Robert mckee - Story PDF

Title Robert mckee - Story
Author Martina Longo
Course Drammaturgia dello spettacolo digitale
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto del libro "Story" di Robert Mckee...


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"Story" di Robert McKee Storia Del Cinema Università di Torino 26 pag.

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STORY DI ROBERT MCKEE - Sintesi PARTE I - LO SCRITTORE E L’ARTE DELLA STORIA 1. IL PROBLEMA DELLA STORIA IL DECLINO DELLA STORIA: le arti narrative sono diventate la fonte primaria di ispirazione dell’umanità alla ricerca di un ordine nel caos e di uno sguardo più profondo sulla vita. La nostra fame di storie riflette il profondo bisogno umano di afferrare i significati dell’esistenza, non semplicemente come esercizio intellettuale, ma all’interno di un’esperienza emozionale molto personale. " Essere intrattenuti significa essere immersi nella cerimonia della storia fino ad un finale soddisfacente a livello intellettuale ed emotivo. L’intrattenimento è il rituale di restare seduti al buio e concentrati sullo schermo per sperimentare il significato della storia. La storia non è una fuga dalla realtà, ma un veicolo che ci conduce nella nostra ricerca della realtà." Una narrazione debole e falsa, tuttavia, sta prendendo il posto di uno spettacolo fatto di sostanza. In particolare ad Hollywood dove vengono realizzati centinaia di film all’anno e dove la maggior parte di questi finiscono nel dimenticatoio. Ma non solo Hollywood sopravvive, ma addirittura fiorisce. Perché in effetti non ha concorrenza ma non è sempre stato così. " Dalla nascita del Neorealismo alla Nouvelle Vague, le sale nordamericane erano piene di opere realizzate da brillanti registi europei che sfidavano il predominio di Hollywood. Ma con la morte o il pensionamento di questi autori, negli ultimi trentacinque anni si è visto un calo qualitativo dei film provenienti dall’Europa. A detta di McKee non c’è nessun complotto da parte dei distributori e la colpa ricade sugli stessi autori contemporanei che non sono in grado di raccontare una storia con l’efficacia degli autori della generazione precedente. Realizzano film che colpiscono l’occhio e nient’altro." Le pellicole dell’Est, invece, commuovono e deliziano milioni di spettatori in tutto il Nord America e nel mondo per un’unica ragione: gli asiatici raccontano storie magnifiche perché hanno la passione di raccontare." LA PERDITA DEL MESTIERE: gli sceneggiatori del passato apprendevano il proprio mestiere nel corso di decenni, attraverso studi universitari oppure per conto proprio in biblioteca. Facevano esperienza a teatro o scrivevano romanzi. Crescevano grazie all’apprendistato presso lo “studio system” di Hollywood. Quel tempo è passato e, salvo alcune eccezioni, l’attuale generazione di sceneggiatori non è stata sufficientemente istruita circa i principi basilari di una storia." Fuori dagli States gli sceneggiatori hanno avuto ancor meno possibilità di studiare il proprio mestiere. Quasi sempre gli accademici europei negano la possibilità che la scrittura possa essere insegnata e, di conseguenza, i corsi di scrittura creativa non hanno mai fatto parte dei programmi universitari europei. Fino a poco tempo fa, la scarsa considerazione per l’arte della sceneggiatura ha impedito che venisse studiata nelle scuole europee, ad eccezione di Mosca e Varsavia. " La causa ultima del declino delle storie è molto profonda. Il loro impoverimento è dovuto ad una crisi dei valori dal momento in cui una storia viene scritta sulla base di questi. Diversamente dagli sceneggiatori di un tempo noi non possiamo dare nulla per scontato. Dobbiamo scavare in profondità nella nostra vita per scoprire nuove intuizioni e solo dopo possiamo tentare di creare un veicolo per la storia che esprima, a un mondo sempre più agnostico, la nostra visione." L’IMPERATIVO DI UNA STORIA: Una buona storia rende possibile un buon film, mentre l’incapacità di far funzionare la storia garantisce inevitabilmente il disastro. Il compito dello sceneggiatore è trovare le risposte alle domande centrali e trasformarle in una storia. " Progettare la forma della storia mette alla prova la maturità e la capacità di intuizione dello sceneggiatore, la sua conoscenza della società, della natura e del cuore umano. La storia richiede

