Riassunto Libro Infanzie Movimentate per il corso di scienze della formazione primaria PDF

Title Riassunto Libro Infanzie Movimentate per il corso di scienze della formazione primaria
Author Virginia Cretella
Course Scienze della formazione primaria
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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Infanzie movimentate - Traverso Capitolo I Non è un gioco da ragazzi. La tutela dei minori stranieri non accompagnati Nonostante un calo del 34% rispetto al 2016, un notevole flusso di migranti continua a giungere presso le coste italiane; nel 2017 nell’attraversare il Mar Mediterraneo hanno perso la vita oltre 3000 persone. Resta significativo dunque il numero di minori stranieri non accompagnati (MSNA), di questi oltre il 93% sono maschi, e tra le prime nazionalità di appartenenza ci sono paesi dell’Africa, Egitto e l’Eritrea. Le motivazioni che possono spingere un MSNA alla migrazione sono ampie e complesse: guerre, conflitti, povertà. L’esperienza migratoria viene vissuta dai MSNA come traumatica in tutte le sue fasi: nella fase ‘’pre- migratoria’’ il minore si trova a fronteggiare situazioni di violenza nel territorio dal quale proviene; nella fase ‘’ migratoria ‘’ i traumi vissuti sono riferibili a situazioni a cui la persona è esposta è di cui fa esperienza, a eventi traumatici in cui vi è una reale minaccia di morte (viaggio drammatico, violenze fisiche); infine alla fase ‘’postmigratoria’’ sono riconducibili l’accoglienza nel paese di arrivo , cambiamento delle abitudini, difficoltà di integrazione. Queste condizioni traumatiche possono produrre nei minori delle conseguenze sul piano psicopatologico sia breve che a lungo termine. Si riscontrano spesso in queste popolazioni vari disturbi tra cui: disturbo acuto da stress, e disturbo depressivo. Al fine di fronteggiare gli eventi traumatici e stressanti, il minore è chiamato ad attingere ad una serie di fattori protettivi individuali e sociali. Uno di questi fattori è la resilienza, vista come una dinamica positiva per controllare gli eventi, adattarsi alla nuova realtà e ricostruire un percorso di vita positivo. Dal punto di vista psicologico, i mesi successivi all’ingresso nel paese ospitante costituiscono quella fase delicata in cui i MSNA possono iniziare a elaborare i traumi subiti. Qualora le condizioni non risultassero favorevoli alla realizzazione di questo processo, la sintomatologia si aggrava determinando l’emergere di altri disturbi. Un intervento precoce, di supporto psicologico, è auspicabile anche al fine di evitare quella che gli studiosi chiamano ritraumatizzazione. Lo scopo di questo intervento è quello di monitorare e verificare lo stato di salute psicofisica attraverso i colloqui dell’USP (unità di supporto psicologico), in cui emerge che la maggior parte dei minori è stata vittime di violenze e torture. Gli eventi traumatici possono determinare gravi conseguenze sulla salute fisica dei MSNA e della collettività. Gli MSNA incontrati nei porti spesso sono caratterizzati dal cosiddetto “effetto del migrante esausto “. La maggior parte delle patologie riportate dai pazienti incontrati da emerge in sì sono dovute alle condizioni di viaggio, ai traumi subiti, e possono determinare intensa cefalea, dolori articolari, dolori all’addome, spesso per questi sintomi non risulta adeguata la risposta farmacologica infatti essi sono ricondotti alla sfera psichica. L’articolo 2 del decreto legislativo 142/2015, chiarisce che “il MSNA è il cittadino di Stati non appartenenti all’Unione Europea o apolide di età inferiore agli anni

