Riforma e Controriforma PDF

Title Riforma e Controriforma
Author gianmarco cecere
Course Storia moderna
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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riforma e controriforma...


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RIFORMA E CONTRORIFORMA Agli inizi del Cinquecento appariva evidente che la Chiesa si era andata sempre più allontanando dai suoi compiti pastorali, per assumere funzioni politiche. Il pontefice, più che da capo della cristianità, si comportava da capo di Stato. Questa politicizzazione contribuiva alla decadenza dei costumi ecclesiastici, che era particolarmente forte a Roma, dove l'afflusso di denaro si faceva sempre più intenso. La sede del papato si arricchiva di splendidi monumenti, costruiti col contributo finanziario dell'intera cristianità, ma a molti cristiani questa ricchezza sembrava renderla sempre più lontana dai principi del Vangelo. L'esigenza di una profonda riforma, che riportasse la Chiesa alla purezza delle origini, era stata sentita con forza già nel Medioevo e diversi movimenti si erano fatti portavoce di istanze innovatrici. Nel Cinquecento il maggiore esponente di questo diffuso sentimento fu il teologo e umanista olandese Erasmo Geerts, conosciuto come Erasmo da Rotterdam (1466-1536). Erasmo condannava la corruzione e l'immoralità degli ecclesiastici e chiedeva il rinnovamento della teologia. Accusava i teologi di perdersi in sottigliezze dottrinali comprensibili soltanto a pochi e li invitava a usare un linguaggio più semplice, che fosse chiaro per tutti. Erasmo era un sacerdote ma anche un filosofo umanista: sosteneva che l'uomo è al centro del mondo e studiava filologicamente gli antichi testi evangelici, per contribuire ad un ritorno al cristianesimo delle origini. L'influenza di Erasmo sulle correnti riformatrici fu molto grande, ma la Riforma protestante seguì solo in parte la strada da lui tracciata. Erasmo infatti non voleva la frattura della cristianità. Una rottura insanabile fu invece la conseguenza dell'attacco che il monaco tedesco Martin Lutero mosse contro il sistema adottato dalla Chiesa romana per procurarsi il denaro occorrente per ingrandire ed abbellire Roma. Le necessità finanziarie avevano spinto la curia romana a intensificare sempre più la vendita delle indulgenze. In origine erano state ottenute con le preghiere rivolte alla Madonna e ai Santi, affinché intercedessero presso Dio per ridurre le pene che le anime dovevano scontare nel Purgatorio. Era poi nata l'abitudine di acquistarle con una somma di denaro. Fu appunto la vendita delle indulgenze l'occasione che diede inizio al movimento di riforma. Nel 1514 il vescovo di Magdeburgo, Alberto di Brandeburgo (1490- 1568),volle diventare anche vescovo di Magonza. Per ottenere il vescovado, Alberto doveva pagare una tassa a Roma. Si fece perciò prestare la somma necessaria al pagamento dai Fugger, che erano tra i più ricchi banchieri del tempo. L'intreccio tra questioni religiose e questioni finanziarie era già abbastanza scandaloso, ma lo scandalo si aggravò quando il nuovo vescovo di Magonza, non trovando il denaro con cui pagare il debito contratto con i Fugger, ottenne dal pontefice la concessione a procurarselo vendendo indulgenze per otto anni. Il vescovo avrebbe trattenuto la metà del ricavato, mentre l'altra metà sarebbe andata a Roma. Un domenicano, Giovanni Tetzel (ca.1465-1519), ebbe l'incarico di predicare l'efficacia delle indulgenze ottenute in cambio di denaro. LUTHER I procedimenti seguiti per mettere in vendita le indulgenze suscitarono l'indignazione di Martin Luther (italianizzato in Lutero), un monaco agostiniano che insegnava nell'università di Wittenberg. Martin Lutero era nato a Eisleben nel 1483 da una famiglia di origini modeste ma ebbe la possibilità di studiare. Fattosi frate egli visse una religiosità molto intensa che lo portò a occuparsi di questioni teologiche per sciogliere i propri dubbi sul peccato e sulla salvezza dell'anima. Divenuto professore di teologia a Wittenberg, si era applicato con grande passione allo studio della Sacre Scritture e si era convinto che la chiesa