Riassunto Storia degli ebrei nell\'Italia moderna PDF

Title Riassunto Storia degli ebrei nell\'Italia moderna
Author Agnese Fanciulli
Course Storia moderna iv a
Institution Sapienza - Università di Roma
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STORIA DEGLI EBREI NELL’ITALIA MODERNA

Introduzione Vicende degli ebrei in Itali in età moderna devono essere inserite nel sistema europeo e mondiale. Ebraismo italiano nasce da processo di immigrazione, iniziato nell’età classica. In generale mobilità e carattere migratorio. Complessi intrecci di relazioni interne al gruppo, con il mondo ebraico e con l’esterno. Ebrei in Italia sono italiani, ponentini/sefarditi, levantini, askenaziti e conversos: non ebraismo ma ebraismi. Continua oscillazione tra estraneità e familiarità tra ebrei e cristiani. Storiografia italiana ha a lungo ignorato ebrei, che tuttavia sono essenziali per studiare fenomeni più ampi come la definizione dell’eresia, la censura dei libri, l’interpretazione della stregoneria, gli scambi affettivi tra religioni lo sviluppo del commercio e delle reti finanziarie internazionali, ecc.

I.

Geopolitica dell’ebraismo italiano tra XV e XVI. Le strutture

Demografia e distribuzione geografica In Italia 22 secoli di presenza ininterrotta di ebrei. Quanti erano? Nel XV circa 35.000, nel XVI 50.000 su una popolazione totale di 8/9 milioni. Circa il 4,4 %: picco massimo rispetto al ME e prima del XX. Rapida crescita XV-XVI per via di immigrazione da Francia, Provenza, Germania e soprattutto dalla penisola iberica (dopo il 1492-7): circa 25.000 persone da lì. Crisi demografica del XVII (circa 21.000) per via di generale contrazione demografica europea, dell’istituzione dei ghetti, per il fenomeno delle conversioni, per le espulsioni e la pressione inquisitoriale. Poi nuova crescita tra XVIII e XIX. Roma una delle comunità più importanti, con popolazione più numerosa (3/5.000) e punto di riferimento culturale. Dov’erano? La grande migrazione dal Sud al Centro Nord. A fine XV metà della popolazione ebraica italiana risiedeva a Sud. Però poi espulsione dalla Sicilia nel 1493, dal Regno di Napoli nel 1541: spostamento a Nord. Già a fine del ME però si erano moltiplicati gli insediamenti a centro-nord a causa di migrazioni dal Nord Europa. Anche dal Sud e da Roma mercanti si erano spostati a Nord su invito dei comuni italiani, per svolgere attività feneratizia. Situazione degli ebrei nel meridione aveva iniziato a deteriorarsi già a fine XIII, per politica angioina oscillante tra protezione e persecuzione. 1442 Italia meridionale passa agli aragonesi: per gli ebrei tranquillità e cittadinanza. Ferrante I di Napoli (cugino di Ferdinando il Cattolico) accoglie nel suo Regno gli ebrei, però perisce nel 1494. Discesa d Carlo VIII: si scatena violenza dei cristiani, fine della tolleranza. 1503 Meridione passa sotto al dominio diretto della Spagna: varie ondate di espulsioni fino alla definitiva nel 1541. Sicilia già sotto il dominio diretto degli aragonesi: lì espulsione nel 1493.

Sono dunque fattori politici, ma anche la predicazione antiebraica degli ordini mendicanti e l’ostilità popolare, a decretare sorti ebraiche nell’Italia Meridionale.

