Sapere storia 2 - riassunto capitoli 14-18 PDF

Title Sapere storia 2 - riassunto capitoli 14-18
Author Iolanda Zappetti
Course Storia del mondo antico
Institution Università degli Studi dell'Aquila
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riassunto capitoli 14-18...


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Sapere storia 2 di Andre Giardina

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MODULO 4: ROMA L’ETA’ IMPERIALE

Capitolo 14: Augusto e l’origine del principato Ottaviano (Gaio Ottavio), dopo aver sconfitto Antonio e Cleopatra, fece ritorno a Roma (29 a.C.) e fu accolto come il salvatore della patria. Le guerre civili erano terminate e Ottaviano iniziò una lenta ma graduale trasformazione della repubblica in principato. Si attribuì:  il titolo di imperator con il quale mantenne il comando supremo degli eserciti;  la qualifica di princeps Senatus, primo del senato, con il quale diventò primo cittadino dello stato;  il cognome Augusto, la sua formula onomastica divenne “Imperator Caesar Divi filius Augustus” ovvero “imperatore Augusto figlio del divino Cesare”.  Il ruolo di pontefice massimo, suprema carica sacerdotale nel 12 a.C.  Il titolo di pater patriae (padre della patria) nel 2 d.C., carico di sacralità. Pur mantenendo buoni i rapporti con il senato e intatta la facciata repubblicana, (egli riconobbe il mos maiorum, il costume degli antenati, come un valore intoccabile) Ottaviano esercitò un potere monarchico illimitato, accentrando su di sé il potere politico, militare, religioso. In politica interna Ottaviano Augusto cercò di conciliare tra loro ceto senatoriale e ceto equestre introducendo le cariche dei prefetti, divise equamente tra i due ordini. Divise le province in senatorie ed imperiali, le prime governate da senatori proconsoli e le seconde da legat, cioè rappresentanti dell’imperatore. In politica estera, in accordo con l’esigenza diffusa di pace, consolidò i confini imperiali, pacificò la Spagna e rafforzò i confini alpini della penisola. Tentò di estendere i confini germanici oltre il Danubio, affidando le operazioni ai figliastri Druso e Tiberio, ma le legioni romane furono massacrate nella foresta di Teutoburgo e costrette ad arretrare nei confini dell’impero. Un altro grande problema era costituito dai Parti, con i quali Augusto arrivò ad un accordo diplomatico.

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L’impero di Augusto godeva di lustro e rispetto in tutto il mondo, poiché i costumi e le virtù della società romana furono esaltati dagli intellettuali dell’epoca che riconobbero in Augusto l’unica figura in grado di portare al massimo splendore la gloriosa tradizione romana. Augusto fu abile nel rendere partecipi del nuovo corso politico gli intellettuali dell’epoca, egli non li asservì con la forza, ma entravano a far parte della cerchia dell’imperatore come amici, cosicché aderivano spontaneamente alla causa politica augustea. Tra gli intellettuali più vicini ad Augusto ci furono Mecenate, che diede vita ad un circolo letterario dove si discutevano i temi della politica; Tito Livio, massimo storico del tempo, che scrisse l’opera Ab Urbe Condita che narrava le vicende di Roma dalle origini e che faceva sperare un recupero degli antichi valori e della morale con Augusto al potere; Virgilio, autore dell’Eneide, che raccontò le gesta di Enea, dalla cui discendenza proveniva la gens Iulia e quindi la stirpe di Augusto. Successori di Augusto Augusto visse una vita longeva, morì all’età di 80 anni circa, e durante il matrimonio con Livia non ebbe figli maschi. Gli eredi al trono da lui prediletti morirono tutti prima di lui, fu costretto alla fine a designare Tiberio (14/37 d.C.) figlio di un precedente matrimonio di Livia. La dinasta giulio-claudia seguì quella di Augusto, è detta così perché formata da discendenti della gens Iulia (da Giulio Cesare) e della gens Claudia (Claudio Nerone, padre naturale di Tiberio). Tiberio era il discendente di una famiglia antichissima di patrizi, accettando il ruolo di successore di Augusto egli pose fine all’autorità del senato e al sogno di poter ripristinare la repubblica. Tiberio visse con tormento il peso delle proprie scelte, infatti rifiutò gli appellativi di imperator e pater patriae. La sua politica fu cauta e l’amministrazione finanziaria attenta e moderata. In politica estera ridusse a province dell’impero la Cilicia e la Cappadocia (Turchia) e consolidò i confini dell’impero, che poté godere di un altro periodo di pace e sicurezza. Nel 27 d.C. Tiberio si ritirò sull’isola di Capri da dove continuò a guidare l’impero; nel frattempo a Roma spadroneggiava il prefetto Seiano, ritenuto da molti il successore di Tiberio (perché non vi erano leggi che regolavano la successione al trono), che fu fatto uccidere nel 31 d.C., insieme ai suoi seguaci, dall’imperatore stesso. Gli ultimi anni dell’impero di Tiberio furono segnati da un clima di sospetto che sfociò spesso in ingiustificate repressioni. 3

