Risposte Aperte FIL GERMANICA PDF

Title Risposte Aperte FIL GERMANICA
Course Filologia Germanica
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LEZIONE 2 CHE COSA SI INTENDE CON LE ESPRESSIONI GERMANI E GERMANICO? Germani è un termine utilizzato da Cesare per distinguere i gruppi etnici e tribali diversi tra loro per origine, natura, organizzazione e composizione paragonati ai galli considerati più civilizzati. I Germani nella cultura greco-romana erano considerati come diversi e in quanto tali erano etichettati come arretrati. L’aggettivo ‘germanico’ si riferisce alla sfera linguistica, indicando un gruppo omogeneo dell’indoeuropeo caratterizzato da caratteristiche proprie. CHE COS’è LA FILOLOGIA GERMANICA E CON QUALI DISCIPLINE INTERAGISCE MAGGIORMENTE? La filologia germanica si occupa delle lingue germaniche antiche e delle loro attestazioni scritte, in particolare si analizzano i testi, con l’analisi testuale, la critica del testo, fondamentale per accertare e verificare la correttezza e la trasmissione attraverso il tempo dall’originale alle copie. Per dare una corretta interpretazione di un’opera sono necessarie ricerche e cognizioni linguistiche specifiche, dunque la filologia germanica può essere considerata una scienza storica focalizzata sull’analisi dei documenti scritti e delle relative lingue. La linguistica germanica si occupa anche delle relazioni che legano i vari dialetti germanici, si cerca di classificarli, di definirne la struttura ed il funzionamento e di stabilire i rapporti di parentela da una lingua ad un’altra. Per comprendere il significato intrinseco di un testo antico, e anche il suo valore storico, è fondamentale inquadrarlo nel contesto storico-culturale e sociale che lo ha visto nascere: risultano utili, quindi, la cultura generale, il diritto germanico, la storia delle religioni, che comporta anche lo studio della mitologia, oltre che il folclore e l’etnologia. Un contributo essenziale viene dall’archeologia, per l’indagine della vita materiale, le usanze e tanti altri aspetti relativi alle civiltà germaniche antiche. La paleografia risulta indispensabile per la critica testuale: lo studio delle scritture antiche e medievali aiuta nella datazione dei documenti in base alla grafia, consente di riconoscere i diversi copisti, ma anche l’area di provenienza del manoscritto. L’epigrafia, invece, si rivela indispensabile per le iscrizioni runiche. La runologia riguarda un ambito particolare della Filologia Germanica, infatti le competenze specifiche sui segni runici si intrecciano con lo studio linguistico-diacronico. La filologia germanica, come scienza, è nata nei primi dell’ottocento sull’onda del ritrovato interesse per le origini, tipico del periodo del romanticismo, ma anche prima dell’umanesimo e successivamente nel settecento, la riscoperta dei testi antichi stava facendo avanzare la metodologia degli studi linguistici. Tutto iniziò con lo studio comparativo della lingua sanscrita degli antichi testi religiosi indiani confrontata con il greco ed il latino. I primi studiosi a trattare la materia furono Bopp e Friedrich Von Schlegel e successivamente Rask le cui osservazioni alimentarono gli studi di Grimm, considerato tra i maggiori fondatori della filologia germanica, in contemporanea a Lachmann fondatore della moderna critica del testo. LEZIONE 3 COSA SI INTENDE PER INTERPRETATIO? La interpretatio romana è quella pratica adottata dagli antichi romani per descrivere gli usi, i costumi e la religione delle popolazioni, omologando e adeguando i canoni romani, ritenuti superiori, alle civiltà diverse considerate barbariche. Cesare utilizza il procedimento dell'interpratatio romana, per il quale le divinità straniere venivano identificate con quelle greco-romane. Gli antichi lavoravano sul concetto che tutti i popoli adorassero gli stessi dèi sotto nomi diversi e che quindi i nomi di ciascun dio fossero convertibili da una lingua all'altra. I nomi divini erano considerati nomi comuni, non propri. Così, quando gli autori classici ci tramandano notizie sulle religioni straniere, non citano quasi mai direttamente i nomi indigeni delle divinità, ma fanno associazioni con le analoghe divinità greco-romane.

