Teoria DELL\' Impresa PDF

Title Teoria DELL\' Impresa
Course Economia industriale 
Institution Università degli Studi di Udine
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Summary

CENNI DI TEORIA DELL’IMPRESAL’impresa è l’oggetto di analisi principale dell’economia industriale. Ciò si differenzia dalla microeconomia in cui impresa e consumatore sono trattati con gli stessi strumenti; questo approccio diventa problematico quando l’impresa è dimensionalmente rilevante => pro...


Description

CENNI DI TEORIA DELL’IMPRESA L’impresa è l’oggetto di analisi principale dell’economia industriale. Ciò si differenzia dalla microeconomia in cui impresa e consumatore sono trattati con gli stessi strumenti; questo approccio diventa problematico quando l’impresa è dimensionalmente rilevante => problematico sia dal punto di vista economico e sia politico. Nei primi anni del ‘900 ci fu una prima ondata di fusioni negli USA che coinvolse il 15% di tutti gli impianti e lavoratori del paese. La fusione maggiore fu quella che coinvolse la Steel corporation, nata dalla fusione di 750 impianti, avente una capitalizzazione di circa 1 mld di dollari e controllava il 65% della capacità produttiva nazionale di acciaio (fu anche uno dei primi affari della J.P. Morgan). Anche il caso Standard Oil fece discutere tanto da dare il là alla nascita della normativa Antitrust. Standard Oil viene creata a inizio ‘900 attraverso un trust => soggetto centrale (trust) coordina molte imprese diverse => imprese distinte che operano come un unico soggetto. Standard Oil conquista il 90% del mercato e ciò si trasforma anche in potere politico dato dalla commistione tra economia e politica => acquisisce la capacità di influenzare le decisioni politiche a proprio favore. Standard Oil viene quindi divisa in 33 società diverse tra le quali Exxon, Chevron, ecc. (7 sorelle del settore petrolifero). Dal punto di vista teorico ciò metteva in discussione l’approccio classico. Oltre alla dimensione entrano in gioco anche le figure dei manager attraverso la necessità di staccare l’organizzazione dell’impresa dalla proprietà. In questo modo si inizia ad affermare il modello della s.p.a. (società per azioni) come modello istituzionale che dava (e da) la possibilità di realizzare maggiori investimenti. In una s.p.a.:  Aumenta il numero di soggetti proprietari  La gestione doveva essere delegata ad un soggetto specifico => avvento della figura dei manager e separazione tra proprietà e controllo Ciò pone dei nuovi e diversi problemi teorici portando allo sviluppo di una teoria dell’impresa differente da quella neoclassica e microeconomica. Oggi, ad esempio, vi sono imprese trans-nazionali che sono staccate dal territorio (Ikea, Starbucks, McDonalds’) le quali non presentano una evidente base produttiva ma sono presenti in molti stati anche se danno comunque l’idea di essere espressione di un determinato territorio. In sintesi:  L’impresa è il soggetto centrale nelle moderne economie di specializzazione  Fino agli anni ’60 la teoria economica era focalizzata sul funzionamento di mercati spot impersonali (scambi di beni per consegna immediata)  Le determinanti dei confini tra imprese e mercati sono spesso ignorati  I problemi connessi all’organizzazione interna delle imprese e ai meccanismi di allocazione delle risorse interna alle imprese sono considerati esterni al dominio dell’economia Impresa nella teoria neoclassica “il modello dell’impresa [nella teoria neoclassica] non è costruito, come molti scrittori credono, per spiegare o prevedere il comportamento delle imprese concrete: esso è invece costruito per spiegare e prevedere cambiamenti nei prezzi osservati […] per effetto di particolari mutamenti di situazioni […]. In questo legame causale l’impresa è solo un legame teorico, una costruzione mentale che aiuta a spiegare come si va dalla causa all’effetto”. Machlup, 1967. La teoria neoclassica tradizionale dell’impresa non si propone di rappresentare né da un punto di vista teorico né tanto meno con pretese di realismo, l’impresa come organizzazione complessa => la teoria dell’impresa è solo un elemento della teoria dei prezzi. La parte di prezzo spiegata è quella

