Riassunto Infanzia in tre culture. Vent\'anni dopo Tobin, Hsueh, Karasawa PDF

Title Riassunto Infanzia in tre culture. Vent\'anni dopo Tobin, Hsueh, Karasawa
Author Sonia de Bianchi
Course Metodologia della ricerca pedagogica
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
Pages 68
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INFANZIA IN TRE CULTURE – 20 ANNI DOPO INTRODUZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA La prima ricerca sulle istituzioni prescolastiche del Giappone, Cina e Stati Uniti è stata condotta da Tobin, Wu e Davidson a metà degli anni 80; da questa nacque il libro “Infanzia in tre culture” che sollecitò una riflessione sulle diversità culturali dei metodi educativi. A vent’anni di distanza Tobin presenta una nuova ricerca condotta con l’aiuto di Hsueh e Karasama. Affiancando la prospettiva storica a quella interculturale, indaga se, come e quanto due decadi di globalizzazione e mutamenti sociali abbiamo cambiato il modo in cui Cina, Giappone e Stati Uniti educano e si prendono cura dei loro piccoli cittadini. Questi mutamenti, o al contrario queste continuità, vengono messe in luce grazie al confronto di filmati recenti e filmati vecchi di 20 anni. Il metodo risulta problematizzato e approfondito  i video non fungono solo da fonti di dati, ma anche da stimoli per la riflessione e per la discussione. Nella prima ricerca i video avevano assunto vita propria. Perciò era necessario affinare tutti i passaggi della produzione e dell’uso di uno strumento così potente, con un montaggio attento sia agli aspetti comparativi sia a quelli contrastivi. I video impiegati sono stati definiti ibridi perché alternavano momenti di vita reale intervallati da montaggi che costituiscono una narrazione. In “Infanzia in tre culture – vent’anni dopo” viene introdotta una prospettiva diacronica, fondamentale per offrire la consapevolezza che i contesti si modificano e si sviluppano, nonché la consapevolezza di quanto sia utile, per stimolare la riflessione educativa e la coscienza delle scelte pedagogiche, ricostruire i processi di continuità e cambiamento. È un testo importante per comprendere le culture dei sistemi educativi e la loro trasformazione, e per acquisire consapevolezza della complessità della ricerca interculturale, delle innovazioni metodologiche che richiede, delle potenzialità e della delicatezza della video ricerca. PREFAZIONE (esposizione della ricerca: leggere perché contiene collegamenti con il libro generale sulle ricerche = Mantovani). A metà degli anni ’80 Tobin realizzò assieme ai colleghi Wu e Davidson un progetto di ricerca sui servizi per l’infanzia di tre diversi paesi (Cina, Giappone e Stati Uniti), che portò nel 1989 alla pubblicazione del volume “Infanzia in tre culture”. Per molti anni dopo questa pubblicazione Tobin cercò un modo per consolidare i buoni risultati del libro senza però essere ripetitivo. Passati 15 anni dalla prima ricerca (avvenuta nel 1985) pensò di realizzare un seguito, per aggiornare il libro, ma poi, non avendo notato sufficienti novità a livello teorico e metodologico lascio perdere. Tornò però sui suoi passi quando un giovane appena laureato, Hsueh, gli chiese di guardare un video. Si accorse subito di quanto fossero cambiate le strutture prescolastiche in Cina rispetto al 1985  decise quindi di realizzare un seguito al primo testo. Il nuovo libro non sarebbe stata una ripetizione: nel nuovo studio infatti sarebbe stata presente una dimensione storica che non era inclusa nel primo. Lo studio iniziale era interculturale; il nuovo sarebbe stato sia interculturale che storico. Avrebbe richiesto l’impiego di nuove metodologie e il riferimento a nuove teorie. Nella prima ricerca vi era una mancanza di equilibrio  due ricercatori americani, uno cinese e nemmeno uno giapponese nell’équipe. Nel nuovo studio Yeh è il rappresentante cinese Tobin quello Americano e Karasawa quella giapponese e tutti hanno svolto un lavoro di squadra in ogni fase della ricerca. Durante le interviste condotte dai tre ricercatori a volte è stato necessario

