Sintesi del libro Psicologia Generale e dello Sviluppo (R. Canestrari) PDF

Title Sintesi del libro Psicologia Generale e dello Sviluppo (R. Canestrari)
Course Psicologia Generale
Institution Università degli Studi di Messina
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Riassunti schematici e completi per facilitare e arricchire lo studio...


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Psicologia generale e dello sviluppo Renzo Canestrari CAPITOLO 1 - INTRODUZIONE CAPITOLO 2 - IL METODO SPERIMENTALE CAPITOLO 3 - I METODI PSICOMETRICI CAPITOLO 4 - I METODI CLINICI CAPITOLO 5 - I PROCESSI SENSORIALI CAPITOLO 6 - LA PERCEZIONE CAPITOLO 7 - L’APPRENDIMENTO CAPITOLO 8 - LA MEMORIA CAPITOLO 9 - IL PENSIERO CAPITOLO 10 -IL LINGUAGGIO CAPITOLO 11 - LE MOTIVAZIONI CAPITOLO 12 - LE EMOZIONI CAPITOLO 13 - L'ATTENZIONE CAPITOLO 14 - LA FRUSTRAZIONE CAPITOLO 15 - IL CONFLITTO CAPITOLO 16 - LE TEORIE DELLA PERSONALITÀ' CAPITOLO 17 - LA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO: CAPITOLO 18 - LO SVILUPPO COGNITIVO CAPITOLO 19 - LO SVILUPPO SOCIALE CAPITOLO 20 - L’ADOLESCENZA CAPITOLO 21 - LA VITA ADULTA CAPITOLO 22 - L'INVECCHIAMENTO

CAPITOLO 1 - INTRODUZIONE Il modello comportamentista All’inizio del XX° secolo l’obiettivo di far approdare la psicologia a procedure di ricerca controllabili richiede di modificare il modello di Wundt basato sulla introspezione.La fisiologia e la psicologia animale aprono la strada al comportamentismo che vede possibile spiegare i fenomeni psichici a condizione di eliminare ogni riferimento a concetti non verificabili, creando una psicologia “oggettiva”. (ottica evoluzionistica, naturalistica, paragone uomo-animali). Il fondatore è un americano: J.B.Watson: “ la psicologia è una branca oggettiva e sperimentale delle scienze naturali e il suo scopo è la predizione e il controllo del comportamento. Introspezione e coscienza non servono alla ricerca psicologica, si analizza il comportamento dell’uomo e dell’animale messi sullo stesso piano. Questo modello sfocerà nei due indirizzi della teoria della contiguità stimolo-risposta (Watson e Guthrie) e del rinforzo (Thorndike, Skinner e Miller), in questi modelli la censura del mondo dei significati fenomenico e del simbolico si attenua. Il modello fenomenologico Le teorie fenomenologiche interessano prevalentemente la percezione, si deve a C.V. Ehrenfels la nozione di qualità della forma con il rapporto figura-sfondo sposta l’attenzione verso il rapporto soggetto-oggetto indagato nella percezione. La psicologia fenomenologica si fonda sugli studi della scuola di Berlino (Wertheimer, Kohler, Kofka) e prenderà il nome di psicologia della forma (gestalt). Queste teorie si centrano su leggi psicologiche quali: la formazione non additiva ( il tutto non è la semplice somma delle parti) e la pregnanza (gli elementi percepiti hanno una funzione strutturante, concorrono a determinare la struttura psichica percettiva). Rilevanti gli studi di psicologia animale di