legata dalla teoria della produzione che determina una curva di offerta crescente poiché per rappresentare un mercato si utilizza una curva di domanda crescente e una di offerta decrescente. L’impresa nella teoria neoclassica è vista come una scatola nera tecnologica di cui si ignora il funzionamento interno e come vengono prese le decisioni. L’impresa è rappresentata da una funzione di produzione tecnica in cui y è il vettore degli output e xi quello degli input misurati in unità di efficienza. In questa funzione l’imprenditore osserva e decide la migliore funzione di produzione possibile. La funzione di produzione rappresenta il legame tra input e output totale e l’assunzione è che la funzione di produzione incorpori l’efficienza tecnica => descrive l’insieme delle tecniche Paretoefficienti di produzione => gli input vengono associati al massimo output possibile senza spiegare come questi si utilizzano => si assume che gli input vengano sempre utilizzati al meglio (con tecnologia costante). L’interesse è poi posto più sul tema della sostituibilità rispetto alla reale esigenza di combinare i fattori produttivi. Sulla base di queste assunzioni, l’impresa deve decidere in merito a 3 opzioni:  Entrare sul mercato: confrontare costi e ricavi conoscendo input, prezzi dei fattori e curva di domanda da cui si decide se l’attività genererà dei profitti.  Dimensionare l’impresa  Livello dell’output In questo modello (molto semplificato) devono valere anche tutte le assunzioni sulla massimizzazione. L’impresa massimizza la differenza tra ricavi e costi correnti sotto l’assunzione che:  I benefici connessi alle proprie decisioni sono interamente misurati dal ricavo ottenuto  Gli oneri associati a ciascuna decisione produttiva sono misurati dai relativi costi di produzione In realtà in una scelta d’impresa c’è un elemento di anticipazione ovvero si anticipa una spesa (costo) per produrre qualcosa e venderlo sul mercato ottenendo dei ricavi => ricavi-costi=profitto. In un contesto di concorrenza perfetta non c’è un profitto positivo perché la tecnologia non è data e tutti hanno le stesse informazioni ma in realtà l’impresa opera in un contesto che è incerto riguardo al futuro => in questo contesto diventa rilevante conoscere quale sarà la futura domanda. F. Knight (opera: rischio, incertezza e profitto) distingue 3 profili di rischio-incertezza 1. Probabilità a priori: ci sono contesti in cui è possibile calcolare la probabilità usando strumenti matematici [es. lancio di un dado ma non vi devono essere elementi esterni che possano influire sulle probabilità reali] 2. Probabilità statistica: si stima una probabilità attraverso l’analisi empirica di ciò che è successo in passato => in questo caso si assume che ciò che è successo in passato si ripeterà => es. assicurazione danni in cui si determina il premio all’interno di una casistica più ampia; si fa una classificazione sulla base della propria esigenza di analisi 3. Vera incertezza: Knight osserva che i due casi precedenti non caratterizzano le decisioni economiche più rilevanti in cui il contesto decisionale è unico => in questi casi la decisione è unica e si basa sul giudizio individuale => decisione che può essere anche delegata al manager. La vera incertezza è anche ciò che giustifica il profitto dal punto di vista sociale. All’imprenditore viene comunemente attribuita una capacità di stima del futuro superiore agli altri => elemento decisionale superiore. L’impresa neoclassica ignora gli aspetti organizzativi ovvero quelli relativi all’organizzare le persone tra loro e con gli altri input. L’unico modo per fare ciò nel modello neoclassico è quello di integrare la funzione con degli “input produttivi” in cui xj sono gli input organizzativi.