l’intervento di un interprete che ha utilizzato la tecnica dello chuchotage = si sussurra all’orecchio del destinatario per non interferire eccessivamente con il flusso della conversazione. Per colmare le loro lacune e per avere un riscontro dagli insider su quello che stava emergendo dalle osservazioni hanno condotto delle interviste di follow-up di persona, via mail e per telefono. I ricercatori durante tutte le analisi e le interpretazioni delle interviste hanno confrontato le loro prospettive di membri di una particolare cultura (insider) e di non appartenenti a quella cultura (outsider). Nel nuovo progetto, così come era avvenuto in quello precedente, il metodo ha offerto la possibilità a direttori e insegnanti di far sentire direttamente la propria voce. Differenze tra la prima ricerca e la seconda:  Nella ricerca iniziale i filmati servivano da spunto per riflessioni di insegnanti e direttori riguardo alle differenze culturali esistenti tra i servizi per l’infanzia dei tre diversi paesi, ora i video sono finalizzati anche a stimolare il dibattito sui processi di continuità e cambiamento che contraddistinguono l’educazione della prima infanzia nelle tre culture prese in esame.  La prima ricerca era prettamente interessata all’aspetto interculturale, mentre la seconda oltre a tenere in considerazione questo aspetto punta anche a sottolineare la continuità e il cambiamento nel tempo delle tre culture riguardo alle strutture di educazione infantile.  L’ordine di presentazione degli Stati trattati nel libro varia: nel primo libro la Cina era trattata per seconda, mentre in questo testo è trattata per prima per dare rilievo ai profondi cambiamenti avvenuti nell’ultima generazione nell’educazione e nella società cinesi, cambiamenti che hanno stimolato a realizzare il seguito del primo libro. Gli Stati Uniti, come nel primo libro invece sono trattati per ultimi, per rispettare la massima antropologica secondo cui in etnografia si procede innanzitutto rendendo familiare ciò che è esotico e poi esotico ciò che sembra familiare. Per quanto riguarda il METODO, il progetto si basa sui filmati di alcune giornate nei servizi per l’infanzia cinesi, giapponesi e americani. È importante parlare anche della TERMINOLOGIA usata in questo libro: è stato deciso di non tradurre i termini che identificano le istituzioni prescolastiche presenti in ciascuna cultura perché le classi di bambini di 4 anni su cui si è basato lo studio sono inserite in molti tipi diversi di istituzioni (Cina: you’eryuan sia pubbliche che private e in alcuni casi si tipo residenziale e accolgono bambini dai 3 ai 6 anni; Giappone: yochien servizi a tempo parziale per bambini dai 3 ai 6 anni e hoikuen che sono strutture a tempo pieno per bambini da 0 a 6 anni; Stati Uniti: children’s center, nursery schools, daycare centers, preschools). Un obiettivo fondamentale di questo libro è quello di illustrare il modo in cui gli insider concepiscono le forme di cultura extrafamiliare disponibili per i bambini di 4 anni in ciascuna delle 3 nazioni. Nel libro a proposito di insider ci si riferirà agli insegnanti giapponesi con l’appellativo di sensei dopo il loro nome, agli educatori cinesi con l’appellativo laoshi e ai maestri americani usando il loro nome di battesimo, perché è in questo modo che i colleghi e gli alunni si rivolgono loro.

