Riassunto Schultz e Lavenda, Antropologia culturale, Zanichelli PDF

Title Riassunto Schultz e Lavenda, Antropologia culturale, Zanichelli
Author Ellora Zaro
Course Antropologia Culturale
Institution Università di Bologna
Pages 82
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Summary

Riassunto del volume di Schultz e Lavenda per la parte di Antropologia culturale...


Description

IVO QUARANTA – ANTROPOLOGIA CULTURALE Riassunto dal volume di Emily A. Scultz e Robert H. Lavenda Prefazione Capitolo I: Che cos’è la prospettiva antropologica?  Che cos’è l’antropologia?  Antropologia: è lo studio della natura, società e storia umana;  Olismo: caratteristica della prospettiva antropologica che indica la volontà di integrare tutto ciò che si conosce sull’uomo e sulle sue attività (il tutto è più della somma delle parti);  Comparazione: caratteristica della prospettiva antropologica che prevede di prendere in esame il maggio numero possibile di dati somiglianti o differenti prima di giungere a generalizzazioni sulla natura umana;  Ricerca sul campo: effettiva pratica dell’antropologia che mette in contatto diretto con la fonte dei dati;  Evoluzione: caratteristica della prospettiva antropologica che richiede all’antropologo di collocare le proprie osservazioni in una cornice temporale he tiene conto dei mutamenti; evoluzione biologica= come sono cambiate le caratteristiche fisiche e i processi vitali; evoluzione culturale= si occupa dei cambiamenti temporali dei fattori culturali che plasmano lo sviluppo umano e la vita sociale.  Che cosa intendiamo con il concetto di cultura?  Cultura: insieme d’idee e comportamenti appresi che gli esseri umani acquisiscono in quanto membri della società. Gli esseri umani la utilizzano per adattarsi al mondo e per trasformarlo attraverso artefatti e strutture materiali. Il patrimonio culturale umano ha un significato ma ha anche una dimensione materiale ed è questa combinazione che rende unica la specie umana. Gli umani dipendono dall’apprendimento dato che non presentano gli istinti per sopravvivere quindi apprendimento e apprendistato (formazione) sono il fulcro primario dell’infanzia. I membri di un gruppo non agiscono in modo programmato perché presente nei loro geni ma agiscono in base a ciò che hanno osservato e appreso dagli altri attraverso l’interazione. Gli esseri umani sono organismi bioculturali: i processi biologici hanno sviluppato i nostri geni e la chimica cellulare ci rende capaci di creare e produrre cultura; tuttavia la nostra sopravvivenza come organismo biologici dipende dall’apprendimento e dall’interazione  La nostra dotazione biologica rende possibile la cultura e la cultura umana rende possibile la sopravvivenza biologica umana.  Che cosa rende l’antropologia una materia multidisciplinare? L’antropologia non trova una classificazione accademica convenzionale perché anche se è catalogata come scienza sociale, spazia dalle scienze naturali a quelle umanistiche e oltre. L’unica cosa certa è che non è lo studio dell’”esotico/primitivo/selvaggio”. L’antropologia nordamericana contemporanea che deriva dall’impostazione non razzista di Boas, si distingue in quattro aree che però si rifanno all’olismo antropologico:  L’antropologia biologica: l’antropologia fisica nasce nel XIX sec. In Europa come scienza che studia le diversità degli organismi viventi e si spiegò la diversità attraverso la classificazione in razze (raggruppamenti sociali che si presume rispecchino differenze biologiche) attraverso gli studi nei naturisti che si concentrarono sulla classificazione della popolazione mondiale in base alle dimensioni del cervello. Il razzismo venne giustificato sulla presunta superiorità biologica dei dominatorio e l’inferiorità dei dominati. La razza però è un’etichetta culturale del tutto arbitraria e a livello di attributi biologici non esistono. Solo dopo Boas ci fu un radicale rifiuto della classificazione razziale in antropologia e un nuovo interesse sui modelli di variabilità e di adattamento della specie umana preferendo la definizione “antropologia biologica”. Discipline relative: primatologia; paleoantropologia; biologia dello scheletro umano; antropologia forense; antropologia molecolare; biostatistica; etc.  L’antropologia culturale: specializzazione dell’antropologia che dimostra come la diversità delle credenze e dei comportamenti nei diversi gruppi sia plasmata da insiemi di comportamenti appresi e idee che gli stessi esseri umani apprendono in

