Riassunto La distinzione, P. Bourdieu PDF

Title Riassunto La distinzione, P. Bourdieu
Author Jennifer Courson Guerra
Course Produzione letteraria nell’Italia otto-novecentesca
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Riassunto completo ed esaustivo del libro di Bourdieu La distinzione....


Description

P. Bourdieu, La distinzione Indice: Parte prima: Critica sociale del gusto!! ! ! ! ! ! ! ! Capitolo primo: Titoli e quarti di nobiltà culturale! ! ! ! ! ! ! 1. Titoli di nobiltà culturale! ! ! ! ! ! ! ! ! 2. Quarti di nobiltà culturale! ! ! ! ! ! ! Parte seconda: L’economia delle pratiche ! Capitolo secondo: Lo spazio sociale e le sue trasformazioni! ! ! ! ! 1. Condizione di classe e condizionamenti sociali! ! ! ! ! ! 2. Uno spazio a tre dimensioni! ! ! ! ! ! ! ! 3. Strategie di riconversione! ! ! ! ! ! ! ! Capitolo terzo: L’habitus e lo spazio degli stili di vita!! ! ! ! ! ! 1. L’omologia degli spazi! ! ! ! ! ! ! ! ! 2. Gli universi dei possibili stilistici! ! ! ! ! ! ! Capitolo quarto: La dinamica dei campi! ! ! ! ! ! ! ! 1. La corrispondenza tra la produzione dei beni e la produzione dei gusti! ! ! 2. Le lotte simboliche!! ! ! ! ! ! ! Parte terza: Gusti di classe e stili di vita ! Capitolo quinto: Il senso della distinzione! ! ! ! ! ! ! ! 1. I modi di appropriazione dell’opera d’arte!! ! ! ! ! ! 2. Le varianti del gusto dominante! ! ! ! ! ! ! ! 3. Il segno del tempo! ! ! ! ! ! ! ! ! Capitolo sesto: La buona volontà culturale! ! ! ! ! ! ! ! 1. Conoscenza e riconoscimento! ! ! ! ! ! ! ! 2. La scuola e l’autodidatta! ! ! ! ! ! ! ! ! 3. La pendenza e l’inclinazione! ! ! ! ! ! ! ! 4. Le varianti del gusto piccolo-borghese! ! ! ! ! ! ! 5. La piccola borghesia in declino! ! ! ! ! ! ! ! 6. La piccola borghesia esecutiva! ! ! ! ! ! ! ! 7. La piccola borghesia di tipo nuovo! ! ! ! ! ! ! 8. Dal dovere all’etica del piacere! ! ! ! ! ! ! Capitolo settimo: La scelta del necessario! ! ! ! ! ! ! ! 1. Il gusto per il necessario ed il principio di conformità! ! ! ! ! 2. Gli effetti del dominio! ! ! ! ! ! ! ! Capitolo ottavo: Cultura e politica! ! ! ! ! ! ! ! ! 1. Censo e censura! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 2. Competenza ed incompetenza statuarie! ! ! ! ! ! ! 3. Il paese legale! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 4. L’opinione personale! ! ! ! ! ! ! ! ! 5. I modi di produzione delle opinioni! ! ! ! ! ! ! 6. Espropriazione e appropriazione indebita !! ! ! ! ! ! 7. Ordine morale e ordine politico! ! ! ! ! ! ! ! 8. Habitus di classe e opinioni politiche! ! ! ! ! ! ! 9. L’effetto specifico della traiettoria! ! ! ! ! ! ! ! 10. Il linguaggio politico! ! ! ! ! ! ! ! Capitolo nono: Conclusioni: classi e classificazioni! ! ! ! ! ! ! 1. Le strutture sociali incorporate! ! ! ! ! ! ! ! 2. Una conoscenza non concettuale! ! ! ! ! ! ! ! 3. Le attribuzioni interessate! ! ! ! ! ! ! ! ! 4. La lotta delle classificazioni! ! ! ! ! ! ! ! 5. Realtà dell’immagine ed immagine della realtà! ! ! !

