Shakepeare opere teatrali PDF

Title Shakepeare opere teatrali
Author Alessia Ciccarelli
Course Letteratura Inglese II
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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vita e opere teatrali shakespeare...


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WILLIAM SHAKESPEARE LA VITA DI WILLIAM SHAKESPEARE Come specifica lo studioso ed editore George Steevens, molto poco della vita di Shakespeare è noto, e sopravvivono solo un numero limitato di documenti originali. William Shakespeare (23/04/1564 – 23/04/1616) nacque a Stratford upon Avon, dove frequentò la scuola gratuita di grammatica. Nel 1852 sposò Anne Hathaway ed ebbero tre figli. Nel 1592 il suo nome fu menzionato in un opuscolo di Robert Greene “A Groatsworth of Wit Bought with a Million of Repentance”, che mostra Shakespeare ben stabilito a Londra come attore e drammaturgo. Nel 1593 e nel 1594 ci fu un’epidemia di peste a Londra e i teatri furono chiusi: Shakespeare produsse molti dei suoi sonetti e delle sue poesie, “Venus and Adonis” e “The Rape of Lucrece”. IL CANONE DI SHAKESPEARE Gli studiosi hanno cercato di datare le opere di Shakespeare attraverso documenti come gli “Stationers’ Registers” in cui erano annotate proposte per la pubblicazione di testi, o “Palladis Tamia, Wit’s Traesury” di Francis Meres, una sorta di diario letterario che contiene riferimenti a rappresentazioni che lui aveva visto sul palco, di fianco a citazioni di vari scrittori del tempo di Chaucer e commenti sulla loro qualità artistica. Riferimenti ad eventi contemporanei e a varie fonti letterarie che Shakespeare utilizzò per le sue opere aiutarono gli studiosi a stabilire la data della loro composizione. In quanto a possibili collaborazioni nella scrittura delle opere, bisogna ricordare che in questo periodo il teatro non era considerato un’arte letteraria e i testi non erano scritti per la pubblicazione ma per una messa in scena di successo; l’essere autore non era importante e non era raro che un testo fosse il risultato del contributo di altri membri della compagnia sia per l’idea generale che per la struttura. Shakespeare scriveva per la sua compagnia e tutto ciò che componeva doveva essere accettato da loro: doveva tenere a mente i bisogni del pubblico e il posto in cui l’opera doveva essere rappresentata; il testo cambiava durante le prove in modo da aggiustare questi bisogni. Shakespeare si ispirava anche ad altre fonti, le quali, in certi passaggi, sono semplicemente parafrasate, lui le trasformava in una nuova creazione artistica ed evitava l’accusa di plagio. IL FIRST FOLIO Le opere di Shakespeare furono pubblicate nell’edizione del First Folio del 1623. Il volume conteneva 36 di 37 rappresentazioni. I due autori, Heminges e Condell, sono stati criticati su diversi aspetti, incluse alcune omissioni e la loro arbitraria divisione di ogni rappresentazione in cinque atti; loro hanno grande merito di aver preservato i testi di Shakespeare per i quali egli stesso non aveva fatto nulla. Nella loro introduzione definirono Shakespeare “un felice imitatore della natura; nel First Folio fu anche prefissata una poesia elogiativa di Ben Jonson, nella quale Shakespeare era lodato come uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi, un poeta che era stato molto apprezzato dalla regina Elizabeth I e dal re James I; nei versi finali Jonson si lamenta della decadenza del teatro contemporaneo de vede nel volume di Shakespeare una rinascente speranza. IL TEATRO DI SHAKESPEARE E IL 16° SECOLO Nelle proprie opere, Shakespeare rispecchia la complessa realtà della sua epoca di grandi cambiamenti e trasformazioni, era un nuovo mondo nel quale l’uomo si confrontava con nuove responsabilità e con la necessità di costruire un sistema di valori totalmente nuovo una volta che i vecchi valori e le regole del mondo feudale stavano svanendo.