quanto membri della società. Ricerca scientifica che ha il compito di distinguere la variabilità biologica dalle pratiche culturali che non possono essere ridotte in “razze”.  Margaret Mead dimostra che la biologia della differenza sessuale non può essere usata per prevedere i ruoli di uomini e donne in una determinata società. Differenza tra: sesso biologico= caratteristiche fisiche oggettive che distinguono i due generi in base alla riproduzione; ruoli di genere= costruzione culturale dei comportamenti considerati appropriati per il proprio sesso. Antropologia e sociologia: sono due discipline che nascono insieme ma fi da subito vengono viste come due discipline molto diverse nonostante fossero accumunate dall’interesse per la società… Antropologia Studia le società primitive Sociologia Studia le società civilizzate Ambiti di ricerca: relazionalità, parentela, genere, sessualità, organizzazione sociale (dai gruppi agli Stati), temi dei diritti umani, migrazione, urbanizzazione, globalizzazione, etnicità, nazionalismo, effetti del colonialismo, beni materiali, tecnologie, influenze varie e socioculturali, studi comparativi (linguaggio, danza, musica, arte) e qualsiasi ambito del sapere e dell’azione umana … Modalità di ricerca: ricerca sul campo (vedi capitolo III) attraverso il metodo di ricerca dell’osservazione partecipante. Una differenza fondamentale: 1) Etnografia: descrizione scritta o filmata di una particolare cultura prodotta da un etnografo/antropologo culturale; 2) Etnologia: studio comparato di due o più culture svolto dagli etnografi/antropologi.  L’antropologia linguistica Il linguaggio è un sistema di simboli vocali arbitrari atti a codificare la propria esperienza del mondo e degli altri. I primi antropologi linguisti/sociolinguisti iniziarono a trascrivere le lingue non occidentali e a creare dei dizionari mentre quelli contemporanei analizzano i cambiamenti del linguaggio nella società (genere, età, classe…) o il pidgin (lingua franca che unisce elementi di varie lingue) o il linguaggio dei segni… (vedi capitolo V)  L’archeologia: antropologia culturale del passato che implica l’analisi dei resti materiali delle società antiche grazie anche alla collaborazione di altri studiosi specializzati.  L’antropologia applicata: è un settore dell’antropologia che usa le informazioni derivanti da altre specializzazioni antropologiche per proporre soluzioni a problemi pratici di natura interculturale. Esempio di campi di ricerca: introdurre nuove pratiche nella salute pubblica; forme tradizionali di società per diminuire le difficoltà dei rifugiati; introduzione di metodi agricoli tradizionali per implementare la coltivazione; tecnologia occidentale e tradizionale nel campo delle energie sostenibili; consulenti manager e ricerche di mercato; conoscenze applicate in campo giuridico o politico; …  L’antropologia medica: è una nuova specializzazione che si occupa della salute umana ovvero dei fattori che concorrono a causare una patologia ( disease= anomalia della struttura e/o nella funzione degli organi o dei sistemi; stato patologico) o un’esperienza di malattia (illness= esperienza soggettiva della malattia e come le persone percepiscono tale condizione) e nei modi in cui reagiscono le società umane. (vedi capitolo XIII)  A che cosa serve l’antropologia? (Pag. 16) Parte I: GLI STRUMENTI DELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE Capitolo II: Perché il concetto di cultura è importante? Il concetto di cultura è ciò che distingue la specie umana dalle altre specie dato che è l’unica in grado di sviluppare un sistema simbolico con molteplici interpretazioni e ha la capacità di modellare gli oggetti.  Come definiscono la cultura gli antropologi? Essa non viene reinventata ad ogni generazione ma tramandata e può subire modifiche in questo processo. Nelle scienze sociali si usano due termini per indicare il processo di apprendimento plasmato culturalmente e socialmente:

