Storia Della Siria Contemporanea - Mirella Galletti PDF

Title Storia Della Siria Contemporanea - Mirella Galletti
Author Don Mauro Stefanoni
Course Mediazione Lingiustica
Institution Università degli Studi di Milano
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Saggio sulla storia della Siria Contemporanea...


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STORIA DELLA SIRIA CONTEMPORANEA di MIRELLA GALLETTI A. A. 2015-2016 Schemi di DMS 1 – PROFILO STORICO-GEOGRAFICO GOEGRAFIA: La Siria è posta in una posizione strategica tra Europa, Asia e Africa: ponte per la trasmissione delle influenze culturali. La regione costiera e subcostiera del Mediterraneo orientale, a sud dell’Asia Minore, compare nella storia più antica con il nome di Aram. Con la conquista assira dei paesi compresi tra il Tigri e il Mediterraneo, dopo il VIII sec. a.C., il nome Assyria si estese a tutto il territorio dell’impero assiro. Abbreviata in Syria, la denominazione fu adottata dai greci per distinguere la regione tra il Mediterraneo e il corso medio dell’Eufrate. Il termine bilad al-Sham (in arabo “paese del nord”) era usato dagli arabi della penisola arabica che definivano con il termine una vasta area indefinita situata a settentrione dei deserti arabici. Questa regione è nota anche come “Grande Siria”: un territorio più vasto della Siria attuale e che ingloba Libano, Giordania, Palestina. Il territorio è occupato per la maggior parte dal deserto Siriaco e faceva parte della cosiddetta “Mezzaluna fertile”. Le frontiere attuali furono stabilite con il trattato di Sèvres del 10 agosto 1920 che smembrò l’impero ottomano. Le frontiere attuali sono in gran parte artificiali. Al nord la ferrovia detta di Baghdad segna i confini con la Turchia (km 845), a est e a sud-est il confine con l’Iraq (km 596) segue il corso del Khabur ma a distanza; a sud con la Giordania (km 356); a sud-ovest con il Libano (km 359). Le frontiere sono il risultato degli interessi del mandato francese. I 74 km ufficiali siriani del confine con Israele sono alterati dal fatto che gran parte del territorio delle alture del Golan (1154

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kmq) è stato occupazione militare israeliana dal 1967; a occidente la Siria si affaccia sul Mediterraneo per 193 Km (privato del sangiaccato di Alessandretta). Il territorio è formato da una serie di tavolati desertici, interrotti da rilievi. La rete idrografica: fiumi principali sono l’Eufrate (600 km in Siria), il Khabur (405 km), l’Oronte (325 km) e lo Yarmuk (80 km). POPOLAZIONE: Napoleone nel 1799 stimava 2 milioni e mezzo (compresi 320.000 cristiani e 120.000 drusi). Notevole accrescimento demografico dal secondo dopoguerra. La crescita annua del 3,5 % (2000-2009) è uno dei tassi più alti al mondo. Rilevante è anche l’emigrazione dei siriani verso l’estero. I conflitti in Palestina, in Libano e in Iraq hanno determinato l’arrivo di migliaia di profughi.. L’arabo è la lingua ufficiale. La Siria è un vasto e complesso mosaico di popolazioni e di religioni. Caratteristica precipua la presenza di gruppi religiosi dissidenti, cristiani o musulmani che, raccolti in nuclei assai compatti, formano dei gruppi etnici, quali maroniti, drusi, alawiti. In Siria più che la diversità di lingua e d’origine, ha importanza la diversità di religione: gelosa autonomia culturale. Sotto l’impero ottomano la principale divisione era tra la popolazione urbanizzata, rurale e nomade. Questi gruppi partecipavano a una economia comune ma in termini ineguali. Il contadino approvvigionava la città ma riceveva poco se non occasionale protezione contro i predatori nomadi. Il contadino scambiava con il nomade cereali e farina per carne, lana e letame animale. Nei periodi di carestia il nomade depredava le terre coltivate. Le città erano un centro commerciale e di scambi: dipendeva dal nomade per la carne e per i cammelli, per le guide e la protezione delle carovane dei mercanti. Il dominio straniero allargò la frattura sociale tra la città e la compagna poiché i dominatori stranieri occupavano solo le città. La campagna non fu in gran parte lambita da queste influenze, rimanendo