Riassunto Viola - L\'Europa Moderna, Storia di un\'Identità PDF

Title Riassunto Viola - L\'Europa Moderna, Storia di un\'Identità
Author Andrea Zanti
Course Societ〠e culture del mondo moderno
Institution Università degli Studi di Catania
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Manuale di Storia Moderna, dal 1492 al 1914....


Description

L’Europa moderna. Storia di un’identità Prefazione Il volume di Paolo Viola tratta della civiltà europea, di come questa sia riuscita a stabilire la propria egemonia nel mondo e a costruire la propria identità. In confronto ai predecessori romani o ai competitori ottomani, gli europei sono stati meno soggetti ai processi di declino (Gibbon, storico scozzese del Settecento). Una civiltà vincente in grado di dare e ricevere. Gli europei hanno elaborato sistemi politici più flessibili e una cultura più aperta all’incontro con la diversità. Mentre gli antichi avevamo piazzato le colonne d’Ercole allo stretto di Gibilterra come confine, poiché al di là c’era il male (di cui furono vittime Ulisse e i suoi compagni), per gli europei dell’età moderna superarle voleva dire trovare ricchezza, progresso e libertà. L’Altro era attraente (Marina Warner, scrittrice inglese). La modernità degli europei è stata l’epoca in cui si è creduto alla costruzione della libertà, del progresso e del benessere nel viaggio verso l’Altro, mentre oggi l’Europa cerca la sua identità e la sua unità. Viola ha cercato di raccontare l’epoca in cui l’Europa ha creduto che la conquista costruisse ricchezza e progresso. E forse in questa convinzione si è formata la sua identità. L’idea di Età moderna dell’autore è quella in cui tutto il pianeta è stato conquistato dagli europei, i quali lo hanno poi perso, ma non prima di averlo trasformato e di avergli trasmesso alcuni dei loro caratteri originali, come il capitalismo, le istituzioni complesse o il pluralismo giuridico e culturale. L’Età moderna è la prima che riguarda il mondo intero, si può parlare di un’Europa che si confronta con il mondo. L’inizio è rappresentato dalla scoperta dell’America (1492), per poi culminare alla fine dell’Ottocento, nell’età dell’imperialismo. Il suicidio avverrà con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914). Questo è un libro scritto dalla prospettiva dell’Occidente. L’autore non sarebbe riuscito a scriverne uno sull’Oriente, invenzione dell’Europa per giustificare le proprie conquiste. Egli scarta inoltre la definizione di storia contemporanea, poiché secondo lui sarebbe più corretto parlare di post-modernismo. Il suo può sembrare un punto di vista un po’ nostalgico ed eurocentrico, ma non esiste una periodizzazione neutra, poiché questa è funzionale all’idea che si vuole trasmettere. Capitolo I: Le risorse sociali degli europei. 1. Gli europei, contro gli altri. Dal V al XV secolo i Paesi che si trovavano a nord del Mediterraneo sono stati minacciati da invasioni provenienti da terre desolate del Medio Oriente desertico o del Grande Nord, luoghi inospitali che non potevano più nutrire la popolazione in eccesso. Lo stesso problema sarebbe poi toccato agli europei, ma la loro era una terra ospitale che non volevano abbandonare. Dal XVI al XIX secolo l’identità europea si è costruita sulla certezza di essere superiori agli altri, di avere armi e modelli di vita che li destinavano a “civilizzare” e a conquistare il mondo. Il Medioevo, l’età di mezzo, è stata considerata l’epoca buia fra due grandi luci: quelle dell’Occidente che aveva brillato con i romani e successivamente con gli europei. L’avvenimento che è stato scelto come simbolo dell’inizio dell’espansione europea è la scoperta dell’America nel 1492. Dal Cinquecento all’Ottocento gli europei sono diventati i padroni della Terra: sono riusciti ad integrare i cinque continenti nella loro rete di dominazione e di organizzazione dello spazio, e a eliminare o a sottomettere quasi tutto i popoli del mondo. Erano diventati 1/3 degli abitanti del globo ed erano i dominatori assoluti. Avevano enormi imperi coloniali, prendevano le decisioni politiche ed economiche riguardanti tutto il mondo. Le 3 grandi armi dell’Europa con cui gli europei hanno conquistato il mondo, si sono rivelate efficaci e potenti da imporsi a tutti gli altri:

1) Capitalismo - capacità di produrre ricchezza; 2) i poteri statali - capacità di creare istituzioni complesse e flessibili; 3) la capacità di confronto e di integrazione culturale - capacità di conoscere gli altri per governarli. Nel Cinquecento gli europei hanno cominciato a sottomettere gli altri poli delle civiltà umane cominciando dal più fragile: l’America. Nell’Ottocento avevano ultimato la loro avventura sottomettendo anche l’Asia. Capitalismo Nei secoli precedenti gli europei avevano prodotto beni e servizi per rispondere alla domanda in ambito locale e per soddisfare i bisogni alimentari. Il commercio internazionale era sempre esistito: olio, vino, sale, tessuti erano stati venduti ai Paesi che non li producevano (o non abbastanza). I prodotti di lusso avevano attraversato il deserto, come le sete d’Oriente e le spezie. Si era prodotto per consumare o per scambiare. Poi però le cose cambiarono. I potenti iniziarono a voler accumulare terre (perché queste al contrario del denaro rimangono) e dominare il territorio e i suoi abitanti. Questi beni fondamentali spesso si conquistavano o si ricevevano in dono, ma l’aspetto più importante è che essi entravano a far parte dell’eredità. Il dominio sul territorio produce rango e gerarchia. Il capitalismo nasce con l’età moderna, il denaro passa dall’essere un mezzo a essere il fine: da merce denaro - merce a denaro - merce - denaro. Gli europei hanno imparato a dare un prezzo ai beni e l’arricchimento è diventato lo strumento per acquistare rango e potere. Hanno sviluppato le potenzialità del mercato, le capacità produttive e hanno creato le condizioni più favorevoli allo sviluppo. Poteri statali Lo Stato moderno era costituito da tre tipi di strutture istituzionali: 1) l’Impero (come l’Impero romano d’Occidente) costituito da diversi poteri locali (come le città stato autonome, i principati e i ducati governati da principi o vescovi) al di sopra dei quali regna l’imperatore eletto a partire dalla metà del Trecento, con la Bolla d’oro, da 7 elettori; 2) le Repubbliche (come Genova e Venezia) che non hanno un monarca ma un governo oligarchico (le grandi famiglie si alternano al potere); 3) le Monarchie. Il termine Stato moderno è in realtà un anacronismo poiché sono tutte realtà monastiche che appartengono ad una dinastia in tre modi: - per eredità; - per matrimonio; - per conquista. Sono monarchie patrimonialistiche, composite, ovvero costituite da diversi regni, in cui spesso non si parla la stessa lingua, non ci sono le stesse istituzioni o tradizioni, ma sono tenute insieme dal re e dalla religione cattolica. È come se il monarca avesse tante corone quanti sono gli Stati. Questi sono sempre più complessi. Il sovrano ha bisogno di creare un apparato amministrativo (dalla tavola rotonda di re Artù, in cui il sovrano è riconosciuto e approvato da suoi pari, alla tavola sollevata di Luigi XIV, la cui corte mangia solo con il suo permesso). L’apparato amministrativo è dato dalla necessità di avere un proprio esercito, un apparato diplomatico, la propria burocrazia e soprattutto il denaro per fare tutto ciò. Il sovrano crea la sua giurisdizione ma deve anche tenere conto delle altre. La costante della società moderna sono i ceti: 1) ecclesiastico, gli oratores, suddivisi in clero regolare e secolare; 2) nobili, di spada e di toga; 3) borghesia, i laboratores, il Terzo Stato. L’appartenenza ai ceti si traduce in identità sociale. I tre ceti sono giurisdizioni, una realtà che ha il potere di fare le leggi. L’ancien regime è una società di privilegi (leggi private, che vengono stipulate da un accordo

