R\'N\'R italian way storia contemporanea PDF

Title R\'N\'R italian way storia contemporanea
Author Maritè Muscolino
Course Storia contemporanea
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Riassunto del libro Rock N'roll Italian way...


Description

ROCK’ N’ ROLL ROCK’N’ROLL USA: Il 9 settembre 1956 all’ “Ed Sullivan Show”, il più celebre variety show per famiglie della televisione statunitense, fece la sua prima apparizione sul piccolo schermo Elvis Presley (“il bianco con la voce da nero”). Da quel momento la musica afroamericana entrò a pieno titolo nei salotti della borghesia statunitense, dopo aver conquistato i teenager bianchi della middle class affascinati dal suono “sporco” e dal significato liberatorio. La rivoluzione musicale era cominciata. Elvis Presley, i passi di danza e il r’n’r mandarono in delirio il pubblico e la tanta acclamazione allarmò la stampa. Le maggiori riviste e quotidiani nazionali (America, NY Times, Daily News..) si affrettarono ad imputare a E.Presley e al R’n’r la delinquenza giovanile, la diffusa disgregazione di valori morali e culturali, la confusione delle razze, le rivolte e la crisi nella fede. Alla rapida diffusione della modernizzazione contribuirono le innovazioni tecnologiche e l’assetto dei media. L’era del monopolio musicale dell’ASCAP (American society of composers, authors and publishers), che dal 1914 controllava la concessione dei diritti per le performance pubbliche e per la trasmissione di musica alla radio, prediligendo melodie sentimentali ed escludendo i ritmi neri, si concludeva. Nel 1939 si fece strada la “BMI”, nuova associazione di stazioni radio alla ricerca di audience per autori ed editori troppo spesso ignorati, lanciando la musica etnica. Un decisivo contributo alla diffusione del r’n’r arrivò dalla “FCC” (Federal Communications Commission)che aveva il compito di regolare il numero e la distribuzione delle frequenze tra le stazioni radiofoniche statunitensi e nel ’47 iniziò ad autorizzare molte richieste di radiodiffusione avanzate da piccole emittenti, da allora il numero delle radio indipendenti raddoppiò. La CBS e NBC ormai erano proiettate sulla televisione nella convinzione che l’ascolto della radio avesse i giorni contati. L’avvento del disco a 45 giri, più maneggevole ed economico, fu una vera e propria salvezza per le piccole case discografiche.

Le radio indipendenti trasmettevano un gran numero di vinili per lo più di musica blues e rhythm’n’blues, spettava poi ai disc jockey delle stazioni radiofoniche il compito di promuovere attraverso l’etere i nuovi ritmi sincopati. Al disc jockey Alan Freed, fu riconosciuto il merito di aver battezzato con il nome “rock and roll” la nuova musica nera e spettò a Elvis Presley incarnarne un’immagine bianca. Il mercato, rapido a coglierne gli umori, proponeva la diffusione dei nuovi gusti musicali che si accompagnò allo sviluppo di altri consumi giovanili; blu-jeans, flipper, automobili, disc jockey, juke box, radio transistor… Designavano ormai un universo giovanile evaso dai comportamenti e dai valori della classe sociale di appartenenza, dalla comunità religiosa e dal ceppo razziale di provenienza. Se la musica jazz riuscì ad affascinare un vasto pubblico di bianchi, il r’n’r prese le sembianze di un fenomeno generazionale (“Shook-up Generation”, generazione inquieta e ribelle). Il ritmo accelerato del r’n’r sembrava esprimere il desiderio di bruciare ogni tappa esistenziale; sesso, matrimonio, lavoro, emancipazione… Nel r’n’r, la ribellione, l’anticonformismo, l’aspirazione alla libertà, la passione e la rottura con la tradizione, trassero forza dall’immediatezza della comunicazione, dall’espressività e dal ritmo della voce umana. Il cantante di r’n’r interpretava un’azione collettiva, un linguaggio musicale in cui la banda poteva sbagliare e tuttavia il feeling ne dettava la performance. Tutte queste caratteristiche, derivanti dalla tradizione sonora afroamericana, facevano del r’n’r uno stile musicale immediato e democratico, la sua forza trascinatrice e la sua originalità provenivano dall’impatto emotivo che riusciva a travolgere le masse. Non sorprendeva la fusione rock and roll-ballo, poiché il ritmo immediatamente fisico della nuova musica dava vita a un’inedita atmosfera di eccitazione e ribellione. “The fat man” (’50) e “Sh-boom” (’54) furono i primi dischi di musica nera ad essere acquistati indipendentemente da tutti, poiché il r’n’r fu il primo stile musicale a coinvolgere trasversalmente la società e la questione razziale. Presley