Stato giuridico e rapporti con le autorità cristiane: la questione del prestito Già dal Trecento, flusso dei banchieri da Roma verso Nord: nascono anche insediamenti ebraici nei territori dello Stato della Chiesa in Umbria o nelle Marche. Dal 1363 gli Statuti cittadini di Roma infatti proibivano agli ebrei l’esercizio del prestito su pegno (per eliminare concorrenza ai cristiani). Divieto fino al 1521. Emilia-Romagna: spartiacque tra le due correnti migratorie (askenaziti e italiani) Teologia della sostituzione Presenza ebraica nella società cristiana era tollerata dalla Chiesa in base alla dottrina elaborata d Sant’Agostino: ebrei deicidi erano stati puniti con la distruzione del Tempio e la deportazione: non più popolo eletto, cosa che ormai erano i cristiani. La loro esistenza derelitta testimoniava la verità del cristianesimo. Inoltre necessità della loro conversione, perché nel quadro millenaristico la venuta del Regno di Cristo sarebbe stata annunciata dalla conversione degli ebrei. Per questo situazione giuridica oscillante tra discriminazione e privilegi. Ebrei specializzati nell’usura? È vero che insediamenti nel centro-nord erano legati a questo. Nel ME europeo era molto diffuso sia tra ebrei che cristiani il piccolo prestito su pegno con interesse (foenus). La Chiesa combatteva questa pratica, considerata illecita, e usurai peccatori ed esclusi dai sacramenti. Anche se dal 1100 e 1200 inanità del divieto. Tra tre e cinquecento però gli ebrei assumono quasi il monopolio di questa pratica, perché i cristiani abbandonano per diversi motivi (cambio della guardia) Alla Chiesa alla fine non dispiace, perché così i cristiani non peccavano e perché gli ebrei erano più facilmente ricattabili e gli si potevano imporre più tasse. (vantaggi spirituali ed economici per la Chiesa) Inoltre piccole signorie avevano bisogno di liquidità. Dunque il papato favorisce gli insediamenti di banchieri ebrei romani nelle terre pontificie. Autorità locali regolamentano le modalità di insediamento attraverso accordi bilaterali detti condotta, divisi in capitoli, che regolavano le condizioni di residenza e l’attività di prestito. Negoziazione reciproca: ruolo attivo degli ebrei Banchieri assumono ruolo egemone nella società ebraica, anche se spesso gli stessi si dedicavano anche al commercio. (credito e commercio attività complementari) In teoria divieto per gli ebrei di praticare le attività agricole (contaminazione dei cibi e manodopera cristiana), anche se in verità spesso ebrei affittavano e conducevano direttamente fondi agricoli e terreni per il pascolo. Condotta aveva aspetti positivi e negativi (diritti e restrizioni) Le condotte stabilivano modalità del prestito, permesso di residenza per tot anni con famiglie e addetti, possibilità di esercitare il culto. Spesso tali privilegi e norme contenuti anche negli Statuti cittadini. Statuti di Roma del 1363 contenevano clausole precise: alcune misure discriminatorie, ma anche tutela della minoranza da eventuali abusi.

Tra le norme anche permesso di mantenere sinagoghe e cimiteri, di seguire pratiche rituali e alimentazione kasher. Riconoscimento delle comunità ebraiche come Universitas (persona giuridica a struttura corporativa) , con statuto giuridico analogo a quello delle corporazioni delle arti, da cui derivano larghi spazi di autonomia per l’organizzazione interna. Tuttavia posizione di assoluta inferiorità degli ebrei nella società cristiana: così tassazione straordinaria, restrizioni legali in tribunale (non potevano testimoniare contro i cristiani), tentativi di battesimi forzati, divieti di relazioni di ogni sorta e soprattutto di matrimoni e relazioni sessuali con i cristiani, proibizione di rivestire cariche pubbliche e di fare proselitismo. Piano piano si sviluppa legislazione speciale per gli ebrei, sia laica che ecclesiastica, che prevede anche quartiere ebraico separato (preludio al ghetto) e l’obbligo di portare un segno distintivo. Nel corso del XV predicazione antiebraica dei Frati minori osservanti – Bernardino da Siena, Giovanni da Capestrano, Bernardino da Feltre- e inoltre dal 1462 fondazione in molte località die Monti di Pietà, spingono sempre più all’esclusione. Però ai banchieri concessi esenzione del segno e utilizzo di balie e servi cristiani e ricorso a tribunali esclusivi Cittadinanza (incompleta o negata) Fino al XVI condizione giuridica degli ebrei del centro-Nord è favorevole. Agli ebrei non cittadinanza, ma i titolari di condotte avevano una sorta di cittadinanza pro tempore con relativi privilegi. Nel ME forse anche ebrei considerati cives, oppure comunque ambiguità, cittadinanza incompleta (Todeschini). Sicuramente ancora viva dottrina teologica della servitù perpetua degli ebrei (da San Paolo, ribadita da Tommaso d’Aquino e dai pontefici, poi inclusa nel diritto canonico), a cui ancora si rifarà Benedetto XIV nel XVIII. Nell’età moderna condizione di residenti non implica né la cittadinanza né l’uguaglianza dei diritti civili.

