Riassunto:L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello parte 3 PDF

Title Riassunto:L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello parte 3
Course Psicologia Generale
Institution Università Europea di Roma
Pages 9
File Size 118.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 66
Total Views 126

Summary

Riassunto parte 3 del libro di Sacks....


Description

L’UOMO CHE SCAMBIO’ SUA MOGLIE PER UN CAPPELLO *parte 3 finale / Sacks… 4. IL MONDO DEI SEMPLICI Quando Sacks iniziò a lavorare con i ritardati pensò che sarebbe stata un esperienza deprimenti, ma in una lettera Lurjia descrisse la sua esperienza con gli “insufficienti mentali” come una delle più ricche umanamente, seppur pazienti mentalmente deficienti, al contempo furono interessanti. Vi è un qualcosa che accomuna le menti sei “semplici” con le comunità di selvaggi ed i bambini (studio di Lurija: scienza romantica): la concretezza, il loro mondo è vivido, non complicato o unificato dall'astrazione. Goldstein sosteneva che un uomo che avesse perso la facoltà di categorizzare, fosse subumano, di nessuna importanza e interesse. Vi è un inversione di marcia nella psicologia, Sacks ritiene fondamentale il concreto, in quanto un danno mentale non porti ad una regressione del concreto, ma ad una sua conservazione (con conservazione di personalità, umanità ed identità). La scienza classica si disinteressa del concreto: neurologia e psichiatria lo considerano “futile”. La scienza romantica (Lurija), restituisce importanza e attenzione al concreto, perché ne vengano considerati poteri e pericoli. Vi può essere un potenziamento di immaginazione concreta e memoria, per compensare le carenze concettuali e astratte e può volgere in due direzioni: - verso un'attenzione ossessiva ai particolari - verso lo sviluppo di un'immaginazione e una memoria eidetiche e l'esibizionismo del prodigio vivente! Un uomo può avere capacità intellettuali bassissime e contemporaneamente di comprendere il mondo come insieme di concetti, con concretezza, come insieme di simboli. Rebecca Rebecca, 19 enne, sembrava una bambina, non aveva alcun “senso dello spazio” (non riusciva ad aprire porte, a vestirsi, andava in giro con vestiti alla rovescia...). Aveva una schisi del palato che la faceva parlare con un fischio, dita corte e grosse, ed era consapevole di essere “ridicola e grottesca”, per questo era timida e schiva. Ma al tempo stesso aveva un

enorme capacità di affetto ed attaccamento, adorava la nonna, che l'aveva cresciuta da quando era rimasta orfana, amava la natura e le storie (poesie e racconti). A livello funzionale era deficit, ma vista a livello emotivo era “mente simbolizzante” (coglieva nella natura il profondo), e le due visioni unificate davano un suo quadro completo: nei test di QI, neurologici e psicologici aveva ottenuto punteggi bassissimi, era stata “decomposta”, ma nel suo incontro con la natura si era ricomposta e pareva una qualsiasi altra ragazza. Quando morì la nonna, Rebecca affrontò un grande lutto, si sentiva fredda, come la morte e questo perché insieme alla nonna era morta una parte di lei, ma venne aiutata da una prozia, dalla comunità e dalla sinagoga. Rebecca illustrò il suo essere, bipartito in due forme la “paradigmatica” e la “narrativa” e in lei (come nei bambini) prevaleva la seconda, aveva priorità spirituale. Questo potere narrativo, consente di far comprendere anche ai bambini dei concetti sotto forma di storie, anche in assenza del pensiero astratto. Un bambino comprende la Bibbia molto prima di Euclide, non perché sia più semplice, ma perché essa è scritta sotto forma di simboli e narrazioni. Le capacità emozionali, narrative e simboliche possono svilupparsi con vigore e dare vita ad un poeta (come Rebecca che parlava in versi), mentre quelle paradigmatiche, se sono deboli già dall'inizio possono raggiungere solo livelli molto bassi. Rebecca aveva bisogno di un senso, per questo venne tolta dai laboratori di lavoretti della clinica e inserita in un gruppo teatrale, che affrontò con entusiasmo e dimostrò enorme bravura nella recita: impersonava persone complete, armoniose, sciolte nell'espressione e chi si trovava di fronte alle sue performance non avrebbe mai pensato di avere davanti una menomata mentale. Spesso le persone con deficit, che non riescono ad eseguire più di 3 movimenti, con sottofondo musicale riescono a farli in modo completo, così anche per chi soffre di aprassia (incapacità di ritenere anche i più semplici schemi corporei), inguaribile con ogni sistema di istruzione riabilitativa, con la musica svanisce. La dove svaniscono le forme organizzative e astratte, ecco che la musica si sostituisce con potere organizzatore. Per questo la musica, e qualsiasi altra forma narrativa, è fondamentale nel lavoro con i ritardati e aprassici.