Da un punto di vista dimensionale, la teoria neoclassica forse si adatta ad un’impresa di tipo artigianale (molto semplificata) ma non riesce a spiegare le maggiori imprese al mondo per dimensioni o lavoratori (classifica Fortune 500) (es. Walmart con più di 2 mln o le imprese del settore energetico o automotive). L’impresa neoclassica trascura quindi la complessità organizzativa delle imprese e non spiega la crescita dimensionale in un contesto in cui l’impresa e l’individuo sono due soggetti diversi e con obiettivi differenti la teoria neoclassica assume che gli obiettivi dell’impresa siano gli stessi dell’imprenditore. Interpretazioni alternative della natura dell’impresa nell’ambito della teoria neoclassica:  Impresa come funzione di produzione di squadra (Alchian/Demsetz) => l’output è un bene pubblico  Teoria transazionale (Coase/Williamson) => l’impresa emerge perché il mercato impone costi legati all’incertezza  Impresa come capitale conoscitivo (Nelson e Winter) => l’impresa emerge come gestore del know-how che non è condiviso da tutti (fallimento del mercato perché la conoscenza non è diffusa) Tutte queste teorie si possono riportare in ambito neoclassico in cui il mercato è considerato il miglior modo di allocare le risorse => le critiche al modello convenzionale rimangono all’interno della concezione neoclassica => si considera l’impresa come residuale rispetto al mercato. Elemento comune è la considerazione dell’impresa come market failure che richiede un’organizzazione diversa dal mercato => non c’è un mercato perfettamente concorrenziale e ciò giustifica l’esistenza di un’impresa. Impresa come funzione di produzione di squadra (Alchian/Demsetz) L’ipotesi centrale di questa concezione è che si possa considerare il rapporto titolare-dipendente in maniera analoga alle contrattazioni di mercato, quindi come il mercato “punisce” un comportamento non corretto, allo stesso modo si “punisce” il dipendente nell’impresa. Impresa come nexus of contracts, ipotesi: 1) Impresa come finzione legale: nexus di contratti che regolano i rapporti di agenzia. a) L’impresa è un insieme di contratti tra titolare (principal) e i proprietari degli input (agent) b) I contratti sono stipulati per l’utilizzo dei servizi offerti dai proprietari degli input al fine di ottenere un output c) I proprietari degli input hanno completa autonomia nei limiti di quanto definito contrattualmente d) Il titolare ha diritto di rinegoziare ogni contratto indipendentemente da quelli degli altri proprietari degli input e) I contratti hanno la stessa natura di quelli stipulati sul mercato (mercato perfettamente concorrenziale): ognuna delle parti può recedere senza costi perché non vi è specificità oggettiva (i) Come il mercato perfettamente concorrenziale coinvolge beni omogenei anche il mercato degli input lo fa: gli input sono omogenei e perciò è possibile sostituirli in ogni momento 2) Il titolare è residual claiment: ha diritto a disporre del reddito residuo una volta pagati gli input come contrattualmente stabilito. (a) Reddito residuo tra pagamento degli input e vendita output = profitto dell’impresa => il titolare ne è depositario La teoria principal-agent si basa sull’ipotesi che titolare e proprietario degli input abbiano obiettivi diversi e, per allinearli, bisogna farlo per mezzo di remunerazione.