Le scoperte scientifiche e geografiche modificarono la visione del mondo e il senso di centralità dell’uomo nell’universo: Copernico propose una visione del mondo totalmente nuova con il sole come corpo celeste centrale e stabile e la Terra che gli gira intorno insieme agli altri pianeti; Christopher Columbus rivelò nuovi mondi oltre l’Europa. Il commercio si sviluppò grandemente demolendo l’intera organizzazione economica e sociale del sistema feudale e rimpiazzandolo con un sistema più dinamico basato soprattutto sull’apertura verso altri mondi. I credi religiosi e politici e la loro solidità furono distrutti da una varietà di nuovi modelli: Niccolò Machiavelli nel suo “Prince” definiva un nuovo modello di governatore che confrontava le azioni politiche dal punto di vista dell’effettività piuttosto che della moralità; Martin Luther attaccò l’autorità del papa affiggendo le sue famose 95 “Thesis”, mettendo in discussione i dogmi religiosi che erano sempre stati accettati come verità innegabile. Questi cambiamenti crearono un sentimento di confusione, mentre la perdita di certezze e dogmi rese l’uomo consapevole che la vita e la realtà possono essere considerate da molte prospettive ed interpretate in modi diversi. Questa nuova coscienza moderna trovò una giustificazione teoretica negli “Essays” di Montaigne e nella sua filosofia dello scetticismo: la conclusione generale dei saggi, , rappresenta la ricognizione della fallibilità della ragione umana e la relatività della scienza umana. In questa nuova atmosfera intellettuale, la funzione sociale della letteratura cambiò tendendo a mettere in dubbio quei valori sui quali era stata basata l’ideologia medioevale – “Don Quixote” di Cervantes interroga gli antichi principi feudali mostrando una realtà totalmente diversa nella quale i valori cavallereschi sono diventati fuori moda e inaccettabili – e allo stesso tempo rappresentando la nuova del Rinascimento nella quale nulla è stabilito o totalmente dipendente dai progetti divini e tutto può essere ricreato secondo un nuovo criterio e una nuova sensibilità. “Hamlet” è il maggior emblema dell’eroe tragico moderno che non agisce come eroe feudale lottando per vendetta o per conquistare un paese o una donna, ma ha bisogno di capire e guarda nella sua stessa coscienza alla ricerca della verità. GLI ELEMENTI DEL TEATRO DI SHAKESPEARE Il teatro inglese fiorisce in questo particolare momento storico in quanto afferra ed esprime l’essenza della società elisabettiana con il suo senso di pluralità, flessibilità e fluidità. Il teatro di Shakespeare esprime perfettamente il senso di indefinitezza non solo presentando la complessità dell’animo umano e delle azioni in diversi personaggi e trame indimenticabili, ma anche attraverso una forma drammatica flessibile, che mescola commedia e tragedia, farsa e dramma, storia e romance. Un numero di tecniche teatrali caratteristiche del teatro shakespeariano contribuirono a riflettere il senso di fluidità nella società come appare nell’uso esteso del travestimento che permette agli attori di attraversare i bordi di classi e generi; da un altro punto di vista Shakespeare rende esplicita la natura artificiale della perfomance usando linguaggio metateatrale e metafore, inserendo giochi di parole e detti popolari nei discorsi delle classi più alte, interrompendo un’azione realistica con un aside o un elemento musicale. Tutte queste tecniche tendono a ricordare al pubblico la grande distanza tra il mondo immaginario del teatro e la vita reale. La natura sperimentale del teatro shakespeariano emerge nelle sue esplicite sfide alle regole stabilite, e nelle diverse trasgressioni delle convenzioni teatrali; inoltre Shakespeare propose proprie regole e creò un teatro vitale. IL TEATRO DI SHAKESPEARE E IL 20° SECOLO Il linguaggio non naturalistico, la libertà dalle unità aristoteliche e la dimensione metateatrale sono elementi shakespeariani molto influenti durante il 20° secolo.

