Uganda - articolo riassunto PDF

Title Uganda - articolo riassunto
Author Francesca D'Alfonso
Course Antropologia dei media
Institution Università degli Studi di Torino
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Riassunto dell'articolo sull'Uganda...


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UGANDA PRIMO ARTICOLO: La nascita del cinema ugandese 1. L’Uganda al cinema 2016: lungometraggio Disney The queen of Katwe , diretto da Nair e ambientato nella capitale dell’Uganda. Storia vera-romanzata di Phiona che vive in una misera baraccopoli ed è campionessa mondiale di scacchi; la madre è interpretata dalla pluripremiata Lupita Nyong’o. Successo mondiale. E’ uno dei pochi prodotti cinematografici internazionali dedicati all’Uganda e all’Africa subsahariana. Prima, nel 2006: una produzione internazionale si occupa di questo paese: il film L’ultimo re di Scozia (diretto da Mac Donald) narra la storia di Amin, brutale dittatore tiranno del paese fino al 1979. L’attore Forest Whitaker ottiene l’oscar come miglior attore. La vicenda è osservata dagli occhi del medico personale di Amin (europeo, terrorizzato) e ripropone un episodio della storia africana dominato da ingerenze internazionali, potere e violenza. In generale le produzioni rivolte a un pubblico occidentale mostrano un’immagine pre-confezionata dell’Africa (stereotipi). Es. nei film degli anni 50 torna il mito dell’esplorazione di un’Africa oscura e misteriosa da parte di avventurieri europei pronti ad affrontare indigeni primitivi e animali selvaggi. Si sa poco della ricezione africana di questi prodotti, pensati a consumo degli occidentali; sembrano torvare accoglienza fredda nei contesti che vogliono rappresentare (come avviene anche nella letteratura africana). In Uganda, negli ultimi anni, per facilitare la visione di questi prodotti, si è diffusa la pratica di tradurre i dialoghi in luganda (lingua parlata dal gruppo maggioritario del paese), attività svolta da interpreti locali; questa tecnica è divenuta una vera e propria arte, talvolta eseguita durante la performance dal vivo. Dagli anni 80, grazie alla diffusione delle tecnologie analogiche e digitali, la fruizione del cinema internazionale è entrata nella vita quotidiana degli ugandesi. La produzione cinematografica locale si è sviluppata in due fasi:  

Periodo coloniale e immediatamente post: film educativi prodotti da tecnici inglesi + manodopera locale. Questo settore continua con la produzione di film finanziati dalle ONG e agenzie internazionali Ultimi 10 anni: fermento cinematografico nuovo, industria creativa e originale animata da giovani autori ugandesi

2. La colonia Le storie del cinema africano evidenziano spesso la differenza tra lo sviluppo del cinema delle colonie francofone e la diversa situazione di quelle anglofone. Il governo francese sostenne attivamente la nascita di una cinematografia africana, offrendo ai giovani talenti africani la possibilità di andare in Francia a formarsi per poi sostenere le loro produzioni. 1969: creazione del FESPACO, Festival del cinema panafricano nella capitale del Burkina Faso. Nulla di tutto ciò avvenne nelle colonie inglesi: gli sforzi si concentrarono sulla produzione di film coloniali/documentari con intento educativo, mentre mancò il sostegno alla nascita delle cinematografie locali. Gli inglesi tentarono infatti di educare e civilizzare i loro soggetti; negli anni 30 viene lanciato il BEKE, progetto ideato da un missionario americano al fine di sviluppare una struttura di produzione cinematografica nelle colonie. Questo esperimento promosse la realizzazione di filmati educativi per pochi anni. Avendo compreso le grandi potenzialità comunicative che il cinema poteva offrire nei contesti a-grafi, gli inglesi produssero una serie di film muti e brevi fiction. I film venivano proiettati all’aperto nei villaggi tramite schermi e furgoni. Gli analfabeti dei remoti villaggi restavano profondamente impressionati e divertiti dagli spettacoli. Mentre gli inglesi ritenevano di poter educare gli africani attraverso il cinema, gli africani resistevano con ironia ai tentativi di

colonizzare le loro menti -> tentativo grottesco di connettere i soggetti coloniali con il centro metropolitano. Dipinti come dei sempliciotti e stupidi, gli africani necessiterebbero della missione civilizzatrice di cui l’Europa si è incaricata; più che di film educativi si tratta di film di propaganda coloniale, in grado di instillare persino negli africani il senso della loro inferiorità