Il melomane enciclopedico (idiot savant)! Martin A, 61enne, colpito dal morbo di Parkinson, non era più in grado di badare a se stesso anche a causa di una meningite avuta in infanzia che aveva lasciato ritardo mentale, impulsività, attacchi compulsivi e una lieve emiparesi spastica. Nonostante la scarsa educazione scolastica, aveva una grande cultura musicale, grazie al padre, famoso cantante al Metropolitan.! Da quando erano morti i suoi genitori si era dovuto guadagnare da vivere (facendo il facchino, il fattorino, il cuoco delle tavole calde), ma veniva sempre licenziato a causa della sua svagatezza, incompetenza o lentezza. La sua memoria musicale era sbalorditiva, anche se non aveva mai imparato a leggere la musica, ricordava duemila opere, anche solo ascoltandole. Nonostante ciò la sua voce non era all'altezza, intonata ma roca. Veniva utilizzato come “enciclopedia ambulante” da molti artisti, delle opere conosceva tutti i cantanti delle rappresentazioni, i particolari dell'allestimento, della regia, dei costumi e delle scene. La vera felicità la traeva quando cantava (in chiesa, nel coro, al Metropolitan e al Lincoln Centre), l'estasi della musica gli faceva dimenticare di essere “ritardato”.! Il suo mondo esterno era composto da registrazioni “acentriche”,(grazie alla sua memoria eidetica registrava tutto all'istante: una pagina di enciclopedia, una pagina dell'atlante con delle mappe) contenevano poca emozione, non avevano collegamenti e non venivano generalizzate in alcun modo. La sua memoria non formava un mondo, per questo il suo mondo esterno era privo di unità, sentimento o di una relazione con lui.! Martin era infantile (utilizzava spesso un linguaggio da bambino, si puliva il naso con la manica, era sporco...), aveva una mancanza di calore umano e gentilezza, ed esibiva un irritante esibizionismo eidetico, per questo veniva spesso emarginato ed isolato. Con il passare del tempo iniziò a peggiorare, non era più sprezzante ed esibizionista, ma triste e “svuotato”, così in un incontro con Sacks spiegò che aveva bisogno di cantare, perché senza canto non poteva pregare e da quando era piccolo andava tutte le domeniche a messa, ora che era in clinica non l'aveva più fatto. Fu così che tornando alla musica e alla chiesa, Martin si riprese e ritrovò se stesso: aveva un'ammirazione per la musica corale e liturgica di Bach, con la sua intelligenza musicale riusciva a coglierne ed apprezzarne la complessità tecnica. Così l'irritante eidetico freddo e impersonale e il ritardato minaccioso scomparvero, lasciando posto ad un uomo equilibrato e dignitoso che