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sia un’immaginazione brillante che un forte pensiero analitico. Che lo si voglia o meno, tutte le storie rispecchiano fedelmente il loro autore e mettono a nudo la sua umanità o la sua assenza." Però la storia è troppo ricca di mistero, complessità e flessibilità per essere ridotta a una formula. Uno sceneggiatore deve invece comprendere la forma della storia." UNA BUONA STORIA BEN RACCONTATA: è una cosa che vale la pena di essere narrata e che il mondo vuole ascoltare. Trovarla è l’obiettivo. Occorre grande capacità creativa, una visione mossa da approfondimenti originali sulla natura umana e sulla società, uniti a una conoscenza approfondita dei personaggi e del mondo. Tutto questo e tanto amore per la storia. Ma non è ancora sufficiente. " Quest’arte non è fatta né di meccanismi né di trucchi. È l’insieme delle tecniche con le quali si crea un’unione profonda fra lo sceneggiatore ed il pubblico. Il mestiere è la somma totale di tutti i mezzi usati per coinvolgere il pubblico, per mantenere viva la sua attenzione e ricompensarlo alla fine, regalandogli un’esperienza commovente e significativa." La qualità delle riscritture e la possibilità di perfezione dipendono dal padroneggiamento del mestiere. Padroneggiare il mestiere significa liberare il subconscio ed è ciò che guida chi scrive a correggere le imperfezioni. Un artista esercita consapevolmente il proprio mestiere per dare vita ad armonie fatte di istinto ed idee." STORIA E VITA: secondo McKee, ci sono due tipi specifici e ricorrenti di sceneggiatura fallita:" 1. “Storia personale”: tipo di storia sottostrutturata, che scambia la verosimiglianza per la verità. Lo sceneggiatore qui vede solo ciò che risulta visibile e reale, ma è cieco nei confronti della verità della vita;" 2. “Successo commerciale garantito”: è un assalto alle percezioni sensoriali dello spettatore; è troppo sovrastrutturato ed ipercomplicato da non avere alcun rapporto con la vita. Lo sceneggiatore qui scambia il movimento per intrattenimento." Tutti gli sceneggiatori devono comprendere che la storia è la metafora della vita, una metafora che ti dice: la vita è così. Un narratore è un poeta della vita dove i versi e le rime sono gli eventi invece delle parole." Gli sceneggiatori di storie personali devono comprendere che i fatti sono neutri e che la storia non è la vita nella sua realtà. Il fatto che le cose avvengano di per sé non ci avvicina alla verità. La verità è quello che noi pensiamo di ciò che accade." Gli sceneggiatori di film spettacolari, invece, devono comprendere che le astrazioni (effetti speciali, visivi, prospettive sonore, ritmo di montaggio, ecc.) sono neutre e che non hanno in sé e per sé alcun significato. Nell’estetica del cinema i mezzi tecnici esprimono il contenuto vivo della storia, però non devono mai diventare fine a se stessi." CAPACITÀ E TALENTI: anche se deboli a livello narrativo, gli autori di storie personali o di film spettacolari possono possedere rispettivamente una capacità spiccata nella percezione dei sensi che colpisce il cuore del lettore ed una capacità immaginativa che permette al pubblico di lasciarsi trasportare da ciò che è a ciò che potrebbe essere. Questi due componenti sono doni invidiabili ma, perché il tutto funzioni, l’uno deve essere complementare all’altro. Presi singolarmente, il loro valore diminuisce." Scrivere però richiede altri due talenti particolari ed essenziali che, tuttavia, non sono necessariamente collegati tra loro:" 1. Talento letterario: la trasformazione creativa del linguaggio ordinazioni una forma superiore più espressiva che descrive in modo intenso il mondo e cattura le voci umane. Eppure è talento comune;" 2. Talento narrativo: la trasformazione creativa della vita stessa in un’esperienza più possente, più chiara e più significativa. Un puro talento di questo tipo è cosa rara. " Questi due talenti sono totalmente differenti poiché nel primo la materia sono le parole, nel secondo è la vita stessa. Le storie non hanno bisogno di essere scritte per essere raccontate ma possono essere espresse in tutti i modi in cui gli esseri umani comunicano."

