San Juan de la Cruz - Riassunto delle pagine di introduzione del libro \"Poesie di San Juan de la Cruz\" PDF

Title San Juan de la Cruz - Riassunto delle pagine di introduzione del libro \"Poesie di San Juan de la Cruz\"
Course Letteratura spagnola I
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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Riassunto delle pagine di introduzione del libro "Poesie di San Juan de la Cruz"...


Description

MISTICISMO E POESIA IN S. JUAN DE LA CRUZ 1.Un'epoca di contrasti La poesia mistica rappresenta uno dei capitoli più suggestivi del tardo Cinquecento spagnolo; viene esaltata dalla tensione ideologica che caratterizza l'epoca di Filippo II, giungendo all'apice del fervore creativo grazie a personalità come S. Juan de la Cruz. Il suo intenso sforzo di percepire la presenza divina nel momento dell'estasi contemplativa si manifesta in un linguaggio figurato, dall'ardito sviluppo metaforico e dall'avvincente complessità semantica. La sua creazione poetica raggiunge una profondità intimistica di rara perfezione, e si colloca fra i prodotti letterari più raffinati di un'epoca contraddittoria, tanto ricca di fermenti spirituali quanto travagliata da vicende turbolente. Durante il lungo regno di Filippo II (1556-1598) la Spagna sembrava aver raggiunto l'apogeo del suo potere politico e militare; il nuovo re è un fanatico religioso che non lascerà mai la Spagna, paese che presto sarà chiuso in se stesso anche a causa della paura dello straniero. La costruzione del Monastero del Escorial si deve a Filippo II, il monastero è conosciuto anche come San Lorenzo de El Escorial perché la sua struttura è ispirata allo strumento di martirio di San Lorenzo; l’estrema ricchezza del palazzo è nascosta dalla cupidigia dei suoi ambienti. Il conflitto che divideva l'’Europa in due blocchi dalla rigida contrapposizione ideologica assunse una più marcata connotazione politica, soprattutto dopo l'ascesa di Elisabetta I al trono d'Inghilterra (1558-1603), sorellastra della cattolica Maria I, moglie di Filippo II; La situazione economica spagnola poteva suscitare la sensazione di una floridezza considerevole, ma invece, dietro il bagliore dei preziosi metalli, si celava il paradosso di un'economia troppo improduttiva, in un paese dai conflitti regionalistici sempre più violenti; bisogna, però, sottolineare la Battaglia di Lepanto del 1571, battaglia che segnò la cessata espansione dell’Impero Ottomano, soprattutto grazie al potente ammiraglio spagnolo Marcantonio Colonna, figlio di Ascanio Colonna e Giovanna D’Aragona. Con l'epoca di Filippo II inizia per la Spagna un processo di decadenza politica ed economica destinato ad accentuarsi nel corso del Seicento. E già quando l’Invincibile Armata (1588) fu sconfitta dai pirati della regina Elisabetta, finì la talassocrazia spagnola, comportando delle conseguenze catastrofiche. 2. Religione e potere L'esasperata conflittualità ideologica di quei decenni contribuì ad imporre la più rigida intransigenza dogmatica. L’indice dei libri proibiti dall'’Inquisizione documenta con ogni evidenza gli atteggiamenti ufficiali di sospettosa cautela. Tuttavia il fervore di riforma non tendeva esclusivamente verso una chiusura conservatrice, anzi sapeva suscitare un'esigenza autentica di rigore morale. Agli ordini monastici spettò gran parte dell'impegno dottrinale. Seguendo gli orientamenti specifici delle rispettive regole, gli ordini diedero vita ad una delle