Ebrei in giudizio Ebrei sottoposti a leggi e a tribunali civili del territorio in cui vivevano.  Processo di appropriazione ecclesiastica della giurisdizione sugli ebrei  Le diverse competenze giudiziarie sono spesso concorrenziali e in tensione tra loro (ingerenza Sant’Uffizio sempre maggiore)

Nel XVI nello Stato della Chiesa ebrei dei piccoli insediamenti sottratti al controllo delle autorità civili e sottoposti a quella del vescovo diocesano, spesso collegato al tribunale del Sant’Uffizio: infatti questione ebraica stava assumendo valenza sempre più religiosa che economica e sociale. A Roma processo di appropriazione ecclesiastica della giurisdizione sugli ebrei era avvenuta già dal XVI: dal 1550 ricadeva sotto la competenza del cardinale vicario (il vice-vescovo di Roma), che esercitava autorità anche sui convertiti. Tuttavia ebrei potevano essere giudicati da tutti i tribunali esistenti in città. Progressivamente ridimensionamento dell’autorità vicariale, per la concorrenza tra i diversi tribunali. 1612 riforma dei tribunali di Paolo V: giurisdizione sugli ebrei spetta al cardinal

vicario in campo spirituale e disciplinare, ai tribunali del governatore e del senatore per reati civili e criminali, cause economiche al cardinal camerlengo. Pene più frequenti dalla multa all’esilio. Per delitti comuni in cui cristiani ed ebrei erano coinvolti insieme, competenti sia tribunale dl vicario che quello del senatore. Tuttavia protagonismo dell’Inquisizione, soprattutto in campo spirituale (ma anche economico). In generale confusione e sovrapposizione tra le competenze tra i diversi tribunali, su cui infatti giocavano le Universitas. Ebrei spesso si rivolgevano con suppliche, denunce e memoriali alle autorità e ai tribunali cristiani: rapporto di scambi con l’esterno era continuo. Anche collaborazione tra autorità cristiane ed ebraiche per mantenere ordine ed equilibrio. Situazione giuridica al di fuori di Roma abbastanza simile, anche se autorità laica al posto del papa. Ebrei potevano essere sottoposti a giudici particolari o ai tribunali ordinari per reati comuni. Per questioni religiose erano attivi tribunali vescovili (spesso in conflitto con l’Inquisizione). In campo civile (matrimoni, doti, successioni ecc.) esistevano tribunali degli Stati che risolvevano questioni sulla base delle leggi ebraiche. A Venezia per es. concorrenza tra magistrature ordinarie competenti su reati commessi da ebrei e tribunali ecclesiastici, la Repubblica riusciva bene a imporre la propria sfera d’intervento.

II.

Insediamenti e network. Topografia e caratteri degli ebraismi italiani

Caratteristiche sono mobilità e vastità delle reti di relazioni culturali, economiche, culturali e politiche: network extra locale. Ciò rispondeva a strategia socio-economica precisa di radicamento territoriale, necessaria per svolgere le molteplici attività economiche, ma anche rete di protezione e rifugio. Espansione del numero delle condotte tra XIV e XVI rispondeva anche al disegno strategico degli ebrei, non solo alle esigenze finanziarie dei poteri locali.

Lo Stato della Chiesa: la Marca Fino a metà del XV il papato è largo di concessioni verso gli ebrei e si oppone all’atteggiamento iberico. No all’espulsione, sì a segregazione. Nelle Marche erano 60 gli insediamenti ebraici, e molto importanti per capillarità e rilevanza economica (attività feneratizia, commercio, attività imprenditoriali. A Urbino (passato alla Chiesa nel 1631) finanza ebraica puntello dell’autorità dei Della Rovere, che avevano concesso privilegi, Senigallia, Pesaro ed Ancona. Nel corso del Cinquecento arrivi di ebrei, neoconvertiti e marrani provenienti dalla penisola iberica ingrossano gli insediamenti ebraici marchigiani, soprattutto ad Ancona. Ad Ancona porto e connessioni commerciali con il Levante: città assai fiorente nel XVI, grazie alla presenza di numerose attività mercantili e di diverse minoranze etnico-religiose, e all’arrivo di moltissimi ebrei iberici. Nel 1532 la città passa sotto la sovranità pontificia, ma ottiene autonomia e privilegi per i traffici portuali. 1547 papa Paolo III invita gli ebrei levantini e i nuovi cristiani

portoghesi a stanziarsi nel porto attraverso un breve liberale in cui sollecitava mercanti a stabilirsi lì e in altre città marchigiane (ma già concessioni dal 1534). Però con la Controriforma svolta antiebraica: escalation normativa -