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Parte prima: Critica sociale del gusto# Capitolo primo: Titoli e quarti di nobiltà culturale Il giudizio di gusto costituisce la manifestazione suprema del discernimento, e costituisce quindi uno degli indici più sicuri della vera nobiltà. Ogni rappresentazione della cultura è interessata, e la cultura legittima non è sufficiente a determinare quale di queste rappresentazioni della cultura (intellettuale e borghese) sia quella dominante. Quando si cerca di determinare in che modo gli atteggiamenti colti e le competenze culturali varino in base alle diverse categorie sociali (il libro si basa su un’inchiesta con un questionario condotta nel 1963 e nel 1967-68 su un campione di 1217 persone), si deve considerare:# 1. Il rapporto che lega le pratiche culturali al capitale scolastico (i titoli di studio ottenuti);# 2. A parità di capitale scolastico, il peso dell’origine sociale aumenta quanto più ci si allontana dagli ambiti più legittimi.# Più ci si avvicina agli ambiti più legittimi, come la musica e la pittura, più le differenze di carattere scolastico sono correlate ad importanti differenze sia nelle conoscenze che nelle preferenze. Nell’universo dei gusti particolari, si possono distinguere tre universi di gusti, che corrispondono a tre livelli scolastici e tre classi sociali:# 1. Il gusto legittimo (gusto per le opere legittime: es Bach e Goya): aumenta il capitale scolastico e appartiene alla classe dominante;# 2. Il gusto medio (gusto che riunisce opere maggiori e minori: es Rapsodia in Blu e Renoir); classi medie;# 3. Il gusto popolare (musica leggera o musica colta disprezzata dalle classi dominanti, es Verdi), varia in ragione inversa rispetto al capitale scolastico e appartiene alle classi popolari.#

1. Titoli di nobiltà culturale! Non c’è nulla che permetta di ribadire la propria classe come i gusti in campo musicale. L’esibizione di una cultura musicale non è uno sfoggio di cultura come gli altri, perché la musica è anche garanzia di spiritualità, è l’arte pura per eccellenza. Siccome essa non ha alcuna funzione espressiva, la musica si contrappone al teatro che anche nelle sue forme più popolari si fa sempre portatore di un messaggio sociale e può passare solo grazie a un accordo con i valori e le attese del pubblico. Questo non vale per la musica. # 1.1

L’EFFETTO DI TITOLO

Sarebbe sbagliato imputare solo all’azione del sistema scolastico la correlazione tra competenza in materia di musica e pittura e capitale scolastico. Questo capitale infatti è garantito da:# 1. La trasmissione culturale assicurata dalla famiglia;# 2. La trasmissione culturale assicurata dalla scuola.# Attraverso l’attività di inculcamento e di imposizione di valore che la scuola esercita, anche l’istituzione scolastica contribuisce a quell’atteggiamento generale nei confronti della cultura legittima che tende ad applicarsi al di là dei limiti dello “scolastico”, assumendo la forma di propensione disinteressata ad accumulare conoscenze che, sul mercato scolastico, possono anche non essere redditizie. Ma l’effetto dell’istituzione scolastica più nascosto è l’imposizione di titoli, caso particolare dell’e ffetto di assegnazione statuaria, che può essere positiva (nobilitazione) o negativa (stigmatizzazione), che ogni gruppo produce in base a classi gerarchizzate. Coloro che detengono un capitale culturale privo di certificazione scolastica (cioè che sono colti ma non hanno studiato) sono solo quello che fanno. Coloro che detengono un titolo di nobiltà culturale (una certificazione scolastica), devono solo essere quello che sono. # L’istituzione scolastica definisce nei fini e nei mezzi il progetto di un autodidattismo legittimo, che presuppone l’acquisizione di una “cultura generale”. Con l’espressione di autodidattismo legittimo si indica la natura differente che separa la cultura libera altamente valorizzata, del detentore di un titolo scolastico, dalla cultura libera illegittima dell’autodidatta. Il sistema scolastico manipola le aspirazioni e le esigenze degli studenti verso posizioni prestigiose o deprezzate, che implicano o escludono la pratica legittima (allocation): ciò si esercita soprattutto mediante la mediazione dell’immagine sociale di una determinata posizione. Questo effetto di allocation contribuisce a far sì che l’istruzione scolastica riesca a imporre delle pratiche culturali 2