3. L’indipendenza In Uganda l’idea di organizzare una Film Unit per realizzare questo genere di filmati si consolidò negli anni a cavallo dell’indipendenza. Negli anni 60, la neonata Uganda Film Unit , fu dotata di attrezzature e personale -> produzione di filmati e attualità cinematografiche relative agli avvenimenti locali. Nel 1966 l’Unesco realizza una survey in cui la Film Unit ugandese fu descritta in condizioni stagnanti e demoralizzanti; insistette sulla necessità di coordinare le attività della Film Unit con quelle dell’Uganda Television. Nello stesso periodo si era sviluppata la distribuzione di film stranieri nelle sale. Oggi, la maggior parte dei grandi cinema si sono trasformati in luoghi di culto delle chiese pentecostali che mescolano liturgia e intrattenimento. Dopo l’Indipendenza, le sale proiettavano regolarmente film hollywoodiani molto apprezzati dal pubblico che pur comprendeva poco dei dialoghi in inglese. A quel tempo il teatro era molto popolare, poiché introdotto come materia di insegnamento nelle scuole missionarie. Le scuole rivolte ai figli dei leader tradizionali utilizzavano il teatro come veicolo di civilizzazione dei nativi (recitazione di testi inglesi). Parallelamente venivano organizzati spettacoli teatrali recitati in luganda, inizialmente improvvisati e basati su folklore-mitologia locali, poi questo teatro si consolida e soppianta le rappresentazioni in inglese (anni 50). 1959: inaugurato Uganda National Theatre: il teatro abbandona progressivamente la sua impronta coloniale per aprirsi verso tradizioni locali. Il teatro in luganda è basato su storie locali, arricchito da strumenti musicali e performance coreutiche ; genere estremamente popolare in tutto il paese. La società precoloniale aveva già sviluppato forme di arte performativa; prima dell’arrivo degli europei in tutti i regni dell’Africa si erano sviluppate tradizioni musicali raffinate (es. musica di corte

4. Gli anni della dittatura Durante le dittature di Amin e Obote ogni espressione artistica di derivazione occidentale venne ostacolata o proibita; le sale cinematografiche smisero di funzionare con l’eccezione del teatro in luganda, pur sottoposto alle pressioni del regime. Coloro che provarono a denunciare i crimini del potere attraverso il teatro vennero esiliati o repressi. Amin proibì il cinema, non voleva film stranieri; voleva evitare che gli africani si occidentalizzassero e insegnar loro come ribellarsi all’occidente -> le sale cinematografiche si trasformarono in teatri e Amin stimola l’industria teatrale; il teatro rimane vivo e diventa un buon business -> periodo dittatura = anni d’oro teatro ugandese (unica forma di espressione artistica tollerata). Si formò una tradizione di storie in una prima fase improvvisate e successivamente trascritte e pubblicate. Nel 1986, anno in cui l’attuale presidente Museveni conquistò il potere (> stabilità) si formarono numerose compagnie che allevarono attori di talento. Questa ricca tradizione teatrale, in grado di rivisitare il teatro occidentale arricchendolo di elementi della tradizione locale, alimenterà la realizzazione di programmi televisivi locali per poi trasferirsi all’interno della produzione cinematografica.

