Storia dell\'Architettura PDF

Title Storia dell\'Architettura
Author Agnese Pernice
Course Storia Dell'Architettura Contemporanea
Institution Istituto Europeo di Design
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Lezione 8 - 17/01/18 - Svizzera e Austria Svizzera - Zurigo Lontana dalla questione delle ricostruzioni post-belliche, che oggi caratterizza la maggior parte delle metropoli europee, il dibattito culturale zurighese è fortemente influenzato dalla presenza dell’ETH, una delle più importanti scuole europee di architettura, al cui interno si svolge, dall’inizio del secolo scorso, un acceso dibattito tra attrazione cosmopolita e valori locali. L’insegnamento di Aldo Rossi all’ETH (1972-1974) ha influenzato le nuove generazioni di progettisti: le ricerche sulla città fanno parte dell’opera di Miroslav Sik, Marbach e Rüegg e Gigon & Guyer. La cultura politecnica emerge nell’opera di Camenzind Evolution o Burkhalter & Sumi, la cui attenzione al rapporto tra architettura e costruzione e alla sperimentazione sui dettagli tecnologici emerge anche in opere di carattere residenziale. Tra gli architetti contemporanei, un discorso a parte va fatto per Theo Hotz che, con il vasto ed eterogeneo corpus della sua opera, costituita di edifici residenziali, commerciali e per il terziario, ha sperimentato in modo originale le tematiche europee dell’hi-tech. Theo Hotz, Centro di telecomunicazioni Herdem, 1974-1978: Si trova alle porte della città, riferimenti hi-tech, la struttura è portata all’esterno, canali dell’aria enfatizzati e colorati. Theo Hotz, Edificio commerciale Feldpausch, 1992-1994: ha la stessa sensibilità, è tutto fuorché compatto, tutti elementi sono disegnati strutturalmente, si lavora con acciaio e vetro (tipici di hitech), si trova nel centro storico della città. Santiago Calatrava, Stazione Stadelhofen, 1983-1991: modulo antropomorfo. Dal punto di vista concettuale nasce da un’idea con ripetizione con simmetria rotazionale. Burkhalter & Sumi, Hotel Zürichberg, 1995: sperimenta dal punto di vista distributivo, hotel con forma ellittica, distribuzione data da una scala ellittica e le camere hanno un proprio livello. Ci sono tanti piani diversi. Burkhalter & Sumi, Case a schiera in Wehrenbachhalde, 2000-2001: Il materiale ricorrente è il legno, qui però viene un po rielaborato attraverso la riverniciatura, listelli di legno in orizzontale verniciati di rosso fuoco che vanno a nascondere la naturalità del materiale. Camenzind Evolution, appartamenti Sempacher, 2001-2002: un edifico che vorrebbe smaterializzassi e che ottiene questo scopo facendo collaborare forma e materiale. L’edifico mentre si inalza sembra scomparire grazie alla curva, l’effetto si ottiene tramite due pelli, quella esterna è rossa e l’altra sono lastre in vetro smerigliato che riflettono il contesto circostante e questo lo si vede dall’alto verso il basso, man mano che sale sembra perdere consistenza. Camenzind Evolution, Intervento di riqualificazione Seewurfel, 2004: I corpi di fabbrica sono semplici parallelepipedi di forma compatta, la superficie è fatta in legno riflettente, le facciate sono ricoperte da una seconda pelle in vetro per proteggere la parte sottostante in pattern di legno. Gigon & Guyer, Cabina di controllo ferroviario 1997-1999: affronta un tema meno nobile, questa struttura sorge a poca distanza dalla stazione centrale, la copertura di questa struttura è e dello stesso colore della polvere che viene sollevata quando i treni frenano ed entrano in stazione, in maniera tale che non si notino differenze di colore. Infatti questo edificio è rivestito di cemento pigmentato che ha il colore della ruggine per non cambiare colore nel tempo a causa della polvere, prevenire il viraggio cromatico. Gigon & Guyer, Appartamenti in Susenbergstrasse, 1998-2000: differenziare cromaticamente ogni corpo di fabbrica a seconda degli utenti, la differenziazione del colore è fatta sia per volumi che per superfici. La prima variazione di colore è quella tra corpi di fabbrica (grigio, giallo, arancione), la seconda variazione è tra le superfici: superficie esterna ha un colore, la parte interna un altro (grigio, rosso). 1

