Riassunto La doppia verità PDF

Title Riassunto La doppia verità
Course Storia della Filosofia Medievale
Institution Università di Bologna
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Summary

Il riassunto, seguendo l'ordine del libro, ripercorre la storia di Sigieri e Boezio di Dacia quali maestri fondamentali della filosofia medievale....


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LA DOPPIA VERITA’ Sotto la denominazione di ‘’Doppia verità’’ è andato tradizionalmente l’atteggiamento di quei maestri di filosofia che, tra il tardo Medioevo ed il Rinascimento, ricorrevano a meri atti d’ossequio alla fede cristiana, nel caso di conclusioni razionali in contrasto.

A PARIGI, ATTORNO AL 1270 Nel De unitate intellectus di san Tommaso, 1270, si trova riportata la prima formulazione che si conosca, della doppia verità: ‘’secondo la ragione concludo con necessità che l’intelletto è uno solo; tuttavia, per fede, sostengo fermamente il contrario’’. Con questa frase san Tommaso attaccava implicitamente Sigieri di Brabante, maestro della facoltà parigina delle arti. Con la doppia verità san Tommaso se la prese pensando che, dal momento che la filosofia si fonda sulla luce naturale della ragione, è impossibile che ciò che è della filosofia sia contrario a quel che è di fede. L’assunto dell’accordo della ragione con la fede è dunque un assioma. Accordo della fede con la ragione vuol dire dunque: 1) dimostrabilità di un certo numero di proposizioni che siano anche di fede; 2) non dimostrabilità di proposizioni in contraddizione con quelle di fede. Di fatto ci sarebbe impossibile credere in qualcosa, dove ne fosse dimostrata la negazione. Mana, così si danno anche degli argomenti delladi ciò a cui era strettamente tenuto, per difendere la fede. L’unicità dell’intelletto, essendo in contraddizione con l’immortalità dell’anima individuale, per san Tommaso era d’obbligo, mostrarla non necessaria.

ANCORA SU SIGIERI Per la tesi, tutto quanto fatto da Dio immediatamente, sia fatto eterno, Sigieri presentava un argomento che traeva da Averroè: fare qualcosa di nuovo implica un mutamento della volontà di chi la faccia, ma ciò è incompatibile con l’immutabilità di Dio. Una volta esposta questa tesi Sigieri si chiedeva se tale argomento fosse necessario e lo negava. Per “Doppia verità” s’intendano i casi in cui un maestro anche se guardandosi accuratamente da dichiarare vera una tesi in contrasto con la fede e dichiarando vero solo quanto di fese, tuttavia non presentasse né obiezioni agli argomenti che avanzava per una simile tesi né contro-argomenti. “Come ciò che è di fede non può essere provato con la ragione umana, in contrario a ciò che è di fede, che non possono essere confutati dalla ragione stessa”.

IL CASO DI BOEZIO DI DACIA Della “Doppia verità”, il De aeternitate mundi si presenta come negazione in ragione della tesi datavi come centrale, che la fede e la filosofia non si contraddicono. Qui l’agnosticismo, sull’eternità o non-eternità del mondo, ricompare come conclusione complessiva. Ciò dipende dal rapporto fra le diverse scienze filosofiche. Per Boezio, la loro autonomia reciproca non ne implica un appiattimento relativistico; chè si ha un primato della meta-fisica. Che nel De aeternitate mundi non ci sia “doppia verità”, vale per la tesi centrale; ma non per tutto quanto lo scritto. C’è un punto in cui Boezio fa appello, di fatto, alla “doppia verità”, e nella sua forma più forte possibile. Solo di fatto, sì, non esplicitamente; ma in compenso è evidente una volontà di dire, e un compiacimento a dire, nella frase sui due predicati, reciprocamente contradditori, d’una specie divisibile.

SULLA VERSIONE FORTISSIMA Oltre all’agnosticismo dichiarato, visto nel paragrafo precedente, c’è anche un’altra evenienza in cui non si dà “doppia verità”: allorché di fatto in un medesimo testo si trovino argomentazioni tanto per tesi in contrasto con la fede quanto per tesi conformi ad essa, sulle stesse materie. A cominciare dal De anima intellectiva di Sigeri di Brabante dove agli argomenti a favore dell’unicità dell’intelletto egli ne opponeva altri, a favore della pluralità. In un commento anonimo del De anima, risalente agli anni tra il 1270 e il 1277, il tema dell’unicità o pluralità dell’intelletto si trova trattato due volte, in due quaestiones contigue, la prima a favore della pluralità, e la seconda a favore dell’unicità. In un altro commento anonimo, sempre della stessa opera però successivo al 1277, s’alternano quaestiones impostate averroisticamente e quaestiones conformi alla fede cristiana. Benché doppia verità, a prenderla alla lettera, parrebbe appropriata addirittura solo a casi come questi, invece non è pertinente, per essi; perché si tratta piuttosto di sospensione di giudizio. Perché si abbia “doppia verità”, è richiesto, invece, che er le proposizioni di fede, ci si limiti rigorosamente a mere dichiarazioni, non si proceda cioè ad argomentazioni in loro favore né contro le corrispettive proposizioni razionali. Ma si hanno da distinguere due versioni, tipo logicamente, entrambe già comparse: normale, oppure fortissima, a seconda della qualificazione modale delle conclusioni, a cui si dichiarasse di rinunciare in favore della fede: se date per normali proposizioni assertorie, o invece per predicati una necessità delle cose, tali, cioè, che la loro negazione fosse una contraddizione. In entrambi i casi, erano date come in contraddizione, le proposizioni filosofiche e le proposizioni di fede; ma nel secondo caso, in più, come in se stesse contraddittorie, quelle di fede.

CONCLUSIONE Si ha la “doppia verità” quando, dopo essere approdato a una tesi in contraddizione con la fede, un pensatore dichiari di trarsene fuori, soggettivamente, con un mero atto d’ossequio, senza cioè intervenire sulla contraddizione. La doppia verità era si rinuncia a considerare vera una tesi filosofica in contraddizione con quanto di fede, ma, in assenza di argomenti contro di essa, o a favore di quanto di fede, così si venia a lasciare aperta la contraddizione....


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