La maggior parte delle rappresentazioni di Shakespeare propongono una nuova forma drammatica aperta senza soluzioni e conclusioni vere e proprie; i problemi sono lasciati fondamentalmente irrisolti. Questa nuova forma non prova a imitare la vita in modo naturalistico, ma coglie la sua essenza in modo simbolico, e non tenta di ricomporre l’ordine della società e dell’universo. Il teatro segue il movimento della vita e diventa il maggior mezzo di conoscenza e comprensione, invitando il pubblico a fare uno sforzo di interpretazione. Pirandello e Brecht seguono la lezione shakespeariana e usano il palco non solo per intrattenere il loro pubblico ma come strumento di conoscenza, non offrendo mai una chiara presentazione o soluzione dei problemi discussi nelle loro opere ed incoraggiando lo spettatore a guardare nella propria mente e nella propria anima per trovare le loro proprie risposte e interpretazioni della realtà mutevole. LA PRODUZIONE DI SHAKESPEARE La produzione di Shakespeare si sviluppa durante due decenni. Le sue opere presentano una varietà di generi teatrali anche se non rispettano mai pienamente le convenzioni del genere; Shakespeare adattava ogni genere alle proprie creazioni che sono quindi ampiamente sperimentali. Il First Folio divise le opere di Shakespeare in tre tipi: comedies, tragedies e histories. Queste categorie non possono rappresentare totalmente la varietà e la complessità delle creazioni drammatiche di Shakespeare. Le rappresentazioni storiche non possono essere raggruppate tutte insieme siccome i testi riferiti alla storia romana sono diversi dalle storie inglesi. Anche le commedie possono essere differenziate a seconda del periodo della loro composizione e la natura della loro scrittura comica. Anche le tragedie rappresentano stili di scrittura tragica molto diversi, a partire dalla tragedia senechiana fino alle grandi tragedie moderne.

HISTORIES Tra il 1592 e il 1599 Shakespeare scrisse una serie di opere sui re inglesi, le quali esaminavano certi argomenti come la natura della direzione e specialmente la santità e i compiti della sovranità, il valore del nazionalismo, le cause dell’agitazione civile e i pericoli della ribellione. Queste rappresentazioni rientrano in due gruppi da quattro chiamate Tetralogies. La prima tetralogia consiste di tre parti di “Henry VI” e “Richard III”, che trattano il periodo tra la morte di Henry V e la sconfitta di Richard III causata dal futuro Henry Tudor; la seconda tetralogia include “Richard II”, le due parti di “Henry IV” ed “Henry V”. C’è anche una rappresentazione chiamata “ King John” probabilmente scritta tra le due tetralogie, la quale si riferisce agli eventi molto precedenti del regno del re John. “Henry VIII” fu scritto molto dopo, alla fine della carriera di Shakespeare, in collaborazione con John Fletcher, una combinazione del genere storico con il romance. LA TRADIZIONE DEGLI SCRITTI STORICI Al tempo di Shakespeare i libri storici presentavano la storia in forma ciclica e fondamentalmente tragica, seguendo il modello stabilito dal “De Casibus Virorum Illustrium” di Boccaccio, una collezione di storie di grandi uomini caduti da potere e felicità a sfortuna e tragedia. La storia era un importante mezzo di propaganda e i primi re Tudor, Henry VII ed Henry VIII, utilizzavano gli storici per scrivere libri che facevano provare alla storia inglese il diritto dei Tudor al trono inglese. Le rappresentazioni storiche di Shakespeare divennero una fonte di conoscenza storica per molti spettatori e contribuirono al rinforzamento del mito Tudor. Un altro importante modello per le rappresentazioni storiche di Shakespeare furono le opere politico-morali e la tragedia inglesi. SHAKESPEARE E IL GENERE STORICO