Gigon & Guyer, Complesso residenziale Brunnenhof, 2004-2007: c’è un rapporto natura-arte, un artista ha studiato la palette cromatica dell’edificio che va dai colori più caldi (sx) ai colori più freddi (dx), è interessante anche per la forma in quanto è costituito da una piega. Angelil, Graham, Pfenninger, Scholl, Ex-lavanderia Wollishofen 2002: intervento di generazione, con appartamenti uffici e un ristorante, questi volumi sono in legno anche la struttura è in legno, alle spalle dell’edificio c’è il lago, è stata lasciata la ciminiera della vecchia lavanderia come elemento significativo. Adrian Streich, Quartiere Werdwies a Grünau, 2004-2007: interessante dal punto di vista della densità, ha 8 piani, non è abbastanza basso da essere un blocco e abbastanza alto da essere torre. Grande qualità degli spazi aperti. Christian Kerez, Casa bifamiliare, 2005-2007 e Scuola Leutschenbach, 2005-2009: lavora sul rapporto tra struttura e involucro, la prima casa in ogni piano ha una struttura fatta in modo diverso, c’è una lastra e un setto disposto in una certa maniera. Adolf Krischanitz, Alfred Grazioli, Museo Rietberg, 2004-2006: edifici per la cultura, tema costruttivo del vetro serigrafato. David Chipperfield, Concorso per l’ampliamento della Kunsthaus, 2007: progetto in realizzazione, è la più grande galleria d’arte Basilea Nello scenario recente, la progettazione urbana a Basilea – a differenza di quella zurighese, concentrata più frequentemente sulle tipologie di carattere privato, residenziale e terziario – trova esiti più interessanti nell’edilizia pubblica o ad uso pubblico (teatri, musei, mercati). A differenza di quanto avviene a Zurigo, non è possibile per Basilea parlare di una vera e propria scuola di architettura locale, anche se la città può vantare un’importante tradizione in ambito architettonico. Lo scenario attuale vede la presenza di edifici realizzati da alcuni dei più noti architetti internazionali, come Santiago Calatrava, Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Richard Meier, Renzo Piano, e da architetti locali di grande notorietà come Diener & Diener o Herzog & De Meuron. Questi aspetti sembrano indicare una certa contrapposizione culturale tra Basilea,“polo svizzero dell’architettura internazionale” (nucleo di aggregazione in Svizzera di opere di grandi architetti internazionali), e Zurigo, “polo internazionale dell’architettura svizzera”. Frank O. Gehry, Museo del design Vitra, Weil am Rhein 1988-1989: riconducibile a quella serie di edifici anticipatori dell’architettura contemporanea (come il morris drift shop), forme irregolari infatti anticipa per molti versi quello che poi sarà del Guggheneim di Bilbao. Botta, Museo Jean Tinguerly, Basilea 1993-1996: tema della simmetria per traslazione, è uno stesso oggetto ripetuto tante volte lungo una direttrice retta, il materiale è la pietra. Piano, Museo della fondazione Beyeler Basilea 1994-1997: tema della pietra, l’elemento più riconoscibile è la copertura in acciaio che funge da elemento di protezione per la facciata. Herzog & De Meuron, Cabina di controllo ferroviario, Basilea 1992-1995: questo corpo di fabbrica è molto introverso, rivestito in lastre di rame con sottili feritoie nella parte superiore che si illuminano dall’interno di notte sembrando una sorta di faro sulla città. 2

Ticino A partire dagli anni Sessanta, alcuni architetti svizzeri, traendo ispirazione dall’opera di Le Corbusier, Louis Kahn, Carlo Scarpa e Giuseppe Terragni, hanno sviluppato un proprio filone di ricerca basato sulla reinterpretazione delle tematiche moderne attraverso le specificità del vernacolo locale e del paesaggio alpino. Oltre a Mario Botta, si sono distinti anche Aurelio Galfetti, Livio Vacchini e Luigi Snozzi, tutti studenti dell’ETH di Zurigo. - Aurelio Galfetti (1932) si è dimostrato molto sensibile alla trasformazione territoriale del Canton Ticino, nel suo passaggio dalla vita rurale ai nuovi complessi urbani: ha cercato di creare nuovi punti fissi per la città (monumenti), reinterpretando elementi di riferimento esistenti, come rilievi rocciosi o castelli (come nel Circolo del