1543 a Roma apertura della Casa dei Catecumeni 1553 De combustione Talmud e rogo dei Talmud a Capo de’ Fiori 1555 istituzione dei ghetti con la bolla di Paolo IV Cum nimis absurdum, con cui rigida normativa ebraica 1569 bolla di Pio V Hebreorum gens sola espelle gli ebrei da tutte le località dello Stato della Chiesa a parte Roma e Ancona 1593 bolla di Clemente VIII Caeca et obdurata riduce definitivamente a tre i ghetti permessi (Roma, Ancona e Avignone)

Conversioni, fughe ed espulsioni. Ad Ancona drammatico episodio del rogo dei 24 marrani portoghesi nel 1556, e poi cacciata degli ebrei. Molti fuggono a Ferrara. Ancora ebrei nel Ducato dei Della Rovere a Urbino. Ebrei anche a Senigallia e a Pesaro, ghettizzati dopo il passaggio al papato nel 1631. Comunque insediamenti fuori dai ghetti non spariscono del tutto. Il caso di Ancona. Una “nazione in commercio” o i privilegi dei levantini Contatti lunga distanza che possano accrescere l’intensità dei traffici. Ad Ancona dunque diversi gruppi etnico-religiosi caratterizzati da spiccata mobilità. Strette relazioni commerciali con l’Impero Ottomano e console a Costantinopoli. Anche dopo il passaggio al papato regime di grande libertà economica Straordinaria crescita economica in quanto ponte con l’Oriente. Rotta Ancona-Ragusa in competizione con l’analoga Venezia-Spalato. Ancona all’incrocio tra l’asse Ferrara-Milano-Basilea-Anversa-Londra e l’asse Lione-Marsiglia-GenovaFirenze-Balcani-Impero Ottomano. Inoltre al centro di sistema di fiere adriatiche molto sviluppato. Forte legame tra nazione portoghese di Ferrara (con importante porto fluviale) e di Ancona: stesse famiglie. Anche rapporti di complementarietà economica tra sefarditi, italiani e askenaziti. Fine XVI si conclude il periodo di espansione della città: stasi fino alla proclamazione del porto franco nel 1732: così appannamento dell’identità multietnica. Però vantaggio nel consolidamento della presenza ebraica. Marrani dopo il rogo di disperdono, i levantini rimangono e diventano il perno dei commerci con l’Oriente. Malgrado la bolla del 1593, già l’anno dopo confermati i privilegi degli ebrei levantini, e permesso per tutti gli ebrei anconetani di muoversi per lo Stato pontificio per le loro attività economiche, previa licenza papale. Provvedimenti confermati nel 1606 da Paolo V e mantenuti per due secoli. Infatti piena consapevolezza della necessità di mobilità per svolgere attività economiche: priorità rispetto alle esigenze religiose. In verità spesso ebrei approfittavano dei permessi e aprivano botteghe e abitazioni senza rispettare l’obbligo del ghetto. Politica filoebraica di Ancona molto rilevante. Sotto anche esigenza di spingere alla conversione. Ebrei ad Ancona erano comunque una minoranza, anche se consistente, ma sono la componente più attiva economicamente. Strutturati in diverse nazioni, ognuna con le proprie specializzazioni (italiani nel prestito locale, levantini e portoghesi ei traffici di lunga tratta), anche se confini non erano netti.

Esempio del mercante marrano Francisco Barboso, giunto nel 1544 dopo anni nelle indie portoghesi coinvolto in molteplici attività economiche. Sfuggito alla persecuzione marrana del 1555-6 (per contatti e riconciliazione con la Chiesa), fugge a Salonicco dove grande comunità sefardita. Dopo le persecuzioni marrane, molti vanno a Ferrara. Boicottaggio da parte degli ebrei ottomani per il rogo dei 24 finisce per favorire Venezia. Tra XVII-XVIII flusso ad Ancona di askenaziti.

I marrani (vedi Tra croce e menorah) Malgrado tutto marrani accolti a Ferrara, dove Ercole I già nel 1592 li invita a stabilirsi. Anche in Savoia privilegi offerti nel 1572 ai marrani (poi subito revocati per pressioni delle autorità pontificie e spagnole. 1589 condotta di Venezia riconosce l’insediamento degli ebrei ponentini (tra cui marrani), garantendoli dall’Inquisizione e concedendo privilegi commerciali.