che essa non inculca direttamente, ma che fanno parte degli attributi connessi alle posizioni, ai titoli che essa assegna. L’atteggiamento legittimo che si acquisisce frequentando le opere artistiche e letterarie riconosciute dalla scuola si estende anche a quelle meno legittime, es le avanguardie, il cinema. La tendenza alla generalizzazione è iscritta nell’attitudine stessa a riconoscere le opere legittime. Si spiega così perché la capacità di accumulare delle conoscenze gratuite (es la conoscenza di molti registi) sia legata più al capitale scolastico che alla frequentazione del cinema. Tale conoscenza è il più delle volte il risultato di un’attitudine che si consegue attraverso l’acquisizione familiare o scolastica della cultura legittima. # Questo non spiega perché il titolo scolastico funzioni come una condizione di accesso all’universo della cultura legittima se non si tiene conto del secondo effetto nascosto: ciò che viene designato dal titolo scolastico sono determinate condizioni di esistenza, che costituiscono la condizione per l’acquisizione del titolo, ma anche della disposizione estetica. Quest’ultima, di tutti i diritti di ingresso della cultura legittima, è quella richiesta con maggior rigore ed è legata alla provenienza sociale borghese. I titoli scolastici si presentano come una garanzia per ottenere una certa posizione estetica.# 1.2

LA DISPOSIZIONE ESTETICA

1.3

IL GUSTO PURO E IL GUSTO BARBARICO

1.4

L’“ESTETICA” POPOLARE

L’opera d’arte è ciò che esige di venir percepita secondo una intenzione estetica. Questa intenzione è a sua volta il prodotto delle norme e delle convenzioni sociali che concorrono a definire la frontiera tra gli oggetti comuni e gli oggetti d’arte. La comprensione di un’opera dipende dall’intenzione dello spettatore, che è a sua volta: # • Funzione delle norme convenzionali che regolano il rapporto nei confronti dell’opera d’arte;# • Funzione della disponibilità dello spettatore a conformarsi alle norme convenzionali;# • Funzione della sua formazione artistica.# L’ambizione demiurgica dell’artista richiama la disponibilità dell’esteta capace di applicare l’intenzione estetica a qualsiasi oggetto, sia stato o no prodotto secondo un’intenzione artistica. Il museo è la disposizione estetica costituita in istituzione. La giustapposizione di opere, che furono create con funzioni del tutto diverse (es. crocifisso e feticcio, Pietà e natura morta), esige un’attenzione più per la forma che per il contenuto. L’accesso allo statuto di opere d’arte di oggetti prima trattati come curiosità o come documenti storici ha materializzato l’onnipotenza dello sguardo estetico, rendendo al tempo stesso difficile ignorare che la contemplazione artistica necessitava ormai di una componente di erudizione. # Secondo Ortega y Gasset, l’arte moderna è l’arte impopolare per eccellenza, che divide il pubblico in due caste antagoniste:# 1. Quelli che la capiscono;# 2. Quelli che non la capiscono.# Ciò implica che i primi possiedano un organo di comprensione che gli altri non hanno. La nuova arte non è per tutti ed è destinata a una minoranza dotata. L’irritazione che provoca l’arte moderna è dovuta al senso di umiliazione e inferiorità nei confronti di questa “arte di privilegio” che essa provoca nella massa indegna dei “sacramenti artistici”. L’arte moderna non fa che portare alle ultime conseguenze una intenzione iscritta nell’arte a partire dal Rinascimento: un rifiuto sistematico di tutto ciò che è umano (le passioni, le emozioni, i sentimenti con cui gli uomini ordinari affrontano la loro esistenza ordinaria). Respingere l’umano significa respingere ciò che è generico, vale a dire comune, facile e accessibile. # È come se l’“estetica” popolare si fondasse sull’affermazione della continuità tra arte e vita, che implica la subordinazione della forma alla funzione, il rifiuto del taglio che separa le attitudini ordinarie dall’atteggiamento estetico in senso proprio. L’ostilità delle classi popolari nei confronti di qualsiasi tipo di ricerca formale si fa valere anche in materia di fotografia o di cinema. A teatro e al cinema il pubblico popolare si appassiona agli intrecci logicamente e cronologicamente indirizzati verso un happy end e si riconosce nelle situazioni e nei personaggi disegnati in modo semplice, e non nelle figure e azioni ambigue e simboliche. All’origine di questo atteggiamento c’è sia una mancanza di familiarità sia una profonda attesa di partecipazione, che le opere di avanguardia disattendono. Il desiderio di identificarsi nelle gioie o nei dolori dei personaggi, di vivere la loro vita, si basa su una specie di “investimento”: il pubblico accetta le ricerche formali e gli effetti artistici solo nella misura in cui si fanno dimenticare e non finiscono per ostacolare la percezione di ciò che costituisce la sostanza dell’opera. La ricerca formale, che porta all’oscurità, 3

rappresenta agli occhi del pubblico popolare uno degli indici della volontà di tenere a distanza il pubblico non iniziato, come se esso capisse in modo confuso ciò che è implicitamente sottinteso nel fatto di mettere in forma. # 1.5