rappresentò il simbolo del riscatto da centinaia di anni di oppressione e sfruttamento. Questa dilagante popolarità del rhythm’n’blues, presto divenuto rock’n’roll, venne guardata con allarmato sospetto sia dagli adulti e sia dai colossi della discografia tradizionale. Le ostilità iniziarono ad esplodere quando il nesso musica-ballosesso divenne evidente, tracciato di oscenità per i suoi ritmi aggressivi. Il primo tentativo ufficiale di debellarne il consumo si verificò nel 1954 e nel 1957 quando il Congresso americano studiò la possibilità di istituire una commissione di vigilanza con il compito di vagliare i brani musicali prima di rilasciare autorizzazioni per la vendita o la trasmissione radiotelevisiva. Questo quadro inaugurò una nuova indagine volta ad analizzare i possibili legami fra la musica e la criminalità giovanile (battaglia appoggiata dalla stampa nazionale; Variety, Time e NY daily news e dalle autorità religiose). Nel tv-show “American Bandstand”, per arginare la minaccia razziale, fu poi vietato ai giovani di colore la partecipazione alla gara di ballo tra giovanissimi.

ROCK’N’ROLL NAPOLI 1954: In Italia nel 1954, con l’arrivo dei marinai statunitensi alla base NATO di Napoli (baia di Bagnoli), approdò il rock and roll. Qui i ritmi viscerali e frenetici di una musica dalla matrice afroamericana affascinarono immediatamente soldati, marinai, borghesi e scugnizzi partenopei. Sin dal 1941, il dipartimento di Stato americano si era preoccupato di tenere alto il morale delle proprie truppe inviate sui fronti di guerra con la creazione dell’USO (United states organizations, V-disc swing e jazz). Nel 1951 la nave ammiraglia della Sixth fleet la USS MT.Olimpus faceva il suo ingresso nella baia di Napoli per ancorarvi stabilmente. Lo stesso giorno una cerimonia formalizzava la nascita dell’AFSOUTH il cui comando veniva installato negli uffici dell’Olimpus (operazioni di “terra, mare e aria” nella strategica area del Mediterraneo) una vera e propria cittadella militare in grado di ospitare forze armate dei paesi

aderenti all’Afsouth (Italia, Francia, Inghilterra, Usa, Grecia e Turchia). Nel 1954, vertici militari americani e autorità locali, tagliavano il nastro d’ingresso al nuovo grandioso “Afsouth Headquarters” nell’area di Bagnoli. Non solo una base alleata, ma una pezzo di America si incuneava nel tessuto cittadino volendo apparire alleato di pace, amicizia e stabilità in un teso contesto internazionale. Napoli era stata ufficialmente riconosciuta come sede per il quartier generale dell’AFSOUTH (Allied forces southern europe), ossia il principale comando subordinato responsabile per la difesa del fianco destro della NATO mentre faceva fronte alla Cortina di ferro. La città era stata scelta come il luogo ideale per accogliere il nuovo quartier generale delle Forze Alleate poiché affacciata sul Mediterraneo disponeva di un ampio porto e godeva di tutti i requisiti logistici (alloggio, trasporti, comunicazione, metropoli). L’USIS (United states information service) apriva gli uffici a Napoli con l’intento di diffondere attraverso le più moderne tecniche di comunicazione (stampa, radio, film) e della cultura (biblioteche, seminari, programmi musicali) l’interesse della US Navy e il mondo americano. L’USIS-NAPLES aveva poi dato il suo sostegno alla nascita dell’ ”Italian-American Association” che mirava a integrare cittadini italiani e statunitensi coinvolgendoli in attività sociali e culturali comuni (American studies center of naples, visite scolastiche, party, feste da ballo, spettacoli e concerti). Scoppiata la guerra fredda, una vera e propria guerra psicologica e culturale tra le due superpotenze, la vittoria avrebbe visto la conquista degli spiriti delle popolazioni europee grazie alla musica che era diventata un’arma strategica della propaganda americana.