18, che si trova per qualsiasi causa nel territorio nazionale privo di assistenza e rappresentanza legale “. Emergency con un team composto da mediatori, medici e infermieri ha prestato attività socio sanitaria in alcuni centri di prima accoglienza per i minori non accompagnati e, i centri dove ha prestato attività sono stati poi chiusi poiché i requisiti non rispondevano agli standard minimi di accoglienza. Nel 2014 il porto di Augusta ha accolto molti minori. L’amministrazione di Augusta, comune commissariato per mafia, ha adoperato una struttura decadente e inagibile, precedentemente utilizzata come scuola: ‘’ scuole verdi’, un luogo che ospitava circa 120 minori, privo di un ente gestore capace di far fronte alle più elementari esigenze, che ha determinato l’allontanamento spontaneo di un numero di ospiti diventati “fantasmi “, assenti nei dati nazionali. È anche vero però che l’accoglienza in strutture di grandi dimensioni ostacola la creazione di quell’ ambiente relazionale di tipo familiare di cui il minore ha bisogno. Nel tentativo di rispondere all’accoglienza dei MSNA, nel 2014 viene emanato in Sicilia un decreto che stabilisce per centri di prima accoglienza la capacità di ricevere massimo 60 persone e stabilisce che la permanenza nel centro non può superare i tre mesi. Nonostante ciò Emergency ha avuto modo di constatare che il sistema di accoglienza per questi minori non risponde alle esigenze dell’utenza e per questo è indispensabile aumentare gli standard di prima accoglienza. Emergency ritiene che un rapporto con le compagnie istituzionali sia in grado di garantire il diritto alla salute, e per questo ha siglato un protocollo d’intesa con “l’Assessorato alla salute regione Sicilia, Croce Rossa Italiana, medici senza frontiere”, con lo scopo di migliorare i percorsi di cura di questa popolazione così vulnerabile. Inoltre ritiene che oltre agli interventi attuati per facilitare l’accesso alle cure dei pazienti stranieri, sia necessario operare nella direzione di un profondo cambiamento culturale, che partendo da un’attenta analisi dello scenario sociale attuale, arrivi al raggiungimento dell HEALTH EQUITY (Equità dello stato di salute) come indispensabile fattore per una reale e diffusa inclusione sociale. Pertanto Emergency si orienta verso un modello di azione integrata e multidisciplinare al fine di contribuire alla salute complessiva del paziente.

Capitolo II Strategie educative e politiche di tutela per MSNA: l’esperienza svedese e italiana a confronto È importante proporre un confronto fra modelli di intervento e strategie educative adottate in Svezia e in Italia nei confronti dei minori stranieri non accompagnati.

SVEZIA La Svezia è nota per la sua posizione di Stato garante dei diritti dei bambini presenti sul territorio. Essa firmò la convenzione Onu sui diritti dell’infanzia in cui ogni forma di discriminazione verso i minori deve essere abolita, e in cui si esprime che vanno garantiti in ogni forma il diritto dei minori alla vita, allo sviluppo e alla libera espressione. In linea generale va precisato che a tutti i minori dai 0 ai 18 anni presenti sul suolo svedese

vengono riconosciuti i diritti stabiliti dalla CRC (Convenzione dei diritti del bambino), siano essi cittadini svedesi, siano essi non cittadini che però risiedono sul territorio svedese, compresi i minori rifugiati o in assenza di documenti. L’agenzia nazionale dell’istruzione svedese ha inoltre sviluppato delle linee guida per l’educazione dei “Newly arrived pupils” (i nuovi arrivati). Dopo quattro anni di istruzione in Svezia però il minore cessa di essere considerato un nuovo arrivato. I comuni hanno poi l’obbligo di assicurare l’istruzione, l’assistenza sanitaria, un alloggio, la presenza di un tutore per ogni minore, non che di adempiere ai percorsi per la ricerca dei parenti. Nonostante la forte protezione e salvaguardia dei diritti dell’infanzia in atto da parte della legislazione svedese le autorità governative dal 2016 hanno introdotto misure restrittive in merito alle politiche migratorie. A titolo di esempio la commissione Europea ha portato a termine l’accordo con l’Afghanistan per facilitare il rientro dei rifugiati africani, ciò però ha aumentato il rischio di incrementare il numero di minori irreperibili.