di Roma si stava sempre più allontanando dalla purezza delle origini. Questa convinzione era stata rafforzata da un viaggio compiuto a Roma nel 1510-1511. Alle origini del dissenso c'erano però anche ragioni più strettamente teologiche: Lutero infatti non accettava la concezione di un Dio che punisce o assolve gli uomini secondo le opere che essi hanno compiuto. A tale concezione Lutero sostituiva quella della salvezza concessa da Dio per sua grazia e misericordia: sosteneva cioè che è Dio a scegliere gli uomini che vuole salvare e anche ad assegnare loro il posto che occupano nella società. Martin Lutero affermava inoltre che Dio fa conoscere la sua volontà agli uomini direttamente attraverso il Vangelo. Venivano così a cadere due punti essenziali della dottrina della Chiesa: l'importanza dell'intercessione della Madonna e dei Santi per ottenere la 1

remissione dei peccati e la funzione della stessa Chiesa, non più interprete esclusiva della parola di Dio. Nel novembre del 1517 furono rese pubbliche 95 tesi in cui Lutero sosteneva che il pontefice non poteva concedere la remissione di una pena decretata da Dio. Lutero inviò una copia delle tesi ad Alberto di Brandeburgo, che ne era il destinatario più immediato, ma questi, a sua volta, la spedì a Roma, coinvolgendo così anche la Chiesa. Gli agostiniani intervennero a favore di Lutero, mentre i domenicani gli si schierarono contro. Le posizioni di Lutero si andarono rapidamente irrigidendo quando egli negò apertamente la validità delle indulgenze e affermò che l'autorità del pontefice passava in secondo piano di fronte a quella delle Sacre Scritture. Nel 1520 si arrivò alla completa frattura. Lutero pubblicò alcuni scritti, Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca sulla riforma della società cristiana e La cattività babilonese della Chiesa, in cui polemizzava aspramente contro Roma e delineava gli elementi essenziali della sua dottrina. Negava la funzione d'intermediazione della Chiesa, sostenendo che, poiché i credenti potevano conoscere la parola di Dio direttamente dalle Sacre Scritture, non avevano bisogno di sacerdoti: chiunque poteva esserlo. Lutero negava anche la validità dei sacramenti, tranne che del battesimo e dell'eucaristia, gli unici di cui si parla nel Vangelo. Secondo Lutero non erano i sacerdoti, al momento della consacrazione del pane e del vino, a provocare la transustanziazione, cioè la trasformazione dei due elementi nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. Anche la messa veniva così rifiutata. Un aspetto centrale della dottrina predicata da Lutero fu la teologia della croce. Dio, notava Lutero, si è comportato in maniera non solo incomprensibile ma apparentemente folle, incarnandosi in Cristo e soffrendo sulla croce. Ma Dio, affermava, si manifesta agli uomini proprio in questa contraddizione perché il bene è nascosto, così ben nascosto da apparire come il suo contrario: occorre dunque la fede, che sola può far percepire la forza e la grandezza di Dio sotto l'apparente umiliazione subita sulla croce. Il papa Leone X rispose con la scomunica. Ma Lutero aveva l'appoggio di Federico il Savio (1486 1525) principe eletto di Sassonia (nel cui territorio sorgeva Wittenberg) e anche di una parte della popolazione. Le sue posizioni infatti sembravano interpretare i sentimenti antiromani largamente diffusi in tutti gli strati della popolazione tedesca. Nel 1521 si riunì a Worms una Dieta a cui partecipò anche il nuovo imperatore Carlo V. Lutero fu chiamato a discolparsi. Ma rifiutò di ritrattare ciò che aveva sostenuto fin a quel momento. Per sottrarlo a eventuali pericoli, un gruppo di cavalieri, inviati dal suo protettore Federico di Sassonia, condusse Lutero nel castello di Wartburg, dove poté dedicarsi alla traduzione della Bibbia in tedesco. Questo fu un atto ancora più rivoluzionario della pubblicazione delle 95 tesi: la traduzione, infatti, dava ai Tedeschi la possibilità di conoscere la parola di Dio nella loro lingua. In tal modo Lutero rendeva realmente possibile a tutti diventare «sacerdoti», cioè interpreti delle Sacre Scritture. La sua traduzione della Bibbia ebbe anche una grande