Riassunto Marxismo di Cesare Pianciola PDF

Title Riassunto Marxismo di Cesare Pianciola
Author Enrico Cerise
Course Filosofia Politica
Institution Università degli Studi di Torino
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Riassunto del primo capitolo intero, paragrafi 1 e 4 del terzo capitolo, paragrafo 1 del quarto capitolo, paragrafo 1 del quinto capitolo...


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Marxismo ( Cesare Pianciola) Premessa: Il marxismo è un –ismo particolare perché nella teoria di Marx la filosofia è intrecciata alla critica dell’economia politica e alle conseguenze derivanti in ordine alla trasformazione rivoluzionaria della società; Marx parte da una narrazione della storia come perdita della sostanza umana nell’alienazione del lavoro e la realizzazione di una piena umanità nel comunismo, per poi nella maturità cercare di stabilire leggi di funzionamento del modo di produzione capitalistico e le sue tendenze obiettive e scientifiche. Il marxismo è una teoria che si è fatta anche realtà politica e sociale nei movimenti, partiti politici e paesi che hanno tentato o creduto di tradurlo in prassi storica. Per Norberto Bobbio Marx è un classico ma non è un Kant o un Leibniz per cui la discussione puramente teorica può anche essere fine a se stessa, in una discussione su Marx il problema della teoria invece è inscindibile da quello della prassi. In questo libro ci muoveremo tra tre dimensioni del marxismo: 1) teoria di Karl Marx e Friedrich Engels 2) sviluppi concettuali elaborati a partire dalla teoria di Marx 3) marxismo come ha preso forma storicamente nei movimenti, partiti e Stati. Per Maurice Merleau-Ponty “il marxismo è un immenso campo di storia e di pensiero sedimentati”.

Quando nasce il marxismo: A metà Ottocento nessuno parlava di marxismo ( febbraio 1848 esce anonimo il Manifesto del partito comunista passando pressoché inosservato). Soltanto con la Prima Internazionale ( 1864- 1876) e con gli scritti sulla Comune di Parigi ( 1871) Marx acquistò la statura di leader del movimento operaio europeo; negli stessi anni Marx ed Engels diventarono i mentori del Partito socialdemocratico dei lavoratori ( 1890 diventa SPD), mantenendo però completa autonomia rispetto all’organizzazione politica ( programma di Gotha criticato da Marx). La parola marxista comparve tardivamente con accezione negativa negli scritti degli anarchici seguaci di Michail Bakunin, soltanto dagli inizi degli anni ottanta dell’Ottocento il termine marxismo viene ripreso in accezione positiva dai seguaci di Marx. Engels aveva dato prima esposizione unitaria del metodo dialettico e della visione comunista del mondo nella polemica contro il professore positivista Duhring ( Anti-Duhring); in Engels il marxismo comprendeva tre piani interconnessi: 1) interpretazione materialistica della storia 2) teoria del modo capitalistico di produzione, del suo funzionamento e del suo tramonto 3) leggi dialettiche che reggono sia storia umana sia storia naturale. Nel 1886 Engels pubblicò un saggio, Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, in cui contrapponeva il sistema hegeliano, conservatore e idealistico, da respingere, e il metodo dialettico, rivoluzionario, da ereditare riformulandolo in termini materialistici. Marx, in varie lettere, aveva detto che ciò che c’è di certo è che lui non è marxista, frase ripresa per sottolineare la distanza tra marx e i marxismi successivi ( anche quello elaborato da Engels e Kautsky che divenne il marxismo ortodosso della Seconda Internazionale).