Perché nasce l’impresi? La tesi dal punto di vista tecnologico è che esistano specifiche funzioni di produzione con determinate caratteristiche => L’impresa nasce dall’impiego di funzioni di produzione di squadra. Funzione di produzione di squadra:  Utilizzando congiuntamente vari input si ottengono risultati superiori rispetto a quelli ottenuti con l’uso disgiunto degli stessi (formalmente equivale a utilizzare una funzione di produzione superadditiva) => superadditività o In questa concezione la tecnologia è ancora un dato esterno che il titolare valuta solo rispetto alla sua convenienza o meno o Conviene quindi adottare queste funzioni di produzione => l’impresa nasce perché c’è un beneficio (beneficio potenziale) rispetto al lavoro disgiunto dei singoli  Conseguenza della superadditività è la non-separabilità dell’effetto della variazione dei singoli input sulla variazione dell’output o Derivata parziale incrociata è diversa da zero o Non è direttamente osservabile il prodotto marginale dei singoli fattori produttivi per effetto di una loro variazione o L’output della squadra assume le caratteristiche di bene pubblico Nell’ipotesi di assenza di unità di intenti, vi è la possibilità di comportamenti opportunistici da parte dei membri della squadra (free riding) => i singoli fattori produttivi potrebbero avere l’incentivo ad impegnarsi di meno offrendo una prestazione inferiore a quella prevista dal contratto. Alchian e Demsetz propongono una soluzione esterna all’impresa cioè il mercato perfettamente concorrenziale dei fattori produttivi:  Necessità di controllare (monitoring o metering) il comportamento dei proprietari degli input (per evitare comportamenti opportunistici) => controllo che la prestazione offerta sia coerente con quanto stabilito contrattualmente  Remunerazione dei proprietari degli input sulla base del loro effettivo contributo alla produzione Il monitoraggio può avvenire ad esempio attraverso la supervisione diretta ma ciò è possibile solo nel caso di attività semplici, ripetute e di carattere tendenzialmente manuale. Il monitoraggio avviene in attività tipicamente legate ai processi in linea (organizzazione scientifica del lavoro, Taylor,…) in cui si fissano dei benchmark di produttività ovvero degli standard che devono essere rispettati da tutti i lavoratori => se si può monitorare, si può incentivare il singolo lavoratore a rispettare le previsioni contrattuali. Questo contesto d’impresa è ancora simile all’artigianato. Inoltre, all’attività di monitoraggio di aggiunge (ed è ciò che ha maggiore efficacia) la c.d. minaccia di sostituzione che vincola ancor di più i proprietari degli input a rispettare i vincoli contrattuali poiché essendo in un mercato del lavoro perfettamente concorrenziale si può essere sostituiti immediatamente da un diverso input => ciò rappresenta un incentivo per i lavoratori al massimo impegno possibile. [il lavoratore è posto, in questo modello, in una posizione di inferiorità] La minaccia di sostituzione funziona ed è efficace perché i lavoratori sono concepiti come fungibili quindi tutti i singoli input sono sostituibili poiché le competenze hanno poca rilevanza e non vi sono figure con competenze “uniche”. Per valutare se far nascere un’impresa sarà quindi necessario confrontare i benefici dati dall’adozione di una funzione di produzione di squadra con i costi dell’attività di monitoraggio => l’impresa emerge quando i benefici sono maggiori dei costi del controllo. Oltre a determinarne la nascita, il confronto tra costi e benefici ne determina anche la dimensione poiché tanto più grande è l’impresa e maggiori sono i benefici dati dalla tecnologia ma allo stesso tempo crescono anche i costi per il controllo.