tennis a Bellinzona). - Luigi Snozzi (1932) ha realizzato architetture formalmente vicine al modello classico, spesso aperte al dialogo verso la città e verso il territorio. - Livio Vacchini (1933-2007), fortemente influenzato dall’opera di Louis Kahn, ha costruito edifici dalle strutture chiare e le geometrie semplici (come la Ferriera a Locarno). Galfetti, Circolo del tennis, Bellinzona 1983: qui l’immaginario è legato al territorio, sembra il muro di una fortezza, un muro che però è cavo nella parte destra ed è il corridoio distributivo degli spazi, apertura posteriore verso i campi, tema del paesaggio alpino, si ispira al paesaggio circostante rappresentato nella facciata. Snozzi, Complesso residenziale Stoa, Maastricht 2002: lavora sulla esattezza della geometria, è lo stesso modulo ripetuto lungo una direttrice retta, con facciate esterne fatte in mattone. Quest’edificio sarà lungo 200 volte un mattone. Vacchini, La ferriera, Locarno 2003: tema del trilite che è la più semplice configurazione di un nodo costruttivo, edificio di uffici dove abbiamo una doppia pelle, fuori una sorta di esoscheletro non portante infatti non appoggia al suolo, elemento di protezione. Uguaglianza tra strisce orizzontali e verticali e l’ispirazione la prende dalla casa del fascio. Mario Botta 1943 Dopo gli studi allo IUAV a Venezia (1964-1969), Mario Botta ha lavorato nello studio di Le Corbusier. Nel 1969 si è stabilito a Lugano, dove ha aperto un proprio studio di progettazione, e dal 1996 è professore all’Accademia di architettura di Mendrisio, da lui fondata. Fin dalle sue prime opere, Mario Botta ha mostrato le linee guida del suo lavoro: attenzione alle condizioni topografiche, utilizzo di tipi architettonici elementari, ordine geometrico e marcata artigianalità. Tra i suoi lavori più noti si ricordano musei, come il Museum of Contemporary Art a San Francisco (1989-1995) o il MART a Rovereto (1993-2002), chiese, come la Cappella sul Monte Tamaro (1990-1996) o la Sinagoga a Tel Aviv (1996-1998), abitazioni ed edifici per uffici. Casa rotonda, Stabio 1980-1981: cilindro con rivestimento in mattoni, questa colonna sull’angolo è un immaginario storico, questa apertura sembra disposta in modo simmetrico, ha un taglio a risega. Edificio per uffici “Ransila 1”, Lugano 1981-1985: interpreta tanti temi, materiale è il mattone, l’impianto è simmetrico, ma utilizzando come asse di simmetria lo spigolo del palazzo, le facciate prese singolarmente non sono simmetriche, l’albero sulla cima posizionato all’angolo è stato posizionato da Botta anche nei disegni cad, fa un riferimento alla torre Guinigi che ha come copertura degli alberi ed è il segno di Lucca, riferimento alla storia. Banca del Gottardo, Lugano 1982-1988: simmetria speculare dell’impianto di ciascun corpo di fabbri e poi idea di simmetria per traslazione, stesso modulo ripetuto per runa direttrice retta. 3

Scuola media, Morbio Inferiore 1972-1977: Idea di simmetria per traslazione con piccole variazioni nei corpi di fabbrica. Ma vince il rigore geometrico perché sono minime le variazioni. Museum of modern art, San Francisco 1989-1995: chiarezza volumi, idea della simmetria, del mattone, della luce che proviene da questo grande occhio inclinato a 45° che porta la luce zenitale all’interno. All’interno pietra liscia e morbida. Forma cilindrica, c’è sempre geometria. Cappella Monte Tamaro, Canton Ticino 1990-1996: realizzata sulla cima per il proprietario delle sciovie, corpo di fabbrica di forma cilindrica dove si appoggia un Percorso con un ponte, con una visuale sul panorama, il materiale è la pietra locale. Sinagoga Cimbalista e Centro ebraico, Tel Aviv 1996-1998: sinagoga (religioso) laico (centro ebraico). Massima astrazione dal luogo perché si realizza un progetto in mattoni e astrazione dall’uso perché nonostante i due tronchi di cono rovescianti contenga due usi differenti, le forme degli edifici sono esattamente le stesse. A funzioni diverse corrisponde la stessa forma o la stessa funzione? MART, Rovereto 1993-2000: spazio espositivo dove l’elemento caratteristico è una grande corte interna e una apertura dall’alto come riferimento