2 Kohler, sul problem solvine di Duncker, sul pensiero produttivo di Wertheimer, la teoria del campo di Lewin. Il modello psicoanalitico La psicoanalisi introduce l’idea che per comprendere il conscio bisogna comprendere l ’inconscio, già oggetto di studio da parte di Herbart che introdusse la soglia di coscienza, di intrscambio dei contenuti tra conscio e inconscio.Nella seconda metà del XIX ° secolo l’attenzione alla dimensione irrazionale, prelogica, inconscia aumenta passando da Charcot (studi sull’ipnosi e l’isteria) a Freud che crea una vera teoria esplicativa di tali fenomeni uscendo dalla concezione organicistica a favore di un approccio puramente psicologico. Il modello teorico frutto di lavoro clinico e concettuale, individua forze pulsionali inconsce alla base dell’azione psichica, esse permettono l’adattamento alla realtà e funzionano secondo due leggi: il principio del piacere e il principio di realtà. Ogni comportamento si spiega soltanto analizzando questa dinamica, la salute e la malattia psichica sono due estremi di un continuum. I fatti psichici latenti li definisce precoscenti mentre i fatti psichici rimossi incoscienti. Il modello epistemologico-genetico Un altro campo della ricerca che subisce profonde modificazioni nei metodi è quello delle funzioni cognitive, in contrasto con l’immagine wundtiana della psicologia.All’ inizio del XX° secolo nasce l’esigenza di applicare il rigoroso metodo sperimentale anche alle attività di pensiero per superare l’incontrollabilità dei metodi di introspezione di Wundt. Il metodo di Wundt risentiva dell ’approccio psicofisico, la nuova psicologia del pensiero si fonda su influenze di tipo biologico-genetico, dinamico e funzionalistico e sfocia nell’indirizzo teorico epistemologico-genetico di J.Piaget il quale, nella sua opera frutto di un lungo lavoro sperimentale e teorico, risponde all’esigenza della psicologia delle funzioni superiori di costruire una teoria generale del pensiero e dei procedimenti cognitivi. La teoria Piagetiana è genetica in quanto individua stadi precisi di maturazione dell’intelligenza, è epistemologica in quanto si pone come obiettivo l ’individuazione delle condizioni che consentono alla mente di riorganizzare cognitivamente la realtà esterna. Nel modello piagetiano per lo sviluppo dell’intelligenza sono centrali i concetti di assimilazione (incorporazione dell’esperienza) e accomodamento (adattamento dell’esperienza all’ambiente con modificazione in base agli stimoli esterni)…l’intelligenza è il costituirsi progressivo di un equilibrio fra un meccanismo assimilatore e un adattamento complementare. Il modello cognitivista A partire dagli anni 60 lo studio dei processi psichici superiori ha conosciuto grande sviluppo, dopo il comportamentismo e il gestaltismo nasce il cognitivismo. Il cognitivismo non fornisce alcuna spiegazione del comportamento umano, l’individuo è considerato un elaboratore di informazioni, sono i processi cognitivi che vengono presi in esame e analizzati in quanto funzioni organizzative. Il SNC diviene un organizzatore-elaboratore di informazioni provenienti sia dall’esterno che dall’interno e servono micro-modelli capaci di rendere visibile come vengano organizzate le funzioni cognitive. Il cognitivismo nasce come risposta alla crisi del modello stimolo-risposta che non spiega la complessità dei processi di pensiero, una delle prime critiche viene da Chomsky con i suoi studi di psicolinguistica mentre Miller Galanter e Priman tentano di trovare un unità di misura in sostituzione dello S-R, il TOTE che include la nozione di feedback presa dalla teoria cibernetica della retroazione. L ’uso dei calcolatori aumenta le possibilità di analisi ma anche stimola l’idea della mente come elaboratore di informazioni, con tali nuovi strumenti tecnologici è possibile elaborare micromodelli del funzionamento mentale con circuiti di entrata e di uscita delle informazioni. Il modello s-r è divenuto in seguito s-o-r (stimoloorganismo-risposta) e il cognitivismo tenta di creare modelli che spieghino le variabili di O alla base del funzionamento mentale. Il cognitivismo ha posto in primo piano la necessità di costruire una teoria generale esplicativa della mente umana e non è ne una dottrina ne una scuola, più un alternativa al comportamentismo e al gestaltismo, dottrine troppo omogenee e compatte.