L’industria discografica, individuò nella musica jazz, l’arma sonora a scopo militare del governo degli USA. La scelta non era casuale, aveva due obiettivi; da un lato servirsi dei musicisti neri riconoscendo alla cultura

afroamericana uno spazio nella storia ufficiale della nazione in un momento di forti tensioni razziali e dall’altro aveva la missione di combattere la percezione degli USA come una società razzista e assestare così un duro colpo alla propaganda comunista che accusava l’industria di Hollywood di incarnare i mali del capitalismo. A Napoli la musica jazz aveva ormai risonanza e in particolare la “Sixty fleet band” aveva il compito di promuovere la propaganda sonora nel Mediterraneo e contribuiva a rafforzare l’immagine della sesta flotta. La musica era uno degli strumenti privilegiati per promuovere il processo di integrazione dei militari con le popolazioni d’oltreoceano, diveniva il linguaggio universale per comunicare e rallegrare a dispetto di ogni barriera. Nella città partenopea, a partire dal 1943 e poi potenziata, era stata intessuta una fitta rete di organizzazioni sociali per intrattenere e gestire il tempo libero degli alleati angloamericani. All’interno della base NATO di Bagnoli vi erano numerosi club notturni/alloggi per intrattenere e ospitare gli alleati senza alcuna spesa; Allied officer club, Flamingo, Uso club, Bluebird enlisted men’s club e CPO E7 Club (cinemateatro). Nella città di Napoli la musica nei locali serviva ad intrattenere gli alleati e a rallegrare i napoletani, bisognosi di ritrovare il sorriso. Maschi o femmine, napoletani o americani, tutti impazzivano per le band rock and roll, riconoscendosi nel nuovo vocabolo “teenager” nella consapevolezza di una gioventù che riusciva a scavalcare barriere, nazionalità, lingua, estrazione sociale, fede religiosa e politica. Nel 1963 nacque a Napoli il nuovo centro di produzione Rai che si dichiarava disponibile ad ospitare nei propri studi e sulle proprie frequenze locali il programma “Good morning from Naples!”, uno spazio quotidiano in lingua inglese. Dall’amministratore delegato della Rai, Marcello Rodinò, partiva l’ordine di formare una vera e propria équipe guidata. Ottenne un enorme successo sorpassando ogni controllo e censura del governo italiano, solo a Napoli come negli USA, i

brani venivano riproposti fedelmente (Bob Dylan- Like a rolling stone/versione originale svolta elettrica). Dal capoluogo partenopeo la propaganda sonora raggiungeva infine il resto d’Italia e l’intera Europa.

ROCK’ N’ ROLL ITALIA E AMERICANIZZAZIONE: Nel 1956, Mario De Luigi direttore della rivista “Musica e dischi”, accoglieva l’arrivo della nuova musica anticipandola col titolo “Cercasi Rock nazionale” la necessità di rintracciare una chiave nazionale che permettesse ai nuovi ritmi americani di penetrare attraverso gusti, attitudini, comportamenti, nel tessuto sociale del resto del paese. Dal golfo di Napoli, il r’n’r, stava risalendo la penisola sulla scia dei nuovi consumi che attraversavano i milioni di giovani durante il boom economico. Nel desiderio di libertà, di rottura con la tradizione, di promessa per il futuro e di ricerca di una nuova identità da affermare per i giovani meridionali migranti. Nel 1954 la televisione, grande platea collettiva, introduceva la popolazione alla modernità diffondendo miti, intrattenendo e svelando immagini che infrangevano la quotidianità. In Italia, ancora nel 1956, la musica non era uguale per tutti ma ancora rigidamente divisa in classi sociali (canzoni per ricchi e canzone per poveri) con una prevalenza generica delle canzoni popolari. Proprio come avvenuto per la televisione, i cui palinsesti ispirati ai format americani venivano rigorosamente tradotti in una italian way, appariva evidente che la penetrazione del rock nei differenti strati sociali del paese era legata all’elaborazione di una chiave nazionale in cui riadattare i frenetici ritmi d’oltreoceano. Una “via italiana al rock”, del tutto armonica e fedele al temperamento e alla tradizione nazionale. Fu l’arrivo dei dischi di Elvis Presley, il re del rock and roll, a far esplodere anche in Italia il nuovo ritmo. Si era però lontani dalle cifre di vendita della Francia, dell’Inghilterra e degli USA, considerando che il cammino del disco in Italia non aveva un uguale incoraggiamento poiché considerato un bene di lusso e sottoposto a ingenti tassazioni.