al pantheon, simmetria per rotazione e il rivestimento è una variazione, la pietra gialla di Vicenza. Sedia Seconda 1982 e Poltroncina Charlotte 2001: le due opere sono piene della sua astrazione geometrica, la charlotte è un cilindro tagliato molto semplice che definisce la politica dell’autore, non segue l’ergonomia. Regionalismo Il linea di principio, perché rappresenta un concetto che implica fattori storici e culturali complessi, il regionalismo è un fenomeno che, invece di elaborare forme stilistiche, trae ispirazione dalla cultura architettonica regionale. Il “regionalismo critico” teorizzato da Kenneth Frampton, tra le sue più recenti declinazioni, si riferisce al confronto individuale con il luogo all’interno del contesto sociale. Tra gli architetti interpreti di un rinnovamento della cultura regionale, e della ricerca sulle specifiche risorse edilizie ed urbanistiche, ci sono Hassan Fathy in Egitto, Aris Kostantinidis in Grecia e Peter Zumthor in Svizzera. Peter Zumthor 1943 Dopo un apprendistato come falegname, Peter Zumthor ha studiato architettura di interni alla Schule für Gestaltung a Basilea e arredo al Pratt Institute di New York. Zumthor ha lavorato nell’ufficio per la conservazione dei monumenti nel Cantone dei Grigioni, e ha aperto un proprio studio ad Haldenstein (vicino a Coira) nel 1979. Oltre che da una certa chiarezza formale e tipologica, le opere di Zumthor sono connotate da una particolare qualità sensuale, che nasce da un uso molto controllato dei materiali, dei dettagli costruttivi e della luce. L’opera che ha reso celebre Zumthor sono i bagni termali a Vals (1991-1996), caratterizzati dall’integrazione con il contesto e dalla particolare sensualità nel rapporto tra masse e rivestimenti. The end of the Twentieth century, Tate Modern, Londra 1983-1985: la forma è assente, sono disposti in maniera irregolare all’interno della stanza. Therme, Vals 1991-1996: terme che sorgono come una sorta di prosecuzione della collins, l’edificio è l’estrusione della collina, il paesaggio è parte integrante del progetto. “Nel complesso l’edifico evoca una grande pietra porosa.” Cit. Materia: “la sezione e il prospetto sono disegnati da una serie continua di strati i pietra naturale, gneis di Vals, estratta 1.000 metri più in alto nella valle. Le pareti sono in lastre di pietra sovrapposte e in cemento armato. Questa tecnica costruttiva, ispirata agli antichi muri di contenimento e denominata dai muratori “muro composito di Vals”, è stata sviluppata appositamente per questo edificio” 4

Luce: Non è un caso che Zumthor abbia rinunciato a illuminare la sala termale con la luce naturale facendo ricorso ad aperture e finestre, preferendo i tagli operati tra le coperture, i pozzi di luce e una grande vetrata tra i pilastri. In una caverna si deve fare ricorso alla luce artificiale e le tre modalità di illuminazione che Zumthor ha privilegiato rimandano a esperienze lontane del mondo alpino e recuperano, per così dire, le più antiche memorie della luce in montagna. All’interno rivestito in pietra in liste molto strette e sottili che creano un micro rilievi valorizzato da questa luce che filtra da coperture come se lavassero di luce le pareti per dare una stupenda atmosfera. “Il dettaglio ha il compito di esprimere ciò che l’idea progettuale di fondo esige in quel determinato punto dell’oggetto: unione o disgiunzione, tensione o leggerezza, attrito, solidità, fragilità.” Cappella Bruner Klaus, Eifel 2007: Cappella realizzata da due contadini che volevano ringraziare per la vita che avevano avuto. Edificio singolare dal punto di vista costruttivo. Qui Zumbhor crea una pira di legna di forma conica e attorno ad essa viene gettato cemento. Ogni giorno un anello di cemento. L’edificio diventa poi un cono di cemento con dentro legname che poi si incendia facendo si che rimanga il cemento e che l’interno diventi cavo. La sagoma dei tronchi è ben visibile. Tecnica: tag verch. Egli parla dell’uso e dal luogo. “Lavoro sempre così. Parto dal programma, dall’uso (...), dal luogo (...). Il mio modo di procedere rispecchia il mio modo di essere e di rispondere a condizioni date, non è