno messo in piedi una holding che ha stretto affari con i più pericolosi narcotrafficanti dei paesi produttori di oppio. Quindi mentre,grazie a tutto questo,le ndrine diventano sempre più ricche,la Calabria resta inchiodata agli ultimi posti degli indicatori economici su reddito e occupazione,a dimostrazione che le mafie non producono ricchezza,ma condannano il territorio in cui operano al degrado. Con i proventi della droga,ma anche con il commercio di armi e lo smaltimento dei rifiuti,i boss calabresi hanno assunto una dimensione internazionale,reinvestendo ingenti capitali in attività lecite non solo in Italia,ma anche all’estero. Per es. nel 2004 sono stati scoperti investimenti della ‘ndrangheta in Belgio,dove le cosche Ascone e Bellocco di Rosarno,alleate con quelle di S. Luca,in un giorno erano riuscite a riciclare 28 milioni di euro,acquistando un intero quartiere di Bruxelles. È cresciuto anche il rapporto con la politica. La ‘ndrangheta partecipa,coinvolge,decide. Gli affari vengono prima di ogni connotazione politica. Proprio in funzione degli affari,la mafia ha iniziato a erogare servizi. Oggi le ndrine non solo controllano l’immigrazione clandestina,indirizzandone i flussi verso il lavoro nero e la prostituzione,ma garantiscono anche prestiti alle imprese in difficoltà. Crescente è anche il suo interesse nei confronti del settore dei rifiuti solidi urbani e speciali,ma anche nel giro degli ipermercati e degli ortomercati. Se oggi è l’organizzazione più pericolosa lo si deve in parte all’arrendevolezza di un certo potere politico e apparati istituzionali che essa colludono. La ‘ndrangheta gode nei centri in cui opera di un consenso diffuso che la rende ancora più forte. Le origini: sulle origini della ‘ndrangheta si sono fatte molte ipotesi. Il nome farebbe pensare ad un etimo greco. Paolo Martino sostiene che deriverebbe dal greco classico,parlato nella zona di Bova e esattamente da andragathos che vuol dire uomo coraggioso. In molte zone di qui infatti,il vero ‘ndranghitiari significa atteggiarsi a uomo valente,temuto e rispettato. In un documento risalente al 1595 si è scoperto che una vasta area nel Regno di Napoli era nota come Andranghatia Region,terra abitata da uomini degni di rispetto 1

in virtù delle proprie capacità. Nel 1909,in un vocabolario del dialetto reggino,si fa riferimento alla parola ‘ndranghiti con il significato di uomo balordo. In Calabria la ‘ndrangheta ha iniziato a farsi notare all’interno del processo che accompagna la formazione dello stato unitario. Nel 1861 le carceri reggine sono piena di camorristi,qualche anno dopo viene sollecitato l’arresto di ladri e camorristi che a Gallico uccidono cittadini che si lamentano dei loro furti;8 anni dopo vengono annullate le elezioni amministrative a causa di elementi mafiosi che avevano alterato l’esito. Uno dei documenti principali di quel periodo è una lettera scritta al prefetto reggino Francesco Paternostro,nella quale è denunciata la presenza di un’associazione di criminali,che per stabilire ruoli e gerarchie,ricorre continuamente alla tirata,versione plebea del duello. Tale organizzazione che cominciava a diffondersi tra Reggio e Catanzaro fu definita picciotte ria e aveva elementi in comune con la camorra,che aveva tratto spunto dalla garduna,che in spagnolo vuol dire faina,animaletto che da la caccia ai topi e insidia i pollai. Il fatto che prima del 1861 non vi siano documenti ,non significa che la picciotteria sia nata dal nulla,ma si deve credere che essa sia stata il risultato di un lungo periodo di incubazione che ha dato vita ad altri fenomeni di delinquenza organizzata,come gli spanzati nel Vibonese. Non sembra invece esserci alcuna analogia con il brigantaggio che è un fenomeno legato alla crisi del latifondo;la picciotteria invece attacca le zone povere della Calabria. Sulla garduna si sofferma invece un comandante dell0esercito francese che venne in possesso di uno degli statuti dell’organizzazione sorta a Toledo. L’art. 1 recitava che qualunque uomo fornito di buon occhio,buone orecchie e buona gambe e che non avesse lingua,poteva diventarne membro;anche le persone rispettabili di una certa età che volevano servire la confraternita. Una sentenza del Tribunale di R.C. del 1890 delineava la strutturazione della picciotte ria su 2 livelli sovrapposti,per garantire al meglio la segretezza e a sicurezza. Del primo facevano parte i camorristi,del secondo i picciotti. Il boss era Paolo Scudieri e