produzioni ascetiche mistiche più ragguardevoli. In numerose occasioni una fiera rivalità contrapponeva i vari ordini per motivi di concreti interessi locali; così accadeva a Salamanca, al momento dell’assegnazione delle cattedre universitarie più ambite, come quella di teologia. A partire dal 1567 S. Juan de la Cruz collaborò con Santa Teresa d'Avila proprio ad un grande progetto di riforma dei conventi dei Carmelitani. 3. Vita di un mistico S. Juan de la Cruz era nato a Fontiveros, presso Avila, nel 1542, terzogenito di un modesto tessitore. La madre, rimasta presto vedova dovette trasferirsi a Medina del Campo, dove Juan dapprima venne accolto caritatevolmente nel Collegio della Dottrina; poi grazie alla protezione di un nobile, Don Alonso Álvarez de Toledo, ottenne l’impiego d'infermiere presso l'Ospedale della Concezione; inoltre potè compiere un ciclo di studi nel Collegio dei Gesuiti. Nel 1563 entrò nel convento carmelitano di Sant’Anna. Fu ordinato sacerdote nel 1567; quell'anno risultò decisivo nella sua formazione spirituale, poiché vi ebbe lo storico incontro con Santa Teresa d’Avila, che decise la sua conversione ad un fervido apostolato in favore di un rinnovamento profondo delle abitudini conventuali. Da quel momento, intraprese il difficile compito della fondazione di nuovi conventi di Carmelitani Scalzi. Nel 1571 venne nominato Rettore del Collegio di Alcalá e subito dopo direttore spirituale del convento dell'Incarnazione di Avila, ma rimase presto coinvolto nella reazione violentissima dei Carmelitani contrari al rigore ascetico della riforma, i Calzati. Nel 1577 venne trascinato in un tetro sotterraneo del Carmine. La durissima prigionia durò più di otto mesi, finché si realizzò la possibilità di un'evasione. Per la sua fuga dal carcere, indubbiamente dovette risultare decisivo l'aiuto fornito da Santa Teresa, che gli procurò anche un sicuro rifugio. Nel 1580 la Riforma degli Scalzi ottenne primo riconoscimento dal papa Gregorio XIII, acquistando una limitata indipendenza all'interno dell'Ordine carmelitano; Nel 1582 egli venne nominato priore del Carmine di Granada. Durante il soggiorno in Granada si dedicò particolarmente al completamento delle sue opere mistiche. Divenuto priore di Segovia nel 1588, si battè per il mantenimento della Riforma Teresiana ma non potè evitare un aspro contrasto con i superiori. Nel 1591, venne relegato nel convento della Peñuela. il fascino della sua figura derivava soprattutto dalla fusione armoniosa delle qualità naturali e delle doti spirituali.

4. La creazione poetica Nella sua poesia, S. Juan de la Cruz non sembra sollecitato dallo stimolo di una definizione analitica delle varie tappe di cui si compone l'intimo "camino de perfección". La comunicazione dell'incontro sublime con l’assoluto si risolve piuttosto mediante una scelta di simboli. Come altri mistici, S. Juan de la Cruz tentò continuamente di esprimere ciò che non può essere detto, egli si muove alle frontiere possibilità della comunicazione, con il rischio che le proprie intenzioni vengano travisate per la difettosa sintonia del lettore. Non conviene evocare l'esperienza poetica di S. Juan de la Cruz come strumento di controllo delle sue tesi metafisiche o dei suoi asserti dottrinali o delle sue trattazioni teologiche. Ma il linguaggio delle sue liriche può illuminare con improvvisi bagliori gli ambiti più oscuri e impenetrabili di un mistero che il dibattito razionale stenta a penetrare. S. Juan de la Cruz s'impegnò, nell’ultimo decennio della sua vita, a redigere commenti estesi e minuziosi alla propria creazione lirica. Questa invece, si andò costruendo in pochi anni su un esteso patrimonio di esperienze letterarie, che includeva innanzitutto la tradizione biblica, con specifico riferimento ai Salmi e al Cantico dei Cantici, ed anche la componente bucolica dominante in Garcilaso de la Vega, nonché i vari filoni di tipo folclorico. La vuelta a lo divino aveva determinato vistosi fenomeni di adattamento spirituale di testi cortesi o popolareschi. 7. Splendori di notti oscure Nel sistema di rappresentazione figurata dell'ascesi mistica acquista un'importanza fondamentale la canzone “En una noche oscura”, a cui S. Juan de la Cruz dedicò, in un secondo tempo, due vasti commenti in prosa. Nella canzone, ad essere privilegiato è il linguaggio allusivo, poiché lo slancio dell'anima viene rappresentato, in agili ritmi strofici, come ansiosa avventura notturna di une giovane innamorata, che lascia furtivamente la propria casa per congiungersi all'amato sull'altana delle mura. S. Juan de la Cruz adottò per questa lirica le modulazioni ritmiche melodiose della lira, breve strofa pentastica che alterna settenari ed endecasillabi secondo uno schema proposto in Spagna da Garcilaso De la Vega. La canzone della "Noche oscura" si compone di otto liras, suddivise in nuclei che corrispondono, ai momenti essenziali del percorso mistico: la via purificativa (I-II), illuminativa (III-V) e unitiva (VI-VIII). Il simbolo essenziale su cui si costruisce la canzone è quello della notte oscura, che nelle intenzioni di S. Juan de la Cruz rappresenta l'offuscamento e la totale negazione dei sensi e delle facoltà spirituali. Le prime tre strofe costruiscono l’atmosfera notturna, che favorisce