Marx e Engels: dioscuri divergenti? : Engels pronunciò nel cimitero londinese di Highgate, il 17 marzo 1883, un breve discorso funebre in cui fissava le due grandi scoperte di Marx: 1) legge dello sviluppo della storia umana per cui istituzioni statali e giuridiche, le idee e le produzioni culturali dovevano essere spiegate riportandole alla base economico-sociale che le ha generate ( concezione materialistica della storia o materialismo storico) 2) legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata e in

particolare la teoria del plusvalore esposta nel Capitale ( Marx non fu il primo a parlare di plusvalore, ma fu il primo a vederlo come chiave di volta per la comprensione della produzione capitalistica e delle sue contraddizioni). Marx e Engels parlarono di dialettica materialistica e non di materialismo dialettico, espressione coniata negli anni Novanta dell’Ottocento dal marxista russo Plechanov. Engels enunciò le tre leggi della dialettica che furono poi codificate come materialismo dialettico: 1) trasformazione della quantità in qualità ( accumulazione di mutamenti nella natura e storia produce salti qualitativi) e viceversa 2) compenetrazione e interdipendenza degli opposti 3) sviluppo attraverso la negazione della negazione. Il materialismo di molti positivisti tedeschi era per Engels il protrarsi del meccanicismo sei-settecentesco incapace di concepire il mondo come un processo. Marx utilizzava Hegel per la sua critica dell’economia politica: “la mistificazione alla quale soggiace la dialettica nelle mani di Hegel non toglie che egli sia stato il primo a esporre le sue forme generali del movimento. In lui essa sta in piedi sulla testa. Bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico.” La discussione su questo tema tocca tre punti: 1) se si deve intendere la dialettica marxiana come semplice capovolgimento materialistico di quella hegeliana o se essa ha caratteri distintivi e irriducibili 2) se ha senso parlare di dialettica della natura o se essa è l’estensione al mondo naturale di categorie che derivano dal mondo storicosociale 3) se nei processi storico-sociali l’uso da parte di Marx di categorie dialettiche, come la negazione della negazione, è considerata frutto di civetterie hegeliane da cui la teoria marxiana andrebbe depurata o se bisogna valutare il metodo dialettico e l’eredità hegeliana come costitutivi e irrinunciabili del marxismo.

L’ultimo Engels: Engles nella sua vecchiaia metteva in guardia dal semplificare la teoria marxiana negando l’importanza dei condizionamenti sovrastrutturali, come le forme giuridiche, politiche e culturali, che retroagiscono sulla base economica: l’economia è sì il motore determinante, ma soltanto in ultima istanza. Inoltre, tra gli interessi coltivati da Engels c’era anche quello per i cristianesimo: nel 1894 pubblicò il saggio Per la storia del cristianesimo primitivo, in cui istituiva analogia tra diffusione della religione cristiana nel mondo pagano e quella del socialismo alla fine dell’Ottocento; il marxismo dà base filosofico-scientifica ad aspirazioni comunistiche prima fondate religiosamente ( cristianesimo primitivo, movimenti della Riforma, socialismi ottocentesci) ma avrebbe certamente rifiutato un’intima sostanza religiosa che permane entro l’involucro scientifico del marxismo. Nel 1888 Engels pone in nota all’edizione inglese del Manifesto del partito comunista una correzione alla celebre affermazione secondo cui la storia di ogni società è stata finora storia di lotte di classi: prima della divisione della società in classi, era esistita la società comunistica primitiva ( originaria proprietà comune presente nella storia del mondo classico, germani, celti e in India). Engels inoltre documentava la tardiva apparizione della famiglia monogamica legata alla conservazione della proprietà privata e alla trasmissione ereditaria dei beni: lo studio della storia delle origini ci presenta condizioni in cui gli uomini vivevano in poligamia e le donne in poliandria e i figli comuni sono considerati cosa comune a tutti loro. L’opera di Engels ebbe notevole rilievo nella storia del marxismo sia perché ribadiva la transitorietà storica dello Stato, nato con la divisione della società in classi e destinato a tramontare, sia perché introduceva nel materialismo storico la considerazione della riproduzione della vita della specie, della sessualità e dei sistemi di parentela.

