Riassunto Manuale del film. linguaggio, racconto, analisi PDF

Title Riassunto Manuale del film. linguaggio, racconto, analisi
Author Piero Passaro
Course Cinema e letteratura
Institution Università di Bologna
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Warning: TT: undefined function: 22 Warning: TT: undefined function: 23 Warning: TT: undefined function: 22 Sceneggiatura e racconto1 Cos’è una sceneggiaturaPrima della realizzazione di un film narrativo, delle immagini e dei suoni, c’è un’idea. L’idea deve essere articolata,precisata e definita per...


Description

Sceneggiatura e racconto 1.1

Cos’è una sceneggiatura

Prima della realizzazione di un film narrativo, delle immagini e dei suoni, c’è un’idea. L’idea deve essere articolata,precisata e definita per essere raccontata per immagini. La sceneggiatura è questo ; una descrizione più o meno precisa di una serie di eventi, personaggi e dialoghi connessi tra loro. Il racconto cinematografico viene elaborato attraverso diverse fasi : -

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Il soggetto : dove abbiamo una prima manifestazione concreta dell’idea, uno scritto (anche di poche pagine) in cui viene stabilito il breve riassunto della storia del film. Nel caso in cui bisogni dare vita al soggetto da altre opere preesistenti (tipo romanzi) si parlerà della fase di adattamento (sceneggiatura non originale). Il trattamento : dove gli spunti narrativi del soggetto vengono sviluppati e approfonditi. La descrizione delle varie scene in cui si articola il film viene definita e le situazioni precisati. La drammatizzazione viene progredita ma in modo indiretto. La scaletta : passaggio dal momento letterario della storia a quello della costruzione del film. Le scene vengono enumerato e sistematicamente suddivise. Dècoupage tenico : Le scene sono divise in singole immagini, dette inquadrature o piani che sono a loro volta numerate; viene indicato il contenuto, il punto di vista della cinepresa e la presenza di eventuali movimenti di macchina. Le indicazioni potranno essere più o meno numerose o precise. Ad accompagnare il testo scritto può essere affiancato lo storyboard, dei disegni che prefigurano le inquadrature del film.

La sceneggiatura può anche essere definita come desunta dalla copia definitiva del film. Cioè il ruolo di chi sta creando il film è quello di descrivere accuratamente inquadrature e scene partendo da un film già realizzato. E’ poi inutile stabilire delle regole rigide e assolute ; ogni autore ha comunque le sue fasi , che possono essere null’altro che mistate tra quelle elencate precedentemente. E’ inoltre importante ricordare anche come ci sia un contrasto nella rigidità con cui si segue la sceneggiatura e il dècoupage tecnico. -

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Per Pudovkin esisteva la “sceneggiatura di ferro” cioè il seguire precisamente quel che veniva stabilito nel dècoupage, anche per evitare errori in fase di ripresa. La Nouvelle Vague ad esempio ha sempre mostrato flessibilità all’improvvisazione delle riprese, qual’ora quelle già decise in sceneggiature non soddisfacessero la loro continua ricerca di ambiente reale Anche Hitchcock pensava che un film ben sceneggiato era come un film già fatto.

Tutte queste opinioni contrastanti possono dare vita al concetto che la sceneggiatura è intesa in due modi diversi, secondo appunto i modi di concepirla : -

Sceneggiatura legata al cinema classico (in cui si seguiva quasi pedissequamente il decoupage)

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Sceneggiatura legata al cinema moderno (più aperta e manipolabile)

Scrivere una sceneggiatura non implica solo porsi dei problemi di resa espressiva in rapporto alle immagini e ai suoni che verranno ma anche assumersi delle responsabilità in merito alle concrete possibilità di realizzazione di quel determinato film. Concede al produttore di farsi anche un’idea abbastanza precisa sull’opportunità o meno di finanziare il film e al direttore di produzione di predisporre il piano di lavorazione. Lo scrivere , lo sceneggiare è porsi problemi di messa in scena e montaggio, un vero e proprio affrontare le problematiche di realizzazione del film a partire dall’elemento narrativo. 1.2 -

Che cos’è un racconto Il termine racconto è un termine che racchiude due significati : Storia , cioè il che cosa viene narrato. Discorso , cioè il come viene narrato.