Successore di Tiberio, dal 37 al 41 d.C., fu Gaio Cesare detto Caligola (per via dei calzari che portava da bambino). Egli era il figlio di Germanico, pronipote di Augusto, adottato da Tiberio. Caligola pose fine alla politica moderata di Tiberio e governò da sovrano dispotico, aggravato da una malattia mentale, il suo equilibrio degenerò facendo giustiziare molti personaggi illustri, umiliando il senato e dilapidando le finanze pubbliche. Il suo predominio fu abbattuto dai pretoriani che lo assassinarono. Il successore di Caligola fu lo zio Claudio, che governò dal 41 al 54 d.C. Egli inizialmente fu scelto perché facilmente manovrabile, ma una volta salito al potere dimostrò una forte personalità. Egli si distinse per la sua politica innovativa:  migliorò la posizione dei liberti imperiali (fz. di segreteria e amministrazione del patrimonio) che divennero stretti collaboratori del sovrano;  aprì alle aristocrazie provinciali (la Gallia Transalpina) la partecipazione al governo;  Ampliò le terre soggette a Roma riducendo a province la Mauretania, la Britannia e la Tracia. La rovina di Claudio fu sicuramente la cattiva scelta delle sue consorti: la prima moglie, Messalina, era conosciuta per i suoi comportamenti immorali e per aver tentato una congiura contro il marito; la seconda, Agrippina, fu accusata di aver avvelenato il marito per far salire al trono il figlio Nerone, avuto da un precedente matrimonio. Il successore di Claudio fu Nerone, all’epoca 17enne, che governò dal 54 al 68 d.C. Nerone iniziò il proprio governo con una politica moderata, sotto l’influsso del senatore Seneca, che voleva equilibrare il potere politico tra principe e senato. Agrippina, madre di Nerone, voleva esercitare un ruolo dominante nel governo dell’impero, inimicandosi gli stessi ministri e consiglieri di Nerone. La situazione degenerò quando Agrippina si scontrò apertamente con il figlio andando contro Poppea, amante dell’imperatore, e schierandosi a favore di Ottavia, legittima moglie. Nerone, istigato da Poppea, fece uccidere la madre. Dopo questo episodio, Nerone intraprese una politica più autonoma che lo portò a scontrarsi con il senato, ad emarginare Seneca e a cercare il favore della plebe. Dilapidò il denaro pubblico nell’organizzazione di spettacoli e giochi e divenne l’idolo delle folle. Ben presto si trasformò in un tiranno crudele: fece uccidere la moglie Ottavia per sposare Poppea, uccise Seneca e una serie di personaggi illustri coinvolti nella 4

