Telesio, Bruno, Campanella PDF

Title Telesio, Bruno, Campanella
Course STORIA DELLA FILOSOFIA
Institution Università della Calabria
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BERNARDINO TELESIO. Bernardino Telesio nacque a Cosenza nel 1509 e si laureò a Padova nel 1535, pubblicò nel 1565 “La natura secondo i propri principi” e morì a Cosenza nel 1588. Egli considerava la natura come un mondo che si regge su principi propri che si può spiegare solo tramite essi, quindi l’uomo per conoscere la natura deve affidarsi solo ai sensi che gliela rivelano. Come sensibilità, l’uomo è egli stesso natura, dunque la sensibilità non è altro che l’autorivelazione della natura a quella parte di sé che è l’uomo. Telesio ritiene che la natura debba essere spiegata tramite le due forze principali che agiscono in essa, caldo e freddo: il caldo ha sede nel sole, dilata le cose, le rende leggere e adatte al movimento, mentre il freddo ha sede nella terra, condensa le cose, le rende pesanti e immobili. Affinché caldo e freddo possano lottare fra di loro è necessario che siano dotati di sensibilità, quindi solo sole e terra sono elementi originari. La fisica di Telesio si mantiene sul piano qualitativo, sebbene egli avverta l’esigenza di un’analisi quantitativa, necessaria per determinare la qualità di calore necessaria a produrre effetti in natura. Egli afferma di non aver condotto abbastanza studi sulla natura per poter determinare quale sia questo aumento quantitativo. Egli, riguardo alla visione di Aristotele di dio, afferma che l’azione di dio non può essere ridotta solo a motore immobile del cielo, ma che dio è il principio della conservazione di tutti gli esseri della natura e agisce per tramite di tutte le forze naturali. Per Telesio dio è garante dell’ordine e dell’autonomia della natura. Egli ritiene che l’anima umana sia un prodotto naturale ed attraverso essa l’uomo si riconnette alla natura ed è egli stesso natura. Per Telesio l’intera conoscenza umana si riduce alla sensibilità, che è la rivelazione che la natura fa a se stessa . Ogni sensazione è prodotta da un contatto fra l’anima e le cose esterne e consiste nella percezione che si ha delle cose materiali, cioè nella conoscenza. Alla sensibilità si riduce l’intelligenza, che consiste nell’estendere a cose non ancora percepite le qualità che l’anima ha già percepito nelle cose presenti. Anche la vita morale dell’uomo è ricondotta a principi naturali, infatti per egli il bene supremo è la conservazione dello spirito vitale nel mondo ed è anche la misura del piacere e del dolore (il piacere è tutto ciò che aiuta a conservarsi, mentre il dolore è tutto ciò che tende a danneggiare o distruggere). La virtù è la condizione necessaria per la conservazione dell’uomo nel mondo, perché impone alle passioni una misura che evita gli eccessi dannosi. Solo la vita religiosa non è riducibile alla natura per Telesio, poiché essa è aspirazione a un bene che non è conosciuto dai sensi e si rivolge a un mondo diverso da quello sensibile. Il soggetto della vita religiosa non può essere l’anima naturale, poiché non può andare oltre la natura, ma è un’anima infusa direttamente da dio, come forma “superaddittoria”. Quest’anima divina non condiziona la vita intellettuale e morale dell’uomo, ma condiziona la scelta fra bene naturale e bene sovrannaturale ed è la caratteristica originale dell’uomo di fronte a tutti gli altri esseri.