veniva rispettato e stimato da tutti. Con la musica lui veniva trasportato, entrava in estasi e veniva trasfigurato, tutto ciò che era patologico o deficitario lasciava posto a concentrazione, entusiasmo, integrità e salute. I gemelli John e Michael erano due gemelli che dall'età di 6 anni vivevano in istituti, con diagnosi come “autistici, psicotici o gravemente ritardati”, le relazioni concludevano come idiots savants, nulla di eccezionale, se non per la loro memoria documentaria dei minimi particolari visivi dei loro vissuti e per l'uso di un inconscio algoritmico calendariale, che consentiva loro di dire in quale giorno della settimana cadeva una data anche lontana nel passato o nel futuro. Tutti gli studi compiuti su di loro si limitavano a sottoporli a test e vederli come “soggetti” da studiare, ma bisognava abbandonare la tendenza a circoscrivere e verificare, per riuscire a cogliere la loro profondità: osservarli apertamente, serenamente, senza preconcetti, con un'apertura fenomenologica totale e simpatetica, osservarli mentre vivono, pensano e interagiscono in tranquillità; solo li si possono scoprire i loro poteri e la loro profondità. A un primo approccio sembrano del tutto identici, sia fisicamente che per la loro innata capacità: riuscivano a visualizzare un avvenimento avvenuto in un qualsiasi giorno, sapevano dire che giorno sarebbe stata Pasqua per i prossimi ottantamila anni, come se avessero elaborato dei particolari algoritmi inconsci, quando facevano ciò roteavano gli occhi e poi li bloccavano, e ciò che dicevano era privo di emozione, proclamato con un tono piatto. In un incontro con Sacks cadde una scatola di fiammiferi, ed insieme i gemelli dissero “111!”, nel giro di pochi istanti avevano visualizzato la quantità e non solo avevano detto “37, 37, 37”, l'avevano scomposta in numeri primi, le loro capacità in test matematici di QI sarebbe corrisposta ad un 60, non sapevano fare moltiplicazioni o divisioni, quindi quando Sacks chiese come avessero fatto loro risposero: “semplicemente abbiamo visto”, questo era il loro modo di cogliere il mondo. Il secondo prodigio venne osservato da Sacks, quando vide i due gemelli in un angolo, stranamente molto calmi e assorti in una sorta di beata comunione, in una contemplazione, si avvicinò e sentì che uno disse un

numero di 6 cifre e dopo poco l'altro rispose con un altro numero di sei cifre, Sacks li annotò e scoprì a casa che stavano giocando a dirsi dei numeri primi. Il giorno seguente Sacks andò alla clinica con il suo libro di matematica, si avvicinò a loro che stavano ancora giocando e disse un numero ad otto cifre, ci fu un attimo di silenzio, al che i due sorrisero, risposero con un altro numero ad 8 cifre ed accolsero Sacks tra loro, perché aveva capito, il gioco continuò fino a numeri di 10 cifre, dove Sacks si arrestò perché nemmeno il suo libro andava oltre le 10, ma i gemelli continuarono a sfidarsi, fino ad oltre le 20 cifre. Loro non sapevano fare alcun tipo di calcolo, ma così Sacks scoprì un'altra loro dote sovraumana, e si chiese se come per i fiammiferi loro riuscissero a “vedere” queste cifre e a riconoscerle come numeri primi. Vengono quindi riportati due casi dove emerge il parallelismo tra musica e matematica: un musicista che trasforma i numeri in musica ed un calcolatore che volge la musica in numeri. I gemelli possiedono una singolare capacità, una sensibilità “pitagorica”, non si accostano al numero con leggerezza (come i calcolatori), ma sono dei loro sereni contemplatori, per loro sono sacri e gravidi di significato; furono loro amici, forse gli unici, nella loro vita un po' isolata a causa dell'autismo. Von Helmholtz parla di “percezione sintetica” che trascende l'analisi ed è l'essenza non analizzabile di ogni segno musicale; paragona questi toni a dei volti, con una propria personalità, che trasmettono un'emozione. Nello stesso modo della musica, i numeri sono per i gemelli degli amici, milioni e miliardi di amici; questi numeri non sono mai arbitrari, non seguono mai un metodo, ma sono dati da una cognizione diretta, come “angeli”. Questa serenità venne interrotta 10 anni dopo, nel 1977 quando si ritenne utile separare i gemelli per porre fine alla loro “morbosa intimità” e per metterli in grado di affrontare il mondo in modo “consapevole e socialmente accettabile”. Vi è un aspetto positivo: vennero trasferiti in un istituto di reinserimento dove facevano dei lavoretti per guadagnarsi da vivere, avevano imparato a prendere mezzi pubblici (se spiegato come fare e dato loro il biglietto) e riescono a tenersi puliti e presentabili; ma vi fu anche un aspetto negativo. Privati del senso di comunione e contemplazione dato dai numeri, sembravano aver perso la loro facoltà numerica che era la loro principale gioia e senso di vita. Questo era il prezzo da pagare per la loro semi-indipendenza e “accettabilità sociale”.