influenza sulla nascita della moderna lingua tedesca, perché Lutero unificò i diversi dialetti, proponendo un nuovo modello linguistico unitario. Nel 1524 Martin Lutero entrò in polemica con Erasmo, che aveva inutilmente invitato ad aderire alla riforma: Erasmo infatti credeva nel libero arbitrio e rimproverava a Lutero di non attribuire agli uomini nessuna possibilità di scelta. Intanto un altro professore di Wittenberg, Andrea Bodenstein (ca.1480-1541), detto Carlostadio perché era nato a Karlstadt, una città della Boemia, spingeva alle estreme conseguenzela dottrina di Lutero,dandone un'interpretazione che lo stesso Lutero non approvò. Carlostadio infatti negava che Cristo fosse presente nell'eucaristia, rifiutando così uno dei due sacramenti che Lutero invece accettava. Le idee di Carlostadio apparivano pericolose anche sul piano sociale, perché contenevano elementi di egualitarismo che mettevano in pericolo l'ordine costituito e le gerarchie sociali e questo era un altro aspetto che Lutero non poteva accettare. Le tesi di Carlostadio erano l'avvisaglia di una possibile radicalizzazione del movimento di riforma. Un rinnovamento religioso così ampio come quello predicato da Lutero apriva infatti la porta a conseguenze che lo stesso Lutero considerava pericolose. Mettendo in discussione il principio di autorità della Chiesa, la 2

dottrina luterana indeboliva anche tutte le altre autorità, cosa che Lutero, alleato di alcuni importanti principi, era ben lontano dal desiderare. I primi a ribellarsi furono i cavalieri, che appartenevano alla piccola nobiltà, e che si trovavano in difficoltà economiche e avevano scarso peso politico. Guidati da Franz von Sickingen(1481-1523e) Ulrich von Hutten (1488-1523) nel 1522 e nel 1523 essi combatterono contro i principi tedeschi ma furono sconfitti. Ulrich von Hutten si rifugiò in Svizzera. Nel 1524 scoppiò in Germania una grande rivolta dei contadini contro i signori. Nelle campagne le rivolte erano avvenimenti frequenti, ma si trattava sempre di episodi isolati, che si esaurivano sul piano locale. La cosiddetta guerra dei contadini fu invece un movimento generale, reso possibile dalle divisioni che la predicazione di Lutero aveva aperto all'interno dei ceti dominanti tedeschi, indebolendoli. I contadini avanzarono rivendicazioni che erano di tipo tradizionale, perché miravano alla difesa delle comunità e dei diritti comunitari; il programma di lotta dei contadini conteneva anche la richiesta della diminuzione delle decime e dell'abolizione della servitù della gleba. Tali rivendicazioni acquistavano un carattere nuovo a causa del legame che veniva stabilito tra esse e il Vangelo. ANABATTISTI A stabilire tale rapporto fu soprattutto un sacerdote, Thomas Müntzer (ca. 1490-1525), che predicò contro la corruzione della Chiesa e fondò un movimento definito degli anabattisti (cioè di coloro che sono battezzati una seconda volta), perché i suoi seguaci si facevano ribattezzare. Müntzer sosteneva che il battesimo non doveva essere impartito ai bambini ma soltanto agli adulti, in quanto era il segno della loro piena conversione a una vita tutta ispirata dal Vangelo. La predicazione di Müntzer aveva anche un forte contenuto sociale, perché egli chiedeva la redistribuzione della ricchezza e prospettava una società dai caratteri egualitari. Fu perciò tra gli ispiratori della guerra dei contadini. La rivolta ebbe inizio nella Selva Nera e si estese a tutta la Germania centro-meridionale. I contadini non ebbero una salda guida unitaria: formarono delle bande armate che in un primo momento assalirono i castelli dei nobili e poi rivolsero i loro attacchi anche contro alcune città. Lutero si schierò contro i contadini, intervenendo due volte con i suoi scritti: una prima volta li ammonì a non schierarsi contro l'autorità, anche se essa era malvagia. Una seconda volta, dopo che l'insurrezione aveva raggiunto punte di estrema violenza, scagliò contro i rivoltosi un libello altrettanto violento, intitolato Contro le bande brigantesche ed assassine dei contadini, in cui invitò le autorità a sterminarli. “PROTESTANTI” Principi luterani e cattolici si unirono contro