l'ansia amorosa. La protagonista, personificazione dell'anima, rivela una propria esperienza, ormai conclusa; a originarla era stato un movimento segreto, che portava l'innamorata fuori dalla realtà quotidiana, con il favore della notte; L'evasione silenziosa si effettua seguendo un percorso ascendente. Le tenebre notturne non possono offrire una guida, ma una luminosità interiore permette un sicuro orientamento. La condizione dell'anima è dunque analoga a quella di une donna innamorata. Si determina così la sovrapposizione di due isotopie letterarie, quella profana e quella spirituale. Nelle prime tre strofe la notte incombe sui movimenti della protagonista, la "notte oscura" diventa però la “notte felice” e con tale spostamento viene anticipata la sensazione gioiosa che si afferma alla fine del percorso. Minimi particolari realistici creano le quinte di un paesaggio familiare, ma il punto di riferimento che si impone rimane interiore: la luce e la guida vengono dal cuore. Il culmine dell'euforia emotiva è segnato da una successione enfatica; l'incontro corona l'evasione notturna. La notte ora acquista il merito dell’unione, e ne viene illuminata. La trasformazione delle tenebre in luce corrisponde alla trasformazione dell'amata nell'Essere Amato. L'incontro mistico è dunque delineato, sulla sicura scolta delle raffigurazioni bibliche del Cantico dei Cantici. L'intera lirica appare caratterizzata da un duplice movimento spaziale, dominato inizialmente dall'oscurità e in seguito dalla luminosità. Il movimento tende a decrescere e si annulla nella stasi assoluta e nell'abbandono appassionato. Con un sistema assai semplice e coerente di raccordi analogici, la lirica rappresenta un'assorta vicenda introspettiva. Un’anima si addentra nella notte dei sensi e dello spirito. E l'esperienza mistica si manifesta in immagini suggestive di desiderio ardente, di sereno appagamento. Non sono mancate interpretazioni della "Noche oscura" che ne privilegiano il significato immediato, profano, con l’intento di attribuire a un frate imprigionato l'insistente elaborazione di un fantasma erotico". 8. Ardori dolci e deliziose piaghe "En una noche oscura” anticipa i motivi essenziali della canzone "Oh llama de amor viva", tanto che i due testi si possono considerare come frutto di esperienze complementari. Non poche concordanze testuali vengono poi a confermare la stretta connessione delle due liriche. Il simbolo della fiamma allude alla presenza trasfiguratrice di Dio. Ma le strofe non indugiano su aspetti descrittivi, anzi sono dominate da un impeto appassionato, che esalta il desiderio della totale consunzione dell'essere nell'infinito. Anche in quest'occasione, S. Juan de la Cruz recupera innanzitutto alcuni stilemi tipici della poesia petrarcheggiante. Ma le antitesi più irresolubili, si risolvono nella forma retorica dell'ossimoro. Proprio la