un atteggiamento teorico o programmatico (…) Appare forse un po’ strano – ma non per me – lavorare con materiali così elementari in un mondo sempre più dominato dalla retorica del virtuale. Nella mia opera la luce è luce, la materia è materia... Ho cercato di capire se è possibile lavorare con gli elementi fondamentali. Museo Kolumba, Colonia 2003-2007: costruisce sopra delle rovine, diventa una sorta di contenitore per ripararle, il modo di concepire i museo è particolare, quello che è importante non è il contenitore ma il contenuto, diversi principi, quello sulla sobrietà dei colori, il materiale utilizzato che è mattone Kolumba in questa tonalità neutra e valorizzare le cromi esistenti e la tecnica Filter Mauer Werk secondo qui i mattoni sono distanziati per creare dei piccoli ingressi di luce. “Se a Bilbao, con la sua scultura al titanio, Gehry ha inaugurato un nuovo corso nell’architettura museale, concentrando l’attenzione sul foyer, quindi sugli spazi pubblici in rapporto con la città, mentre gli ambienti destinati alle collezioni, e le collezioni stesse, passavano in secondo piano (...), a Colonia Zumthor ha riportato l’enfasi sullo spazio espositivo e sul ruolo che l’architettura può svolgere nel preservare e accrescere l’aura dell’oggetto artistico.” Cit Herzog & De Neuron Dopo gli studi all’ETH (Eidgenössische Technische Hochschule) di Zurigo, Jacques Herzog e Pierre De Meuron hanno fondato un loro studio a Basilea nel 1978. Nelle loro opere, Herzog & De Meuron hanno inizialmente sviluppato un particolare interesse per gli aspetti funzionali e per il tema dell’involucro esterno, risolto con particolari accorgimenti tecnologici sia attraverso materiali all’avanguardia che attraverso tecniche tradizionali, per poi concentrarsi sul rapporto tra struttura e partizioni orizzontali e verticali. Tra le opere più note, lo Stabilimento e Magazzino per la Ricola (1992-1993), la ristrutturazione di una centrale elettrica per la seconda sede della Tate Gallery a Londra (1998-2000) e la Cabina di controllo ferroviario a Basilea (1992-1995). Stabilimento/magazzino Ricola, Mulhouse Brunstatt 1992-1993: l’involucro assume diverse funzioni, vetro seligrafato su cui viete stampata una foglia diverse volte. “I magazzini della Ricola - mi confesserà Antonio Citterio - furono per noi giovani una rivelazione. Ci mostravano che c’era un modo di procedere che non era quello oramai asfittico dello storicismo del post- modern e nello stesso tempo che non si perdeva negli eccessi della forma, come avveniva per i decostruttivisti. Citterio in quegli anni era impegnato a Weil am Rhein e quindi si recava spesso a Basilea.” 5

Edificio per il marketing Ricola, Lauren 1999: involucro quasi ecologico, verde. Copertura a rete con il verde sia sopra che sulla parte orizzontale. Casa, Tavole 1985-1988: tema del minimalismo. Edificio fatto di tanti elementi quadri e cubici, struttura in cemento armato e il tamponamento è in mattoni, il tetto è semplicemente una lastra di metallo che fuori esce di poco per proteggere la facciata sottostante. Casa Rudin, Leymen 1996-1997: minimalismo si esprime attraverso la massima semplificazione della forma, la casa è il più possibile semplificata, base, tetto a falde, finestre, comignoli. È una casa dal punto di vista costruttivo sperimentale, si accede da sotto, cemento grezzo ovunque, rialzata e sorretta da un pilastro, sembra vuota sotto. Abitazioni in Rue des Suisses, Parigi 1999-2000: uno dei primi edifici nel campo delle abitazioni collettive, è un progetto definito Enfilles, corpo di fabbrica trattato in diversi moduli, sulla strada la faccia è rivestita in metallo, davanti c’è un corpo di fabbrica ricoperto in lamelle di metallo e davanti ancora si affacciano casette di metallo. Corpo di fabbrica alto con aperture metalliche che sono le stesse tra la parte della città e quella verso la corte interna. Tate modern, Londra 1998-2000: riqualificazione della ex centrale elettrica sulle sponde del Tamigi, viene trasformata in uno spazio espositivo ed è estensione di un altro corpo di fabbrica. Ponte di Foster...


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