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CAPITOLO 2 - IL METODO SPERIMENTALE Un metodo di ricerca deve rispettare i requisiti di: 1) confermabilità dei dati di osservazione, 2) casualità del campionamento dei soggetti da sottoporre a osservazione, 3) rappresentatività del campione selezionato rispetto alla popolazione generale, allora può garantire la riproducibilità dei risultati e la loro obiettività. Molte conoscenze indispensabili per la pratica dello psicologo non sono passibili di osservazioni rigorose perché: 1) scarsa elaborazione teorica delle nozioni il cui significato deve essere esplicato attraverso l ’osservazione dei fenomeni, 2) complessità dei fenomeni osservati, 3) rarità dei fenomeni osservati, 4) estensione dei fenomeni in un tempo molto lungo da rendere impossibile la standardizzazione delle osservazioni. Si parlerà, per la psicologia, di una famiglia di metodi di ricerca e non di un unico metodo esplicativo dei fenomeni, tra l ’altro vista la molteplicità delle teorie di riferimento. Il metodo sperimentale Si è diffuso in psicologia dopo il 1935, l ’esperimento aveva contribuito già allo sviluppo delle scienze fisiche e biologiche ma in psicologia si sviluppa a causa della maggior facilità nel manipolare le variabili psicologiche rispetto a quelle socio-antropologiche. Il metodo sperimentale facilita la formulazione e la verifica di enunciati teorici visto che tali teorie si basano prevalentemente su relazioni di causa ed effetto, il compito dello studioso è proprio la ricerca di dati che dimostrino l’esistenza di tali relazioni di contro all’ipotesi (nulla) dell’andamento casuale dei fenomeni sottesi ai dati reperibili dallo studioso nelle situazioni sperimentali. Le situazioni sperimentali possono essere di due tipi: di laboratorio: (prevedono il supporto di una strumentazione per la somministrazione degli stimoli che costituiscono la variabile indipendente, per la graduazione della loro intensità, per la registrazione il più possibile fedele e immediata dei dati di risposta); di campo: (intervento del ricercatore e somministrazione degli stimoli in ambiente fisico-culturale preesistente alla decisione di eseguire la sperimentazione, le caratteristiche globali dell ’ambiente non vengono modificate definitivamente dalla sperimentazione, si applica a sperimentazioni su fenomeni complessi non riproducibili in laboratorio). La logica sperimentale è la seguente: bisogna provare che certi eventi, collegati, per via delle ipotesi di partenza, alla variabile oggetto di studio, non accadono a caso, ma con una frequenza tale da ridurre al minimo (o.5 o 0.1 %) il margine di probabilità di errore qualora si affermi che esiste una relazione tra variabile e fenomeno. Per effettuare queste dimostrazioni bisogna prima: - definire i criteri di misurazione delle variabili – eseguire un’indagine preliminare per mettere a punto il dispositivo sperimentale. Le scale di misurazione delle variabili possono essere: - scale nominali – scale ordinali – scale intervallari – scale a rapporto. *) Vedi esempio metodo sperimentale – pag. 20 I piani degli esperimenti Come si è visto nell’esempio il controllo delle variabili parassitarie, che possono influenzare la variabile dipendente, può divenire irrealizzabile o costoso, si può allora ricorrere ai piani fattoriali che permettono di valutare l’effetto combinato di due o più variabili (fattori) usate simultaneamente e valutarne l’effetto di interazione. (esempio dell’H2O) Vedi esperimento su interazione – pag. 24 Il metodo dell’inchiesta Largamente utilizzato in psicologia sociale, permette di rilevare dati circa opinioni, atteggiamenti, valori…utilizza le tecniche dell’intervista o del questionario per la registrazione del comportamento verbale dei soggetti che fanno parte del grupo campione della ricerca., non analizza gli effetti di stimoli sperimentali sull’individuo ma mira a ricostruire gli ipotetici processi socio-psicologici svoltisi prima dell’indagine. Il ricercatore non manipola le variabili ma in compenso può fare ricerca su fenomeni difficilmente manipolabili con apparecchiature sperimentali, questo metodo rende possibile sia la formulazione di un vero disegno sperimentale sia di un piano di sondaggio con finalità non dimostrative ma descrittive. Presenta rispetto al metodo sperimentale una maggior facilità delle operazioni di campionamento ma anche uno scarso controllo sulle variabili che influiscono, le caratteristiche