tra ceto e sovrano). I ceti hanno i proprio tribunali (ecclesiastici, di nobiltà e urbani), i propri eserciti (Inquisizione, ronde) e la propria finanza (diritti feudali, decime e gabelle cittadine). Il sovrano era la giurisdizione superiore a tutte le altre. Tutta l’Età moderna si regge su questo, è caratterizzata dal conflitto e dall’equilibrio tra queste realtà. I ceti avevano i loro organi rappresentanti: 1) Stati Generali (Francia e Olanda); 2) Parlamento (Sicilia - secondo in Europa dopo quello inglese, le sue richieste possono diventare leggi se il sovrano le accetta in cambio del donativo, istituito nel 1282 con i Vespri siciliani; e Inghilterra - Camera dei Lord e Camera dei Comuni, istituito nel 1215 con la Magna Carta); 3) Cortes, aragonesi e castigliane (Spagna); 4) Dieta (Germania). Il sovrano convocava gli organi rappresentanti per: - auxilium, motivo finanziario (contrattazione tra ceti e sovrano); - consilium, per motivi di guerra o come nel caso di Enrico VIII per lo scisma anglicano. Leggi diverse per tutti, il sovrano necessita del consenso dei ceti. Un apparato complesso che svilupperà nuovi modi di governare egemoni, che l’Europa utilizzerà per conquistare i nuovi regni. Nello Stato moderno: - Prima valeva il principio dell’unicità della sovranità, di origine divina e corrispondente all’ordine naturale, sul modello padre-figli. C’era un’unica autorità che aveva poteri in ogni campo: dalla difesa del territorio e dal mantenimento dell’ordine dell’armonia e del benessere, alla giustizia e al prelievo di risorse. - Poco per volta con l’aumento della complessità questo principio si rivelò insufficiente o addirittura sbagliato. Si è riconosciuta la necessità di ricorrere a persone specializzate capaci di assicurare i migliori risultati nei diversi campi: militare, giudiziario, amministrativo. Quindi è stata elaborata e complicata l’organizzazione dei diversi poteri: non c’era più solo quello civile e religioso, ma quello amministrativo, politico, militare, giudiziario. Capacità di confronto Entrare in rapporto con le nuove culture e assimilarle, partendo da una forte consapevolezza della propria identità. Del resto gli europei nascevano dall’incontro originario e dalla fusione di due diverse culture: romani e germani. Le civiltà devono saper dare, ricevere e assimilare. Per essere tali devono avere la capacità di scegliere cosa dare e cosa ricevere, per essere delle strutture e non soccombere. Gli europei, per lanciarsi alla conquista del mondo, hanno dovuto: - Imparare a valutare gli altri sistemi del mondo con cui entravano in contatto. - Trovare le strade per sottometterli, per convertirli, per studiarli, per risolvere a proprio vantaggio un confronto competitivo. Parallelamente, o di conseguenza, hanno creato conflitto e diversità culturale al proprio interno. Capacità che è sfociata in quello che gli europei hanno definito 3 concetti importantissimi: - Tolleranza, intendendo non soltanto che la diversità sia ammessa a sopravvivere, ma che sia integrata a tutti gli effetti nelle prerogative della cittadinanza e addirittura considerata una risorsa da cui attingere forza nel governo della complessità. - Modificarono il concetto di Libertà (capacità dei signori e delle comunità di difendere le proprie prerogative) - Inventarono il concetto di Democrazia (il governo diretto del popolo nell’assemblea cittadina).