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IL MESTIERE VALORIZZA IL TALENTO: il talento narrativo è primario, quello letterario è secondario ma essenziale. Questo principio vale in modo assoluto nel cinema e nella televisione ma anche per il palcoscenico e la letteratura. Il compito principale è quello di spremere tutta la creatività possibile. Solo usando tutto ciò che si conosce sul mestiere di raccontare storie possiamo far sì che il talento forgi una storia." PARTE II - GLI ELEMENTI DELLA STORIA 2. LE PARTI DELLA STRUTTURA LA TERMINOLOGIA DEL DISEGNO DELLA STORIA: quando immaginiamo un personaggio, questo porta con sé una serie di potenzialità narrative. L’esistenza di un personaggio abbraccia centinaia di migliaia di ore di vita complesse e stratificate. La storia esistenziale di un personaggio offre potenzialità enciclopediche. Maestro è colui che ci racconta un’intera esistenza selezionandone solo alcuni momenti. La storia deve racchiudere in circa due ore tutta la vita del personaggio, anche ciò che si è dovuto lasciare fuori." La struttura è una selezione di eventi tratti dalle storie esistenziali dei personaggi, sistemati in un ordine scelto per causare precise emozioni ed esprimere una precisa visione della vita." Un evento indica un cambiamento significativo nella situazione esistenziale del personaggio che viene espresso e vissuto nei termini di un valore." I valori sono le qualità universali dell’esperienza umana che, da un momento all’altro, possono passare dal positivo al negativo, oppure dal negativo al positivo." Un evento crea un cambiamento significativo e viene espresso e vissuto in termini di valore e ottenuto attraverso il conflitto." Una scena è un’azione che avviene attraverso il conflitto in una condizione spazio-temporale più o meno invariata e che modifica, a livello di valori, la condizione esistenziale di un personaggio per quanto riguarda almeno uno di questi valori e con un grado di significato percepibile. Idealmente ogni scena è un evento della storia. Se la scena ha solo scopo espositivo non ha senso di essere inserita, poiché lo sceneggiatore disciplinato inserirà quelle informazioni in qualche altra parte del film. Niente svolta, niente scena. Generalmente, la prova del nove per vedere se una serie di gesti costituiscono o meno una vera scena è chiedersi se sarebbe stato possibile scriverla in un’unica unità di tempo e spazio. Se si, la scena funziona." Un beat è una modifica di comportamento a livello azione/reazione. Beat dopo beat queste modifiche di comportamento plasmano la svolta di una scena. I beat formano le scene. Le scene formano il successivo e più ampio movimento nel disegno della storia: la sequenza." Una sequenza è una serie di scene - generalmente da due a cinque - che culminano con un impatto maggiore di quello di qualsiasi scena precedente." Un atto è una serie di sequenze che culmina in una scena saliente, la quale determina una fondamentale inversione di valori il cui impatto è più potente di qualsiasi altra scena precedente." La storia è una serie di atti che portano al climax dell’ultimo atto, il quale determina un cambiamento assoluto ed irreversibile. Tutte le cariche delle scene o delle sequenze possono essere ribaltate ma non quella del climax della storia (dell’ultimo atto)." IL TRIANGOLO DELLA STORIA: la trama è la scelta degli eventi e del loro disegno nel tempo fatta dallo sceneggiatore. Le possibilità di disegno degli eventi sono innumerevoli ma non illimitate. I punti estremi creano un triangolo di possibilità formali che traccia la mappa dell’universo delle storie. All’interno di questo triangolo risiedono tutte le cosmologie degli sceneggiatori, tutte le loro molteplici visioni della realtà e di come la vita viene vissuta al suo interno."