1) Socializzazione: processo in cui gli umani in quanto organismi fisici che vivono insieme imparano a rapportarsi alle regole di comportamento stabilite dalla rispettiva società  Apprendimento. 2) Inculturazione: processo in cui gli umani vivendo insieme devono imparare a venire a patti con i modi di pensare e di sentire considerati appropriati nella rispettiva cultura  Condivisione. Altre caratteristiche della cultura: 3) Modelli: ovvero le credenze e le pratiche culturali connesse tra loro che compaiono in aree diverse della vita sociale. Ad esempio il caso dell’individualismo nella società nordamericana che è presente dall’allevamento dei bambini alle pratiche religiose o economiche; (Pag. 20) Essi sono rintracciabili nel tempo e nello spazio. Tutte le tradizioni presentano degli elementi contradditori o condivisi con altre culture perché i confini tra di esse sono spesso sfumati ma possono combinarsi con altri elementi di tutt’altra provenienza. 4) Rielaborazione: la cultura è adattiva ovvero viene ricostruita e arricchita nel tempo e la sopravvivenza umana deriva da questa capacità. La tradizione e l’innovazione si plasmano nel corso del tempo attraverso la mediazione della cultura materiale. 5) Simbolica: il simbolo è qualcosa che sta per qualcos’altro, come ad esempio nel caso del linguaggio dove le lettere dell’alfabeto rappresentano i suoni. Qualunque cosa facciamo nella società ha una dimensione simbolica ed in particolare l’apprendimento simbolico caratterizza l’uomo. La cultura è appresa, condivisa, basata su modelli, adattiva e simbolica. È il prodotto di un’evoluzione lunga milioni di anni e non compare con l’arrivo dell’Homo sapiens. La cultura e il cervello umano si sono coevoluti e ogni aspetto ha fornito caratteristiche chiavi a cui l’altra doveva adattarsi.  Cultura, storia ed agency umana  la condizione dell’uomo è plasmata dalla storia  La cultura in quanto parte della condizione umana ha carattere storico  Fino a che punto gli umani sono liberi dai limiti generati dal processo culturale? Gli esseri umani sono definiti «agenti» perché non possono sfuggire al contesto culturale e storico nel quale agiscono. 1) Agency – Agentività: esercizio di una qualche forma di controllo da parte degli esseri umani nelle loro vite È una capacità critica negoziabile nel contesto che genera un attrito con chi ci circonda. Comprende più piani che però non si escludono a vicenda: a) Ruolo degli attori sociali (singolo o gruppo) che gioca appropriandosi di significati culturali e trasformando il concetto. Tale capacità trasformativa è implicita nell’appropriazione dei concetti; b) Capacità di negoziare condizionata da fattori esterni. Ciò limita l’agency perché non siamo sempre liberi di negoziare a nostro modo la realtà. È una situazione tipica dell’oppressione e del potere; in questi contesti può essere intesa come “l’arma dei deboli” in quanto non tutti possono negoziare la realtà attraverso l’agency in termini simbolici o pratici. Ad esempio durante il colonialismo in Africa era diffusa l’idea tra gli occidentali che gli africani fossero lenti ed indolenti che derivava dal loro comportamento che però era frutto di un modo dei singoli di reagire al potere. In queste situazioni in cui la capacità d’azione e limitata il corpo può tradire; c) È presente nella costruzione della storia in funzione del presente in quanto la narrazione deriva dalla funzione che vogliamo dare alla storia. 2) Olismo (vedi sopra); 3) Coevoluzione: relazione dialettica tra i processi biologici e culturali/simbolici. Le varie tradizioni ed esperienze si compenetrano dato che una società non è sempre la semplice somma dei suoi singoli elementi ma viene influenzata dalle esperienze individuali condivise. Le parti si relazionano e si evolvono insieme generando una natura umana connessa al mondo circostante e fortemente plasmata dalla cultura.  Perché contano le differenze culturali? L’esperienza umana è intrinsecamente ambigua e persino nell’ambito della stessa ci possono essere interpretazioni diverse