Un segnale del ritardo da parte della politica che faticava a comprendere le dimensioni del cambiamento in atto e soprattutto quali ripercussioni nel campo dell’economia avrebbe avuto la rivoluzione dei consumi. Ma anche una diffidenza profonda e una resistenza esplicita nei confronti di una modernità targata USA, sgradita a tutti i partiti, alla DC come alle sinistre. Nel 1956 annunciarono la diffusione del Rock and roll nel territorio nazionale; la trasmissione televisiva “Primo applauso” (competizione musicale Peppino di Capri e Ettore Falconieri), nel 1955 il film “Il seme della violenza” e nel 1956 “Senza tregua il rock and roll”. Il delirante entusiasmo del r’n’r negli anni ’50 consentì al cinema di occuparsi di questo fenomeno giovanile traendone affari vantaggiosi, attraverso una produzione cinematografica nazionale intenta a ritrarre una gioventù problematica che animava un inedito desiderio di benessere, ribellione e libertà. Presto gli stessi film ispirati ai successi musicali nazionali e internazionali venivano trasformati in un prodotto made in Italy (Musicarelli- Juke box e urli d’amore, Urlatori alla sbarra, Ragazzi del juke box, San remo la grande sfida..). Attraverso il cinema, la radio e i dischi, la musica da arte il cui godimento era ristretto a pochi privilegiati diveniva ora accessibile a tutti. Questo grazie alla diffusione e al perfezionamento di vari strumenti di trasmissione provenienti da oltreoceano; juke box, disco 45 giri, radio tascabile 4 transistor, disco in microsolco, cinebox.. La rivoluzione della musica leggera, in corso nel mondo, offriva lo spaccato di un paese italiano in costante bilico tra progresso e conservazione. Quanto avveniva nel mondo della musica finiva per avere un eco anche nei partiti che facevano i loro primi timidi passi per aggiornare la comunicazione politica alla vigilia delle elezioni politiche del 1958. La clamorosa novità, non riguardava solo la musica, ma travolgeva i comportamenti innanzitutto attraverso il ballo (rock and roll=dondola e rotola). La stampa nazionale, oltre a riportare il successo metteva in guarda dalle insidie del nuovo ritmo. La gioventù e non solo, sfogava i suoi istinti nel ballo,

senza alcuna esitazione in uno spettacolo poco edificante nel quale l’erotico aveva la prevalenza. In Italia un successo incisivo lo ebbe il “Calypso”, un ritmo ballabile che per le nuove generazioni era espressione naturale e spontanea dell’esistenza che interpretava le paure, la precarietà e la gioia di vivere. In Europa, la musica da ballo trionfava, era un veicolo di socializzazione, un mezzo di aggregazione e identità sociale. Negli anni della fondazione della Repubblica e della ricostruzione economica e sociale, i partiti politici impegnati a ricostruire una nuova identità nazionale, si accorsero che per dirottare le simpatie dei vari strati sociali, era necessario intervenire con idee, proposte e programmi. Intrattenimento e divertimento diventarono le parole d’ordine nei vocaboli politici. Un impegno che coinvolgeva soprattutto i partiti di integrazione di massa e che si articolava attraverso lo sport, i circoli ricreativi, il teatro, il cinema, le feste e la musica popolare. Fu un processo di modernizzazione/laicizzazione che destava preoccupazione nel potere costituito allarmato dai potenziali rischi sul fronte dell’ordine pubblico. La DC aveva paura dell’immoralità, il PCI rintracciava nel r’n’r la forma di colonizzazione culturale introdotta dal nemico americano. La rivista musicale “Musica e dischi” sottolineava come il rock e il suo ballo fossero lo specchio di una gioventù distratta, scontenta, nervosa che si ritrovava, in seguito alle guerre, a scavalcare e ad evitare i problemi. La rivista, inoltre, proponeva nelle sue pagine attraverso nuove rubriche di interpretare i giovani rispondendo ad ogni richiesta e dubbio. Nel 1958, ad infrangere l’atmosfera di eccitazione e ottimismo evocata dal ballo e dal rock, fu la morte di Bruno Dossena, il più celebre danzatore italiano di questo genere. I giovani ormai prediligono i ritmi americani moderni, fra cui primeggiano il rock and roll ed il calypso, i loro idolo sono Harry Belafonte, Eddie Calvert, Elvis Presley, Harry James, i Platters e Carosone… Le grandi città italiane erano ormai invase dal juke box il cui repertorio doveva essere continuamente aggiornato secondo il gusto del pubblico e il successo dei motivi. Resisteva comunque la nazionale italiana della canzone; Claudio Villa, Aurelio Fierro, Gino Latilla, Teddy