5. La nascita di una cinematografia locale: primi esperimenti Con la pace riportata da Museveni e dal suo National Resistance Movement tornò la libertà di espressione + diffusione tecnologie video a basso costo -> gli ugandesi si inoltrano nella comunicazione audiovisiva (le prime sperimentazioni video furono registrazioni di piece teatrali e lentamente si intuirono le grandi potenzialità del

linguaggio cinematografico). Alcuni dei primi esperimenti produttivi vennero realizzati presso l’Uganda Television, il canale televisivo pubblico. Tra gli autori, Misamvu frequentò un Master in Television, Film and Radio a NY (a differenza della maggior parte dei colleghi autodidatti). Nei primi anni del governo Museveni , Misamvu e altri artisti avevano iniziato a realizzare produzioni indipendenti; la loro diffusione televisiva riscosse un enorme successo. Solo all’inizio del 2000 verranno realizzati veri e propri prodotti cinematografici locali. 2005: primo lungometraggio ugandese Feeling Struggle , che si ispira alla società ugandese e alle sue contraddizioni date dalla modernità. Come avveniva nel teatro in luganda, l’espressione artistica è usata per narrare storie locali + spazio di riflessione sui cambiamenti della società -> forme espressive fruibili da tutti(mentre la comunicazione scritta resta per pochi). Tasso di alfabetizzazione 70 % -> intrattenimento e informazione si appoggiano alla tradizione orale

6. L’impulso nollywoodiano A partire dal 2005, la produzione cinematografica ugandese è andata costantemente aumentando e migliorando. Le ONG promuovono un cinema con finalità educative, l’UCC punta allo sviluppo industriale del settore, ostacolato dalla pirateria. Il passaggio dalla fase sperimentale (cinema ancorato alla tradizione teatrale locale) a una fase più matura (che valorizza le specifiche possibilità espressive del linguaggio cinematografico) è statoaccelerato dalla diffusione del cinema nigeriano giunto in Uganda alla fine degli anni 90 : I Nigeriani hanno trasformato il cinema africano in un

fenomeno commerciale, vi hanno aggiunto la dimensione eocnomica. Ora in tutta l’Africa consumiamo film nigeriani che parlano della nostra vita quotidiana. La cinematografia di Nollywood è ormai considerata la terza industria cinematografica al mondo per numero di film prodotti, dopo USA e India. Caratteristiche:   

Nata negli anni 90 grazie alla diffusione delle tecnologie video a basso costo Proudzione di film con budget bassissimi Distribuzione nella forma home video (VHS, DVD)

La sua fortuna è data dalla combinazione di investimenti contenuti e enormi possibilità distributive. Il sistema Nollywood è una rivoluzione nel mercato della produzione audiovisiva. Nollywood ha ambientato le sue storie perlopiù nel ricco mondo del business dell’Africa urbana con rifermenti alla dimensione spirituale, violenza, ostentazione del lusso ed erotismo -> elementi essenziali per garantire successo commerciale -> star system. Nollywood ha un’imponente dimensione produttiva ed economica ed è uno degli episodi più originali della scena mediatica mondiale. I film prendono le distanze dalla cinematografia africana d’autore degli anni post indipendenza che incontra il pubblico quasi esclusivamente nei festival; le produzioni nollywoodiane, al contrario, sono dirette esclusivamente al pubblico africano proponendo temi direttamente derivati dagli scenari dell’Africa urbana emergente.

7. Kampala: down-town e uptown cinema La sovrabbondante produzione nigeriana si è rapidamente diffusa in tutto il mondo utilizzando un mix di ingese, igbo, yoruba + sottotitoli -> lingua inglese africanizzata.

Feeling struggle prima fiction ugandese che ricrea il modello nollywoodiano. Questa industria cinematografica è una miniera d’oro per l’occupazione.

L’attuale produzione cinematografica ugandese è articolata nel seguente modo: 



Opere della down-town: giovani poco scolarizzati che si lanciano nel business del cinema con lo scopo principale di fare incassi; budget limitati e realizzano film in pochissimo tempo; il lavoro di attori e tecnici non è pagato. Appena montati, i film vengono riprodotti su DVD per essere direttamente commercializzati o proiettati nelle salette. La down-town realizza anche video musicali, cortometraggi e film di famiglia Opere della up-town: prodotti sofisticati da proiettare ai festival e immettere sul mercato internazionale; giovani che sfruttano opportunità formative talvolta per produzioni di contenuto educativo -> si precludono lo sfruttamento commerciale