i contadini, che nel maggio del 1525 furono sconfitti e massacrati presso Frankenhausen. Müntzer, che aveva guidato i contadini della Turingia, fu catturato e ucciso. Sconfitti, i contadini videro peggiorare le proprie condizioni di vita mentre i grandi principi confiscarono i beni ecclesiastici, rafforzando così il loro potere. I principi tedeschi che si erano uniti per combattere contro i contadini tornarono subito dopo a dividersi. La divisione fu sancita nel 1529 alla Dieta di Spira, dove alcuni principi, seguaci di Lutero, di fronte alle pressioni esercitate da Carlo V per convincerli ad abbandonare la dottrina luterana, decisero di «protestare e attestare pubblicamente davanti a Dio di non poter far nulla che fosse contrario alla Sua Parola». Da quel momento i sostenitori della riforma furono perciò chiamati protestanti. PACE DI AUGUSTA E “CUIUS REGIO, EIUS RELIGIO” Nel 1530, alla Dieta di Augusta, i protestanti presentarono la formulazione ufficiale della loro fede. Sia tra le fila dei protestanti sia fra quelle dei cattolici vi erano sinceri sostenitori della conciliazione. Ma in quell'occasione l'atteggiamento sbrigativo di CarloV fece fallire le trattative. I protestanti si unirono allora nella lega di Smalcalda. Negli anni successivi le vicende religiose si intrecciarono strettamente sia con le rivalità fra CarloV e la Francia sia con le questioni politiche interne della Germania. In non pochi casi principi cattolici si trovarono contro l'imperatore CarloV per difendere la propria autonomia contro il tentativo di affermare il potere imperiale. Nonostante i protestanti fossero sconfitti nella battaglia di Muhlberg, nel 1547, la guerra continuò finché nel 1555, con la pace di Augusta, si giunse ad una soluzione 3

che sarebbe durata per circa sessant'anni. Ad Augusta si affermò il principio cuius regio, eius religio per cui i principi potevano imporre le loro scelte religiose ai propri sudditi, cui restava, però, facoltà di emigrare liberamente se non intendevano accettarle. Per la prima volta si concepiva e attuava l’idea che due diverse professioni religiose potessero convivere nello stesso organismo politico. Un piccolo passo sulla strada della tolleranza religiosa. ZWINGLI La Svizzera fu un terreno favorevole alla diffusione della Riforma (soltanto alcuni cantoni rimasero cattolici). Il maggiore esponente della Riforma in Svizzera fu il sacerdote Hulrich Zwingli (1484-1531) che si ispirò ad Erasmo, di cui era amico, e a Lutero: da Erasmo trasse la convinzione della necessità di una riforma dei costumi della Chiesa, da Lutero derivò il principio della centralità delle Sacre Scritture. Ma propugnò la sua dottrina in maniera ancora più rigorosa di Lutero: per Zwingli infatti occorreva eliminare dalla vita religiosa tutto ciò di cui non si faceva parola nella Bibbia. Diversamente da Lutero, Zwingli sosteneva che Cristo non è presente nell'ostia consacrata. Un altro punto ai dissenso era costituito dal fatto che Zwingli, il quale aveva sentito anche a questo proposito l'influenza di Erasmo, riteneva che l'uomo non avesse perduto, a causa del peccato originale, la sua capacità di conoscere Dio attraverso la ragione (per Lutero invece la sola forma possibile di conoscenza era data dalla fede). Tra l'umanista Erasmo e i sostenitori della Riforma c'era comunque una differenza sostanziale: il primo guardava all'antichità come modello; i protestanti, invece, avevano come punto di riferimento il cristianesimo delle origini. Nel 1523 Zwingli riuscì a fare aderire alla Riforma la città di Zurigo, convincendo il governo della città ad abolire il culto della Madonna e dei Santi e il celibato ecclesiastico e a sostituire il latino con il tedesco nelle cerimonie liturgiche. Nel 1529 aderì alla Riforma anche la città di Basilea, grazie all'opera di Giovanni Ecolampadio: alla messa fu sostituita la lettura della Bibbia. Basilea diventò il rifugio di coloro che in altre parti d'Europa erano perseguitati per le loro idee religiose. CALVINO Vi trovò asilo, tra gli altri, il francese Jeall Cauvin, conosciuto in Italia come Giovanni Calvino (15091564). Costretto a riparare in Svizzera perché a