di un’oggetto/azione a seconda del contesto. Per risolvere l’ambiguità è necessario interpretare l’esperienza evitando di cadere nel…  Etnocentrismo: opinione secondo cui il proprio modo di vita è naturale e giusto oltre che l’unico modo per essere certamente umani rendendo le altre soluzioni sbagliate o innaturali ma non fondamentalmente cattivo. Appena c’è uno scontro di due impostazioni culturali si rischia di cadere nel dualismo attivo (civili/barbari; bene/male…). Da ciò può solo derivare guerra e genocidio. È possibile evitare il giudizio etnocentrico? Non c’è una risposta ma bisogna partire dal presupposto che evitare di vedere le relazioni tra individui con un retroterra differente come fondamentalmente differenti dalle relazioni tra individui con retroterra molto simile. Conoscere altre culture è sia promettente che rischioso e in seguito non si può pensare che una cultura (persino la nostra) abbia il monopolio della verità assoluta! La verità delle varie tradizioni può essere solo parziale e approssimativa.  Relativismo culturale: comprensione di un’altra cultura nei suoi stessi termini, in maniera empatica da farla apparire come un progetto di vita coerente e dotato di senso. Ciò deriva dalla tensione della diversità culturale ma tenta di promuovere la comprensione delle pratiche culturali.  Come può migliorare la relatività migliorare la nostra comprensione di pratiche culturali controverse?  Caso della circoncisione faraonica nel villaggio mussulmano di Hofryat nel Sudan settentrionale di Janice Boddy a partire dal 1976 (Pag. 30, 31 e 32) Argomenti di questo genere non possono essere interpretati in un unico senso (ad esempio con la prospettiva esterna ed eurocentrica) ma contestualizzati in una determinata zona e nella specifica società oltre che a interpretare il punto di vista interno e le possibili critiche. Ad esempio la circoncisione faraonica nel villaggio di Hofryat è connessa alla fertilità e ad una serie di immagini simboliche del corpo femminile ma non è detto che questa pratica sia accettata; le ragazze e future spose/madri del posto sono a conoscenza della pericolosità della pratica ma è necessaria e giustificabile perché porta a compimento ciò a cui danno più valore in assoluto. Comprendere una pratica non significa approvarla o scusarla. Il relativismo culturale complica il ragionamento morale che non dobbiamo necessariamente abbandonare ma bisogna riconoscere i diversi parametri con i quali abbiamo a che fare per poter considerare le diverse alternative.  La cultura spiega tutto? Recentemente il concetto di cultura è stato sottoposto ad un riesame critico. Una distinzione fondamentale:  «Cultura»: attributo della specie umana nel suo complesso; astrazione teorica;  «culture»: modi di vita particolari e appresi in piccoli gruppi; accessibile sia la propria che quella altrui. Questo termine ha destato moltissimi dibattiti: 1) XIX sec. opposizione tra le cultura illuminista contro le culture nazionali del contro-illuminismo romantico; 2) Fine XIX sec. espressione dei governi coloniali nelle università e contrapposizione tra civiltà occidentale e culture primitive; 3) Fine XX sec. fossilizzazione delle culture in forme di cultura fisse che imprigionavano gli individui;  Caso della diffusione del cristianesimo presso la popolazione nativa dei Kiowa e il loro adattamenti del culto di Lassister del 2002 (Pag. 35-6). I Kiowa trasformano ciò che era cominciato come imperialismo culturale in una riaffermazione dei loro valori che tuttavia non risultano “meno autentici”.  La promessa della prospettiva antropologica L’antropologia ci obbliga a mettere in dubbio ciò che abbiamo imparato e sappiamo e complica le decisioni di ordine morale e politico. Non possiamo fare finta che le nuove esperienze non ci siano mai state né eliminare del tutto l’eurocentrismo. Questa prospettiva però ci può offrire una più ampia comprensione del mondo e della natura umana. Capitolo III: Che cos’è la ricerca sul campo?  Perché fare ricerca sul campo?