LA PRESA DI DISTANZA ESTETICA

1.6

UN’“ESTETICA” ANTIKANTIANA

1.7

ESTETICA, ETICA ED ESTETISMO

Questo è l’estremo opposto del distacco dell’esteta, il quale (come vediamo ogni qual volta si accosta a un prodotto popolare, es i western o i fumetti) introduce una sorta di distanza, di scarto nei confronti della percezione di primo grado e si interessa non al contenuto, ma alla forma. Distacco, disinteresse, indifferenza, costituiscono l’unico modo di riconoscere l’opera d’arte per quello che è. Ad esempio, aumenta in funzione del livello di istruzione il numero di coloro che, interrogati sulla possibilità di fare una foto con una serie di oggetti, respingono quelli “volgari, brutti, stupidi, umani”, che sono i comuni oggetti dell’ammirazione popolare: il tramonto, la prima comunione, il paesaggio. Essi credono invece che si possa fare “una bella fotografia” con oggetti socialmente ritenuti insignificanti: una corteccia, un cavolo, un incidente automobilistico. Per questo non c’è nulla che distingua in modo altrettanto rigoroso le diverse classi sociali della disposizione oggettivamente richiesta dal consumo legittimo delle opere legittime, cioè della capacità di adottare un punto di vista propriamente estetico su oggetti già costruiti in forma estetica.# L’estetica popolare si presenta come un rovescio negativo dell’estetica kantiana. Kant si ingegnava a distinguere:# 1. Ciò che piace# 2. Ciò che fa piacere.# In modo più generale,# 1. Il disinteresse: l’unico garante della qualità autenticamente estetica della contemplazione;# 2. L’interesse dei sensi: ciò che definisce il piacevole;# 3. L’interesse della Ragione: ciò che definisce il Bene.# Le classi popolari esprimono in tutti i loro giudizi un riferimento, spesso esplicito, alle norme della morale e della piacevolezza (interesse dei sensi e interesse della Ragione). Questa estetica che subordina la forma e l’esistenza stessa dell’immagine alla sua funzione, è inevitabilmente pluralista e condizionale: l’insistenza con cui i soggetti ricordano i limiti del loro giudizio, distinguendo, per ogni foto, gli usi e il pubblico possibili, dimostra che essi respingono l’idea che una foto possa piacere universalmente. Dato che l’immagine viene sempre giudicata in riferimento alla funzione che svolge, assume la forma di un giudizio ipotetico, che si basa sul riconoscimento di “generi”. Il giudizio non rende mai autonoma l’immagine dell’oggetto rispetto all’oggetto dell’immagine. Non c’è nulla di più estraneo per il pubblico popolare dell’idea di un piacere estetico indipendente dalla piacevolezza delle sensazioni. È proprio il gusto popolare che Kant evoca quando scrive: “Il gusto resta sempre barbarico, quando abbia bisogno di unire al piacere le attrattive e le emozioni, o di queste faccia anche il criterio del suo consenso”.# Se le ricerche formali sconcertano il pubblico popolare, ciò dipende dal fatto che ci si sente incapaci di capire quello che, in quanto segni, esse devono significare. Non ci si sente in grado di discernere il virtuosismo dall’incapacità, o la ricerca sincera dall’inganno cinico. La ricerca formale, mettendo in primo piano la forma (e quindi l’artista), respinge in lontananza la cosa in quanto tale e vieta la comunione diretta con la bellezza. Le ricerche della pittura astratta si oppongono alla celebrazione della bellezza e vengono percepite come aggressioni contro la cosa rappresentata, contro l’ordine naturale e contro la figura umana. L’opera appare giustificata solo se la cosa rappresentata è degna di esserlo, se rappresenta una realtà degna di essere eternata. È questo il fondamento del gusto barbarico.# Messi di fronte alle opere d’arte, coloro che sono sprovvisti di competenza specifica, applicano i principi dell’ethos. Ne risulta una riduzione delle cose dell’arte alle cose della vita, una messa tra parentesi della forma a vantaggio del contenuto “umano”. Ad es, guardando la foto delle mani di una vecchia, quasi tutti indicano una complicità etica e mai un giudizio propriamente estetico. La classe media, fa anche dei confronti con la pittura (es. sembrano le mani di Van Gogh). Mano a mano che si risale la gerarchia sociale, si iniziano a fare considerazioni su problemi generali (es lavoro, felicità).# L’estetismo comporta una specie di agnosticismo morale, perfetta antitesi dell’atteggiamento etico che subordina l’arte ai valori della vita. Il modo più facile di “épater le bourgeois”, infatti, 4