ITALIA L’Italia presenta un buon sistema di protezione sul piano legislativo per i minori non accompagnati. L’ultima legge approvata a riguardo è la legge n.7 del 2017. In essa si sottolinea l’importanza del diritto all’istruzione perché la scuola è aperta a tutti ed è inclusiva, e il diritto all’ascolto dei minori. Ma essa presenta anche delle criticità, come l’assenza di fondi dedicati ad affrontare il fenomeno. La stessa legge infatti precisa che l’attuazione delle sue disposizioni verrà fatta nei limiti delle risorse umane e finanziarie. Se però sulla carta siamo un paese dotato di una struttura che tutela i minori e di una politica educativa formalmente attenta alle differenze e ai processi di inclusione, permane in Italia una questione culturale che vede diffusa la percezione dell’emergenza e del pericolo. La cornice internazionale che dirige entrambe le strategie nazionali prese in esame resta quella fornita dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia approvata dall’assemblea generale nel 1989. Nello specifico “l’articolo 20” della Convenzione richiede agli Stati aderenti di attivarsi per la protezione e l’assistenza dei minori che si trovano temporaneamente o definitivamente privati del loro contesto familiare. “Nell’articolo 19” della Convenzione, essa chiede a tutti gli Stati di mettere in atto ogni strategia e azione necessaria a prevenire ogni forma di violenza verso i minori. Fra le forme di violenza vanno considerati non solo la violenza e l’abuso fisico e psicologico, ma anche lo sfruttamento ai fini lavorativi e lo sfruttamento sessuale, che può causare lesioni, morte, sofferenza psicologica e problemi di sviluppo. Per rientrare in una logica di diritto e però prima di tutto necessario essere “ visti “dalle istituzioni, dove per essere visti significa passare attraverso la logica dell’identificazione che consente di sancire che il soggetto rientra nello status di minore non accompagnato. Il rischio di fronte all’iter processuali che prevedono accertamenti medici giudiziari è però quello di perpetuare in uno stato di violenza intesa come lesione della dignità del soggetto e della sua integrità psicofisica. In molte situazioni però è proprio questo passaggio di identificazione l’ultima possibilità di salvezza e di libertà. La Svezia ha saputo sviluppare una strategia di attenzione rispetto ai minori stranieri. La strategia svedese infatti prevede una considerazione particolare per tutti coloro che arrivano da altri paesi, pensando ai new arrival pupils come specifici detentori di bisogni educativi di cui la scuola deve farsi carico. Un aspetto principale in tale strategia è connesso all’educazione linguistica, con il

diritto a mantenere e coltivare la propria lingua d’origine all’interno del percorso educativo, sviluppando al contempo la lingua svedese come seconda lingua. Ma l’aspetto linguistico non è la sola sfida presente nell’inserimento dei MNA nei sistemi educativi: un elemento cruciale è anche la progettazione della modalità di inserimento. Spesso infatti i MNA hanno alle spalle viaggi di molti mesi che hanno loro impedito per un tempo molto lungo la frequenza scolastica. La definizione del livello di scolarizzazione del minore e la scelta della classe di inserimento non può dunque basarsi soltanto sull’età anagrafica, me sulle competenze in possesso. È necessaria una valutazione che sappia tenere conto non solo del vissuto, ma anche del significato che la scuola rappresenta per questi minori allo stato attuale, affinché l’educazione possa svolgere la sua funzione di “cura “. Quanto va evitato, infatti è la comparazione di questi minori spesso adolescenti, alle rappresentazioni di uno studente tipo, vale a dire di un adolescente dedito principalmente allo studio e ancora lontano dalla definizione di un proprio progetto di vita. Se pensiamo al contesto italiano, l’immaginario collettivo e anche istituzionale del paese vede negli adolescenti prossimi ai 18 anni dei minori ancora lontani dall’autonomia e naturalmente diretti a proseguire gli studi. I minori non accompagnati invece rompono questi immaginari portando invece adolescenti che vogliono al più presto rendersi autonomi, che mirano ad un progetto lavorativo che consenta loro di mantenersi e spesso di proseguire nel proprio viaggio. In linea generale, poi la garanzia dell’educazione per i minori richiedenti asilo e per i minori non accompagnati non è stata adeguatamente trattata dalle politiche educative europei, che mancano ancora due interventi specifici per questi minori, sia per l’istruzione dell’obbligo sia per l’istruzione superiore.