Seguendo la consuetudine del suo tempo, Cesare fornisce un canone delle divinità galliche classificandole secondo le categorie della teologia classica. (Mercurio, Apollo, Marte)

QUALI SONO LE FONTI DEI GERMANI PRIMA DI TACITO? Le fonti prima di Tacito Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.), storico romano, è l’autore degli Ad urbe condita libri CXLII, opera frammentaria conservata in brevi riassunti redatti tra i secc. III e IV e nella quale, al libro 104, si parla di usi e costumi germanici e delle guerre di Cesare contro Ariovisto. Strabone di Amasia, Ponto (63 a.C. ca.-20 ca.), storico e geografo; molto più informato di Cesare, redige la Geografia in 17 libri, come resoconto dei suoi viaggi. Probabilmente influenzato dai precedenti autori, egli distingue i Germani dai Galli, pur notandone la similitudine per natura e organizzazione politica, ma non li considera come etnicamente diversi; i Germani risulterebbero più primitivi e selvaggi. Sono presenti topoi quali nomadismo, ferocia e aspetto fisico caratteristico dei Germani; l’opera è più incentrata sulla geografia, con la descrizione dei fiumi oltre della Germania e di altre tribù. Velleio Patercolo (19 a.C-31 d.C.), ufficiale in Germania, fu testimone oculare di fatti, luoghi e popoli. Le sue Historiae Romanae (30 ca.) si presentano come un’esposizione sintetica incentrata su elementi quali ferocia, falsità e scarsa astuzia dei Germani. Pomponio Mela (I sec.), geografo ispanico: il suo De chorographia si presenta come un repertorio che integra le informazioni di Strabone con altri influssi. Nel III libro tratta del territorio dei Germani con il consueto confine renano occidentale, ma aggiunge: Alpi, Vistola, la regione dei Sarmati e la costa del Mar del Nord; nello Jutland risiederebbero Cimbri e Teutoni. Vi è il gusto del meraviglioso e alcuni stereotipi: alimentazione a base di carne, furore bellico, grandi corporature. Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) è autore della monumentale Naturalis Historia (78 ca.) dedicata all’imperatore Tito. Nel IV libro è descritta l’Europa settentrionale: Scandinavia, penisola dello Jutland, isole frisoni; dopo una digressione sulla Germania, sono citati i 5 gruppi tradizionali in cui sono suddivisi i popoli germanici. LEZIONE 5 SI ILLUSTRI COSA DI INTENDE CON ETA DELLE MIGRAZIONI INDICANDO ANCHE I SECOLI IN CUI QUESTA FASE SI SVOLGE E I GRUPPI CHE NE PRENDONO PARTE. Migrazioni dei Germani. 4 SECOLO – 6 SECOLO Più volte le popolazioni germaniche, che i Romani chiamavano barbari, avevano attaccato le regioni di confine dell’Impero, alla ricerca di terre o di bottino oppure perché spinte da altri popoli. L’arrivo in Europa orientale degli Unni (375 d.C.), provenienti dall’Asia, spinse molte popolazioni germaniche a spostarsi, per sfuggire a questa popolazione potente e feroce: perciò tra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo si ebbero numerose migrazioni e i popoli germanici si diressero soprattutto verso la parte occidentale dell’Impero più debole. In pochi decenni le regioni dell’Impero d’Occidente passarono tutte sotto il dominio di altri popoli che diedero vita a nuovi regni: nel 378 i Goti inflissero all’esercito romano una sconfitta decisiva ad Adrianopoli e saccheggiarono la stessa Roma (410), sotto la guida del re Alarico, occupando poi la penisola iberica (Visigoti); l’Africa fu invasa dai Vandali che si spinsero fino a Roma, saccheggiandola una seconda volta (455); la Britannia fu abbandonata dalle truppe romane all’inizio del V secolo e poi invasa da Angli e Sassoni; in Gallia si stabilirono invece i Franchi. Le invasioni barbariche segnarono inoltre la fine dell’Impero d’Occidente.