Entrambi sono legati da una relazione di causa ed effetto che coinvolge anche lo spazio e il tempo , gli altri fondamentali elementi. Una storia inizia con una certa situazione , che è poi destinata a modificarsi attraverso il succedersi degli eventi che portano poi ad uno stato finale delle cose. I tre elementi fondamentali sono dunque TEMPO, SPAZIO,CASUALITA’. La narratività , invece , è quell’insieme di codici , procedure e operazioni, indipendenti dal medium nel quale si possono realizzare ma la cui presenza in un testo ci permette di riconoscere questo ultimo come un racconto. L’operazione minimale per renderci conto se un testo è narrativo è rappresentato dal seguente schema : Equilibrio – evento o serie di eventi – squilibrio – evento o serie di eventi – riequilibrio. Dove la prima fase rappresenta un modo virtualmente caratterizzato da uno stato d’equilibrio (e iniziale) delle cose. Seguiranno poi degli eventi che fanno saltare questo equilibrio iniziale, per dar vita ad eventi che porteranno poi il nuovo equilibrio (riequilibrio). Dietro ad ogni racconto si cela sempre , in profondità, delle strutture che sono le stesse per ogni racconto. Solitamente esiste un modello (Greimas) che studia queste strutture :

Un destinatore assegna ad un soggetto eroe il compito di conquistare un certo oggetto di cui un destinatario potrà beneficiare. Ci sono poi gli audivanti che faciliteranno il compito e degli opponenti che lo ostacoleranno. Tutte queste funzioni sono detti attanti , da cui si definisce poi il nome dello schemo cioè modello attanziale.

A seconda di ogni racconto è possibile individuare più modelli attanziali a seconda dei diversi punti di vista secondo la quale è costruito il racconto, senza contare che un elemento può essere contemporaneamente, a livello schematico ma anche di narrazione , più modelli attanziali insieme. E’ importante inoltre ricordare che non c’è mai niente di insignificante e poco utile nel racconto, tutto serve a qualcosa e fa senso. Per indicare cosa fa senso in modo diverso, Barthes ha distinto due grandi categorie d’elementi : -

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Le funzioni, che hanno lo scopo di far avanzare la storia. Si dividono a loro volta in : o Funzioni cardinali , quei momenti della narrazione che fanno a tutti gli effetti procedere il racconto o Catalisi , sono quelle azioni che si agglomerano intorno ad una funzione cardinale senza modificarne la natura alternativa Gli indizi , che rinviano ad uno stato per arricchire il racconto. L’informante , è un tipo di di elemento che esplicita un’informazione.

La differenza tra indizi e informanti è che gli indizi implicano un’attività di decifrazione, gli informanti apportano una conoscenza già fatta. In seguito alle considerazioni e oservazioni di Propp,Greimas e Barthes , un altro fondamentale aspetto della narratività è sicuramente la causalità. Proprio per lo sviluppo e la struttura che gira attorno alle funzioni cardinali, con la ricerca di un oggetto tramite un soggetto, la causalità fa parte della struttura, ed è lecito affermare che la causalità lega gli eventi di un racconto. Ogni racconto dà vita ad un mondo popolato di personaggi, luoghi,tempi ,eventi,sentimenti,oggetti,musiche...etc. Tutto ciò che appartiene alla storia raccontata e al mondo proposto o supposto dalla finzione, è parte della diegesi. E’ un vero è proprio costrutto che nasce da una forma di cooperazione fra un racconto e il suo destinatario : il primo presenta elementi sparsi di un mondo, l’altro sa implicitamente che esistono. Diegetico è tutto ciò che fa parte della diegesi e Extradiegetico, invece tutto ciò che invece è esulato dal mondo diegetico. Extradiegetico può essere quella musica di commento, la cosidetta soundtrack, che non è avvertita dalla diegesi e dai personaggi che ne fanno parte bensì accompagnano la narrazione e sono esterne. 1.3 Il racconto cinematografico 1.3.1 Narrazione e rappresentazione Il narratore è un’istanza astratta che ci dà delle informazioni su dei personaggi, ambienti , sulle situazioni e sulle azioni. Il narratore ci trasmette delle informazioni narrative in modo verbale e diretto ; quando invece avviene un’ attività informativa dipendente da diversi personaggi della stessa scena possiamo parlare di mostrazione (secondo Gaudreault).