un mondo a parte. I cittadini e i nomadi disprezzavano i contadini che costituivano la maggior parte della popolazione. La politica governativa baathista punta a trattenere la popolazione nelle aree rurali elevandone il tenore di vita (elettricità ai villaggi). Negli anni ’90 è rallentato il processo di urbanizzazione, ma è ripreso nel decennio successivo, raggiungendo il 55,7% degli abitanti. La popolazione è concentrata nell’area più occidentale, nei dintorni di Aleppo e lungo l’Oronte e anche nell’Hauran. Più a oriente i centri abitati sono quasi esclusivamente sui fiumi principale e alle falde dei rilievi. Nel deserto sono presenti poche oasi, la più importante è Palmira, già avamposto romano. ECONOMIA: Nell’antichità e nel Medioevo era un importante snodo commerciale tra Asia ed Europa, tra mondo arabo e bacino Mediterraneo e l’Occidente. Lo sviluppo del commercio oceanico ne ridusse l’importanza ma numerosi siriani rimasero dediti al commercio. Sotto la dominazione urca lo sfruttamento del suolo si ridusse gradualmente alle necessita della diminuita popolazione e per la trascuratezza in cui vennero lasciate le opere di irrigazione. L’agricoltura si risollevò sotto il mandato francese. Il suolo è fertile anche grazie alla vasta irrigazione e all’utilizzazione dell’acqua fluviale. Si è ridotta l’antica importanza commerciale e rimane un paese quasi esclusivamente agricolo. La regione agricola più rilevante è quella occidentale dove giungono le acque delle montagne. L’oasi di Damasco riceve mediante irrigazione le acque del fiume Barada che viene dall’Anti Libano. L’altopiano interno, in massima parte desertico, è utilizzato per il pascolo. Le coltivazioni sono limitate ad alcune oasi lungo l’Eufrate e i suoi affluenti. La superficie coltivata è il 32,2%. Grano e orzo sono diffusi in tutto il paese. Olivo, vite e fico sono diffusi in tutta la zona occidentale. Frutta: agrumi (in particolare arancio), dattero, banano e fico. A Damasco è abbondante l’albicocco, ad Aleppo il pistacchio. Il cotone è coltivato da lungo tempo. Gli ampi pascoli sono adatti solo ad animali di poche esigenze: asini e muli prevalgono sui cavalli. Il cammello è presente nella regione interna. La pesca d’acqua dolce e di mare è limitata. Negli anni ’20 vi era forte sproporzione tra esportazione e importazione: rapporto 2 a 5, ma il paese era considerato relativamente prospero perché a colmare il disavanzo concorrevano le rimesse degli emigrati, gli introiti del turismo, le spese della potenza mandataria per l’amministrazione e le spese militari: come “paese del confronto” nel conflitto arabo-israeliano la Siria ha speso nel settore militare fino al 30-40% del bilancio nazionale alla fine degli anni ’90. L’agricoltura occupa il 17% della popolazione attiva. L’allevamento riguarda soprattutto gli ovini. Dal 1974 il petrolio è la voce principale di esportazione. Per lunghi periodi furono consistenti gli introiti dovuti ai diritti di passaggio del greggio iracheno per gli oleodotti che giungono sul Mediterraneo, poi nel 1934 fu costruito l’oleodotto che dall’Iraq arriva a Tripoli in Libano, nel 1952 un altro oleodotto che giungeva a Banias in Siria, e un terzo oleodotto portava il greggio vicino a Sidone, in Libano, ma fu occupato in gran parte da Israele nel 1967. La produzione industriale è debole e diretta prevalentemente al mercato interno e assorbe il 16% della popolazione attiva. Importante è l’industria siderurgica (tubi per oleodotti), quella del cemento e gli zuccherifici. Le industrie meccaniche, elettriche ed elettroniche si limitano ad assemblare materiale proveniente dall’estero. Il turismo è una voce in crescita poiché per lunghi periodi l’instabilità regionale aveva ridotto il flusso turistico. La diga di Tabqa e la centrale elettrica alimentata dal bacino artificiale (lago Asad) furono costruite con l’assistenza finanziaria e tecnica dell’Unione Sovietica nel 1978. Da allora si è aperto un contenzioso con Turchia e Iraq per la ripartizione delle acque dell’Eufrate: l’aumento delle terre irrigue è legato all’accordo con la Turchia che, variando il flusso delle acque, ne condizione la qualità e la quantità a disposizione della Siria. DMS [Storia della Siria contemporanea – Mirella Galletti]