2. Caratteri originali: nobiltà, chiese e città. Prima di dotarsi delle armi che l’avrebbero portata a conquistare il mondo, l’Europa disponeva già di alcune importanti risorse, di caratteri originali che cominciavano a fornire un’identità agli europei. Durante il Medioevo i paesi a nord del Mediterraneo non si chiamavano ancora Europa. Gradualmente avevano iniziato ad assumere questa identità. Avevano la stessa lingua di riferimento, il latino, e una sola religione, il Cristianesimo romano. I caratteri originali erano: 1) Nobiltà 2) Chiesa cattolica 3) Città Nobiltà Ceto militare di origine medievale, caratterizzato da relazioni di dipendenze e protezioni che si trasmettevano di padre in figlio. Durante l’età moderna questa classe si trasforma poiché i sovrani tendono ad imporre il loro potere alla nobiltà, bisogna dunque emanciparsi dalla dipendenza (per il sovrano era importante non dipendere dalla propria nobiltà perché altrimenti sarebbe stato facilmente ricattabile). Era una classe dirigente fondata sulla proprietà terriera familiare. Il feudo era un modo per ricompensare il feudatario: la proprietà era sempre del sovrano ma la titolarità andava al feudatario e di conseguenza alla sua famiglia. In Sicilia ad esempio, il feudo era ereditario fino al sesto grado di parentela e potevano trasmetterlo anche le donne (concessione data dagli aragonesi durante i Vespri siciliani del 1282). Questo ceto si suddivideva in nobiltà: 1) di spada - di origine medievale; 2) di toga - la nuova nobiltà legata agli uffici, che aveva acquistato il feudo (il sovrano poteva metterlo in vendita), un esempio sono i mercanti genovesi. La nobiltà, non più militare, diventa cortigiana o ricopre cariche importanti come dirigere l’esercito o svolgere attività da funzionari. Chiesa Esce forte dalle crisi medievali, è l’unica istituzione dopo la caduta dell’Impero romano, ha la sua continuità nella figura del Papa e garantisce la continuità di elementi importanti come l’assistenza nei conventi, l’istruzione, l’assistenza ai poveri (ad esempio con la distribuzione del grano). Una Chiesa ben centralizzata e organizzata, forse il più potente dei caratteri originali, privo di rivali che voleva e sapeva governare la politica. Con la Peste nera (1348), proveniente da Oriente e di tipo pneumonico (metà della popolazione europea muore), la Chiesa esce fortificata per il prestigio dovuto al voler salvare la propria anima (nel 1274 al Concilio di Lione era stata sancita l’esistenza del purgatorio). Quando, nel V secolo, l’Impero romano d’Occidente era caduto, la Chiesa era diventata così prestigiosa da poter costruire la propria rete di arcivescovati, diocesi e parrocchie che coprivano l’intero territorio europeo. Il ceto ecclesiastico era suddiviso in clero: 1) regolare - i frati che seguivano la regola (come i francescani); 2) secolare - come parroci e vescovi. Mentre in altri continenti, come l’Asia, coesistevano diverse religioni, tutto l’Occidente era diventato cristiano cattolico. A differenza di altri sistemi istituzionali in cui il nemico per eccellenza era quello del sovrano, in Europa era l’eretico o l’apostata. Gli unici verso sui era rivolto un minimo di tolleranza erano gli ebrei, poiché erano stati il popolo eletto dell’Antico Testamento, non erano liberi ma considerati servi alle dipendenze del sovrano, potevano essere allontanati dalle città o costretti a portare un distintivo. La Chiesa aveva il potere spirituale, ma anche quello di essere uno Stato. È una presenza forte nell’Età