I – INTRODUZIONE

Attualmente in Giappone, negli Stati Uniti e nelle aree urbanizzate della Cina la > parte dei bambini di 4 anni frequenta una struttura prescolastica. Non è però sempre stato così. Qualche generazione fa l’educazione formale aveva inizio con l’ingresso nella scuola elementare, e la cura, l’educazione e la socializzazione dei bambini al di sotto dei 5 anni avveniva in contesti diversi dai servizi per l’infanzia (a casa con la mamma, nonni, fratelli, o nei campi se tutti i familiari lavoravano). Nel volume pubblicato nel 1989 si è sostenuto che a istituzioni sociali relativamente nuove è stato affidato il compito di far diventare i piccoli membri culturalmente adeguati alla loro società  la conclusione principale del libro precedente: le strutture prescolastiche sono istituzioni che riflettono e tramandano le credenze fondamentali della propria cultura  sono agenti di socializzazione. Nel nuovo libro l’attenzione è rivolta agli elementi di continuità e di cambiamento che hanno caratterizzato le strutture prescolastiche cinesi, giapponesi e americane nel corso degli ultimi 20 anni. Nel 1984 realizzarono un video per documentare una giornata in una classe di bambini di 4 anni nello you’eryuan Daguan in Cina. Nel 2002 i ricercatori sono tornati a Daguan per realizzare un nuovo video e allo stesso tempo mostrare quello vecchio. In questa occasione vennero presentate a insegnanti e direttrici alcune scene ritenute problematiche dagli spettatori americani, giapponesi e cinesi temendo di creare in loro imbarazzo o di presa di distanza dal passato. Invece gli insegnanti e le direttrici hanno guardato il vecchio video con interesse e piacere. Dopo la visione del video il dibattito si è concentrato sugli elementi di continuità e di cambiamento verificatisi nel corso di una generazione e sui fattori che li avevano prodotti. In questo nuovo libro viene dato rilievo alle spiegazioni degli insider, ossia alle voci degli insegnanti e dei direttori che chiariscono le ragioni alla base dell’attività che svolgono, e presentano riflessioni sulla propria storia professionale, sulla direzione che pensano di aver imboccato e sui motivi corrispondenti. SERVIZI PER L’INFANZIA, CULTURE, SOCIETÀ ED EPOCHE I servizi per l’infanzia cono contesti in cui si intrecciano molteplici ambiti, interessi e attori sociali  la cura si unisce ad un’educazione più formale, i genitori per la prima volta entrano in contatto con il mondo della scuola, il mercato di manodopera femminile si concilia con l’esigenza della società di garantire ai bambini piccoli un accudimento adeguato. L’obiettivo dei ricercatori è approfondire i rapporti esistenti nei tre paesi fra l’attività svolta nei sistemi educativi per la prima infanzia e i fenomeni che caratterizzano la società nel suo complesso  in concreto il compito dei ricercatori sarà di spiegare come mai una giornata in una scuola dei tre paesi del 2002 appaia così diversa (o immutata) da una giornata nello stesso luogo nel 1984. Si può dire che l’immutabilità necessita di più energie che il cambiamento in una società che muta nel tempo. l’assenza di cambiamento nel corso del tempo in un’istituzione prescolastica potrebbe riflettere l’inerzia, la testardaggine o la pigrizia del personale; ma può anche riflettere il coraggio di insegnanti e direttori di tenere testa alle pressioni politiche che puntano a stravolgere le loro pratiche educative sulla scia di una qualsivoglia moda in campo didattico o pretesa di un politico voglioso di farsi notare. In ciascun paese la sfida è raggiungere un equilibrio tra continuità e cambiamento  ci si aspetta che i propri servizi per l’infanzia si trasformino nel corso del tempo per insegnare ai bambini il tipo di abilità e qualità necessarie per affermarsi in una società in rapido mutamento. Allo stesso tempo in tutti e tre i paesi ci si aspetta che le istituzioni per l’infanzia svolgano una funzione di continuità culturale che ricreino, nella nuova generazione di bambini, modalità di visione, pensiero, comprensione e interazione sancite dalla tradizione. Molteplici sono le forze che premono sui