La fine dell’Impero d’occidente è considerato l’inizio di un nuovo periodo storico, chiamato Medioevo (diviso in Alto Medioevo, VI-X secolo, e Basso Medioevo, XI-XV secolo). Il passaggio dall’età antica al Medioevo avvenne nel corso di due secoli (V-VI), anche se si considera di solito come momento finale dell’Età Antica il 476 d.C., quando l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augustolo, fu deposto dal capo germanico Odoacre. I gruppi protagonisti della suddetta migrazione furono: I GERMANI ORIENTALI transitano lungo le coste del Mar Baltico verso le pianure delle attuali Germania orientale e Polonia, per migrare in varie direzioni. A questo gruppo appartengono numerose tribù, tra le quali i Burgundi, i Gepidi, i Rugi, i Vandali, i Goti, a loro volta suddivisibili in Ostrogoti e Visigoti. I GERMANI OCCIDENTALI sono stanziati inizialmente nella regione tra Reno ed Elba. Tendenzialmente corrispondono ai tre raggruppamenti di cui dà notizia Tacito: i cosiddetti Germani del Reno-Weser (Istèvoni), i Germani del Mar del Nord (Ingèvoni), stanziati lungo le coste settentrionali, i Germani dell’Elba (Ermìnoni). I maggiori gruppi che ne fanno parte sono: Franchi, Svevi, Alemanni, Bavari, Turingi, Longobardi, Angli, Sassoni, Frisi/Frisoni, Juti. I GERMANI SETTENTRIONALI comprendono le popolazioni scandinave; esse rimangono più a lungo nelle sedi originarie, infatti la loro fase di espansione avviene più tardi, verso la fine del sec. VIII, e riguarda l’Europa continentale, ma anche Britannia, Irlanda, Islanda, Groenlandia, fino a sfiorare l’America settentrionale: si tratta della cosiddetta età vichinga, caratterizzata da movimenti via mare su tre direttrici: ovest, sud-ovest, esT Lezione 6 Si illustri il percorso migratorio dei Goti dal 3 secolo e i diversi regni che vengono creati da i due rami principali di questa congregazione Popolo di stirpe germanica, migrato intorno al I secolo d. C. dalle originarie sedi della Svezia meridionale nella regione della Vistola, da cui si spostò in seguito verso il Mar Nero, il fiume Danubio e i confini orientali dell'impero romano. Furono i primi a convertirsi al cristianesimo per opera del vescovo Ulfila, che nel IV secolo predicò l'eresia di Ario e tradusse la Bibbia in gotico. È probabile che già nella seconda metà del II secolo d. C. il popolo dei goti si fosse diviso in due grandi tribù, quella degli ostrogoti, che secondo l'etimologia germanica significa "goti risplendenti", e quella dei visigoti, che significa "goti saggi". Nel III secolo questi due gruppi erano stanziati nella Russia meridionale: il primo occupava la zona a est del fiume Dniepr, il secondo quella a ovest del corso d'acqua. Quando nel 370 l'impero gotico fu invaso e distrutto dagli unni, popolo mongolico proveniente dall'Asia, le due tribù si separarono definitivamente e crearono due regni indipendenti ma uniti da vincoli di lingua e costumi: gli ostrogoti si sottomisero ai conquistatori e con essi presero parte a numerosi assalti ai danni dell'impero romano, mentre i visigoti abbandonarono le loro terre e si rifugiarono nel territorio imperiale. Con il crollo dell'impero unno dopo la morte di Attila (453), gli ostrogoti, al comando di Valamiro, riacquistarono la libertà e si stanziarono in Pannonia e nel Norico come federati dell'impero d'Oriente, dal quale riscuotevano un tributo annuo in cambio dell'obbligo di difesa militare contro altri popoli barbari. Raggiunsero l'apice della loro potenza con Teodorico (474-526) il quale, nominato MAGISTER MILITUM e patrizio imperiale dall'imperatore d'Oriente Zenone per i servizi resigli, nel 489 fu mandato da quest'ultimo in Italia per combattere contro Odoacre, re barbarico che aveva deposto l'imperatore d'Occidente, e per riportare la penisola sotto il dominio di Bisanzio. Dopo aver sconfitto e ucciso Odoacre nel 493, Teodorico occupò buona parte dell'Italia, concentrandosi soprattutto nella Pianura Padana e stabilendo la sua residenza a Ravenna. Sotto di lui il regno ostrogoto, che fu il primo regno barbarico in Italia, visse un periodo di splendore economico e culturale. Alla morte di Teodorico (526) il regno cominciò a mostrare gravi segni di instabilità e di crisi politico-religiosa, di cui approfittò l'imperatore bizantino Giustiniano che, con lo scopo di riconquistare l'Italia, intraprese la guerra grecogotica (535-553).