4 individuali vengono vagliate con minor rigore e le variabili dipendenti osservate sono indici del comportamento tratti da risposte verbali a questionari e meno attendibili, poi i livelli di introspezione dei soggetti non sono gli stessi. L’inchiesta raccoglie i dati per mezzo del questionario o dell ’intervista, nei risultati dell’intervista sono presenti distorsioni indotte dal contatto con l ’intervistatore, vi sono precauzioni da prendere nella somministrazione, il questionario offre garanzie di maggior standardizzazione delle procedure, è poco costoso ed estendibile a campioni consistenti. Bisogna formulare bene le domande del questionario, spesso a scelta bloccata e mirate, esposte con un linguaggio comprensibile… L’intervista ha tre tipologie: 1) standardizzata: l’intervistatore è legato alla formulazione delle domande riportate nel modulo, 2) semistandardizzata: l’intervistatore deve rivolgere un certo numero di domande ma per il resto può rivolgere domande a sua discrezione, 3) l ’intervistatore può adattare l ’intervista all’intervistato a suo modo secondo le esigenze. Per l’intervista valgono le regole del questionario più l ’ordine di presentazione delle domande, e il linguaggio da utilizzare nel formularle. Il metodo dell’intervista si adatta bene a ottenere informazioni su situazioni ben strutturate e preesistenti, è elastica pur se non troppo rigorosa ma permette di esplorare atteggiamenti e comportamenti inaccessibili al metodo sperimentale. Il metodo differenziale Viene anche detto metodo comparativo, è una famiglia di metodi, anche per questo metodo si ricorre al disegno sperimentale, si effettua un campionamento rigoroso e allargato. Le variabili indipendenti sottoposte a controllo, tuttavia, non sono manipolabili da parte del ricercatore, sono quasi sempre del tipo sesso, età, intelligenza…Poiché le variazioni di dosaggio delle variabili indipendenti sono prodotte dalla natura, il ricercatore, per verificare l ’influenza di una di esse, deve controllare tutte le altre che potenzialmente concorrono a esaltarne l’effetto, dal momento che non può isolarle o neutralizzarle in altro modo, per cui questo tipo di ricerche tende ad approdare alla definizione di correlazioni esistenti tra due o più variabili. Rispetto al metodo sperimentale, nel metodo differenziale le differenziazioni tra le variabili esistono già nella realtà, le differenziazioni sono reali e misurabili con scale di livello. (metodo dei gemelli, la differenza naturale è usata per studiare l’influenza dell’ereditarietà e dell’ambiente sullo sviluppo dell’intelligenza). Il metodo dell’osservazione Il metodo più facile di rilevazione, si propone l ’osservazione e la registrazione del comportamento degli individui nel loro stato naturale, sia ambientale sia cognitivo-emozionale, attraverso un’interferenza minimale del ricercatore. Questo metodo non pone limiti al ricercatore riguardo quel che deve osservare, contribuisce alla formulazione di idee e ipotasi interpretative piuttosto che valutazioni, permette l’accumulazione di osservazioni apparentemente disparate che possono suggerire utili ipotesi di lavoro o plausibili ipotesi interpretative per i comportamenti osservati. Questo metodo è di largo uso in etologia (psicologia animale) ed è alla base dell’osservazione partecipante che è una tecnica di indagine a metà strada tra la psicologia e la sociologia. Il ricercatore una volta individuato l ’ambiente dove dovrà essere svolta la ricerca, trascorre un periodo di familiarizzazione con gli abitanti del luogo per farsi accettare dagli stessi, la registrazione dei dati è differita nel tempo, non potendo il ricercatore avvalersi di registratori o questionari. Il ricercatore ricorre al protocollo quotidiano, la stesura di un diario degli eventi significativi riscontrati durante le interazioni giornaliere, con particolare rilievo alle opinioni espresse, alle trame di comportamento sociali…alla fine della ricerca il ricercatore decrive in un quadro coerente i processi socio-psicologici osservati avanzando ipotesi. Anche alla base della tecnica del protocollo quotidiano c’è il metodo dell’osservazione, consiste nella registrazione continua e accurata e con supporti adeguati del tipo comportamento da osservare.Nel metodo dell’osservazione rispetto al metodo sperimentale, lo stimolo da variare non è manipolato dal ricercatore ma è una situazione stimolante che sia caratterizzata da: 1) i suoi attributi fisici, 2) il suo comportamento standard, 3) le caratteristiche del contesto ambientale, 4) l’esperienza passata del soggetto in rapporto allo stimolo. Per la tecnica del protocollo quotidiano