Bologna papale In Emilia-Romagna ebrei prestatori da metà XIV. Vari nuclei, circa un centinaio a metà XVI. Attività economica non solo di credito ma anche in campo di proprietà fondiaria, coltivazione, allevamento, industria di trasformazione dei prodotti agricoli (canapa). Bologna stanziamento più numeroso A Bologna nel XV favore dei Bentivoglio; però nel XVI passaggio sotto al dominio pontificio diretto culmina nella cacciata con il decreto del 1569. Ebrei allora si rifugiano nei territori dei ducati estensi e dei Gonzaga (Mantova), a Pesaro e a Urbino. Il papa autorizza le domenicane di San Pietro Martire di Bologna a prendere possesso del cimitero ebraico e usare le pietre tombali.

Ferrara Ferrara nel papato nel 1598, ma fino ad allora isola felice degli ebrei europei. Fin da metà XIII famiglie di banchieri con cui condotte. Originari soprattutto dell’Italia centrale e askenaziti, godevano della libertà di culto i banchieri anche della cittadinanza e dell’esenzione dal segno distintivo. Esercitavano anche arte della strazzeria (piccolo commercio di roba usata). Dopo il 1492 già Ercole I invita gli ebrei sbarcati a Genova a trasferirsi lì, dando loro il permesso di esercitare la medicina e qualsiasi arte e mestiere. Però gestione dei banchi di prestito riservata agli ebrei locali. A corte Renata di Francia (figlia di Luigi XII) manifestava simpatie per la Riforma, preoccupando il papa (a cui Ferrara era infeudata). Progetto di Ercole II: vuole trasformare Ferrara in una città mercantile e imprenditoriale, attirando i capitali dei sefarditi, per inserirsi nella tratta AnversaAncona-Ragusa. 1538 invia un ambasciatore ad Anversa e a Londra per invitare i mercanti portoghesi a trasferirsi, offrendo loro la possibilità di vivere seguendo il culto che preferivano. Molti colgono l’occasione. Dopo il rogo anche da Ancona, ma tantissimi anche da Anversa.

Anversa infatti negli anni ’20 era stata meta dei nuovi cristiani portoghesi, grazie a ordinanza imperiale che li autorizzava a installarsi (anche se ebrei non ammessi). Così dal 1540 si spostano: erano ricchi mercanti di tessuti pregiate, pietre preziose, spezie, con contatti nel Levante, ad Ancona, a Venezia, a Ragusa. Esempio è Diogo Mendes, “il re del pepe d’Europa”, marrano. Tuttavia viaggio da Anversa a Ferrara non era semplice, perché Carlo V sospettava che volessero recarsi dagli ottomani e aveva messo un su un corpo di polizia incaricato di intercettarli. Così ebrei mettono su la Sedaqua, organizzazione clandestina che organizzava i trasferimenti, finanziata da ricchi mercanti. Carlo V faceva dare la caccia anche alle merci spedite dai mercanti portoghesi di Anversa verso l’Italia e il Levante: anche qui intervento della Sedaqua, che usava prestanome cristiani amici. Infine Ercole II d’Este protesta presso il governatore di Milano e ottiene salvacondotti per i mercanti ebrei: 1548 accordato il libero passaggio dei cristiani nuovi in Lombardia dietro pagamento di uno scudo a testa. Dagli anni ’50 Ferrara città cosmopolita. Breve espulsione del 1549 (a loro colpa della peste), ma poi agli ebrei privilegi garantiti dal salvacondotto generale del 1550: potevano esercitare industria e commercio tessile, ottengono in appalto dazi e gabelle. Attività feneratizia però solo privilegio degli ebrei locali. Concessi inoltre a ebrei e cristiani nuovi dei salvacondotti che li tengono al riparo dalle denunce. Stesse concessioni che lo stesso papa Paolo III aveva dato nel 1547, per cui ognuno poteva vivere secondo la propria legge. Poi Paolo IV rovescia le concessioni, mentre Ercole le afferma. Nel dicembre 1555 il duca ribadisce per la nazione portoghese il privilegio di vivere come ebrei anche se in passato fossero stati cristiani (li sottrae alle accuse di apostasia) e ricorda i privilegi concessi da Paolo III ai portoghesi di Ancona. Il decreto è il Privilegio della Nation Portughesa, e sarà il modello adottato da Ferdinando de Medici (1593), Ca...


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