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ORIGINI: la presenza dell’uomo viene attestata tra paleolitico inferiore e medio. Intorno al 10.000 compaiono i primi villaggi di agricoltori sedentari. L’allevamento degli ovini si generalizza intorno al 6.000 a.C.. In questo periodo vi è anche una prima colonizzazione di Cipro. Una polarizzazione verso Sumer (Bassa Mesopotamia) compare nel IV millennio. Si attesta dal III millennio l’esistenza in Siria di rilevanti centri politici, economici e culturali. Nel primo quarto del I millennio si affermano ai margini del dissolto impero ittita i regni locali siriani (Karkemish, Aleppo, Guzana) con l’imporsi della componente aramaica. La storia della Siria è connessa alla sua posizione geografica, luogo d’incrocio tra Mediterraneo e la valle del Tigri e dell’Eufrate, tra Asia Minore, Armenia, Caucaso, Palestina ed Egitto. Gli antichi imperi mesopotamici ed egiziani lottarono per il suo controllo considerandolo un passaggio indispensabile per gli eserciti. Terra di passaggio e d’invasione, la Siria ha subito influenze culturali molto diverse e gli influssi delle civiltà della Mesopotamia e dell’Europa, dell’Asia Minore e dell’Egitto. Alla molteplicità degli influssi subiti dalla Siria corrisponde la complessità etnica del paese. Micrasiatici, hurriti, hittiti, egiziani, assiri, babilonesi, aramei e occidentali e, soprattutto, amurriti, costituiscono l’antica popolazione del paese. Nei tempo storici essa divenne sempre più semitica ed è rimasta tale fino al giorno d’oggi. Conquistata da Alessandro Magno (332 a.C.) divenne una satrapia dell’impero greco-macedone ed ebbe un accentuato processo di ellenizzazione delle città e della regione costiera. Morto Alessandro (323 a.C.) la Siria fu assegnata a un suo luogotenente, Seleuco I. Questi fondò uno stato seleucida che si estendeva dal Golfo Persico fino al Mar Nero con capitale Antiochia ed ebbero forte sviluppo le città dell’interno: Damasco e Palmira. I Seleucidi si sforzarono di organizzare uno stato in Asia con centro in Siria, per cui la Siria diventa tramite di civiltà orientali verso Occidente ma, soprattutto, riplasma la civiltà greca in Oriente, che passera agli arabi attraverso i cristiani siri. Il regno seleucide si sfaldò due secoli dopo. Pompeo costituì la provincia romana di Syria nel 62 a.C. che fu divisa negli staterelli di Palestina, Damasco e Homs. Poi, divisa in 5 province, diventò un ricco paese per il grano e l’olio. La Siria era un fervore di religioni tutte rivolte al concetto monoteistico della divinità. Si diffusero anche a Roma, intrecciandosi con il Cristianesimo. Gli apostoli Pietro e Paolo predicarono in Siria e ad Antiochia, dove i seguaci di Cristo ricevettero per la prima volta il nome di cristiani nel 43. Dalla fusione degli elementi semitico, greco e romano nacque in Siria, dal III secolo, quella cultura che si diffuse a Roma e in Occidente e che era sostenuta dalla dinastia siro-africana dei Severi. L’importanza politica, commerciale e strategica della Siria ne fece uno dei più importanti governi provinciali. Dopo la morte di Teodosio il Grande nel 395 la Siria venne a far parte dell’impero d’Oriente con capitale Costantinopoli. La regione decadde poiché i bizantini ne indebolirono l’amministrazione facilitando l’invasione dei re di Persia, che distrussero Aleppo e Antiochia nel VI secolo, r facilitarono la conquista degli arabi nel VII secolo. Dopo sette secoli di appartenenza all’Oriente romano, e un millennio di supremazia occidentale, la Siria voltò definitivamente pagina. DALLA DINASTIA OMAYYADE ALL’IMPERO OTTOMANO: la conquista araba determinò un decisivo e duraturo mutamento. Le truppe islamiche occuparono Damasco nel 635 e si assicurarono il controllo della Siria con la battaglia sullo Yarmuk spezzando la resistenza bizantina. La caduta di Damasco fu un evento epocale. Da allora la città entrò nell’orbita semitica, rivolgendosi verso il deserto e l’Oriente. L’amministrazione continuò a mantenere la struttura bizantina. L’arabo si impose come lingua ufficiale e soppiantò