congiura dei Pisoni, e altri delitti spesso commessi per confiscare le ricchezze dei giustiziati. A Roma, nel luglio del 64 d.C., scoppiò un violento incendiò che bruciò la città per 6 giorni; accusato ingiustamente di aver incendiato la città, permettere a tacere le calunnie, accusò a sua volta i cristiani e li perseguitò. Si narra che durante le persecuzioni persero la vita gli apostoli Pietro e Paolo. Nonostante la storiografia senatoria tramandi un ritratto negativo di Nerone, a lui si devono:  la riforma monetaria, che ispirò per i successivi tre secoli la politica monetaria dell’Impero Romano;  una crescente politica edilizia, successiva all’incendio di Roma, che favorì l’uso di materiali refrattari al fuoco, maggiori distanze di sicurezza tra un edificio, nuovi criteri di costruzione…;  la conquista dell’Armenia nella guerra contri i Parti ( ai confini con l’attuale Turchia, Georgia e Azerbaijan). Nel 67 d.C. Nerone intraprese un lungo viaggio in Grecia, durante la sua assenza le legioni e il senato si rivoltarono contro di lui, al suo rientro la situazione era precipitata e fu dichiarato nemico pubblico. Solo e indifeso, Nerone si suicidò, ponendo fine alla dinastia giulio-claudia. L’impero alla sua morte precipitò nel caos e tra il 68 e il 69 d.C. ci furono 4 aspiranti principi al trono designati dalle varie autorità politiche. Alla fine, prevalse la figura di Flavio Vespasiano che governò dal 69 al 79 d.C., dando origine alla dinastia flavia. Vespasiano durante il suo regnò si preoccupò di riportare l’ordine, consolidare i confine e di risanare le finanze dissestate dal governo di Nerone attraverso il contenimento delle spese pubbliche e il recupero dei terreni pubblici ai privati, che furono sottratti e rivenduti al miglior offerente. A Vespasiano successe il figlio Tito che governò solo per tre anni, dal 79 al 81 d.C. perché stroncato da una morte improvvisa. Era un sovrano dai modi accattivanti e con una intelligenza vivace; si distinse per la repressione di una rivolta giudaica in Palestina, che portò alla distruzione del tempio di Salomone, e per l’impegno profuso nel soccorrere le popolazioni colpite dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. che distrusse Pompei, Stabia ed Ercolano.

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Il successore di Tito fu suo fratello Domiziano che governò dall’81 al 96 d.C. Domiziano viene ricordato come un tiranno, dal carattere autoritario e dispotico, che governò con il pugno di ferro. Si faceva chiamare dominus et deus. Egli però fu anche colui che terminò di risanare le finanze pubbliche, represse gli abusi dei governatori, favorì l’agricoltura italica e aumentò lo stipendio dei soldati. Ma il senato non gradiva il carattere dispotico di Domiziano e i rapporti tra loro precipitarono rapidamente. Si alzarono delle voci di presunte congiure che fecero scatenare l’ira del principe e che lo portò a giustiziare molti aristocratici. Nel 96 d.C. morì per una congiura senatoria. Con Domiziano termina la dinastia flavia. Con la morte di Domiziano, fu posto al potere il senatore Cocceio Nerva che governò dal 96 al 98 d.C. Nerva era un senatore tradizionalista, salì al potere da vecchio e non aveva eredi. Il merito principale di questo imperatore fu quello di designare come suo successore il legato della Germania Superiore, Marco Ulpio Traiano, il più autorevole tra i generali romani, che passò alla storia come il più grande imperatore romano dopo Augusto. Marco Ulpio Traiano governò dal 98 al 117 d.C.; egli era un aristocratico romano di appartenenza provinciale, nacque in Spagna. Fu questo un intervento di grande rilievo poiché espresse l’allargamento della classe dirigente romana alle aristocrazie locali e di conseguenza al governo centrale. Traiano fu un imperatore moderato e godette del consenso generale da parte di tutti gli strati sociali per quasi un ventennio. La sua condotta gli fece meritare l’appellativo di Ottimo. Traiano rilanciò l’immagine di Roma conquistando la Dacia (Romania) che divenne provincia romana; per commemorare l’impresa, fece costruire nel Foro Traiano la famosa Colonna Traiana, uno dei massimi capolavori artistici, i cui rilievi raccontano ancora oggi, in una sequenza ininterrotta, le varie fasi della spedizione contro la Dacia. Conquistò i territori dei Nabatei costituendo la provincia arabica e, per ampliare il suo dominio sull’Oriente e passare alla storia come uno dei più grandi conquistatori, decise di dichiarare guerra al potente regno dei Parti. Riportò subito dei successi clamorosi, Armenia e Mesopotamia diventarono province romane; ma quest’ultima si ribellò al dominio romano, mentre contemporaneamente esplodeva la rivolta degli ebrei. 6