l’organizzazione annoverava numerosi giovani d’onore che dovevano essere inclini a delinquere. Per la promozione a camorrista,il picciotto di sgarro,doveva versare al puntaiolo(cassiere-segretario)la dritta(quota non specificata)che era usata per preparare un pranzo a cui partecipavano gli affiliati. Facevano parte della Minore,oltre al puntaiolo,anche il picciotto di giornata,che doveva tenere i contatti con i singoli componenti,dividere gli incarichi e svolgere funzioni di raccordo. Le norme erano rigidissime. Aderire alla picciotteria voleva dire accettare le regole e la loro applicazione. In una sentenza del Tribunale di Palmi nel 1897 si fa riferimento all’esistenza di un codice contente tutte le regole e gli obblighi di tale associazione. Tutto si basava sulla forza di coesione del gruppo,caratterizzato da vincoli di parentela o affinità. In tale codice viene sottolineata l’importanza dell’omertà che è uno dei tratti principali della picciotte ria insieme alla segretezza,alla violenza omicida,al collegamento con i pubblici poteri e al taglieggiamento di commercianti e proprietari. Il loro scopo era quello di conquistare ricchezza e potere. Dopo il decennio felice nel 1880,una crisi agraria metteva in ginocchio Rc,mandando sul lastrico numerose famiglie contadine. Gli unici a trarre benefici sono i massari che avevano iniziato a usare i primi picciotti come scherani,fondando la loro forza sull’onore,il rispetto e la violenza. Si narra che nel 600 su una nave partita dalla Spagna si erano imbarcati 3 cavalieri costretti a fuggire per aver lavato nel sangue l’onore di una sorella sedotta. Sbarcati sull’isola di Favignana,Osso,devoto a S. Giorgio,decide di restare in Sicilia dove fonda la mafia;Mastrosso,devoto alla Madonna,si trasferisce in Campania dove organizza la camorra e Carcagnosso,con l’aiuto dell’arcangelo Michele,punta sulla Calabria fondando la ‘ndrangheta. Qualcosa di simile successe in Cina con le triadi che sarebbero state fondate da 3 monaci buddisti che volevano ribellarsi alla dinastia dei Manchù. Il modello organizzativo della mafia calabrese,ricalca quello delle società patriarcali. La famiglia(la ‘ndrina)è la cellula primaria ed è formata dalla famiglia naturale del capo bastone,a cui se ne aggregano di altre,formando il locale. In Calabria non c’è masi stato un capo assoluto come in Sicilia,forse per le difficoltà di collegamento tra i 2 versanti. Tutto ciò ha fatto si che la ‘ndrangheta nascesse come struttura orizzontale,priva di un unico comando. Ciò non esclude che vi siano stati rapporti tra le varia ‘ndrine. Fino agli inizi degli anni 90 l’unico elemento di raccordo è stata l’annuale riunione che si tiene a Polsi in occasione della festa in onore della Madonna della montagna a 2

settembre,della quale si trova traccia in vari documenti giudiziari del tempo. Un collaboratore che aveva fatto parte della società,raccontò l’esistenza di una costituzione formale e di un ordinamento giuridico con un sistema compiuto di istituzioni,norme e sanzioni. Colui che tradiva era sospeso da colui che scopriva il tradimento e le pene variavano in base alla gravità della mancanza e consistevano o nell’esclusione,o nello sfregio o nell’omicidio. Di tali sanzioni racconta anche un detective americano che si era infiltrato per 1 anno e mezzo in un’organizzazione guidata da un tale Rocco Racco:egli dopo esseri sottoposto all’iniziazione,narra delle varie punizioni inferte,molto spietate. I picciotti erano caratterizzati da comuni segni di riconoscimento. Sul finire dell’800 ad es portavano i capelli alla mafiosa,pantaloni larghi e cappelli a cencio. Proprio nel carcere,nell’800 si comincia a fare uso del baccagghju,linguaggio tramite il quale gli ‘ndranghetisti comunicano. Vi era anche un linguaggio non verbale,quello dello sfregio,un linguaggio sul corpo. Il loro linguaggio convenzionale era detto a mascolo,da maschi,visto che la picciotte ria escludeva le donne. Tra le donne però non sono mancate eccezioni:in fatti in una sentenza dell’1882 del tribunale di Palmi si affermava che queste,vestite da uomini,prendevano parte a furti o altri reati. Dal 1880 al 1906 in Calabria vengono condannate per associazione a delinquere 10 donne. Oggi le donne,oltre a fare da tramite tra i congiunti detenuti,hanno un ruolo meno remissivo. Da un’analisi della Dia del 200 emerge la presenza di 255 donne affiliate alle ‘ndrangheta a R.C. Centrale è invece il ruolo femminile nelle faide che trasmettono