SI DELINEI IL PERCORSO DEI LONGOBARDI. TRA I DOC LASCIATI IMPORTANTE è L’EDITTO DI ROTARI DI CHE COSA SI TRATTA E IN CHE LINGUA VIENE REDATTO? La terra di origine del popolo dei Winnili, antico nome dei Longobardi, viene tradizionalmente collocata in Scania, l’attuale Scandinavia. Ben presto i Longobardi abbandonarono queste terre per spostarsi in Germania settentrionale, dove, fra I e III secolo d.C., sono annoverati tra le stirpi germaniche. E’ l’inizio di un lungo processo migratorio durato più di cinque secoli, alla costante ricerca di terre nuove e più ricche. Agli inizi del V secolo, con il declino della potenza romana e il conseguente vuoto di potere che si venne a creare, tribù germaniche armate, formate da gruppi etnici semi-nomadi, superarono il limes (confine) del Reno e si stabilirono nei territori delle province in qualità di foederati (alleati). Già nel IV secolo i Longobardi dalla Germania scesero in Boemia, si stanziarono in Ungheria, l’antica Pannonia, e da lì nel 568 invasero l’Italia. Nel corso di questo lungo viaggio il popolo longobardo ebbe modo di assimilare altre popolazioni (Gepidi, Sarmati, Bulgari, Sàssoni, Turingi, Eruli), di condividerne cultura, tradizioni e costumi; l’aggregazione di genti tanto diverse diede vita ad una nuova compagine etnico-culturale. Al loro arrivo in Italia, entrati in contatto diretto con l’eredità culturale romana, i Longobardi strutturarono una cultura ancora nuova, riuscendo a coniugare il proprio sostrato germanico con la tradizione classica e romano-cristiana. I Longobardi erano una popolazione germanica, alla fine del V secolo, si era stabilita nell’attuale Ungheria. Al tempo della guerra gotica i Longobardi avevano fornito contingenti di mercenari ai Bizantini: per l’appunto coloro che erano riusciti a tornare persuasero i compagni a trasferirsi in Italia, offrendosi come guida. Si trattava, anche questa volta – come al tempo dell’invasione Ostrogota – di una vera e propria migrazione, perché insieme ai combattimenti vi erano donne, vecchi e bambini: un intero popola di 300.000 persone, di cui 100.000 erano atti alle armi. Non è però da credere che essi distruggessero quanto incontravano al loro passaggio: erano decisi, infatti, a stabilirsi nella regione pertanto non avevano alcun interesse a devastarla. Così nell’avanzata, che non fu seria- mente ostacolata né dai Bizantini, né dalla popolazione locale e che fu invece favorita dai Goti rimasti in Italia, i nuovi invasori riuscirono ad invadere non solo i territori di confine, anche tutte le regioni interne della penisola. Le popolazioni bizantine si concentrarono nelle regioni costiere. L’Italia si trovò così divisa, con il tempo presero nome Longobardia e Romania da coloro che le dominavano. La capitale della Romania, nome rimasto all’odierna Romagna, fu Ravenna; della Longobardia, nome rimasto alla Lombardia, fu Pavia. Roma con il suo territorio apparteneva all’impero bizantino, il Papa vi esercitava una grande autorità. I Longobardi furono chiamati così per le lunghe barbe portate dagli uomini, o forse per le micidiali alabarde che erano delle antiche armi costituite da una lunga asta di legno e con una punta di ferro. Nella loro invasione, i Longobardi non risparmiarono i conventi e le basiliche. La chiesa si oppose ai conquistatori. Il papa Gregorio Magno riuscì a far convertire la regina Teodolinda al cristianesimo. Seguendo il suo esempio, molti altri Longobardi si convertirono e i rapporti con le popolazioni italiche migliorarono. La regina Teodolinda, poi, fece costruire il Duomo di Monza. Il Longobardi erano anche abili orefici e la cosiddetta "Corona ferrea" contiene un chiodo della croce di Cristo. Sotto l’influenza della chiesa e della civiltà romana, il re longobardo Rotari volle dare al suo popolo un codice di legge scritte, noto con il nome di Editto di Rotari. Editto di Rotari Prende il nome dal re longobardo che lo promulgò nel 643 d.C. Era diretto soltanto alla popolazione longobarda che abitava l' "Italia", perché i Romani continuavano ad essere soggetti al diritto romano codificato nel Digesto dell'imperatore Giustiniano.