Da qui viene a definirsi un’altro importante fattore : quello della mostrazione alterata tramite la macchina da presa. Contrariamente a ciò che accade a teatro , dove il rapporto tra spettatore e attore è netto, nel cinema abbiamo la mediazione della cinepresa che può alterare la percezione dello spettatore (senza contare i vari elementi che ci vengono forniti oltre alla performance dell’attore stesso come suoni,voci,rumori, musiche) e uno dei casi più importanti è la musica extradiegetica. Caratteristiche : -

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Un racconto può essere definito tale quando abbiamo delle porzioni di film che sono dettate da un’istanza superiore rispetto agli attori ; quando in sostanza vengono create forme spazio-temporali che stanno dalla parte della narrazione che non da quella della rappresentazione. (ESEMPIO VIAGGIO ATTRAVERSO L’IMPOSSIBILE) Un’altra caratteristica del racconto è quella di regolare il flusso delle informazioni diegetiche in modo che lo spettatore abbia PIU’ o MENO informazioni dell’attore. Il principio di selezione e combinazione è un altra caratteristica propria del racconto. Dove attraverso la cinepresa vengono sottolineati solo alcuni elementi(selezione) di ciò che è extradiegetico per poter poi disporli in un certo ordine (combinazione) (ESEMPIO YOUNG AND INNOCENT)

MOSTRARE – FAR SENTIRE – NARRARE Il narratore extradiegetico è un’altra figura molto importante del racconto, è la voce senza un corpo che introduce e commenta situazioni e personaggi. Il narratore intradiegetico è invece il narratore che fa parte della storia stessa e si rivolge direttamente allo spettatore.

1.3.2

Lo spazio del racconto

Ci sono due spazi nel racconto fondamentali. -

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Spazio diegetico del film, cioè i luoghi e gli ambienti che offre dei contesti, una serie di elementi che già da solo può raccontare allo spettatore un significato globale dello spazio rappresentato. Spazio che viene a crearsi sullo schermo attraverso il modo in cui il discorso articola lo spazio della storia. Da questi derivano 4 importanti rapporti spaziali. Articolazione segmenti dello spazio diegetico in sovrapposizione parziale fra un’immagine e l’altra. Si definisce così il concetto di identità spaziale e dell’alterità, che è l’elemento che varia il contenuto visivo in base al movimento della cinepresa. Contiguità. Il classico esempio che ne abbiamo è la conversazione tra due personaggi con le immagini che si alternano l’uno su l’altro. Questo porta quindi ad un concetto di disgiunzione : cioè che determina le relazioni di luogo dei personaggi.

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La disgiunzione sarà o Di prossimità (che si verifica ogni volta che fra due spazi non adiacenti è possibile una comunicazione visiva o sonora) o Di distanza (che si verifica quando fra due non c’è una possibilità di comunicazione visiva o sonora diretta)

Le relazioni sono quindi D’identità, di contiuguità, di prossimità e di distanza. Bisogna inoltre ricordare che la rappresentazione di uno spazio tende sempre a dar vita ad uno o più significati. Tali significati nascono grazie ad un lavoro di cooperazione da parte dello spettatore che deve saperne organizzare i segni che lo articolano. Lo spazio rappresentato ha come referente non tanto uno spazio reale (nel maggiore dei casi) bensì a quello immaginario che altri media hanno contribuito a diffondere. Lo spazio potrà inoltre assumere una funzione attanziale. Nella sua possibilità di ricoprire diverse funzioni attanziali, lo spazio diventa agente concreto del racconto (esempio la terra di Mordor ne ISDA), diventando portatore di alcune caratteristiche anche dei personaggi.