Anche se il genere storico è strettamente connesso agli eventi storici, le opere storiche di Shakespeare erano un’estensione degli esperimenti drammatici, rappresentazioni narrative nelle quali l’uso della storia suggerisce paragoni con la realtà contemporanea. Le opere storiche erano popolari in quel periodo come testi politici; inoltre offrivano materiale ricco per il teatro. Le histories di Shakespeare, in particolare, contengono tecniche come un esteso uso del discorso metateatrale, che tende a ricordare al pubblico la “realtà della finzione teatrale”, che è la realtà della vita. Ciò che rende le opere storiche di Shakespeare drammaticamente universali è la presentazione dei protagonisti reali nella loro doppia natura di figure politiche ed esseri umani con la cui vita tragica e i sentimenti dolorosi gli spettatori ci possono identificare in qualsiasi momento. LA PRIMA TETRALOGIA Le tre parti di “Henry VI” si muovono dal disordine iniziale generato dalla lite tra Gloucester e Winchester sul controllo del re-infante Henry VI, al caos in aumento dovuto all’ambizione e al tradimento che porta alla perdita dei possedimenti inglesi in Francia e alla lotta interna tra le case dei Lancaster e York. La prima parte tratta delle guerre in Francia, il sollievo di Orleans dei francesi guidati da Joan of Arc, e la graduale espulsione degli inglesi. L’inizio del conflitto tra York e Lancaster è presentato qui. La seconda parte si occupa del matrimonio di Henry con Margaret of Anjou, degli intrighi della fazione yorkista e la ribellione delle persone comuni guidata da Jake Cade nel Kent. Nella terza parte Henry si arrende al duca di York per la successione della corona, causando la rivolta della regina Margaret contro la diseredazione di suo figlio. La violenza del contrasto politico tra le case Lancaster e York è presentato in una scena emblematica nella quale Henry VI incontra un padre che ha ucciso il proprio figlio e un figlio che ha ucciso il proprio padre, un simbolo tragico del collasso di tutti i legami umani che prepara la strada per il mostro-tiranno Richard III. L’opera termina con l’omicidio di Henry VI da parte di Richard, il cui ambizioso e spregiudicato personaggio è qui indicato per la prima volta. “Henry VI” più che un’opera storica, è la tragedia di un uomo che è il chiaro esempio della teoria del “doppio corpo del re”, un personaggio regale umanizzato dolorosamente lacerato tra il suo ruolo pubblico e i suoi sentimenti privati profondamente umani. Henry VI mostra la sua debolezza umana più di ogni altro personaggio regale, e spesso si comporta in un modo inappropriato per un re. Appare incapace di prendere decisioni e piuttosto esitante e irrisoluto. Le parti due e tre sono entrambe dominate dall’immagine delle teste separate dal corpo come simbolo delle barbarie dovute all’irresponsabilità aristocratica e al fallimento autoritario. Queste stori contribuiscono all’assestamento del mito Tudor w del loro diritto divino al trono inglese presentando la debolezza, l’irrigorosità, la ferocia dei re che non hanno il diritto divino. Richard III ottiene la corona grazie alla propria ambizione e intelligenza, rappresentando il perfetto politico machiavelliano che sa perfettamente di non potersi fidare di nessuno se non di se stesso. È in continuo complotto per distruggere i suoi nemici e rafforzare il proprio potere. Tra le diverse abominevoli azioni di Richard troviamo l’imprigionamento e l’omicidio del fratello Clarence, le macchinazioni per ottenere la corona dopo la morte di Edward IV, l’imprigionamento dei due giovani principi nella Torre di Londra e il loro omicidio. L’incredibile intelligenza e la capacità retorica di persuasione di Richard è ciò che fa di lui un eroe indimenticabile, un personaggio che il pubblico ammira nonostante la sua immoralità snaturata. Il suo soliloquio di apertura, nel quale definisce il proprio personaggio e stabilisce le proprie intenzioni, tende a coinvolgere il pubblico nelle sue trame e a persuaderlo a schierarsi dalla sue parte. “Richard III” è una tragedia più delle altre rappresentazioni storiche, il dramma di un’anima cattiva che è totalmente isolata come conseguenza di un’incontrollabile guida al potere e alla violenza. Una volta raggiunto il trono, lui non ha più niente da fare se non guardare la propria vuotezza e solitudine.