l’aramaico. La Siria fu divisa in 5 dipartimenti militari ed ebbe un ruolo di primo piano nella fase più antica e gloriosa dell’impero arabo. La dinastia Omayyadi ascese al califfato nel 661, Damasco diventò la capitale del nuovo impero del nuovo impero dopo la sconfitta dei partigiani del legittimo califfo Ali, cugino e genero del Profeta. Sotto la dinastia omayyade la Siria conobbe nuovamente prosperità. Svolse una politica tollerante verso l’elemento cristiano e le grandi conquiste a Oriente e a Occidente le diedero uno splendore e una potenza rimasti insuperati nella storia dell’Islam. La sua marina occupò le isole del Mediterraneo (Cipro, Creta, Rodi) e l’esercito giunse fin sotto le mura di Costantinopoli. Fu riorganizzata l’amministrazione, si sviluppò lo studio delle scienze, furono fondati moschee e palazzi e si impose l’architettura araba. Rivalità e debolezze interne minarono la stabilità della monarchia che alla metà del VIII secolo cadde sotto i colpi della dinastia abbaside proveniente dalla Mesopotamia. La sede del califfato fu portata in Iraq (Kufa e poi Baghdad) mettendo fine alla posizione di preminenza della Siria nell’impero arabo-islamico. Essa diventò una provincia importante per la posizione geografica al confine con Costantinopoli e punto di partenza delle spedizioni e guerriglie annue degli abbasidi contro i bizantini. Gli eretici Fatimidi d’Egitto occuparono parte della Siria dal 977 al 1098 accelerando la decomposizione politica del paese che si frazionò in piccoli principati indipendenti, a causa anche dell’anarchia beduina. Nel XI secolo i turchi selgiuchidi occuparono le province occidentali e i bizantini invasero Beirut, Homs e le città della valle dell’Oronte. In questo processo di disintegrazione molte delle precedenti dinastie locali furono sostituite da ufficiali selgiuchidi. Aleppo e Damasco restarono gli emirati più rilevanti. In preda all’anarchia, la Siria di trovò disarmata di fronte alle imprese dei crociati. I crociati fondarono un regno latino d’Oriente, contribuendo a modificare sensibilmente le strutture e la vita dei paesi che cercavano di sottomettere. La controffensiva islamica non si fece attendere. In Siria 2 battaglie: quella della vittoria di DMS [Storia della Siria contemporanea – Mirella Galletti]

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Saladino sui crociati nella battaglia di Hittin (1187) che portò alla riconquista di Gerusalemme e quella del 1360 quando il sultano mamelucco sconfisse l’esercito mongolo bloccando la sua avanzata. Figure importanti: Norandino che, nato ad Aleppo diede a Damasco la centralità nella regione. Ridiede unità alla Siria per la prima volta dalla dinastia omayyade; Saladino, curdo originario di Takrit in Iraq che conquistò l’Egitto fatimida, poi la Palestina e la Siria. Il XIII secolo rappresenta una delle epoche più brillanti della storia siriana e in particolare di Damasco che ridiventa centro politico, commerciale, industriale, intellettuale e religioso, strategico. Una roccaforte dell’ortodossia sunnita. La maggior parte dei monumenti della città risale a questo periodo. Con la caduta di Acri, nel 1291, terminò l’avventura dei crociati e la Siria tornò politicamente riunita a Palestina ed Egitto, sotto il sultanato dei mamelucchi. Il paese fu diviso in 6 governatorati con a capo un generale o un bey con poteri molto estesi e tenui legami con Il Cairo. Il paese cadde nell’anarchia e fu invaso dai mongoli. Nel 1401 Tamerlano saccheggiò Aleppo e Damasco. Nel secolo XV si indebolì il potere dei mamelucchi egiziani mentre si rafforzò la nuova potenza ottomana. Nel 1516 il sultano Selim I prese Aleppo, occupò la Siria che per quattro secoli rimase legata all’impero ottomano. Gli ottomani, pur essendo musulmani, non erano arabi e rimanevano separati dalla popolazione locale. Il turco divenne la lingua dell’amministrazione mentre l’arabo rimaneva la lingua del popolo e della religione. La struttura etnica e sociale della Siria rimase inalterata: araba e musulmana. L’autorità dei governatori (vali) era esercitata solo nelle città. Questa è l’epoca della maggior decadenza economica e spirituale della Siria, non