Reno, Natalino Otto, Johnny Dorelli, Marino Mariani, Nilla Pizzi, Carla Boni e Tonina Torrielli… Anche in Italia, come negli Stati Uniti e nel resto d’Europa, i teen-idols venivano celebrati non solo attraverso i dischi, ma anche in veri e propri clubs. A causare le prime diserzioni per il r’n’r fu lo scalpore suscitato dalle movenze oltraggiose e i disordini provocati nel corso delle esibizioni, tali che la polizia interveniva per sedare il tumulto. A garantire un autentico r’n’r era il nuovo Adriano Celentano, accolto come il promotore del movimento rockista italiano. Altrettanto entusiasmo si ebbe con Tony Dallara che conquistava sempre più larga popolarità. Individuata una chiave nazionale, l’impatto del r’n’r andava al di là della diffusione dei suoi specifici ritmi, ma era il simbolo di un rinnovamento profondo nel repertorio tradizionale ormai in evidente affanno. Nel 1958, al Festival di Sanremo, Modugno vinceva con “Nel blu dipinto di blu” interpretando alla perfezione lo stato d’animo di tanti italiani, pronti a gettarsi alle spalle i sacrifici e desiderosi di volare. Era diventata una rivoluzione musicale che aveva spinto il settimanale “Sorrisi e Canzoni” a lanciare fra i lettori un’approfondita inchiesta in cui emergeva il divario anche musicalmente, tra modernità e tradizione. Nelle graduatorie un piazzamento d’onore lo avevano guadagnato; Carosone, Marino Marini, Trovajoli, Kramer, Lelio Luttazzi, Franke Laine, Doris Day, Caterina Valente, Belafonte, Pat Boone.

ROCK’N’ROLL ITALIAN WAY: Spettava alla Rai-tv governativa consacrare, attraverso la radio e la televisione di Stato, la “via italiana” al rock and roll. Una mediazione musicale, tra modernità e tradizione, in linea con la politica culturale di “italian way of television” già inaugurata con successo dai vertici democristiani. “Il giorno” non esitava ad individuare nel r’n’r un elemento di immoralità e un pericolo pubblico, sotto accusa erano E. Presley e la danza selvaggia, una pericolosa frenesia collettiva causa di risse, fermenti e scontri con le forze dell’ordine nelle città italiane. Nel 1957 a debuttare, al primo festival del rock and roll con il pezzo “Ciao ti dirò”, erano i Rock Boys (Adriano Celentano, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e Luigi Tenco). A risentire immediatamente dell’impatto dei nuovi ritmi erano le due categorie sociali protagoniste della grande trasformazione innescata dal boom economico; i giovanissimi e le donne. Alle ragazze, la nuova musica, consentiva di infrangere gli atteggiamenti consuetudinari e lasciarsi andare in movenze audaci e scomposte che le emancipavano. Della nuova “condizione giovanile” se ne occupava la Rai governativa, impegnata in speciali radiofonici in luoghi di incontro in cui si dibatteva sulle possibili origini delle nuove attitudini e devianze giovanili (rubrica del Programma Nazionale “Casa nostra”). “Circolo dei genitori” a cura di Luciana Della Seta, diveniva un luogo di mediazione tra i ragazzi e il mondo degli adulti. Un’operazione necessaria per contenere e gestire la richiesta di innovazione che proveniva dalla società italiana. Una politica culturale di mediazione tra progresso e conservazione già inaugurata dal nuovo amministratore delegato della Rai Marcello Rodinò, i...


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