GIORDANO BRUNO. Il naturalismo di giordano Bruno è una “religione” della Natura, caratterizzata dal recupero di elementi del neoplatonismo e della magia. Bruno nacque nel 1548 a Nola, a 15 anni entrò in un chiostro domenicano a Napoli, ma a 18 anni ebbe i primi dubbi sulla religione cristiana e ciò lo pose in urto con l’ambiente ecclesiastico. Nel 1576 fu costretto a fuggire prima a Ginevra, poi Tolosa e poi Parigi, dove pubblicò nel 1582 la commedia “Il candelaio” e il primo scritto filosofico, “Le

ombre delle idee” e dove ottenne i primi successi come maestro dell’arte lulliana della memoria. Nel 1583 si trasferì in Inghilterra, dove insegnò ad Oxford, e nel 1586 in Germania, dove terminò i poemi latini. Accolse l’invito di un nobile veneziano che voleva essere istruito da lui nell’arte magica, ma fu denunciato all’inquisizione nel 1592, l’anno dopo trasferito a Roma e rinchiuso per 7 anni, in cui gli venne chiesto di abiurare le sue idee. A causa del suo rifiuto fu arso vivo a Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio 1600, senza essersi riconciliato con il crocifisso (dal quale distolse lo sguardo negli ultimi istanti di vita). Tutti gli scritti di Bruno hanno in comune l’amore per la vita nella sua potenza dionisiaca, nella sua infinita espansione. Questo amore per la vita gli rese insopportabile il chiostro e da esso nasce il suo interesse per natura, che sfociò in un impeto lirico e religioso e nella sua predilezione per la magia. Il naturalismo di Bruno è una religione della natura, egli si ritrova meglio nel simbolismo numerico dei neopitagorici che nella matematica scientifica e, dunque, il suo pensiero segnò una battuta di arresto nello sviluppo del naturalismo scientifico, ma espresse quell’amore per la natura che fu uno degli aspetti fondamentali del Rinascimento. Bruno ritiene la religione come un insieme di credenze ripugnanti e assurde, contrarie alla religione e alla natura, ne riconosce il valore educativo per i popoli (che con essa possono essere governati), ma ne rifiuta qualsiasi valore. Egli condannò anche il cristianesimo riformato, poiché negava la libertà, il valore delle opere buone e introduceva la discordia fra i popoli. Bruno però fa sua l’idea dominante del Rinascimento di una sapienza originaria che, tramandata da Mosè, è stata accresciuta e chiarita dai filosofi, maghi e teologi. Si rifà principalmente ai presocratici, poiché in essi vedeva uno schietto e immediato interesse per la natura. Bruno parla di dio come mente al di sopra di tutto e come mente presente in tutte le cose. Per egli dio è al di fuori del cosmo, è trascendente, inconoscibile e ineffabile e dunque è oggetto di fede. Dio è anche principio immanente del cosmo e risulta accessibile alla ragione umana. Dio è anche anima del cosmo, che opera tramite l’insieme di tutte le idee ed è causa e principio dell’essere (causa in quanto energia produttrice del cosmo, principio in quanto elemento costitutivo delle cose). L’universo è un immenso organismo dotato di un'unica e di un’unica materia: l’unica forma è dio, come anima fondatrice del mondo, e l’unica materia è la massa corporea del mondo. Per Bruno la materia non è pura potenza o assoluta passività, poiché ha le forme già in sé e costituisce un tutt’uno con la forma, poiché materia e forma sono due aspetti di quell’unica sostanza universale e infinita che è la natura. I concetti di materia e forma sono serviti a Bruno per giustificare e fondare l’identità della natura e di dio e una volta riconosciuta questa identità può utilizzare la speculazione teologica di Cusano per affermare che nell’universo vi è coincidenza fra gli opposti. Egli concepisce l’universo come infinito e ospitante in sé un’infinità di mondi e creature. Per egli il più alto grado della speculazione filosofica è la visione magica dell’unità della natura e perciò il filosofo è “furioso”, assetato di infinito ed ebbro di dio, poiché l’“eroico furore” è la traduzione naturalistica del concetto platonico di amore, che mostra come l’uomo, “arso d’amore”, non è pago dell’unità carnale con la donna e cerchi l’infinito, che è il solo a poter appagare le sue brame. Per egli la contemplazione di dio non è fine a se stessa , ma rappresenta un incentivo a fare come dio, ossia a realizzarsi come creatività, dando origine ad “altre natura, altri corsi e altri ordini”.