Scoperte del Novecento: i Manoscritti del 1844, l’Ideologia tedesca e i Grundrisse: MEGA (Marx-Engels Gesamtausgabe) negli anni Venti del Novecento programma in Unione Sovietica un’edizione critica completa delle loro opere. Marx si era formato come filosofo, laureandosi nel 1841 con una dissertazione sulla Differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro, e cominciò a interessarsi a problemi economico sociali come giornalista e redattore della Gazzetta Renana fino al 1843. Negli scritti pubblicati da Marx negli Annali franco-tedeschi alla critica dell’insufficienza dell’emancipazione politica che rende astrattamente uguali i cittadini sul piano giuridico si affianca la prospettiva di una rivoluzione radicale che istituirà la vera comunità: il percorsi di Marx va dalla richiesta di realizzare l’universalità dello Stato teorizzata da Hegel, alla critica dell’idea di Stato della filosofia hegeliana del diritto e poi alla denuncia dell’uguaglianza politica come insufficiente e mistificatoria, per cui occorre una rivoluzione sociale e non solo politica. Questi scritti presenti negli Annali francotedeschi, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico e La questione ebraica, sono uno sviluppo delle acquisizioni di Feuerbach per il quale la religione è una proiezione fantastica e alienata della realtà umana e la filosofia hegeliana è una teologia mascherata con l’Idea al posto di Dio: la sua filosofia invece doveva essere una antropologia filosofica in cui l’uomo era essenzialmente un essere naturale bisognoso degli altri. Per Marx la critica feuerbachiana della religione aveva raggiunto risultati teorici definitivi, ma una volta eliminato teoricamente l’aldilà religioso e metafisico bisognava criticare il mondo storico-sociale che produce le illusioni religiose ( la filosofia deve mettere capo alla prassi rivoluzionaria). Negli Annali inoltre Marx identifica la leva della rivoluzione nel proletariato come classe totalmente deprivata che non può eliminare se stessa senza eliminare tutte le condizioni di vita inumane. Nel 1844 mentre Engels raccoglieva a Manchester i materiali per la grande inchiesta sociale La situazione della classe operaia in Inghilterra, Marx scriveva i testi che saranno raccolti nei Manoscritti economici-filosofici del 1844, che saranno pubblicati nel 1932 nella prima MEGA, oggetto di valutazioni diverse: 1) vero e originario Marx 2) pericoloso Marx umanista usato per criticare il socialismo reale 3) secondo Louis Althusser, preistoria ideologica della scienza economico-sociale del Marx maturo. Nei Manoscritti Marx compie la prima critica dell’economia politica su base filosofica e cerca di rispondere alla domanda fondamentale che l’economia politica omette, ossia “che senso ha, nello svolgimento dell’umanità, questa riduzione della maggior parte di essa a un astratto lavoro?”. Per Marx, i diversi lati di una realtà contraddittoria, posti dall’economia politica come fatti causali ed empirici, vanno invece compresi alla luce di un principio esplicativo, quello del lavoro estraniato, alienato al lavoratore al punto da comportare la perdita della stessa essenza che fa dell’uomo un essere specifico. Hegel, secondo Marx, nella Fenomenologia dello Spirito, aveva visto, sebbene in forma idealistica,che l’uomo si produce nella storia attraverso il lavoro, ma nella società capitalistica la maggioranza è deprivata degli oggetti prodotti dal suo lavoro e l’attività lavorativa è solo strumento per l’accrescimento della ricchezza altrui ( perciò i lavoratori subiscono la disumanizzazione, perdita dell’essenza umana). Nel 1845-46 Marx e Engels scrivono l’Ideologia tedesca, lasciandola incompiuta, che verrà pubblicata nel 1932 nella prima MEGA: gli autori tracciano le linee di una nuova scienza della società e della storia reale, empirica e priva di presupposti idealistici ( “Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza”). Ne La Miseria della filosofia del 1847 Marx riprese confronto con economisti classici dando un giudizio positivo a David

Ricardo, mentre nei Grundrisse, i Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, scritti nel 1857-58 e pubblicati integralmente soltanto nel 1953 in Unione Sovietica, elabora la sua teoria del plusvalore e dello sfruttamento capitalistico, riformula il concetto di lavoro alienato ( opera ponte tra scritti giovanili e formulazioni della maturità).