solo per l’amministrazione ottomana ma ancor più perché la conquista del Crescente fertile coincise con i mutamenti delle rotte del commercio che ridussero il ruolo del Vicino Oriente negli scambi internazionali. Il Mediterraneo perse la posizione di predominanza che riacquistò parzialmente dopo tre secoli e mezzo con l’apertura del canale di Suez (1869). La Francia pose le basi per una presenza che sarebbe durata fino alla metà del XX secolo. . Iniziò il suo protettorato religioso dei cristiani in Oriente con la capitolazione stipulata nel 1535 tra Solimano il Grande e Francesco I che fu alla base del commercio e della supremazia francese nel Levante. Fu riconfermata nel 1940 con il trattato in base al quale i pellegrini francesi in Terrasanta e tutti i cristiani che visitavano l’impero ottomano erano sotto la protezione della Francia. La Francia riuscì gradualmente a estendere la sua protezione ai cristiani autoctoni, in particolare alla comunità maronita libanese. Gli inglesi nel 1581 fondarono la Compagnia del Levante che ebbe come centro Aleppo. Sulla scia dei commercianti europei giunsero missionari, insegnanti, viaggiatori ed esploratori. Fu così aperta la porta alle influenze moderne. Nel 1799 Napoleone, dopo aver conquistato l’Egitto, tentò di invadere la Siria ma desistette. Nel 1831-33 un corpo di spedizione egiziano ricondusse nuovamente la Siria sotto la dominazione dell’Egitto, ma a causa delle interferenze britanniche nel 1840 tornò sotto il dominio turco. Nella seconda metà del secolo XIX si acuì il problema della convivenza tra drusi e maroniti che sfociò nel massacro di 5000 cristiani a Damasco nel 1860 a cui seguì l’intervento militare francese che portò alla concessione dell’autonomia amministrativa al Monte Libano, con una forte presenza maronita. Dopo il 1864 la Grande Siria era divisa in tre vilayet (Aleppo, Damasco, Beirut), la provincia di Gerusalemme e la mutasarrifiya (governatorato) del Monte Libano. La politica di turchizzazione a oltranza accentuò l’opposizione siriana al potere ottomano. Alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, le rimesse degli emigranti risollevarono l’economia e si elevò il livello intellettuale. Le comunità cristiana e musulmana si aprirono all’influenza occidentale, in particolare a quella francese. La difesa della lingua e della cultura araba hanno posto la Siria, con l’Egitto, all’avanguardia della rinascita spirituale dell’arabismo moderno. Gli arabi siriani rivendicavano i medesimi diritti dei turchi, la decentralizzazione amministrativa della Siria. Il riconoscimento dell’arabo come lingua dell’istruzione e dell’amministrazione. Il concetto di nazionalismo, esaltando la secolarizzazione e i valori materiali, contrastava con gli ideali e le tradizioni dell’Islam. Le popolazioni di lingua araba insorsero nel 1916 contro i turchi, ponendo fine all’ideologia panislamica e sostituendola con l’unità panaraba basata sulla lingua e sulla cultura invece che sulla religione. Durante la prima guerra mondiale venne prospettata la nascita di un grande regno arabo indipendente sotto la sovranità hascemita nei territori arabi soggetti a Istanbul nei pressi del Crescente fertile (Iraq, Siria, Libano, Palestina, Giordania). Fisando in queste promesse Husayn, lo sceriffo della Mecca, capeggiò la rivolta del deserto guidata da suo figlio e dal colonnello inglese Lawrence d’Arabia. La vittoria doveva fruttare agli hascemiti e agli arabi cocenti delusioni, infatti la Gran Bretagna si era contemporaneamente impegnata sul futuro del Vicino Oriente in altri atti inconciliabili con i primi impegni: accordi Sykes-Picot per la spartizione dei territori arabi dell’impero ottomano in due zone di influenza francoinglese. Inoltre ci fu la Dichiarazione Balfour (2 novembre 1917) sulla progettata creazione di una national home o “sede nazionale ebraica” in Palestina.

2 – LE COMUNITA’ ETNICHE E RELIGIOSE

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Dalla “Siria storica” si sono irradiate le tre grandi religioni monoteistiche, si sono attecchite eresie e scismi, soprattutto nel periodo biz...


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