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Al vertice dei triangolo si trovano i principi che costituiscono il disegno classico. Si tratta di una storia centrata su un protagonista attivo che per soddisfare il proprio desiderio lotta contro forze antagoniste, principalmente esterne, in una continuità temporale all’interno di una realtà immaginaria coerente e unita da nessi causali, fino a un finale chiuso costituito da un cambiamento assoluto ed irreversibile. McKee chiama questa raccolta di principi temporali trama classica, poiché per classico si intende un modello che “costituisce il primo fondamento di una disciplina”." TRAMA CLASSICA

Causalità" Finale chiuso" Tempo lineare" Conflitto esterno" Protagonista unico" Realtà coerente" Protagonista attivo

Finale aperto" Conflitto interiore" Protagonisti multipli" Protagonista passivo

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Coincidenza" Tempo non lineare" Realtà incoerenti

MINIMALISMO Minitrama

ANTISTRUTTURA Antitrama" Stasi" NON-TRAMA

Nel minimalismo si parte dal disegno classico riducendone le componenti con variazioni minimaliste che prendono il nome di minitrama. Questa struttura mantiene pur sempre il disegno classico anche se in forma compressa." L’antitrama è un insieme di variazioni antistrutturali che ribalta il disegno classico. Ne contraddice le forme tradizionali per sfruttare, e forse mettere in ridicolo, l’idea stessa di principio formale. Il creatore delle antitrame è raramente interessato a messaggi non espliciti o a un sereno rigore ed i film tendono ad essere stravaganti e volutamente esagerati." DIFFERENZE FORMALI ALL’INTERNO DEL TRIANGOLO DELLA STORIA: " Un climax della storia che rappresenti un cambiamento assoluto ed irreversibile, che risponda a tutti i quesiti posti dalla narrazione e che soddisfi tutte le emozioni del pubblico è un finale chiuso. La trama classica prevede finali di questo tipo." Un climax che lasci senza risposta uno o due quesiti e insoddisfatte alcune emozioni è un finale aperto. La minitrama lascia spesso il finale parzialmente aperto dando al pubblico il compito di interpretare questi quesiti." La trama classica pone l’enfasi sul conflitto esterno, sulle lotte nei rapporti personali con le istituzioni sociali o con le forze del mondo fisico. Nella minitrama, al contrario, il protagonista può