Parigi aveva mostrato di essersi avvicinato alle idee della Riforma, Calvino svolse a Basilea la parte più importante della sua attività. Nel 1536 vi pubblicò la Christianae Religionis Institutio. Calvino cercò di trasformare la società di Basilea in senso integralmente evangelico, ma incontrò forti opposizioni e fu costretto ad allontanarsi. Riuscì invece nel suo intento alcuni anni più tardi a Ginevra, improntando la vita di questa città a un grande rigore morale. Calvino rese ancor più estreme certe posizioni teologiche di Lutero. Parlò dell'esistenza di una doppia predestinazione: una parte degli uomini predestinata alla salvezza, un'altra alla dannazione. Gli uomini, non potendo sapere se sono fra gli «eletti» oppure no, devono comunque cercare nella loro vita di rendersi degni della scelta operata da Dio. Calvino aveva, di conseguenza, una concezione molto positiva delle attività umane: impegnarsi in esse costituiva un modo per glorificare Dio. La concezione del lavoro predicata dal calvinismo è stata considerata tra le cause che spinsero i calvinisti a impegnare ogni loro energia nel lavoro, dando origine a forme di attività capitalistica: riuscire negli affari diveniva la prova, evidente a tutti, della scelta divina. Mentre nei luterani la dottrina della predestinazione spingeva ad accettare la condizione di vita che Dio aveva assegnato a ogni uomo, nei calvinisti l'esercizio di un'attività economica era sentito come un dovere, a cui l'uomo era chiamato da Dio. Occorreva perciò assolverlo con il massimo impegno possibile, lo stesso con cui i capitalisti si dedicavano all'accumulazione delle ricchezze. LA CHIESA ANGLICANA La separazione della chiesa d'Inghilterra da Roma ebbe un carattere del tutto particolare: fu opera, infatti, del sovrano Enrico VIII (1509-1547), che agì per motivi non religiosi, ma politici e anche personali. La moglie di Enrico VIII, Caterina d'Aragona (1485-1536), non gli aveva dato eredi maschi ed Enrico VIII chiese al 4

pontefice la concessione del divorzio, intendendo sposare l'inglese Anna Bolena (ca. 1507-1536). Il papa, Clemente VII, rifiutò ed Enrico VIII colse l'occasione per rompere i rapporti con Roma. Nel 1534 il re emanò l'Atto di supremazia, con cui si proclamò capo della chiesa d'Inghilterra e ordinò la soppressione di tutti i monasteri, espropriandoli dei loro beni. Le terre possedute dalla Chiesa erano molto estese e il sovrano poté ricavare dalla loro confisca ingenti somme di denaro e anche grandi vantaggi politici, vendendole a coloro che le avevano in affitto. Trasformati così in proprietari, gli ex-affittuari si sentirono obbligati verso la corona da più stretti vincoli di fedeltà. La più illustre vittima del conflitto tra Enrico VIII e la chiesa di Roma fu Thomas More (Tommaso Moro 1478-1535). Umanista e amico di Erasmo, era diventato famoso nel 1516 per avere scritto l'Utopia. In quest'opera, che diede l'avvio a un importante filone di letteratura politica, definito in seguito utopistico, era immaginata una società perfetta; in essa, secondo Moro, la proprietà privata avrebbe dovuto essere abolita, con la conseguente scomparsa dei conflitti sociali, e avrebbero dovuto regnarvi tolleranza e libertà. Tommaso Moro era diventato cancelliere succedendo al cardinale Thomas Wolsey, che aveva spinto il sovrano a chiedere il divorzio. Schierato anche lui in un primo momento a difesa delle prerogative regali, Tommaso Moro si distaccò poi da Enrico VIII e fu costretto a dare le dimissioni da cancelliere. Nel 1534,essendosi rifiutato di accettare l'Atto di supremazia, fu arrestato e condannato a morte. Enrico VIII ha un posto di rilievo nella storia soprattutto per la fondazione della chiesa anglicana. Ma egli ebbe un importante ruolo anche nel rafforzamento della monarchia inglese, perché accentuò la centralizzazione dello Stato, unì il Galles all'Inghilterra e rese più stretti i rapporti con l'Irlanda. La separazione della chiesa d'Inghilterra da quella di Roma, sebbene fosse definita «scisma d'Inghilterra», non comportò agli inizi forti differenziazioni teologiche. Anche Enrico VIII pr...


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