N.B. questo modello ha un buon funzionamento solamente se esiste un mercato perfettamente concorrenziale dei fattori di produzione => soluzione esterna all’impresa. Impresa manageriale e teorie manageriali dell’impresa => nella descrizione fino a questo punto l’attività dell’imprenditore coincide con l’attività di monitoraggio degli input, ma come si concilia ciò con la crescita dimensionale? Al crescere della dimensione dell’impresa si incrementa la separazione tra proprietà e controllo e ciò implica il fatto che il titolare tende a non svolgere più l’attività di monitoraggio ma la delega al manager => nuovo agent (lavoratore) => figura specifica e con determinate competenze. Chi controlla il controllore (manager)?  Il titolare dovrebbe monitorare anche l’attività del soggetto delegato a controllare i fattori produttivi  Il ruolo del manager è più rilevante nel caso di proprietà multipla o public company (azionariato diffuso) Da questo punto di vista emergono problematiche simili alle precedenti per quanto riguarda i comportamenti opportunistici dei manager; si assume che il manager abbia degli obiettivi propri come la massimizzazione dei ricavi. [manager più famosi sono quelli delle imprese maggiori] Nell’impresa manageriale (Berle & Means, 1932) si assiste alla separazione tra proprietà e controllo in cui  = problemi di agenzia tra management e lavoratori  + problemi di agenzia tra proprietari e management Le teorie manageriali dell’impresa (Baumol, 1959; Marris, 1964) nascono per analizzare gli incentivi all’azzardo morale del management e le soluzioni individuabili. Il problema si pone infatti per quanto riguarda il monitorare l’attività del manager, la quale non è un’attività semplice e ripetitiva ma è di carattere decisionale. L’idea è che questa attività presupponga competenze più specifiche e di conseguenza il mercato dei manager sia lontano da un mercato perfettamente concorrenziale dei fattori => figura difficilmente sostituibile in specifici contesti. Inoltre, quando c’è un numero ampio di titolari (es. molti azionisti con piccole quote) vi è anche una limitata capacità di monitoraggio perché chi vorrebbe monitorare dovrebbe sostenere dei costi e poi non otterrebbe necessariamente tutti i benefici derivanti da questa attività perché essi verranno divisi tra tutti i proprietari dell’impresa => non c’è convenienza a sostenerne i costi. Problemi di asimmetria informativa nelle decisioni economiche: 1) Adverse selection: asimmetria informativa ex-ante, ad esempio nella fase pre-contrattuale di scelta del manager 2) Moral hazard: asimmetria informativa ex-post, ad esempio asimmetrie che emergono nella fase post-contrattuale come informazione nascosta che il manager utilizza per il proprio interesse La teoria principale-agente suggerisce di individuare gli aspetti contrattuali che consentono di allineare gli obiettivi della proprietà (massimizzazione del profitto) con quelli dei manager (prestigio) => teoria che si occupa di come remunerare i fattori/input. Questa teoria afferma anche che è impossibile allineare completamente gli obiettivi delle due figure perché l’unico modo per farlo è l’acquisto dell’azienda da parte del manager. Gestione efficiente dell’impresa e disciplina del mercato In un contesto di separazione tra proprietà e controllo, oltre ai vincoli interni (teoria dell’agenzia), l’efficienza nella gestione dell’impresa è assicurata da: 1) Mercato del prodotto 2) Mercato del lavoro (di dipendenti e manager)

3) Mercato dei capitali Nel caso dei manager la minaccia di sostituzione è meno efficace perché il mercato dei manager non è perfettamente concorrenziale e inoltre i vincoli contrattuali sono meno forti perché l’attività del manager è di tipo decisionale. Quindi è molto importante il ruolo del mercato dei capitali => ruolo di disciplina rispetto al comportamento dei manager => efficientamento dell’attività dell’impresa. L’idea sottostante è che il mercato dei capitali consenta la sostituzione dei manager attraverso la possibilità di effettuale scalate azionarie da parte di un nuovo soggetto interessato ad acquistare l’impresa per farla operare al meglio (in maniera più efficiente) => in questo caso la minaccia di sostituzione consiste nel fatto che può cambiare la proprietà dell’impresa e il manager può essere sostituito per arrivare ad una gestione più efficiente. [anni ’80 fenomeno dei “rider” che acquistavano imprese per smembrarle, rivenderle “a pezzi” e mantenere solo il core business] Valutazione dell’impresa da acquisire per chi effettua una scalata: di norma il riferimento è il rapporto valutativo dove Vm è il valore di mercato (capitalizzazione di borsa) e K è il valore contabile dell’attivo di bilancio. Se V in questo caso si potrebbe anche smembrare l’azienda e vendere separatamente gli asset. Potrebbe inoltre esisistere un valore V* che esprime il valore di V alla massima efficienza, quindi fino a che V il capitale azionario deve essere contendibile. Ci potrebbero essere dei casi in cui l’impresa non è quotata oppure pur essendo quotata il capitale azionario è posseduto da soggetti che non lo rendono contendibile sul mercato.  Problema relativo all’analisi di Fama ovvero come ci si possa formare delle aspettative circa il modo in cui i prezzi si formano => una qualsiasi aspettativa deve basarsi su delle informazioni perché di fatto il valore di mercato è il valore attuale di una serie di flussi futuri di profitto attesi dall’impresa (quindi si acquista oggi per avere poi un valore maggiore domani). Per quanto riguarda il secondo punto, come si valuta se il valore di mercato è effettivamente indicativo dell’efficienza dell’impresa stessa? Secondo Fama il prezzo (valore di mercato) si forma sulla base delle aspettative che si formano sulla base delle informazioni di cui si dispone. Fama individua 3 forme di efficienza dei mercati finanz...


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