1.3.3

Il tempo del racconto

Il tempo è un altro essenziale elmento di ogni narrativa, poichè gli eventi di un racconto , oltre a svilupparsi nello spazio si sviluppano anche in un periodo di tempo. Il tempo rappresentato è sempre il presente nel cinema ; un’azione che si sta svolgendo. Il tempo, esattamente come lo spazio, deve essere suddiviso in : -

Tempo diegetico (tempo in cui si sviluppa la storia) Tempo filmico (tempo che dà vita al racconto)

I livelli che intercorrono tra tempo della storia e tempo del racconto sono Ordine , Durata e Frequenza. Ordine Il flashback e il flashforward sono salti temporali di rappresentazioni audio visive del futuro o passato narrativo di un elemento. Il flashback è una particolare analessi, il flashforward è una particolare prolessi. Le analessi sono distinguibili in : -

Esterne (l’episodio evocato inizia e finisce prima del momento in cui ha preso avvio il racconto) Interne (l’episodio evocato inizia dopo il momento dell’inizio del racconto) Miste (l’episodio evocato inizia prima dell’inizio del racconto e finisce dopo l’inizio del racconto)

E’ possibile affermare che le analessi hanno il compito di completare una mancanza o un’omissione , così da spiegare (all’interno del racconto) il carattere di un personaggio o le cause di un determinato evento. Le prolessi hanno la funzione di anticipare un evento futuro, in forma più o meno esplicita in modo che lo spettatore sarà portato a chiedersi cosa accadrà e perchè accadrà. Fabula e intreccio sono altri importati termini con cui ci si riferisce all’ordine cronologico degli eventi. -

fabula s’intende l’ordine cronologico degli eventi proprio della storia. con quello d’intreccio invece, si intende l’ordine degli eventi così come essi si danno nel racconto.

Durata E’ determinata dal numero di metri della pellicola impressionata. Lungo l’arco narrativo un film può rappresentare periodi di tempo più o meno lunghi (tempo diegetico) ma la durata del racconto sarà sempre (e per tutti gli spettatori) inferiore a quella della storia dove la durata del racconto è solitamente compressa in 2 ore circa mediamente. E’ importante stabilire i diversi rapporti temporali fra TR (tempo racconto) e TS (tempo storia) : -

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Pausa (TR = n, TS = 0) Ad una certa durata del racconto , non corrisponde nessuna durata diegetica. E’ quel tempo che viene utilizzato dalla cinepresa per descrivere un particolare elemento della narrazione. Avviene solitamente in uno spazio in cui non accade alcuna azione come ad esempio il campo vuoto (un’immagine priva di elementi diegetici forti) o il fermo fotogramma che crea un effetto bloccaggio dell’immagine fornendo allo spettatore che la sensazione che il film continui a durare mentre la storia sia ferma. Estensione (TR>TS) Il tempo del racconto è superiore a quello della storia che non è uguale a 0. Un esempio di tempo esteso nel cinema è l’utilizzo della slow motion, dove la velocità rallentata delle immagini impone automaticamente una durata del tempo filmico superiore a quello diegetico. Viene usato per valorizzare quei momenti che importanti che altrimenti si consumerebbero sullo schermo in pochi istanti. Scena (TR = TS) Il tempo del racconto è uguale al tempo della storia. Viene rispettata sempre l’integrità cronometrica delle azioni mostrate come ad esempio un dialogo, una passeggiata, un duello. Dove insomma è presente una consecuzione continua. Sommario (TR personaggio). A focalizzazione interna in cui il narratore assume il punto di vista di un personaggio dicendo solo quello che questo personaggio sa (narratore = personaggio). A focalizzazione esterna in cui il narratore non fa conoscere i pensieri e i sentimenti del personaggio, ne dice meno di quanto sappia (narratore < personaggio).

Chiaramente va ricordato che in qualsiasi racconto un narratore non si rapporta ad un solo personaggio, ma a più personaggi. Di conseguenza potremmo trovarci di fronte ad un personaggio con una focalizzazione interna ed altri con una focalizzazione esterna.