predicazione ossimorica degli opposti consente a S. Juan de la Cruz di oltrepassare i confini della logica. Simili figure rappresentano l'estremo tentativo di comunicare un’esperienza conoscitiva dell'unione mistica, là dove gli strumenti ordinari del linguaggio non si rivelano più efficaci. L'opposizione fra dolcezza e vigore, nelle sue sottili variazioni ossimoriche, domina da un capo all'altro la canzone, riproponendo senza incertezze le due espressioni estreme dell'amore sublime, che trascina ed infiamma con delicatezza. 9. Tenebre luminose di un sapere ineffabile Due canzoni di tipo tradizionale, Entréme dónde no supe e Qué bien sé yo la fonte, illustrano gli aspetti straordinari di un’esperienza conoscitiva, che non si riesce ad esprimere mediante costruzioni razionali di tipo analitico. Il "non sapere" di S. Juan de la Cruz non corrisponde ad un riconoscimento dei limiti del linguaggio convenzionale. "Entrai dove non sapevo": proprio nell'esordio viene indicato l'addentramento in una realtà segreta, il poeta non sa dove si trovi e nemmeno come vi sia giunto; tuttavia egli accede ad una consapevolezza perfetta della pace interiore e della devozione spirituale. Percepisce l'esiguità del sapere dei dotti, la scarsità della scienza umana; e più in alto si eleva il suo sforzo contemplativo, più misteriosa e indefinibile appare l'oscura luminosità che si riesce appena ad intuire. Solo attraverso gli effetti ossimorici dell'affermazione e della negazione è possibile al poeta riferire la propria esperienza. Indubbiamente S. Juan de la Cruz sfrutta qui le figure retoriche offertegli da una tradizione cancioneril. Andrà notato anche nel Cántico Espiritual l'analogo recupero di una formula che già la tradizione petrarchesca aveva accolto e sviluppato per comunicare l'ineffabilità delle sensazioni amorose, il "no sé qué". Ma in S. Juan De la Cruz compare anche uno stilema opposto al precedente, il "bien sé yo", il suo uso letterario risulta altrettanto ambiguo, poiché, quando se ne serve, il poeta non rivela in modo chiaro l'oggetto della conoscenza a cui si riferisce. Nella lirica amorosa “tradizionale" il sottinteso poteva riguardare qualche aspetto di natura erotica; S. Juan de la Cruz, tenta in successive riprese una chiarificazione della sua conoscenza segreta. L'esempio di S. Teresa, riproposto subito da S. Juan de la Cruz, incitava alla composizione di nuove "vueltas" al divino di temi popolari e di nuove glosas liriche di testi evangelici o biblici. 10. Genesi e sviluppo del "Cantico spirituale" La vibrante comunicazione dell'esperienza mistica culmina liricamente con le Canciones entre el Alma y el Esposo, ricordate come Cántico Espiritual, celebrazione gioiosa dell'incontro nuziale dell'anima con Dio, costruita sul

tracciato biblico del Cantico dei Cantici. Il Cántico Espiritual nacque durante la dura prigionia toledana. Sembra lecito supporre che un sentimento di solitudine e di abbandono abbia potuto affliggere il giovane prigioniero. Rimaneva a sua disposizione quel patrimonio di conoscenze che si era depositato nella sua memoria. E a memoria il prigioniero comincia a comporre. S. Juan de la Cruz iniziò per gradi, prima mentalmente e poi per iscritto, una commossa elaborazione poetica di versi biblici. Se il giovane frate era abituato ad identificare l'amata del Cantico dei Cantici con l’anima e l'amato con Dio, sembra plausibile che nel momento dell'afflizione egli invocasse Dio, la cui presenza consolatoria desiderava percepire: e proprio questa ricerca dell'anima caratterizza l'esordio tanto della Noche oscura quanto del Cántico espiritual, che si apre infatti con un interrogativo dolente di palese matrice biblica. Le durissime condizioni della prigionia toledana avevano costretto l'autore ad una mera "redazione mentale" delle prime liras. Solo a partire dal 1578, S. Juan de la Cruz potè ottenere un quadernetto su cui fissò questi ed altri versi. La prima redazione del Cántico espiritual comprendeva 31 strofe nel 1578; altre otto vennero incorporate tra il 1582 ed il 1584 in Granada. Anche la genesi del commento, il Cántico espiritual in prosa, risulta assai complessa. Si suole definire come Cántico A, il testo terminato nel 1584. Nel Cántico A si manifestano gli impulsi emotivi primari, non soggiacenti ancora ad un rigoroso impegno metodologico. La trasmissione del CA sembra legata alle vicende di suor Ana de Jesús, destinataria del commento stesso del Cántico. Tuttavia la stesura del Cántico A non risultò soddisfacente all'autore, che riprese il testo, non muta in tale fase di revisione l'ordine strofico delle liras. Come Cántico B viene designato invece uno stadio redazionale testimoniato fondamentalmente dal codice di Jaén e diffuso nel 1703. Permangono seri dubbi sull'autenticità di quest’ultima fase redazionale; Certo il CB evidenzia un maggior rigore dal punto di vista della riflessione teologica. La nuova organizzazione del discorso disciplinare obbligò ad alterare la successione delle strofe del testo poetico, che acquistarono un nuovo ordine, giustificato certo dal punto di vista della dottrina cattolica, ma non apprezzato. Le due stesure possono convivere come risultati distinti di due esperienze diverse, più intuitiva e lirica quella del CA, più rigorosa e sistematica quella del CB. 11. Struttura e poesia del "Cántico Espiritual" Già nella redazione del Cántico A, il punto di riferimento delle varie liras suole essere il Cantico dei Cantici biblico. Ma S. Juan de la Cruz evita la staticità e la ripetitiva disposizione parallelistica del suo modello. La narrazione si svolge in sequenze ben definite dal punto di vista temporale. La Sposa invoca lo Sposo, esce