Egli si dichiara a favore della morale attivistica, che esalta i valori della fatica, dell’ingegnosità e del lavoro umano. Bruno ritiene che solo a pochi sia concesso di congiungersi con la natura , attraverso i vari gradi d’amore e si ha una spaccatura dell’umanità fra i pochi a cui è dato di accedere alla filosofia e il gregge dei rozzi popoli che devono essere diretti.

TOMMASO CAMPANELLA. Tommaso Campanella nacque a Stilo, in Calabria, nel 1568, entrò nell’ordine domenicano, ma fu accusato di eresia e si dice che ordì una congiura contro il governo spagnolo che avrebbe dovuto portare alla nascita di una repubblica teocratica con lui a capo. La congiura fu scoperta nel 1599 e fu portato a Napoli, dove si finse pazzo per sfuggire alla condanna di morte e rimase in carcere per 27 anni, componendo in questo periodo le sue opere maggiori. Nel 1626 fu liberato e portato a Roma, ma fuggì e si recò a Parigi, dove morì nel 1639. Campanella accetta la fisica di Telesio, ma cerca di integrarvi magia e metafisica , insistendo sull’universale animazione delle cose, che è il presupposto della magia. Egli ritiene che anche il caldo, il freddo e la massa corporea siano dotati di sensibilità, perché ciò che è nell’effetto deve ritrovarsi nella causa. Tutte le cose del mondo sono animate e c’è un’anima del mondo , che determina l’accordo che unisce le cose naturali, dirigendole tutte verso un unico fine e legandole tutte insieme nonostante le differenze. Di ciò si avvale la magia per effettuale le sue operazioni miracolose. Campanella ritiene che tutta la conoscenza si riduca alla sensibilità e che la vera sapienza è fondata sui sensi, mentre la conoscenza razionale è confusa e incerta. Il filosofo ammette un sapere originario di cui non si può dubitare, cioè la conoscenza innata che l’anima ha di se stessa. Questa conoscenza originaria appartiene a tutte le cose naturali, poiché sono tutte dotate di sensibilità, ma essa è oscurata dalla conoscenza acquisita, prodotta dalle cose esterne. Solo in dio, che è privo di conoscenze acquisite, la conoscenza innata conserva tutta la sua potenza. Secondo Campanella gli uomini sono consapevoli di sapere, di potere e di amare e bisogna ammettere che l’essenza di tutte le cose è costituita da queste tre primalità: il potere, il sapere e l’amare. Queste tre primalità sono però limitate nelle cose finite e vi sono tre primalità del non essere: l’impotenza, l’insipienza e l’odio. Solo in dio che è infinito le primalità non sono limitate dal non essere e attraverso le tre primalità dio crea e governa il mondo : dalla potenza di dio deriva la necessità, per cui ogni cosa non può essere o agire diversamente dalla propria natura, dalla sua sapienza deriva il fato e dal suo amore deriva l’armonia, per la quale tutte le cose sono indirizzate al fine supremo. La fisica e la metafisica di Campanella costituiscono il fondamento di una riforma religiosa ed egli tentò sempre di realizzare il suo ideale di Stato teologico universale, delineato nella “Città del Sole”. In quest’opera egli descrive la struttura dello Stato perfetto, governato da un principe sacerdote e assistito da tre principi collaterali, Potestà, Sapienza e Amore, che sono le tre primalità della metafisica. Questo Stato si basa sulla comunanza di beni e donne (sul modello platonico) e sulla religione naturale. Egli osserva che la religione naturale è innata in tutti gli uomini, che è il fondamento di tutte le religioni positive ed individua nel cattolicesimo la religione più vicina a quella innata, poiché è l’unica religione conforme a ragione....


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