servizi per l’infanzia affinché siano luoghi sia di continuità sia di cambiamento: si tratta di forze politiche, demografiche, economiche, intellettuali e legate alla cultura di massa. Due teorie contrastanti a proposito:  Secondo le teorie del sistema-mondo si andrebbe nel corso del tempo verso una crescente convergenza delle concezioni e pratiche educative nel tempo.  Secondo altri teorici il flusso delle filosofie educative sarebbe altalenante nel tempo, poiché seguirebbe il mutare del contesto politico (in alcune epoche sfruttano il prestigio di teorie pedagogiche di altri paesi per legittimare riforme politiche interne, in altre epoche spogliano i principi importati dalla loro aura straniera per renderli accettabili nel proprio paese, in altri momenti ancora le concezioni elaborate all’esterno vengono respinte). Da queste due teorie contrastanti sorge spontanea una domanda di ricerca: i principi e le pratiche attuati in Cina, in Giappone e negli Stati Uniti nel campo dell’educazione della prima infanzia sono più simili tra loro oggi di quanto lo fossero all’epoca del primo studio? È stato chiesto agli educatori di prima infanzia intervistati nel tre paesi di riflettere sull’influsso esercitato dalle concezioni straniere sulle proprie teorie e pratiche educative. ETNOGRAFIA E STORIOGRAFIA Nel libro “Il tempo e gli altri: la politica del tempo in antropologia” (1983), Fabian sostiene che l’etnografia manca di un senso del tempo, poiché situa i propri soggetti al di fuori della storia, collocandoli in un eterno presente etnografico. Questa teoria è meno valida al giorno d’oggi. Seguendo la logica di Fabian si può accusare il primo studio Infanzia in tre culture di insufficiente storicizzazione delle pratiche culturali descritte (anche se parlando di cultura già si fa riferimento a qualcosa che si tramanda di generazione in generazione). Il nuovo studio ci dà la possibilità di rimediare a questa carenza aggiungendo una dimensione esplicitamente storica  in questo volume di “Infanzia in tre culture” si dà particolare rilievo al tema della continuità e del cambiamento nel corso del tempo, analizzando le strutture prescolastiche cinesi, giapponesi e americane in due momenti storici diversi (1984 – 2004). La sfida dell’etnografia diacronica è aggiungere un senso del tempo all’etnografia senza però applicare alle altre culture che studiamo la nostra linea temporale (es. concettualizzare le culture del mondo in termini di progresso verso la civilizzazione come è avvenuto nel passato in occidente). È essenziale che nel considerare i sistemi cinesi, giapponesi e americani in educazione infantile in una dimensione diacronica (= come esistenti nel tempo) non si assuma che uno sia più evoluto dell’altro e che tutti si sviluppano secondo la stessa linea temporale, sia essa di modernizzazione, globalizzazione o razionalizzazione. Alla luce di tutto ciò si rendono necessari una teoria e un metodo che consentano di considerare simultaneamente spazio e tempo, collocando i servizi per l’infanzia contemporaneamente nel proprio contesto culturale e storico. METODOLOGIA La metodologia impiegata nel nuovo studio costituisce un ampliamento del metodo usato in precedenza  denominato formalmente “etnografia multivocale stimolata dal video” o generalmente “il metodo Infanzia in tre culture”. Prevede le seguenti fasi: 1. Realizzazione del video di una giornata in una struttura per l’infanzia in ciascuna cultura 2. Si esegue un montaggio del video per ridurlo ad una durata di circa 20 minuti 3. Si proietta il video all’insegnante della classe in cui è stato realizzato

4. Si proietta il video ad altri membri del personale della stessa struttura prescolastica 5. Successivamente si mostra il video ad altri membri del personale che operano in altre strutture prescolastiche della nazione in cui è stato girato 6. Infine si mostra il filmato a educatori di alcuni servizi per l’infanzia degli altri due paesi che partecipano allo studio Il risultato è una conversazione a più voci fra gli educatori dei tre paesi, stimolata dalla visione di uno stesso insieme di video. Nella tradizione di ricerca etnografica sul campo, l’antropologo trascorre la giornata tra i membri della cultura che studia, partecipando alle loro attività quotidiane e osservandole, e poi, alla fine della giornata, chiede agli informatori di riflettere su queste attività e di spiegarle. Il metodo impiegato in “Infanzia in tre culture”, in cui il video funge da stimolo, condensa e accelera questo processo, sostituendo l’osservazione partecipante con una serie di filmati su cui basare le interviste a coloro che prendono parte allo studio. Il lavoro è comunque etnografico se si considerano l’interesse per gli aspetti quotidiani dell’esistenza, l’attenzione alla cultura come costrutto