 Ricerca etnografica sul campo: prolungato periodo a stretto contatto con persone al cui linguaggio e modo di vita interessa un antropologo, durante il quale vengono raccolti numerosi dati. Per mezzo di tali incontri è possibile conoscere altre società ma possono derivare anche incomprensioni.  Osservazione partecipante: è il metodo che gli antropologi utilizzano per raccogliere informazioni vivendo il più possibile a stretto contatto con le persone di cui stanno studiando la cultura, mentre partecipano se possibile alla loro vita quotidiana. Consente di interpretare ciò che le persone fanno o dicono mentre lo fanno. Esistono anche i metodi d’indagine statistica, le interviste, le ricerche dei materiali già prodotti, questionari psicologici, ecc. ma non ci si può affidare più solamente di questi mezzi.  Com’è l’esperienza sul campo? Per molti è un aspetto che caratterizza fortemente la disciplina ed è praticamente inevitabile perché costituisce la fase finale della formazione antropologica formale. Ovviamente non è un percorso facile a partire dall’avere i permessi accademici e governativi fino all’individuare il campo o l’argomento contemporaneo di ricerca. Nel dibattito contemporaneo sono presenti due sponde: chi invita alla ricerca “in esterna” ovvero presso società culturalmente e geograficamente distanti e chi vuole sviluppare la ricerca “in casa” in particolare sulla diversificazione e marginalizzazione sociale presenti. Nelle tradizioni antropologiche di Messico, India, Russia, Brasile, ecc. la ricerca “in casa” è stata a lungo la norma. Attualmente anche la ricerca sul campo “virtuale” sta avendo i suoi sviluppi come ad esempio: Coming of Age in Second Life di Tom Boellstrod del 2008.  Sul piano pratico bisogna far fronte allo spaesamento fisico e mentale e lo stress. Ovviamente anche il clima, la flora e la fauna giocano un ruolo importante e non sottovalutabile e richiedono un forte adattamento all’acqua e al cibo del posto. Tuttavia è proprio la diversità culturale che spinge gli studiosi a partire.  Aspetti metodologici della ricerca: le note di campo sono diventate utili grazie alle nuove tecnologie e permettono annotazioni sul momento complete e coerenti che in seguito possono essere meglio analizzate; durante la scrittura dell’etnografia è necessario un riscontro diretto da parte dei soggetti che può portare a nuove analisi ed interrogativi; durante la scrittura bisogna valutare a chi/come ci si rivolge e quali temi trattare che non siano socialmente o politicamente sensibili oltre che a proteggere gli informatori.  La ricerca etnografica sul campo: com’è cambiato il modo in cui viene concepita dagli antropologi? Nel XIX sec era una disciplina intellettuale che voleva essere scientifica e vuole esserlo nel suo modo di studiare la natura, la società e la storia umana. Per fare ciò bisogna rivalutare cos’è la scienza. Risultati del dibattito: 1) Divisione tra: Hard science - Scienze dure: fisica, matematica, chimica, biologia…; Soft science – Scienze morbide: psicologia, sociologia, antropologia; 2) Differenziazione dei metodi scientifici sviluppati per portare elementi attendibili alle singole discipline che si concentrano su singoli aspetti del mondo.  Sarah Franklin: «L’antropologia è una scienza e possiede gli strumenti per comprendere la scienza come forma di cultura»  Bronislaw Malinowski, Franz Boas e Margaret Mead furono i pionieri dell’etnografia nei primi decenni del XX sec. Tuttavia le condizioni sono cambiate ed è necessario rivalutare sia lo statuto scientifico sia l’interazione umana. Sono possibili tre approcci: 1. Approccio positivista – Metodo tradizionale delle scienze naturali (scienza positivista) che viene imitato dai primi scienziati sociali tra XIX e XX sec. Oggi il positivismo (presenza di una realtà “al di fuori” e unico metodo scientifico affidabile) è un modo particolare di studiare e osservare scientificamente il mondo. - Principi: 1) Cause e processi materiali sono rilevabili con i cinque sensi; 2) Metodologia scientifica che riguarda ciò che è;

3) Unico metodo scientifico per indagare qualsiasi aspetto della realtà; esasperazione di questo concetto nella theory of everything; 4) Obbiettivo di produrre una conoscenza scientifica oggettiva...


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