5 l’utilità sta nel poter stabilire le correlazioni tra stimoli e trame di comportamento e nel poter avvicinarsi a dati osservabili nel comportamento individuale. Per ovviare al rischio di interpretazioni troppo soggettive ci si avvale di 1) più osservatori al fine di un controllo reciproco dei dati raccolti, 2) variare le condizioni di osservazione, 3) sottoporre agli osservatori protocolli-tipo per delimitare i comportamenti da osservare. La validità di questo metodo è messa in dubbio, il metodo di osservazione esclude l’accesso alle motivazioni e ai processi psichici inconsci valutando solo i comportamenti di superficie, andrebbe utilizzata insieme all ’introspezione del ricercatore e dell’osservato per poter integrare questi aspetti emozionali e profondi.

CAPITOLO 3 - I METODI PSICOMETRICI Introduzione Nella psicometria si incontrano istanze teoriche (psicofisiologia e psicopedagogia), metodologiche (logica e matematica) e applicative (pedagogia, ergonomia, clinica-terapeutica). La psicometria è rivolta alla costruzione di strumenti per la misurazione di determinate costellazioni comportamentali al di sotto delle quali si ammette la possibilità di individuare “tratti”, abilità, capacità …definibili sulla base di organiche teorie psicologiche. Le obiezioni sull ’uso e la validità di un test sono molte, soprattutto in ambito scolastico, ma la validità di un test è sempre legata ai compiti e alle situazioni obbligate per la popolazione alla quale li si vuole applicare. Poiché i compiti più diffusi e importanti per la popolazione in età evolutiva sono quelli scolari, allora i test hanno per forza misurato ciò che ci si aspettava misurassero…erano le teorie di partenza ad essere viziate non i test. Un'altra critica è legata ai bassi indici di attendibilità dei test ed è fondata in quanto la correlazione tra i punteggi del test e determinate costellazioni comportamentali non garantisce la stabilità nel tempo dei comportamenti misurati…ci sono molte tecniche per aumentare l ’attendibilità. Ai test di intelligenza viene imputato di misurare le abilità attraverso delle prove fortemente influenzate da fattori settoriali quali le abilità linguistiche e la memorizzazione a breve termine. Storia della psicometria Nasce nell’ambito della psicologia differenziale, diviene l ’insieme delle tecniche di rilevazione dei dati psico-fisiologici, psico-attitudinali e, in seguito, caratterologici. Si sviluppa prima in Inghilterra e Usa e si affianca nello sviluppo alle tecniche della psicologia sperimentale, cognitiva e dinamica. L ’interesse dei ricercatori in principio era verso le caratteristiche di base dell ’intelligenza, l ’intelligenza generale, con l’idea di individuare un unico fattore intellettivo sotteso a tutte le possibili abilità e capacità (Spearman trova correlazioni tra votazioni degli studenti e punteggi al test: due fattor: H comune a tutte le capacità e soggetto proprio di ogni capacità. Nel 1911 Nasce la scala di Binet-Simon e nel 1916 con la revisione di Terman nasce il test di intelligenza Stanford-Binet. L’ingresso degli Usa in guerra favorì lo sviluppo dei reattivi. Le idee di Spearman vengono contraddette fortemente da Thurstone che inventa l’analisi fattoriale per semplificare la descrizione dei dati riducendo il numero delle variabili. La psicometria si è sviluppata anche su scale non quantitative ma ordinali o nominali come nel caso dei test proiettivi i quali, come spiegato da Franck, sono centrati sulle tecniche psicoanalitiche (proiezione): test di associazione verbale, test di completamento di frasi, test di Rorschach(1921), TAT di Murray (1943) test carte-matita, basati spesso anche sulle teorie della gestalt e utilizzati quali reattivi di personalità in ambito soprattutto psichiatrico. I test per la misurazione di atteggiamenti – Thurstone (1930) e il modulo di interesse professionale – Strong (1927) sia gli inventari autografici – MMPI Mckinley (1961) si rifanno a tecniche di elaborazione statistica dei test di intelligenza. Costruzione di un test I test sono misurazioni obiettive e standardizzate di un campione del comportamento supposto rappresentativo della totalità del comportamento stesso. Rappresentativo si intende che esiste una corrispondenza empirica tra le prove del reattivo e quelle del comportamento spontaneo da prevedere espressa dal coefficiente di correlazione che garan...


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