La seconda MEGA: un nuovo Marx?: Una seconda completa raccolta della opere di Marx, che prevede 114 volumi, fu avviata nel 1975 ed è in corso tuttora; non sembrano preannunciarsi scoperte clamorose: il secondo e terzo libro del Capitale sono stati composti da Engels rielaborando manoscritti marxiani precedenti e successivi al primo libro con scelte interpretative che ora vengono messe in discussione + Ideologia tedesca in un’ulteriore versione nella forma frammentaria originale disposta in ordine cronologico + nuova attenzione sull’ultimo Marx il quale rivede o ha dei dubbi sugli schemi interpretativi precedente elaborati. Il pensiero di Marx non è definitivo ma è un’opera in progress incompiuta.

I percorsi di Lukacs e Korsch: Lukacs rielaborò in termini marxisti la critica hegeliana dell’intelletto astratto incapace di accedere alla totalità storica concreta applicandola sia alla frantumazione specialistica delle scienza borghesi sia al revisionismo socialista col suo culto della statistiche e dati avulsi dall’insieme del processo storico. Alla comprensione della totalità può accedere solo il proletariato che rompe nell’azione la reificazione capitalistica: nel mondo delle merci i rapporti sociali tra gli uomini hanno l’apparenza necessaria di rapporti tra cose e anziché rapporti storici appaiono come dato naturale e sovra storico + il prodotto del lavoro umano domina come forza indipendente ed estranea i produttori, alimentando coscienza capovolta dell’ideologia e l’apparenza della produttività del capitale invece che del lavoro + la reificazione, secondo Lukacs, penetra sempre di più in tutti gli aspetti della vita culturale e sociale man mano che il capitalismo sviluppa la razionalizzazione della sfera economico e politica. Inoltre Lukacs relativizza il materialismo storico, non applicabile a tutti i tipi di società, ma solo a quella capitalistica in cui l’economia è il fattore determinante ( nelle società pre-capitalistiche il dominio non era solo economico, ma anche religioso e politico). Per Korsch, il marxismo non può separare le diverse forme della coscienza e considerare la filosofia e le dimensioni culturali come mere sovrastrutture: la critica sociale rivoluzionaria deve criticarle tutte sul piano teorico e rovesciarle in quello pratico, come allo stesso tempo fa con la struttura economica, giuridica e politica della società + rese esplicito il rigetto della teoria leniniana della conoscenza come riflesso della realtà oggettiva ( regressiva rispetto alle acquisizioni di Kant ed Hegel) + riassumeva il rapporto tra teoria e prassi in queste tesi: 1) tutte le affermazioni di principio del marxismo sono storicamente specifiche 2) il marxismo non è scienza positiva, ma critica, il cui oggetto è la crisi della società capitalistica 3) teoria marxiana non mira a ottenere conoscenza obiettiva a partire da interesse indipendente e teoretico, ma è spinta dalle necessità pratiche della lotta. Per Korsch, l’elaborazione teorica è l’altro lato della praxis storica del proletariato e le sue diverse configurazioni esprimono fasi diverse della lotta della classe operaia. Sia Lukacs sia Korsch recuperarono dai primi scritti di Marx l’idea che il lato attivo è stato sviluppato dall’idealismo in contrasto col materialismo + cercarono di ricostruire un marxismo pratico-attivistico, respingendo sia l’oggettivismo economicistico sia il nesso engelsiano tra materialismo storico e dialettica della natura. Lukacs fece autocritica rispetto alla

giovanile identificazione di oggettivazione e alienazione ( respinta da Marx nei Manoscritti del 1844) + non abbandonò mai convinzione della continuità tra Hegel e Marx fino a giungere a vedere in Hegel un acuto critico della società capitalistica precursore di Marx + fece iniziare la storia dell’irrazionalismo moderno, culminata nell’imperialismo e nel nazismo, dalla polemica di Schelling contro Hegel.