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avere dei forti conflitti esterni con la famiglia, la società, ecc. ma vengono enfatizzate le battaglie combattute con i propri pensieri e con le proprie emozioni, sia consci che inconsci." La trama classica pone generalmente un protagonista unico al centro della narrazione. Un’unica storia domina il tempo della proiezione. L’attore protagonista di questa storia ha il ruolo principale. Se, tuttavia, lo sceneggiatore spezzetta il film in un certo numero di storie relativamente piccole e con dimensione da sottotrama, ognuna con un protagonista diverso, il risultato crea la variazione multitrama della minitrama, che guarda a più protagonisti." Un protagonista attivo persegue la soddisfazione del proprio desiderio e intraprende azioni che sono in conflitto diretto con le persone e con il mondo che lo circondano. È tipico della trama classica." Un protagonista passivo è esteriormente inattivo, anche se persegue un desiderio interiore in conflitto con alcuni aspetti della propria natura. È tipico della minitrama." Una storia, con o senza flashback, organizzata in un ordine temporale di eventi che il pubblico può seguire è narrata in tempo lineare. Tipico della trama classica." Una storia che rimbalzi a casaccio nel tempo o che confonda a tal punto la continuità temporale che il pubblico non riesce a comprendere cosa succede prima e cosa dopo è narrata in tempo non lineare. Tipico dell’antitrama." La causalità, tipica della trama classica, tende a spiegare la causa di ogni evento e collegare le varie cause tra loro portando ad un effetto e ad una conclusione coerente." La coincidenza, tipica dell’antitrama, interrompe la coerenza degli eventi con una coincidenza che va a frammentare la storia confondendo il pubblico." Le realtà coerenti sono ambientazioni narrative che determinano le modalità di interazione fra i personaggi e il loro mondo, e che restano coerenti durante tutta la narrazione per creare un significato." Le realtà incoerenti sono ambientazioni narrative che abbinano le modalità di interazione in modo tale che gli episodi della storia balzino incoerentemente da una realtà all’altra, creando così un senso di assurdità." Tutte le possibilità narrative sono distribuite all’interno del triangolo, ma pochissimi film presentano una purezza di forma tale da poter essere collocati ai vertici. Ogni lato del triangolo è uno spettro di scelte strutturali e gli sceneggiatori fanno scorrere le loro storie lungo queste linee o abbinando o prendendo in prestito da ciascun estremo." Tra minitrama e antitrama si collocano le storie la cui vita cambia in modo evidente. All’estremità della minitrama però il cambiamento sembra inesistente perché avviene a livello profondo mentre nell’antitrama è così evidente che avviene a livello cosmico; anche se sembra che non ci siano cambiamenti in realtà la vita dei personaggi cambia in meglio o in peggio. " Al di fuori del triangolo narrativo ci sono quei film definibili come non-trama in cui le storie rimangono in una stasi e non compiono nessun arco. Nonostante nella non-trama non cambi niente in realtà qualcosa cambia dentro di noi." LA POLITICA DEL DISEGNO DELLA STORIA: McKee afferma che la politica è presente anche nel triangolo della storia e, solitamente, si riferisce al divario tra “film d’autore” e “film hollywoodiano”." Lo sceneggiatore può muoversi ovunque all’interno del triangolo ma deve effettuare le sue personali scelte “politiche” e decidere dove stabilirsi. Deve essere consapevole che, man mano che la storia si distacca dalla trama classica, il pubblico cala non per un fattore qualitativo ma perché il pubblico predilige una trama classica, con un finale chiuso ed una storia coerente.

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Inoltre, se il pubblico si assottiglia così succede anche per il budget e ad Hollywood ciò non può funzionare poiché l’interesse maggiore di esso è proprio il guadagno." Lo sceneggiatore, prima di cimentarsi nella minitrama o nell’antitrama, deve saper padroneggiare la trama classica perché è da quest’ultima che derivano tutte le altre. Non bisogna mai fare film eccentrici, ostentando la propria intellettualità, senza imparare prima il mestiere. Infine, lo sceneggiatore deve credere in ciò che scrive." 3. STRUTTURA E AMBIENTAZIONE LA GUERRA AI CLICHÉ: i cliché sono alla base dell’insoddisfazione del pubblico. Una e una sola è la fonte di tutti i cliché: lo scrittore non conosce il mondo della sua storia e non fa altro che scopiazzare e far passare per suo ciò che è considerato già visto. La conoscenza e lo studio approfondito del mondo della propria storia sono fondamentali, se si vogliono costruire originalità ed eccellenza." L’ ambientazione di una storia ha quattro dimensioni:" 1. Epoca: la collocazione temporale della storia;" 2. Durata: la lunghezza della storia nel tempo;" 3. Location: la collocazione spaziale della storia;" 4. Livello di conflitto: la collocazione della storia per quanto riguarda la gerarchia delle lotte umane." L’ambientazione di una storia ne definisce e limita nettamente le possibilità. Le scelte degli eventi fatte dallo sceneggiatore sono, di conseguenza, limitate alle possibilità e probabilità esistenti all’interno del mondo che crea. Ogni mondo narrativo crea una cosmologia specifica e proprie regole circa come e perché le cose succedono al suo interno. Per quanto realistica o fantastica sia l’ambientazione, una volta fissati i suoi principi causali, questi non possono cambiare, altrimenti il pubblico si sentirà tradito." IL PRINCIPIO DELLA LIMITAZIONE CREATIVA: la limitazione è vitale....


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