Capitolo III “Le

multiple transizioni dei minori stranieri non accompagnati. Un’indagine nella provincia di Padova”

Il decreto legislativo 142/2015 e la legge 47/2017 hanno fornito l’impianto normativo al piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati pensato per strutturare il sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati che prevede due livelli di accoglienza:



Una prima accoglienza riguarda l’attivazione di strutture governative ad alta specializzazione con funzione di identificazione, di eventuale accertamento dell’età e dello status.



Un secondo livello di accoglienza avviene in una struttura di secondo livello accreditate/autorizzate a livello regionale o comunale.

Il “VI rapporto CITTALIA” sui comuni e le politiche di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, documenta l’aumento della percentuale dei territori che negli ultimi anni hanno attivato un servizio, un intervento di tutela o un progetto di accoglienza per i MSNA. Nel comune di Padova, territorio nel quale è stata condotta l’indagine esplorativa sul sistema di seconda accoglienza dei MSNA, dei 124 minori presi in carico dal comune solo 20 sono inseriti in famiglie, mentre 104 MSNA sono stati accolti in comunità educative. I dati si riferiscono ad un’indagine esplorativa di tipo qualitativo realizzata a Padova tra febbraio 2017 e febbraio 2018. Attraverso interviste semi-strutturate sono state raccolte le prassi operative dell’accoglienza, le finalità dell’attività proposte ai MSNA, le risorse e le fatiche degli operatori che operano in questo specifico territorio, ed infine il punto di vista dell’intervistato sui bisogni dei MSNA e gli spazi di miglioramento del sistema di accoglienza. Negli anni successivi, il crescere della complessità del fenomeno dei MSNA ha reso possibile l’orientamento verso un “ welfare generativo” che permette di rigenerare delle risorse già esistenti, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto al fine di aumentare gli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività. Attraverso la voce degli operatori è stato possibile raccogliere le pratiche di affido attuate fino a oggi. Se il principio gli affidi nel territorio padovano erano prevalentemente di tipo “ omoculturale” e vedevano accogliere i bambini e ragazzi da famiglie provenienti dal loro medesimo contesto culturale e territorio di origine, da alcuni anni il servizio sociale ha allargato la proposta alle famiglie migranti in carico ai servizi sociali territoriali, anche sono un provenienti dal medesimo paese, che mostravano, pur in un contesto difficoltà economica, un buon percorso di integrazione oltre ad un contesto favorevole all’accoglienza dal punto di vista abitativo, relazionale, lavorativo e familiare questo prende nome di affido “etero culturale”. Le ragioni che spingono le famiglie italiane a scegliere un affido di questo tipo appaiono sostanzialmente solidaristiche ed evidenziano, in alcuni una specifica sensibilità non solo verso l’accoglienza in generale, ma proprio verso la realtà dell’accoglienza di ragazzi provenienti da culture differenti come nel caso dei MSNA. In relazione all’esperienza, la totalità dei nuclei italiani ha descritto esiti sostanzialmente positivi delle accoglienze realizzate sia con i bambini italiani che stranieri che con MSNA, mentre nei racconti dei nuclei stranieri si è evidenziato un numero maggiore di situazioni che, a causa delle gravi complessità, hanno reso necessario interrompere anticipatamente l’accoglienza. Possiamo analizzare un articolo di “Giovannetti e Accorinti”, dove in questo articolo sottolineano come la mancata realizzazione del “ filiera dell’accoglienza”, l’assenza di indicazioni a livello nazionale, gravano sul lavoro degli operatori e rendono più difficile i processi di inclusione dei MSNA. Nelle narrazioni degli operatori emerge con forza il senso di frustrazione rispetto al proprio lavoro. La centralità dei processi formativi dedicati all’accoglienza è avvertita come prioritaria degli stessi operatori i quali si trovano spesso a dover gestire la complessità del loro lavoro senza necessarie competenze. La fragilità del lavoro di rete emerge anche dalle narrazioni degli operatori quando