moderna perché necessitava di un’identità religiosa, che causò intolleranza e controllo delle coscienze, come testimoniano i Tribunali dell’Inquisizione: 1) romano - il capo veniva scelto dal Papa; 2) spagnolo - il capo veniva scelto dal sovrano. Inizia la lotta contro l’Islam, la cacciata degli ebrei dalla Spagna e dai vari regni (1492). Nell’epoca della Controriforma furono istituiti i ghetti, dove gli ebrei avevano l’obbligo di risiedere. Tranne questa eccezione, qualsiasi dissenso religioso era stato stroncato con la violenza. Città Nel corso dell’età moderna diventano sempre più importanti per le loro multiformi competenze culturali, mercantili, amministrative, giuridiche, finanziarie. A partire dal Cinquecento la crescita delle città, demaniali, è dovuta ad una maggiore libertà (manca il controllo del feudatario). Crescono le città: 1) commerciali - grazie alla loro vicinanza al mare, e l’intensificazione dei commerci dopo la scoperta dell’America, o ai fiumi, in città portuali come Londra o Amsterdam, la rete di canali interni permetteva che le merci si spostassero più velocemente; 2) capitali - crescono perché la monarchia vi fissa la propria residenza, in cui si forma la corte con tutti i suoi uffici amministrativi. Le corti diventano sempre più ricche e fisse, mentre prima il sovrano aveva più residenze tra le quali si spostava continuamente, come Carlo V che viaggiava tra Bruxelles, Granada, Alhambra (dove tentò di costruire la sua residenza rinascimentale, ma restò incompiuta), Napoli. Sarà il figlio, Filippo II, a creare la nuova capitale, Madrid. Anche i re di Francia si spostavano nei castelli (per la caccia), sarà Luigi XIV a creare la reggia di Versailles (strumento politico). La città è un’altra giurisdizione, come nobiltà e clero. Ha i suoi tribunali, il suo esercito e le proprie tasse, le gabelle comunali. Le imposte possono essere: - indirette, sui beni di consumo; - dirette, sulla persona (come il patrimonio). Anche il sovrano poteva imporre le proprie (gabelle regie). Importante il lavoro urbano, che si caratterizza di mercanti, i quali hanno la possibilità di avere il denaro liquido (il problema della liquidità verrò risolto con le carte di cambio), notai e mestieri, controllati dalle corporazioni. Il lavoro poteva essere: 1) corporato - di origine alto-medievale, la corporazione era retta da un consiglio di maestri e da un priore (eletto dall’assemblea dei maestri). Fissava la remunerazione, il numero dei maestri nelle botteghe, il tipo di strumentazione da utilizzare, la qualità del prodotto. Nel Medioevo facevano parte del governo (come a Firenze) e avevano un’importante funzione sociale (luoghi al maschile). Erano giurisdizioni, con i proprio tribunali (per i conflitti di lavoro). Dal Cinquecento si afferma il putting-out, il lavoro a domicilio, con il quale gli ex maestri fanno lavorare i prodotti in campagna, sfuggendo al controllo delle corporazioni e dando lavoro alle famiglie contadine, soprattutto di tipo tessile: il mercante imprenditore compra la materia prima, la porta nelle case dei contadini, che di solito possedevano i telai, li retribuiva pagando il minimo e commerciava poi nei mercati più lontani. Il putting-out creò il tessuto produttivo importante per la Rivoluzione industriale; si sviluppa dove c’è un’agricoltura più povera, si crea capitale e una più ampia rete commerciale (da merce- capitale- merce a capitale- merce- capitale); 2) libero - non rientra nell’autorità delle corporazioni. Esistono sistemi di lavoro accentrato, come gli arsenali (lavoro organizzato per assemblaggio) e le miniere (dove i contratti erano simili a quelli delle corporazioni). Durante le carestie, dalle campagne ci si sposta verso la città, per ricevere una maggiore assistenza ma dove erano presenti le epidemie, come la Peste nera, dopo la quale, tra Quattrocento e Cinquecento, si avrà un aumento della popolazione, secondo Malthus ciò avviene perché c’erano più risorse e meno persone,

soprattutto giovani che sopravvivevano e procreavano. Dopo la Peste nera non ci saranno epidemie così tragiche. Il XVII secolo sarà un periodo di stagnazione a causa della Peste (1635), della Guerra dei Trent’anni e delle carestie. La peste scomparirà dall’Europa dopo quella del 1743 poiché si cominciano a bruciare i cadaveri e scompare il ratto nero. 3. La famiglia. Le donne e gli uomini. La famiglia europea ha caratteristiche diverse rispetto al resto del mondo. Può essere di tre tipi: 1) nucleare - padre, madre e figli; 2) allargata - nucleare più altri componenti; si può allargare verticalmente (con i genitori) o orizzontalmente (con i fratelli), spesso è un allargamento temporaneo; 3) ceppo - strutturalmente allargata, man mano che i figli si sposano restano sotto lo stesso tetto dei genitori. L’impostazione della famiglia europea è di tipo patriarcale: il valore della famiglia in Età moderna era di tipo produttivo, un luogo dove la specie si riproduceva e costituiva il primo nucleo lavorativo, il valore affettivo era secondario. Tutti i componenti dovevano avere una funzione lavorativa. Le famiglie dell’Europa cristiana erano bilaterali, ogni europeo apparteneva sia alla famiglia del padre che a quella della madre. Uomini e donne non sono pari ma concorrono entrambi al patrimonio familiare. Il nucleo poteva essere: - cognatizio, famiglia della sposa; - agnatizio, famiglia dello sposo. Con la dote le donne entrano nella nuova famiglia con il loro patrimonio (dal telaio della povera famiglia contadina al feudo della famiglia nobile). La dote veniva gestita dal marito (perché le donne non avevano autorità giuridica), ma se questi moriva, veniva restituita alla moglie; le donne più potenti e autonome erano le vedove che potevano amministrare il patrimonio per i figli. Le donne ricche avevano la controdote, data ad esse se il marito moriva ma che perdevano se si risposavano. I doveri della donna in qualità di cofondatrice della famiglia bilaterale erano molteplici: da n...


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