L'artista autistico Josè aveva 21 anni, considerato ritardato senza speranza, autistico. Sacks gli chiese di disegnare il suo orologio, per la prima volta non era più esitante, ma sicuro, non più svagato, ma composto: il risultato fu quello di un orologio molto simile a quello della realtà, vi era una forte accuratezza, quasi ossessiva per i particolari, ma anche elaborazioni e varianti curiose. Sacks rimase impressionato, perché in teoria gli idiots savants non dovrebbero avere questa capacità di rappresentazione. Chiese di rincontrare Sacks e sta volta gli propose di riprodurre un'illustrazione di due persone in canoa in un lago, in mezzo alle montagne, anche questa volta Josè osservò l'immagine e poi prese a riprodurre, senza guardarla più. Quindi gli chiese di riprodurre un'immagine di un pesce acquerellato, i risultati furono stupefacenti. Le sue riproduzioni, seppure bambinesche o primitive, avevano qualcosa di particolare: la canoa evidenziava la sua straordinaria memoria visiva e qualcosa in più, il pesce una vivace fantasia molto personale e senso dell'umorismo (il pesce addirittura sembrava quasi più reale dell'originale e al contempo aveva un qualcosa di ironico e anche dalla canoa emergeva una forte carica emotiva). Isabelle Rapin, neurologa, aveva conosciuto Josè anni prima, in preda a delle forti crisi convulsive, e senza dubbi lo diagnosticò autistico. Dice che spesso i bambini autistici hanno grandi abilità nello smontare giochi, fare puzzles e decodificare testi scritti, che sono la conseguenza di un'esagerata focalizzazione dell'apprendimento su compiti spazio-visuali non verbali o mancanza dell'apprendimento di abilità verbali. Lorna Selfe nel suo libro “Nadia” studia le capacità degli idiots savants e degli autistici e sostiene che le loro capacità siano basate su memoria o sul calcolo, mai qualcosa di personale o fantasioso; ed anche se sapessero disegnare questi disegni sarebbero meccanici. La letteratura parla di “isole di abilità” e di “capacità isolate”, non lasciando spazio ad una personalità individuale, e tanto meno creativa. Josè ad 8 anni ebbe una febbre molto alta, con crisi convulsive persistenti e la conseguente rapida comparsa di una sintomatologia da danno cerebrale o autismo. Il liquido spinale parve anomalo, si pensò ad un'encefalite, aveva crisi psicomotorie associate a collere improvvise e violente, collegate a turbe o danni ai lobi temporali. Tali lobi sono associati anche

alle capacità uditive, a percezione e produzione del linguaggio, infatti con la malattia Josè, dapprima normale, divenne muto e smise di parlare agli altri. Con la malattia però venne potenziata l'abilità per il disegno (anche il padre lo amava ed il fratello più grande era un pittore affermato), a 9 anni venne da scuola e società in quanto ritenuto epilettico a “tempo pieno”, autistico, afasico e ritardato, per 15 anni non uscì di casa a causa delle sue “crisi indomabili” (ne aveva 20/30 al giorno). Provarono tutti gli anticonvulsivi possibili, ma la sua epilessia pareva “incurabile”, così venne segregato in casa dalla famiglia, quando riusciva cercava mozziconi di matite e disegnava (amava le illustrazioni del National Geographic), e questo era l'unico legame che gli rimaneva con il mondo: animali, piante e natura; nella documentazione medica questo periodo costituisce un vuoto di 15 anni, finché non venne ricoverato per un'esplosione di crisi. Questa esplosione poteva essere di origine epilettica, oppure di una psicosi o infine di una richiesta d'aiuto di un'anima tormentata. Certo è che il ricovero in ospedale, con la somministrazione di nuovi farmaci, gli diedero tempo e libertà, un sollievo fisico e psicologico, che non aveva più conosciuto dall'età di 8 anni. L'ospedale fu anche un'occasione di incontro con gli altri, persone che non lo giudicavano, ma avevano un'interesse per lui; questa possibilità gli diede molto entusiasmo perché non era più “rinchiuso” e “sorvegliato” in casa (che in ogni caso non era una prigione vuota, perché c'era il suo amore per la natura, gli animali, le piante). Ora c'era urgenza di interagire, spesso eccessiva e giunta all'improvviso, perciò in questi momenti Josè aveva una “ricaduta” e si isolava in movimenti oscillatori. Dopo 3 settimane dall'ultimo incontro, Sacks andò a trovare Josè nel suo reparto, lo trovò dondolante e in preda alla regressione (da lì capì che il percorso non consisteva in un “risveglio”, ma era lungo, tortuoso e pieno di pericoli), gli diede una penna e gli chiese se poteva disegnare il pesce dell'altra volta. Josè annuì, chiuse gli occhi e riprodusse: era sempre una trota arcobaleno, ma questa volta aveva tratti molto più umani (una narice e due labbra umane), ma non aveva finito, disegnò in parte un altro pesce intento a fare una capriola, un compagno ed in parte un'onda. Il progresso vi fu, perché per la prima volta Josè era entrato in rapporto con la sua rappresentazione, aveva deciso lui di aggiungere quei particolari e non glielo aveva chiesto Sacks. Ma come il piccolo pesce poteva essere la rappresentazione di un'interazione, l'onda violenta? Era un pericolo? Sacks