Perché è importante l'Editto di Rotari---->>>   

E' la prima raccolta scritta delle leggi dei Longobardi Era scritto in latino (anche se con molti termini germanici). Questo è importante perché segna una fase decisiva per l'incontro e l'integrazione fra Longobardi e Romani Parlando delle leggi, l'Editto di Rotari ci ha fornito molti dettagli e curiosità sui valori, sugli usi e le tradizioni dei Longobardi

Abolizione della Faida Questo è uno dei punti più importanti dell'editto---> si volevano abolire le continue lotte e vendette personali fra le varie famiglie. In che modo? Attraverso un risarcimento----> in pratica le vittime rinunciavano a vendicarsi in cambio di una somma di denaro. Questa novità fu pensata soprattutto per cercare di mantenere la pace nel regno. Queste leggi mitigavano la durezza delle usanze barbariche. L’Editto di Rotari eliminò, infatti, la faida, cioè la vendetta privata, e limitò la pena di morte, ai soli delitti politici di tradimento o di ribellione contro lo stato. I Longobardi tenevano in gran conto la famiglia, il cui capo era il padre. Nessuno dei Longobardi sapeva leggere e scrivere. Essi non coltivavano, né praticavano il commercio, né si dedicavano all’artigianato, ma si dedicavano all’arte di forgiare asce da guerra, spadoni e mazze. La loro occupazione era la guerra.

QUALI REGNI CREANO I BURGUNDI E IN CHE PERIODO? HANNO UN NOTEVOLE PESO NELLE LETTERATURE GERMANICHE ANTICHE, perché? I burgundi sono una tribù germanica orientale di origine scandinava. Nel III secolo d.C. i burgundi migrano dall'Europa orientale verso l'Europa occidentale, entrando a contatto nel 270 con i romani, fino a stanziarsi nella regione tra il Reno e il Meno. In alcune occasioni i burgundi servono l'impero romano come mercenari, in altre sono ricordati per le incursioni e le razzie sui territori romani lungo la frontiera. Nel IV secolo subiscono una dura sconfitta in battaglia contro gli alemanni, fino al punto di essere quasi sterminati. In questi anni i burgundi si convertono all'arianesimo e, pertanto, sono visti sempre più con sospetto dalla religione cattolica romana. Nel 411 il re burgundo Gundicaro si stabilisce sulla riva romana del Reno, nei territori di Worms, Spira e Strasburgo. L'espansionismo dei burgundi nei territori romani viene inizialmente tollerato in quanto il popolo barbaro è federato ai romani. Ciò nonostante, le continue razzie dei burgundi nella Gallia Belgica spingono nel 436 i romani a organizzare un spedizione punitiva contro di loro. La spedizione nel territorio renano viene affidata al generale romano Flavio Ezio che rinforza le proprie truppe assumendo gli unni come mercenari. Nel 437 i burgundi sono duramente sconfitti in battaglia dagli unni e dai romani, nei pressi di Worms, nel massacro perdono la vita 20 mila burgundi e lo stesso re burgundo Gundicaro. L'evento segna la fine del primo Regno burgundo ed è tramandato nel tempo anche nella Saga dei Nibelunghi ove Giundicaro ( Gunther ) muore per mano degli unni. Secondo regno dei burgundi Dopo la sconfitta i burgundi si disperdono verso oriente e occidente. Alcuni si stabiliscono in Pannonia, altri giurano fedeltà ai romani come federati e da questi ottengono il premesso di stanziarsi nella regione della Sapaudia in Gallia sudorientale, ove fondano un nuovo regno ( Regno dei burgundi ). Nel 451 i burgundi combattono, insieme ai visigoti, al fianco dei romani del generale Flavio Ezio contro gli unni di Attila nella battaglia dei Campi Catalaunici, dove Attila viene definitivamente sconfitto. Approfittando della decadenza

dell'impero romano, nel corso del V secolo i burgundi espandono il proprio dominio sui territorio del Rodano e del Saona. I confini della Burgundia sono continuamente sotto la pressione dei franchi da est e dei visigoti da sud-ovest. Nel 500 i burgundi del re Gundobado sono sconfitti in battaglia dai franchi di Clodoveo e, quindi, costretti allo status di regno vassallo dei franchi. Nel VI secolo i franchi approfittano delle tensioni tra burgundi e ostrogoti per occupare i territori settentrionali della Burgundia. Nel 534 i burgundi sono sconfitti in battaglia dai franchi e i terri...


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