Gli individui, le strutture, la storia: Per Marcuse, la negazione dialettica, vista incarnata da Marx nell’azione rivoluzionaria del proletariato, poteva ormai trovare espressione più autentica nel linguaggio non politico della dimensione estetica, dell’arte e della poesia come forma più adeguata del grande rifiuto dell’esistente reificato. Per Sarte, un antidoto allo stalinismo era un ripensamento critico del marxismo attraverso l’esistenzialismo, per cui si partiva dall’irriducibilità del soggetto esistenziale, contro la liquidazione degli individui concreti da parte della scolastica della totalità che era divenuto il marxismo, per un uso non mistificato dei concetti marxisti di prassi, dialettica e alienazione. Sarte si muoveva entro la contrapposizione di interiorità ed esteriorità, di soggettivazione e oggettivazione, e per lui la disalienazione può realizzarsi solo momentaneamente nella libertà plénière e fusionale del gruppo che dà luogo a un noi in cui ognuno si identifica nell’altro per poi mantenere e irrigidire l’unità attraverso la fraternità-terrore e il culto del capo. Althusser era contro la centralità dei concetti di alienazione e reificazione e contro il porre gli individui a fondamento della dialettica storica; inoltre afferma che Marx non disponeva del concetto adeguato a pensare ciò che produceva: il concetto dell’efficacia di una struttura sui suoi elementi, concetto essenziale al suo pensiero ma assente dal suo discorso. Althusser fa riferimento a Foucault e allo strutturalismo francese per cui ogni elemento è determinato dalla struttura che ne regge la posizione e la funzione + fa riferimento a Spinoza come filosofo che ha liquidato il finalismo e l’antropomorfismo. Per Althusser, negli scritti della maturità di Marx non c’è l’alienazione dell’umanità, ma un processo senza soggetto in cui agisce una casualità strutturale, quella dei rapporti di produzione: Marx produce un oggetto di conoscenza che non è un rispecchiamento della realtà empirica e la cui validità non risiede solo nella capacità pratica di trasformare la realtà storica, ma ha anche un criterio interno di verità nel rigore della costruzione teorica. Per Gerald Cohen, esponente del marxismo analitico anglo-americano, i concetti chiave di Marx andavano riformulati rifiutando la logica dialettica e l’olismo di derivazione hegeliana e usando invece le griglie dell’individualismo metodologico, per cui i fenomeni sociali vengono spiegati non in termini di aggregati collettivi ma a partire dai fini e dalle azioni individuali. Inoltre Cohen sottolineava la centralità dello sviluppo produttivo favorito od ostacolato dai rapporti di produzione: base economica paragonata a quattro muri stabilizzati dal tetto paragonato alla sovrastruttura giuridico-politica + forza produttive assumevano primato esplicativo dell’intera costruzione sociale nel senso in cui per Marx il mulino a braccia dà la società del signore feudale e il mulino a vapore dà la società del capitalista industriale.

La critica dell’economia politica: già Marx ed Engels hanno interpretato la teoria che hanno fondato come filosofia, come scienza della storia, come socialismo scientifico e come teoria economica. Secondo alcuni esponenti del pensiero economico, quella di Marx sarebbe solo una variante della teoria classica del valore-lavoro di Ricardo, per la quale il valore delle merci che ne

regola lo scambio dipende dalla quantità di lavoro mediamente impiegato nella loro produzione. Altri autori hanno sottolineato la differenza tra la teoria marxiana e quella classica del valorelavoro: l’economia politica ha certamente indagato il valore e la grandezza del valore ma neppure una volta si è domandata perché il lavoro si esponga nel valore dei prodotti del lavoro e la misura del lavoro attraverso la sua durata temporale nella grandezza di valore di essi. A differenza di altre formazioni storico-sociali in quella in cui domina il mercato i rapporti tra gli uomini appaiono come rapporti tra cose, sicché i rapporti capitalistici, anziché storici, sembrano naturali e razionali agli agenti del processo economico e agli economisti borghesi ( implicazioni del feticismo delle merci). Marx discute l’origine del sovrappiù prodotto dal lavoro e le questioni lasciate aperte da Smith e Ricardo da un punto di vista diverso, ...


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