alla sua ricerca, si dirige alle "creature", che testimoniano la grandezza del Creatore, e rivolge loro un ansioso messaggio; infine, evoca con espressioni appassionate le sembianze e la presenza dell'Amato. Il momento di più intensa effusione coincide con l'improvviso ricomparire dello Sposo. L'anticlimax è costituito dalla successiva sequenza idilliaca, in cui la Sposa ripercorre mentalmente le tappe che l'hanno condotta a ritrovare lo Sposo. Il desiderio della solitudine sembra acuirsi, fino ad indurre la Sposa e lo Sposo a cercare un luogo appartato. Ma l'ultima strofa del Cántico espiritual introduce figure enigmatiche, che impongono una decodificazione più complessa dei segni. Una lettura del Cántico Espiritual limitata solo alla percezione dei suoi significati immediati, lascia alquanto perplessi, perché non consente di chiarire i valori profondi e l'estensione analogica di molte immagini. Non è facile neppure ricostruire secondo principi logici la linea di sviluppo tracciata dalle strofe del Cántico. A strofe di delicato naturalismo, succedono strofe d'intenso simbolismo o affollate di figure quasi surrealistiche; viene perfino usata una tecnica simile a quella dei flashbacks. Il Cántico Espiritual di S. Juan de la Cruz pone in rilievo una "storia" intima, la storia di una Sposa che cerca lo Sposo amato, lo ritrova gioiosamente e si propone di non separarsi più da lui. Nella sua creazione poetica S. Juan de la Cruz non intende proporre in termini precisi e diretti una descrizione della propria esperienza mistica, anzi si limita ad evocarla. 12. Testo creativo e sostegno dottrinale I trattati in prosa forniscono essenzialmente un ricco apparato ai sostegno destinato soprattutto a coloro che hanno abbracciato la regola degli Scalzi; Forse la preoccupazione che inquietava S. Juan de la Cruz concerneva il rischio di un’interpretazione divergente dai principi dell'ortodossia cattolica. Poi, quasi sempre su richiesta altrui, si aggiunge il commento in prosa. A questo punto cambia non solo la tipologia del messaggio, ma il messaggio stesso, in quanto si passa da un codice poetico simbolico a un codice esplicativo razionalistico. Il momento poetico mantiene l'affascinante intensità e la ricchezza polisemica dell'intuizione lirica, che possiede una propria peculiarità espressiva. Ma anche il momento ermeneutico possiede una propria ricchezza espressiva. I testi esegetici nascono da stimoli esterni. Aldo Ruffinatto, in brillanti pagine dedicate a S. Juan de la Cruz avanzava l’ipotesi di lavoro che il poeta, avrebbe “disorientato" i lettori potenzialmente più pericolosi, per "riorientarli" verso un sistema di segni inattaccabile, poiché ancorato alla riflessione dottrinale più ortodossa. Nell'esposizione della sua dottrina, S. Juan de la Cruz tende a porre in evidenza,

quale auctoritas principale della propria operazione esegetica, il testo biblico. Ogni testo non richiedeva, necessariamente, la ricerca dei quattro significati, ma indubbiamente le tre forme non letterali dell'interpretazione, e soprattutto quella allegorica e quella anagogica, permettevano ampie divagazioni della fantasia. In S. Juan de la Cruz abbondano i segni dell’incertezza e dell’esitazione; esistono momenti dell’esperienza contemplativa per i quali non si trovano le parole. Nel prologo del Cántico Espiritual, il poeta prospetta alla Madre Ana de Jesús il delicato problema dell’ineffabilità del sublime e della difficoltà di reperire strumenti linguistici idonei ad esprimere la profonda e...


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