le regole mafiose ai figli e alimentano la vendetta. L’età minima per essere iniziati è di 14 anni,anche se i figli degli affiliati possono essere sottoposti prima all’iniziazione. Certi padri,ponevano vicino alle mani del bimbo un coltello o una chiave per vedere se sarebbe diventato malandrino o sbirro. La ‘ndrangheta è persuasiva e coercitiva nell’applicazione delle regole e tutti la devono conoscere. L’investigatore Mangione comprese che la picciotte ria traesse origine dall’interazione con ambienti di poteri. Per es. a Cosenza nel 1903,per difendere don Stanu de Luca,sfilarono gli uomini più in vista della città. Negli anni,la ‘ndrangheta ha saputo combinare rigidità formale e elasticità operativa. Essa è stata paragonata ad Al Qaeda,organizzazione criminale con struttura tentacolare priva di direzione strategica,ma caratterizzata da intelligenza organica,capace di garantire in tutto il mondo l’identico marchio e lo stesso prodotto criminale. La ‘ndrangheta si urbanizza e si spacca: Peppe Zappia il 26 ottobre del 1969,a Serro Juncari,avevo presieduto l’ultimo summit della ‘ndrangheta agropastorale. Delle vecchia guardia era uno dei pochi sopravvissuti e aveva subito 3 attentati. La sua unica colpa era quella di appartenere a una generazione che anche lui definiva lontana. Era stato lui a Montalto ad esprimere l’esigenza di evitare divisioni e che bisognava restare uniti. Francesco Scopelliti che prese parte al summit racconta che il primo a prender parola fu Antonio Romeo di S. Luca che propose la spostamento del convengo di Polsi che però fu respinta;successivamente si creò una disputa tra 6 uomini di condofuri,3 dei quali accusavano gli altri di essersi allontanati e allora la lite fu sedata e Zappia invitò tutti a restare uniti. Durante il summit si discusse anche di inasprire la lotta contro la polizia,ricorrendo ad attentati dinamitardi. Si disse anche che quel summit serviva per convincere la ‘ndrangheta ad allearsi con la destra eversiva,rappresentata da Junio Valerio Borghese;ma il piano non andò a buon fine perché qualcuno informò la questura che mise a punto un piano per sorprendere oltre 150 mafiosi convenuti da tutte le zone delle provincia di Montalto. L’operazione fu coordinata da Alberto Sabatino. L’operazione di Montalto portò davanti ai giudici di Locri 72 affiliati alla ‘ndrangheta chiamati a rispondere di reati di associazioni a delinquere,scorreria,detenzione abusiva e porto illegale di armi. I gradi di giudizio che seguirono,non indebolirono però la loro operatività criminale. Le divergenze che avevano animato il summit esplosero agli inizi degli anni 70. Molti volevano liberarsi da quella mentalità che gli impediva di avere rapporti con il potere politico e economico. Un vecchio boss racconta oggi che furono i Piromalli e i De Stefano a favorire l’entrata in quella zona grigia in cui erano possibili gli incontri con magistrati,poliziotti e avvocati. L’idea fu subito abbracciata dal locale di 3

Toronto. Fu così creata un’enclave all’interno della ‘ndrangheta detta Santa,composta da 33 persone,alle quali era permesso di affiliarsi a logge coperte della massoneria. Mommo Piromalli, Paolo De Stefano e Santo Araniti si fregiarono del titolo di santista;contrari invece furono ‘Ntoni Macrì e Mico Tripodo,esponenti dell’ala tradizionalista della‘ndrangheta . anche per Giacomo Lauro,altro collaboratore di giustizia,la nascita della santa fu una svolta storica. Prima degli anni 70 infatti,la ‘ndrangheta era subalterna alla massoneria,poi invece riuscì ad avere dialoghi direttamente con le istituzioni,senza mediatori. La ‘ndrangheta aveva capito che l’unico modo per acquistare potere,fosse legarsi ai politici;ma oltre che con i politici,si intensificarono anche i rapporti con Cosa Nostra e in particolare con le famiglie mafiose di Palermo e Catania. Il nuovo corso della ‘ndrangheta coincise con la politica degli interventi straordinari del mezzogiorno. Il 1970 fu l’anno di istituzione delle regioni. Mancini,Misasi e Pucci,3 politici calabresi,decisero di assegnare il capoluogo a Catanzaro,l’università a cosenza e le industrie a R.C. I reggini contestarono e ci fu una vera guerriglia,a cui lo stato rispose prima inviando in riva allo stretto l’esercito ei carri armati e poi disegnando un nuovo piano di intervento produttivo(il noto pacchetto),elaborato da Emilio Colombo. La ‘ndrangheta mise anche mani sul controllo dei traffici marittimi illeciti,come il contrabbando di