decise di abbandonare il terreno dell'associazione e di tornare a Madre Natura, serena ed innocente. Decise di fargli rappresentare una cartolina, un pettirosso con intorno alberi spogli e neve: Josè ebbe molta cura per il pettirosso, usò una penna rossa per petto, gli artigli erano ben ancorati al ramo, ma la natura si trasformò da invernale a primaverile: cominciò a “parlare”. Il danno fisiologico permaneva, ma ora spronato dal punto di vista motivazionale il suo mutismo era legata alla malattia ed il ritorno alla parola alla guarigione. Non sarebbe stato un percorso semplice e forse non avrebbe mai parlato normalmente. In seguito Josè venne trasferito dal reparto degli agitati ad uno più tranquillo e sereno, più simile ad una casa che a una prigione. Quando Sacks andò a trovarlo, lo accolse aprendo le braccia, e indicando la porta, facendo capire che voleva uscire. Una volta usciti, guardava il cielo, ma più spesso in terra, aveva un occhio acuto tantochè trovò un trifoglio bianco e poi un quadrifoglio, il bisogno di disegnare per mostrare la sua reverenza verso la natura fu forte: si inginocchiò e tenendo in mano un dente di leone, lo disegnò (il primo disegno dal vivo dagli 8 anni) ed era molto realistico. Non aveva capacità per l'astrazione o per il concetto, ma aveva un amore per il particolare, ed anche questo è una strada per arrivare alla realtà. L'autistico non prova interesse per l'astratto o il categoriale, ciò che conta è il concreto, il particolare e il singolare; per questo costruisce l'immagine del mondo attraverso i particolari (un multiuniverso composto da nitidi particolari). Josè afferra il mondo attraverso le forme, possiede sottili abilità letterali, ma anche figurative. L'autistico per natura non subisce gli influssi dall'esterno, è chiuso ed isolato; spesso viene paragonato allo schizofrenico, ma questo si lamenta dell'influenza esterna, l'autistico se si lamentasse, lamenterebbe l'assenza di un'influenza esterna, l'assoluto isolamento. L'autistico è un'isola, separato dalla terraferma, nell'autismo “classico” (completo a 3 anni) il bambino ne è separato talmente presto che non ha ricordo della “terraferma”, mentre nell'autismo “secondario” (insorto a causa di altre patologie, come nel caso di Josè) rimane un ricordo, una nostalgia, per la terraferma. Sebbene questi perdano le connessioni “orizzontali”, rimangono e vengono potenziate quelle “verticali”, con la natura e con la realtà, non influenzate e non toccate da nessun altro. Josè per il futuro avrebbe potuto diventare illustratore di libri di botanica, illustratore di testi di anatomia e zoologia, fare spedizioni scientifiche e disegnare i soggetti, ma se non seguito e

guidato trascorrerà una vita sterile e inutile, come tanti autistici, solo e trascurato in un reparto d'ospedale. EPILOGO! Jackson, Goldstein, Head e Lurija sono i padri della neurologia. Jackson è il fondatore della neurologia come scienza; i suoi volumi non sono di facile lettura.! Head è scrittore meraviglioso e i suoi libri sono di piacevolissima lettura.! Goldstein descrive nei suoi libri dei casi clinici, devono ancora essere raccolti in un volume.! Lurija che nelle sue opere ha prodotto il massimo tesoro neurologico dei nostri tempi, per le idee e per la descrizione dei casi....


Similar Free PDFs