La situazione divenne ingestibile e Traiano fu costretto a ripiegare. Morì in Cilicia nel 117 d.C. Tutte le conquiste orientali andarono perdute. Dopo la sua morte ci fu un periodo di pace, che permise di risanare le casse dell’impero e dar vita a numerose opere civili e allo sviluppo dell’urbanesimo. Alla morte di Traiano salì al potere il cugino Adriano, che governò dal 117 al 138 d.C. Egli incarnò l’idea di imperatore saggio, amante della cultura, fu lui a far costruire Castel Sant’Angelo e Villa Adriana a Tivoli. Nei suoi vent’anni di regno viaggiò moltissimo e visitò quasi tutte le province dell’impero, riorganizzandole dal punto di vista amministrativo e militare. Con lui si concluse la fase delle conquiste e iniziò quella di fortificazione delle frontiere (limes difensivo); molto noto è il Vallo di Adriano, una possente muraglia lunga 120 km e alta 5 mt, che tagliò la Britannia in due, per proteggere i confini dagli attacchi dei briganti. Alla morte di Adriano salì al potere Antonino Pio (138/161 d.C) che diede inizio alla dinastia degli antonini. L’imperatore era un individuo onnipotente e allo stesso fragile, i regni duravano pochi anni perché spesso erano vittime di congiure o morivano in battaglie. Nel II secolo d.C. si diffuse la pratica dell’adozione, che consentiva la scelta dei successori all’impero, garantendo una certa stabilità politica. Apoteosi e condanna all’oblio Le vicende di un imperatore da vivo determinavano il suo destino dopo la morte. I sovrani che avevano dimostrato meriti eccezionali ricevettero, dopo la morte, l’apoteosi, ovvero la deificazione. Il senato poteva decidere se attribuire all’imperatore la qualifica di divus: dio, cioè il passaggio da mortale a divinità. In onore di questi imperatori venivano eretti templi, statue e scritti libri. Es. Giulio Cesare, Augusto, Antonio Pio e sua moglie Il trattamento era ben diverso per quegli imperatori che si erano fatti detestare per la loro ferocia o per comportamenti bizzarri. Nei loro confronti il senato decretava la damnato memoriae ovvero la condanna all’oblio; il nome degli imperatori doveva essere cancellato dalle iscrizioni, dagli atti pubblici annullati e i loro ritratti distrutti. Es. Domiziano e Commodo. Atlante storico: cap. 21/22 7

Capitolo 15: le origini del cristianesimo In età Imperiale cominciò a diffondersi la religione cristiana. Il carattere aperto della religione romana e il moltiplicarsi delle relazioni tra le province permisero la diffusione di questi culti, soprattutto tra gli strati medio bassi della popolazione. I culti orientali, a differenza della religione tradizionale romana, valorizzavano maggiormente il ruolo dell'individuo, consentivano una larga partecipazione femminile ed erano officiati da sacerdoti professionisti. A differenza del Cristianesimo la natura politeista dei culti orientali permise la loro integrazione nella religione romana. La giudea, dal 64 avanti Cristo, fu stato cliente di Roma e fu governata da Erode; alla morte di questi, nel 4 avanti cristo, divenne provincia dell'Impero Romano e fu amministrata da un prefetto. La religione giudaica era caratterizzata da numerose sette, delle quali 4 erano le principali: sadducei e Farisei rappresentavano il giudaismo ufficiale ed avevano rapporti con i romani; esseni e zeloti riconoscevano soltanto l'autorità Divina. Tutte le sette giudaiche erano animate da un'attesa di salvezza e di riscatto dalla dominazione straniera e credevano nel giudizio finale. A dare origine al cristianesimo fu la predicazione di Gesù Cristo e le sue vicende sono narrate nei Vangeli. Con le sue predicazioni e gli dava una risposta alle attese di salvezza dei Giudei, suscitando da un lato Grande entusiasmo popolare e dall'altro il risentimento dei Ceti più conservatori. Il timore che il suo messaggio suscitasse agitazioni sociali, spinse la classe dirigente giudaica e le autorità romane ad arrestare e a mettere a morte Gesù. La morte di Gesù non provocò la dispersione dei suoi seguaci. Con la notizia della sua resurrezione, viene annunciata una nuova epoca, caratterizzato dalla discesa dello Spirito Santo sulla terra. Benché il cristianesimo apparisse come una setta del giudaismo, fu il suo messaggio universale a distinguerlo da esso e a porre le basi della sua grande diffusione. Intanto, si verificarono una serie di rivolte giudaiche in Palestina, duramente repressi dei romani, che portarono all'annientamento delle rivendicazioni nazionali degli ebrei. Nelle prime comunità cristiane la preghiera in comune era un aspetto fondamentale del culto. Con il progressivo distacco dalla religione giudaica, il cristianesimo assunse una specifica fisionomia. Grande importanza avevano i sacramenti e per entrare a far parte della Chiesa di Cristo era indispensabile ricevere il battesimo preceduto dalla catechesi. Il rito fondamentale era l'Eucarestia e, intorno a esso, prenderà corpo il più sacro rito cristiano, la messa. 8