consiste nel trasgredire in modo sempre più radicale le censure etiche che le altre classi si lasciano imporre. # Questo partito della “trasgressione simbolica” è l’antitesi quasi perfetta del moralismo piccoloborghese. L’estetica piccolo-borghese, subordinando l’arte ai valori fondamentali dell’arte di vivere, scorge nella perversione cinica dell’artista il principio del primato assoluto attribuito alla forma.# 1.8

LA NEUTRALIZZAZIONE E L’UNIVERSO DEI POSSIBILI

1.9

LA DISTANZA DAL BISOGNO

1.10

IL SENSO ESTETICO COME SENSO DELLA DISTINZIONE

La percezione estetica dell’opera d’arte è dotata di un principio di pertinenza socialmente costruito e acquisito. Per caratterizzare da un pdv stilistico un’opera d’arte non si può prescindere dai “compossibili” simultanei, precedenti o posteriori, o dalle altre opere dello stesso autore. La disposizione estetica come capacità di percepire e di decifrare le caratteristiche propriamente stilistiche è quindi inseparabile dalla competenza propriamente artistica. Questa padronanza permette di collocare ogni elemento di un universo di rappresentazioni artistiche in relazione alla classe costituita da tutte le rappresentazioni artistiche. Così, la capacità di cogliere i tratti stilistici che costituiscono l’originalità delle opere di un’epoca o di un’altra è indissociabile dalla capacità di cogliere le ridondanze stilistiche. La capacità di cogliere le somiglianze presuppone la capacità di cogliere le differenze e viceversa. L’attribuzione si basa sempre sul riferimento a delle “opere testimoni” che rappresentano in misura particolarmente elevata le qualità riconosciute come pertinenti in un determinato sistema di classificazione.# Questi riferimenti non hanno niente a che fare con le risonanze “affettive” dei discorsi celebrativi, ma sono invece gli strumenti indispensabili alla ricostruzione del campo delle possibilità tematiche e stilistiche rispetto a cui si è affermata la possibilità prescelta dall’artista. L’intento celebrativo dell’amatore non è quello di capire e il gioco dei riferimenti dotti ha solo la funzione di far entrare l’opera d’arte nel circolo chiuso dell’interlegittimazione (idolatria). # Con il capitale scolastico aumenta la propensione ad apprezzare un’opera indipendentemente dal suo contenuto. Questo perché la disposizione estetica dipende dalle condizioni materiali di esistenza, che sono la condizione sia della sua realizzazione sia dell’accumulazione di un capitale culturale che può venir acquisito solo sottraendosi al bisogno economico. Le condizioni di qualsiasi apprendimento della cultura legittima si contraddistinguono grazie alla distanza oggettiva e soggettiva dalle urgenze pratiche. L’ideologia carismatica della relazione all’opera d’arte presuppone la distanza dal mondo che sta alla radice dell’esperienza borghese. # Il potere economico è innanzitutto la possibilità di tenere a distanza il bisogno economico. Esso infatti si afferma attraverso la spesa ostentatoria, il lusso gratuito. Per questo motivo la borghesia, non potendo più fare di tutta l’esistenza una parata ininterrotta come faceva l’aristocrazia, ha istituito la divisione tra ciò che si paga e ciò che è gratuito, cioè da ciò che è interessato e ciò che è disinteressato. Il consumo, materiale o simbolico, dell’opera d’arte costituisce una delle manifestazioni supreme dell’agio, inteso come:# 1. Condizione materiale di ricchezza;# 2. Atteggiamento disinvolto.# Mano a mano che aumenta la distanza dal bisogno, lo stile di v...


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