esplicativo fondamentale e il privilegiare le spiegazioni degli insider e l’impiego di teorie e categorie emiche rispetto a quelle etiche. Da dove arriva l’utilizzo di questo metodo? Una fonte di ispirazione per l’uso di questa metodologia è costituita dalla tradizione, presente nella psicologia psicoanalitica, di impiegare stimoli visivi ambigui come ausilio per svelare processi psicologici inconsci. In particolare è interessante il metodo usato da Murray  i test proiettivi, che chiedevano ad una persona di inventare una storia partendo da disegni appositamente scelti per svelare una molteplicità di aspetti psicologici. Con l’ideazione di una tecnica definita “colloquio con il supporto di immagini” Caudill adattò il testo proiettivo di personalità di Murray trasformandolo da metodo per l’analisi della psiche individuale a strumento per l’esame di credenza culturali. Nella metodologia impiegata nel nostro studio ciascuna scena del video è come una versione animata e sonora dei disegni impiegati da Caudill. Nell’elaborazione del metodo è presente anche l’influsso delle opere di Bachtin (letterario e filosofo russo), che introdusse termini come “multivocalità, “ibernazione” e “dialogismo”. La nozione bachtiniana di dialogismo dà fondamento teorico alla decisione dei ricercatori di propendere per l’impiego di discussioni di gruppo (= focus group) anziché di interviste individuali  c’è alla base la convinzione che i significati emergono dal coinvolgimento dialogico dei parlanti. Infatti l’intervista è utilizzata come opportunità per la co-costruzione di significati sia nell’interazione tra i partecipanti sia tra i ricercatori e i partecipanti (non per svelare posizioni preesistenti dei partecipanti alla ricerca). Per questo metodo i ricercatori hanno preso spunto anche da un film di Karosawa, Rashoman, in cui lo scontro tra tre persone viene descritto in modo diverso da ciascuno dei partecipanti. Le discussioni di gruppo condotte dopo la visione dei video dimostrano come gli spettatori spesso diano interpretazioni diverse non solo dei compiti e delle responsabilità degli insegnanti, ma anche degli eventi stessi ripresi nel filmato  dalle interpretazioni emergono aspetti di se stessi e della propria visione del mondo. Nella ricerca che stiamo analizzando i video non vanno considerati come dati, ma come spunti, stimoli, temi di discussione, strumenti di intervista. Spesso le domande nelle interviste possono essere troppo astratte o contestualizzate in vario modo dagli intervistati (qual è la tua filosofia di gestione della classe?; oppure “cosa fate quando un bambino nella vostra classe si comporta male?” in questo caso gli insegnanti si possono figurare varie situazioni molto diverse tra loro in cui un bambino si

comporta male, ad es. sta seduto scomposto oppure litiga con un altro usando un ombrello come arma di duello  si capisce facilmente che anche le risposte degli insegnanti variano in base alla situazione che si prefigurano), mentre mostrando un video (= situazione concreta) questo non avviene, perché ciascuna scena funge da domanda non verbale, da spunto per stimolare una risposta che possa fare comprendere le convinzioni dell’interlocutore. Fra gli aspetti fondamentali che i ricercatori filmano vi sono: la separazione (dai genitori al mattino), i litigi, il cattivo comportamento e i momenti di intimità tra insegnanti e bambini. La ricerca del luogo della ricerca e il problema della tipicità Nel primo studio i video erano stati realizzati in un servizio per l’infanzia in ogni nazione. Una sola struttura non può essere rappresentativa delle istituzioni prescolastiche di un’intera nazione e non era questa la loro pretesa. Infatti come descritto prima i video non hanno la funzione di dati , ma di stimoli per le discussioni di gruppo. Non è quindi possibile rivendicare la rappresentatività o tipicità delle strutture prescolastiche riprese nei filmati, se non per dire che le strutture non sono atipiche, nel senso che non vengono percepite dalle relative comunità come “strane”. Hanno scelto servizi per l’infanzia che avessero una buona reputazione nelle rispettive comunità e che non avessero fama di avere un programma educativo o una metodologia pedagogica fuori dal comune. Ciascuna delle strutture è “riconoscibile” (= rientra nell’ambito della pratica normale). L’orientamento metodologico della ricerca è principalmente et...


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