sigarette. Furono comunque la costruzione del 5° centro siderurgico e il completamento dell’autostrada del sole nel tratto compreso tra salerno e R.C. a imprimere una nuova svolta al rapporto tra politici e ‘ndrangheta,con la creazione di lobby tra mafiosi,politici e settori del mondo economico e finanziario locale e nazionale. Presero piede anche i sequestri di persona,creando divisioni in seno alla ‘ndrangheta. Dal 1970 al 78 se ne registrarono 53,contro i2 verificatisi dal 1963 al 1969. La prima guerra di mafia: la resa dei conti per Peppe Zappia,arrivò il 5 agosto del 93,quando fu ucciso con il figlio Giuseppe alle porte di San Martino di Taurianova. Era l’ultimo patriarca della ‘ndrangheta agropastorale,quella che aveva avuto in Macrì il boss dei boss. Il pupillo di Macrì era Domenico Tripodo:entrambi erano contrari ai sequestri di persona. Nella Locride,lui comandava con lo sguardo. Giacomo Lauro,collaboratore di giustizia,lo descrive come il capo crimine che aveva le chiavi per entrare negli Usa,in Australia e in Canada. Egli aveva saputo sfruttare il contrabbando di sigarette che era il vero grande affare delle cosche. Nel giro c’erano tutti i principali boss. Enzo Ciconte spiega che a un certo punto le coste siciliane,posti di sbarco,divennero insicure per un’azione di repressione da parte dei finanzieri. Il traffico allora fu dirottato sulle coste calabresi,non sorvegliate. Vi fuono sbarchi soprattutto a Crotone,nella Locride e a Lamezia,dove il contrabbando aveva assunto le modalità dell’azionariato popolare. Ci furono anche scontri per il controllo di tale lucroso attività e per le sigarette avvenne anche la strage di Locri. Oltre al contrabbando di sigarette,un altro obiettivo della ‘ndrangheta era la distribuzione clientelare delle risorse pubbliche che andò ad affiancarsi al pizzo,alla guardiania(servizio di sorveglianza) e al controllo del mercato del lavoro. Nacquero quindi le prime imprese edilizie mafiose,grazie all’aumentata disponibilità delle risorse finanziarie. Questo era il retroterra della ‘ndrangheta quando scoppiò la prima guerra di mafia. Don Mommo Piromalli,boss di Gioia,pensava che la ‘ndrangheta non potesse rimanere eternamente in conflitto con le istituzioni statali e voleva prendere lo stato sottobraccio,come avevano fatto i siciliani entrando nella massoneria. In ciò,Piromalli fu appoggiato da Paolo De Stefano. Con loro si schierarono anche i Mammoliti di Castellace,gli Strangio di S. Luca,i Barbaro di Platì. I traffici di droga coinvolsero poi numerosi giovani che volevano conquistare nuovi spazi. Macrì fu eliminato nel 75. Nell’agguato rimase ferito Francesco Commisso,suo braccio destro. È stato Lauro,20 anni dopo,a ricostruire tale omicidio. Ha raccontato che a ucciderlo furono Pasquale COndello e Giovanni Saraceno. L’auto usata per l’agguato era stata rubato a R.C. a un medico. Verrà trovata bruciata,qualche giorno dopo nella campagne di Antonimina. Dopo l’omicidio,il gruppo di rifuggiò a Gioiosa,a casa dei mandanti. Sul luogo del delitto furono trovati 32 bossoli:4 le armi usate per abbattere il boss dei boss. Francesco Commisso rivelerà al giudice che erano tutti a volto scoperto,che potevano avere un trentina di anni e che prima di andare via,uno dei 2 essendosi accorto che 4

Macrì ancora respirava,gli sparò altri 2 colpi di mitra. Secondo una fonte confidenziale,un anno prima,Macrì aveva partecipato a Gioia a una riunione,alla quale erano presenti anche i Piromalli e i De Stefano. L’informatore aveva aggiunto che a un certo punto la discussione tra De Stefano e Piromalli diventò animata,tanto che i due erano quasi venuti alle mani. Pare che Macrì avesse difeso Tripodo. Alla fine,anche grazie a Piromalli,gli animi si placarono e Macrì fu disposto a mediare tra Tripodo e i De Stefano. Invece qualche mese dopo organizzò con il suo pupillo la spedizione punitiva all’interno del Roof Garden,che vide cadavere Giovanni De Stefano. In quell’occasione fu ferito anche Giorgio de Stefano. Fu l’inizio della prima guerra di mafia. Nel 1975 si contarono 93 morti,101 l’anno successivo. La stessa sorte di macrì toccò a Tripodo nell’infermeria del carcere di Poggioreale. Lauro racconta che al tempo nel carcere era detenuto Cutolo Raffaele che non era malandrino ma aveva denari e quindi fu nominato camorrista. Quando Tripodo fu arrestato e portato in quel carcere o meglio all’infermeria,per i De stafano-Mammolit...


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