L’ocularizzazione invece è quel termine che indica la relazione che si instaura tra ciò che c’è tra la macchina da presa e ciò che si presume l personaggio veda. Ci si pone dunque quale sia il centro percettivo intorno a cui si organizza la narazione. Analogamente alla focalizzazione (e qualunque altra stramaledetta definizione fin qui indicata) , l’ocularizzazione può essere : -

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Interna Ciò che è visto da un personaggio è visibile dallo spettatore e a sua volta può essere o Primaria nei casi di singole immagini che recano in sè le tracce di qualcuno che guarda o Secondaria quando ci si trova difronte all’alternanza di due immagini che mostrano l’una il personaggio che guarda, l’altro ciò che è guardato Zero rappresenta uno sguardo esterno alla diegesi. Anche questo (stranamente) si può dividere in : o Enunciazione mascherata dove le immagini sono le più ordinarie, le più diffuse, che fanno quasi dimenticare la cinepresa. o Enunciazione marcata quando la posizione della macchina da presa sottolinea una certa autonomia dell’istanza narrante in rapporto al personaggio.

Il rapporto tra ocularizzazione e focalizzazione è importante nel determinare un sapere, che è dedotto dal vedere. I tre regimi della focalizzazione e quelli dell’ocularizzazione , oltre alle articolazioni discorsive dello spazio e del tempo della storia, testimoniano di come le immagini e i suoni su cui si articola un film non si limitino ad una semplice rappresentazione ma diano vita ad una vera e propria narrazione, che trova il suo indiscutibile punto d’origine in un’entità ben precisa che è definita istanza narrante.

L’inquadratura L’inquadratura è l’unità di base del discorso filmico e può essere definita come rappresentazione in continuità di un certo spazio per un certo tempo. Fornisce la porzione di realtà rappresentata da un certo punto di vista e delimitata da una cornice ideale delimitata dallo schermo. E’ ovvio che che essa rappresenti una dimensione spaziale e temporale. L’inquadratura potrà interessare l’asse spaziale, quando ciò che viene rappresentato si modifica in termini di spazio e l’asse temporale quando ciò che viene rappresentato si modifica in termini di tempo. Bisogna definire la differenza tra piano e inquadratura, poichè sono diverse : -

Inquadratura : intendiamo la messa in quadro, il rapporto tra ciò che non mostrato e ciò che non lo è Piano : intendiamo la porzione di spazio rappresentato

Un altro elemento importante per l’inquadratura e la relazione di spazio è sicuramente la prospettiva , l’arte di rappresentare oggetti su una superificie piana in modo che questa rappresentazione sia simile alla percezione visiva che si può avere nella realtà di quegli stessi oggetti. La prospettiva filmica è la riproposizione di questo elemento nell’immagine cinematografica. Ogni inquadratura è il risultato di scelte relative a 2 livelli : -

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1° Profilmico : tutto ciò che sta davanti alla cinepresa, che è lì per essere ripreso e per far parte della storia narrata ; la messa in scena dunque , degli elementi che hanno finalità puramente narrativa. 2° Filmico : Ciò che può essere definito linguaggio cinematografico. I codici come come l’angolazione, la distanza, la dialettica di campo e fuori campo, quella di piani oggettivi e soggettivi, i movimenti di cinepresa...tutto ciò che viene inteso come linguaggio cinematografico, l’essenza espressiva del cinema in base alle percezioni che ciascuno di questi elementi può offrire. Bisogna quindi ricordare che inquadrare è scegliere cosa deve essere visualizzato per comunicare con il pubblico.

Piano può avere diversi significati : -

Piano fisso : assenza di movimento filmico Primo piano : distanza tra cinepresa e soggetto ripreso Piano sequenza : un criterio di ordine narrativo e di implicito rifiuto del montaggio.

Queste definizioni portano all’importante differenza tra inquadrature che danno vita ad un solo quadro e una sola immagine e ad altre inquadrature che invece per un profilmico, o movimento filmico si articolano in diversi quadri.

Proprio a quest’ultimo proposito è importante tenere a mente il montaggio, o...


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