Questa storia è una tragedia anche in senso medioevale, nel modo in cui dipinge una caduta da un’alta posizione determinata dagli errori e i crimini della figura stessa. L’opera termina con l’affermazione del mito dei Tudor attraverso la glorificazione di Richmond, il futuro Henry VII Tudor, ma l’ultima immagine indimenticabile è quella di Richard che combatte fino alla fine pronunciate le ultime famose disperate parole. LA SECONDA TETRALOGIA Richard II era un re debole ed incerto. Le sue azioni arbitrarie provocarono la ribellione di suo cugino Henry Bolingbroke che condusse all’abdicazione forzata di Richard. Il regno di Bolingbroke come Henry IV fu tormentato da ribellione e disordine civile, i quali furono interpretata dalla ortodossa dottrina del diritto divino dei Tudor come una punizione divina per l’atto di usurpazione di Henry e come avvertimento contro la ribellione. La prima rappresentazione della seconda tetralogia sottolinea come l’idea del diritto divino deve essere combinata alla forza militare e popolare e con profondo riguardo per il bene dello stato. Nella prima metà dell’opera Richard appare intossicato dal proprio potere di re e crede che gli sia concesso di fare tutto ciò che gli piace. Con il progresso dell’opera, si presentano questioni se Bolingbroke è motivato da un desiderio di giustizia o se è guidato da ambizioni personali. Nella seconda parte, dopo che Richard ha perso la sua corona, vediamo l’inizio del suo cambiamento. È maturato soffrendo e rivela una sensibilità genuina. Richard si guarda dentro cercando il proprio essere essenziale, rappresentando la tragedia di un uomo moderno che affronta il bisogno di cambiamento in un mondo diverso, consapevole che la vita fa interpretare alle persone diversi ruoli che finiscono per nascondere la vera essenza dell’uomo. Nelle due parti di “Henry IV”, il futuro Henry V è il personaggio decisivo che si muove tra il mondo della storia e il dovere nella corte e il mondo della commedia e libertà nelle scene con Falstaff e i suoi compagni. Nella prima parte Henry IV deve affrontare diverse ribellioni; il ribelle più notevole è Hotspur, che sembra avere le qualità che mancano al principe Hal, futuro Henry IV. Con il progredire dell’opera, Hotspur mostra di avere uno stretto concetto di onore e debole giudizio politico. Falstaff, d’altra parte, incarna lo spirito comico del principe Hal, e una tentazione al comportamento illecito. Il pubblico era stato rassicurato dell’essenziale bontà del principe Hal all’inizio della rappresentazione; aveva affermato che avrebbe recitato una parte in modo da nascondere il proprio essere e travestire la sua vera natura agendo come un giovane uomo irresponsabile incline al piacere, alle bugie e alle rapine, ma alla fine, quando nessuno se lo aspetta, lui rivelerà se stesso come una persona migliore. L’evidenza della sua trasformazione finale come nuovo re è la sua condanna di Falstaff che è bandito dalla sua presenza e portato in prigione. Nella seconda parte il principe diventa vittima della propria falsa apparenza, in quanto suo padre è convinto che lui sia ansioso per la sua morte per prendere la corona. Alla fine vede la vera natura del figlio e lo libera dalla colpa dell’usurpazione del trono di Richard II passandogli la corona. Falstaff continua ad essere il protagonista di una sottotrama comica. Ora è più vecchio ed associato ad immagini di malattia e decadenza fornendo un parallelo del re. Alla fine c’è un movimento doloroso quando il principe Hal come re si distacca dalle sue vecchie compagnie pronunciando terribili parole. La presenza di un personaggio comico come Falstaff mostra la capacità di Shakespeare di combinare la storia con la finzione e con la commedia: Falstaff rappresenta una sorta di clown nel suo comportamento apparente, ma con il principe Hal diventa protagonista di inganni e travestimenti, elementi tipici della commedia. Inoltre, Falstaff permette a Shakespeare si sperimentare un tratto innovativo come la dimensione linguistica con l’aggiunta del linguaggio delle persone comuni. “Henry V” è incentrato su questo re eroe che si occupa fermamente della ribellione domestica, unisce il suo paese dietro di lui scegliendo simbolicamente capitani inglesi, scozzesi, gallesi ed irlandesi, e governa il

proprio esercito alla vittoria contro la Francia. La rappresentazione finisce felicemente secondo il modello della struttura comica con il matrimonio di Henry con Katherine di Francia. Quest’opera ha una struttura teatrale inusuale in quanto ogni atto è introdotta dalla figura del coro, indicando la natura epica degli eventi, assumendo una funzione metateatrale discutendo problemi collegati alla messa in scena di eventi complessi ed incita il pubblico a riempire gli spaz...


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