Mughisha: regista ugandese più celebre a livello internazionale; The boda boda thieves tributo al capolavoro del neorealismo Ladri di biciclette : Ladri di biciclette ci ha fatto pensare che l’Italia del dopoguerra poteva essere

simile all’Africa di oggi. In entrambi i casi la gente era dotata di una straordinaria resilienza. Quello che capitava da voi allora accade qui oggi. Per questo pensammo che sarebbe stato interessante raccontare questa storia da un punto di vista africano e concentrarci sui giovani. Perché qui l’80% della popolazione è giovane. Il modello del cinema che ci interessa fare è un realismo sociale in cui gli attori recitino in modo spontaneo e i temi sono veri. Il cinema che si proietta in Uganda è soprattutto costituito da film americani di fantasia, ove la realtà manca. Il pubblico ugandese è rimasto deluso dal film, che non riesce a coniugare la volontà di narrare storie locali con lo stile che il pubblico africano, da Nollywood, sembra prediligere (storie di potere, passione, tradimento e stregoneria). I suoi successi precedenti furano presentati in numerosi festival europei e americani e grazie ad essi ottenne finanziamenti internazionali. All’opposto dello stile di Mugisha, nei bassifondi malfamati della down-town, troviamo l’esperienza di Wakaliwood e l’inventore Geoffrey: film realizzati con mezzi di fortuna grazie a straordinaria creatività e ispirati al genere Kung fu; storie giunte all’onore di cronache internazionali. Who killes captain Alex due milioni e mezzo di contatti, dotato di commento in inglese; metafilm in cui i tipici prodotti americani vengono imitati con trovate giocose; effetti speciali casalinghi, recitazione improvvisata, costumi improbabili -> burlesca mimesi del cinema occidentale che diverte moltissimo gli ugandesi. A metà tra down-town e up-town troviamo l’opera di Ken, pluripremiato all’ultima edizione dell’Uganda Film Festival. Sceneggiature efficaci e stile definito; fotografia raffinata e mezzi estremamente poveri; gira in un’unica location -> abbatte costi ma è vincolato a un racconto incalzante. I temi rinviano alla sensibilità locale e storie di stregoneria. Suspense e recitazione efficace di attori down-town: Queste persone si impegnano di più. La gente di

down-town vuole fare business , sa che un film può essere girato in una settimana. Sono professionisti conosciuti nel mondo del cinema commerciale e famosi in Uganda.Determinazione, creatività e freschezza down-town + talento innato ed esperienze formative di Ken. Temi d’attualità e trattazione drammatica.

SECONDO ARTICOLO: Le nuove giustificazioni della tortura nell’età dei diritti. Modernità e violenza – i martiri dell’Uganda

1. La violenza e i suoi mutamenti nell’Africa dei Grandi Laghi L’Africa si è a lungo confrontata con la violenza in varie forme; nel ventesimo secolo le popolazioni hanno sofferto violenza estrema finalizzata alla loro eliminazione e sofferenza (trattamenti degradanti, crudeli e inumani dichiarati contrari ai diritti universali della persona. In particolare la regione dei Grandi Laghi è stata scenario di ripetute esplosioni di violenza. In epoca pre-coloniale la regione era divisa in regni con modello politico centralizzato e la vita degli abitanti era travagliata da conflitti interni ed esterni violenti. Con la colonizzazione il ricorso alla violenza si diffuse secondo un nuovo modello pervasivo: la colonia rappresenta il luogo dove l’esercizio del potere è al di fuori della legge e può assumere forme brutali. Negi anni caotici che seguirono lo smantellamento del regime, la violenza riesplose:   

dittature di Obote e Amin in Uganda Seko nei territori congolesi Genocidi in Burundi e Rwanda