Il culto si svolgeva nelle abitazioni private e in alcune comunità avevano grande importanza alle necropoli sotterranee, le catacombe. L'aumento di fedeli rese necessario organizzare le istituzioni ecclesiastiche A capo delle comunità furono messi vescovi, eletti a vita; si occupavano della vita religiosa e dell'amministrazione delle risorse economiche della comunità. I vescovi fondano la propria autorità sulla successione apostolica: gradualmente il vescovo di Roma cominciò ad occupare una posizione di maggior prestigio rispetto al resto dei Vescovi cristiani, potendo vantare la discendenza dai Santi Pietro e Paolo. L'intransigenza monoteistica dei cristiani, la loro morale, Il loro appartarsi della vita pubblica e la loro condanna delle manifestazioni pagane tipiche della cultura tradizionale delle città greco-romane suscitarlo aspre reazioni da parte dei pagani, che vedevano i cristiani come un corpo estraneo ed ostile alla società romana. Ben presto si scatenarono una serie di persecuzioni nei confronti dei Cristiani che provocarono numerose vittime. Le persecuzioni provocarono l'apparizione di una nuova figura eroe: il martire. Questi era testimone della religione cristiana e il suo supplizio era spesso un evento spettacolare. Il sacrificio del martire rappresentava il sacrificio del Signore e un esempio per gli altri cristiani, al punto che il suo corpo, in forma di reliquie, diveniva un bene prezioso. Per perpetuare il ricordo dei Martiri e dei loro sacrifici, fiorì un nuovo genere letterario noto come "atti e passioni dei Martiri". nonostante il messaggio di Gesù proclamasse l'eguaglianza di uomini e donne di fronte a Dio, Le donne continuano ad occupare una posizione subordinata rispetto agli uomini. Alle donne era precluso l'insegnamento della dottrina e vietata la parola nelle assemblee dei fedeli. La castità Era molto importante per la morale Cristiana e la donna doveva pensare alla procreazione e alla cura della famiglia anche se quest’ultime furono decisive nella diffusione della nuova fede.

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Capitolo 16: splendore e crisi dell’impero Benché gran parte della popolazione continuasse a vivere nelle campagne, la prima età imperiale fu un periodo di intensa urbanizzazione. Le città si autogovernavano, spesso mantenevano leggi ed usanze locali, sempre in liea con la politica del governo centrale. Il governo locale era affidato ai curiali, membri di un consiglio, la curia, che si occupava di tutte le questioni amministrative, economiche e di ordine pubblico. Le condizioni igieniche erano precarie, i liquami venivano sversati in canali di scolo a cielo aperto e convogliati nelle fogne. Tuttavia, l’igiene personale era assicurata dai numerosi stabilimenti termali pubblici e privati, considerati un diritto dei cittadini. L’aspettativa di vita era molto bassa, ed era di circa 25 anni. Si stima che solo nella citta di Roma ci fossero circa 1 mln di abitanti e in tutta Italia, nell’età augustea, circa 8 mln di persone libere e 3 mln di schiavi. Questi sono dati approssimativi in quanto non ci sono documenti dell’epoca dettagliati al riguardo. Sappiamo comunque che Roma era molto popolosa e gran parte dei suoi abitanti privi di un’occupazione stabile. Secondo la descrizione di Giovenale, la plebe romana desiderava solo due cose: panem et circenses, ovvero pane e giochi. Ciò era dovuto all’assenza delle industrie e del settore terziario, in grado di dare un occupazione stabile alle masse; e al fatto che tutti i poveri iscritti nelle liste civiche godevano della distribuzione gratuita di derrate alimentari. Nonostante lo svuotamento delle assemblee popolari, determin...


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