descrivono la costruzione del PEI, che rappresenta il principale strumento utilizzato delle comunità nella costruzione del percorso di integrazione del MSNA. L’alfabetizzazione risulta essere il primo passo compiuto nel percorso di accoglienza del minore. Tuttavia l’inserimento di MSNA Nei sui corsi di alfabetizzazione rischia di non garantire il successo dei percorsi di accoglienza. La letteratura internazionale ha sottolineato l’importanza della scuola come luogo di aggregazione e di integrazione per il MSNA, considerandola un terreno fertile di confronto, capace di generare occasioni di dialogo in un contesto interculturale. Sebbene stia crescendo il numero di MSNA iscritti a scuola, il lavoro di rete con la scuola è attraversato da almeno due criticità:



La prima dipende dall’obbligo d’istruzione;



La seconda invece riguarda le aspettative degli MSNA i quali, spesso hanno intrapreso il loro progetto migratorio prevalentemente per ragioni economiche. Gli operatori padovani intervistati lavorano con ragazzi che chiedono, come prima cosa “quand’è che vado a lavorare?”

Gli adolescenti intervistati manifestano almeno due atteggiamenti diversi rispetto al percorso migratorio. Un primo gruppo di minorenni ha lasciato la famiglia con un progetto che mira ad un buon lavoro e alla possibilità di guadagnare per poter migliorare la propria condizione economica. Un secondo gruppo di minorenni non aveva maturato un proprio progetto migratorio, il loro arrivo in Europa è legato al contesto culturale giovanile che vede l’esperienza della migrazione con rito di passaggio vantaggioso per chi sa cogliere quest’opportunità. “L’inserimento sociale” e “l’autonomia” sono le due proprietà messe in evidenza per i minori. L’autonomia riguarda in primo luogo il lavoro perché la dimensione lavorativa è la posizione di partenza rispetto all’inserimento sociale. Infatti negli ultimi 10 mesi prima dei 18 anni l’attenzione degli operatori si concentra sugli aspetti legati al mondo del lavoro. Da un altro lato viene imposto l’avviamento al tirocinio, dall’altro il minore viene affiancato da un volontario o da un operatore nella redazione del proprio curriculum per la ricerca di un lavoro futuro. Lo strumento principale per la transazione verso la maggiore età diviene allora il “ tirocinio formativo retribuito” tramite fondi straordinari di solidarietà, questo denaro permette di avere una piccola riserva per affrontare la vita una volta usciti dalla comunità. In molti casi però per questi ragazzi si apre quindi una fase “grigia“; l’idea che la sera prima del 18º compleanno il minore debba avere la valigia pronta ed il giorno dopo riceverà le dimissioni si scontra con la mancanza di opportunità lavorative e suggerisce alla comunità di accoglienza di prolungare l’accoglienza o di provare a stabilire un nuovo rapporto lavorativo con il minore che diviene maggiore, per esempio dando il compito di tutor operator nella comunità stessa, prendendosi cura dei ragazzi appena arrivati. Operatori e famiglie intervistati ci restituiscono una valutazione positiva dell’intervento di affido familiare dei MSNA: le famiglie coinvolte descrivono l’esperienza come arricchente, prescindere dal successo.

Capitolo IV “Modelli

e prassi innovative per l’accoglienza e la tutela dei minori stranieri non accompagnati. Il progetto Pueri”

Il numero dei minori stranieri non accompagnati in arrivo in Italia, ha avuto negli ultimi anni un incremento significativo. Se prima i minorenni sono iniziarono ad arrivare alla fine degli anni 80, la prima ondata numericamente significativa si ebbe a cavallo tra la fine degli anni 90 e l’inizio del II millennio. La caratteristica che contraddistingue questi minori è i...


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