In Uganda, Museveni, al potere dal 1986, ha ristabilito ordine politico e sociale che rispetta la Convenzione contro la tortura (ma le cronache riportano notizie di abusi + child sacrifice). In Burundi e Rwanda ci sono state ondate di massacri sostenute dai governi, mentre le potenze europee fingevano di non vedere; il genocidio del 1994 ha causato la morte di un milione di persone. Le conseguenze del genocidio e dell’espulsione dei gruppi genocidari hanno contribuito a destabilizzare la limitrofa regione congolese -> guerra civile che tuttora devasta il territorio. La violenza estrema sui corpi riappare nello stato moderno con dimensioni ampie rispetto allo stato pre-coloniale e diventa violenza di massa. L’organizzazione politica tradizionale, finalizzata al mantenimento dell’ordine, faceva ricorso a forme di violenza legittima con significati rituali; nella situazione di emergenza e crisi successiva, la violenza perde connotazione rituale e diviene strumento di esercizio di potere fondato sul terrore. Episodio della storia ugandese: persecuzione dei martiri cristiani del 1886, prima manifestazione di un modello con cui il sovrano crea clima di terrore attraverso spettacolarizzazione delle torture.

2. Il regno del Buganda all’alba della colonia Il regno sorse tra il XVI e il XVII secolo; sistema monarchico con forte dimensione rituale religiosa. Il sovrano kabaka regnava con altre figure, tra cui madre e sorellastra -> condivisione potere. La compresenza maschile e femminile era sempre presente. Il sovrano trae potere e legittimità da un processo di sacralizzazione e l’organizzazione dello Stato si basava su intreccio di fattori politici e religiosi. Nel XIX secolo il potere dei kabaka era al suo apogeo; ma l’arrivo di mercanti, esploratori e missionari destabilizzò il sistema -> intensifica violenza, fino a divenire violenza istituzionalizzata; il kabaka poteva esercitare diritto indiscutibile di vita e di morte sui sudditi + sacrifici umani: esecuzioni di massa drammatiche e spettacolari, si uccidevano prigionieri colpevoli e persone innocenti (con il loro sangue rafforzano il potere del kabaka). I metodi di uccisione sono amministrati da carnefici professionisti. Nell’era pre-coloniale si giunge alla violenza bruta: emergono capi che regnano attraverso il terrore e sostituiscono coloro che proteggono i seguaci. Tendenza a smembrare i corpi + fuoco per bruciarli vivi -> propagarsi del terrore in regni che tradizionalmente contestano le amputazioni e modificazioni corporee-> violenza particolarmente

impressionante. Lo Stato ganda e sovrano esercitavano legittimamente queste forme estreme di violenza come ostentazione di potere -> atti dimostrativi + dimensione rituale + controllo sociale -> pace. Durante i regni di Ssuna e Mutesa la violenza aumenta come reazione verso gli attacchi esterni; si usa il terrore per garantire rispetto verso un potere che si sente in pericolo e che non si accontenta della pena capitale. Le esecuzioni di massa si moltiplicano e le vittime accettano il proprio destino nell’interesse nazionale (mantenere in armonia mondo dei vivi e dei defunti). Il re poteva e doveva uccidere chiunque commettesse un reato o si ribellasse, ma anche un innocente, per ostentare potere.

3. La persecuzione dei convertiti L’arrivo delle religioni del Libro trasforma il sistema politico tradizionale. I primi missionari anglicani giungono alla corte del kabaka nel 1877. Il sopraggiungere delle Chiese anglicana e cattolica, che si aggiungono ai musulmani presenti a corte, scatena conflitti -> clima caotico e ultimi anni violenza di Stato, abolita ufficialmente nel 1890 con proclamazione protettorato inglese. Fino al 1886 vengono eliminati paggi di corte che praticavano le nuove religioni. Il contesto in cui la persecuzione si consuma è quello di un regno in crisi: l’introduzione dei nuovi sistemi religiosi aveva sgretolato l’autorità del kabaka; cristianesimo e islam erano entrati nella corte e tra i paggi. Alla corte del Buganda esisteva un regime di genere: le principesse erano considerate uomini per lo status aristocratico e non potevano sposarsi o avere figli; gli uomini comuni a palazzo erano considerati donne; il sovrano possedeva a suo piacere uomini o donne e praticava l’omosessualità con i paggi. L’ingresso delle religioni monoteiste entra in conflitto con questa visione del genere, della sessualità e del corpo. I paggi si trovano in conflitto tra fedeltà assoluta al kabaka ...


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