Uomini e no - Riassunto dettagliato PDF

Title Uomini e no - Riassunto dettagliato
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Catania
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Riassunto dettagliato dei vari capitoli e dei saggi presenti nell'edizione. ...


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Uomini e no – Elio Vittorini Introduzione: Vita dell’autore

Elio Vittorini nasce a Siracusa (il padre era ferroviere) e, durante la sua vita, oltre che scrittore, è stato anche traduttore e consulente editoriale: filtra le proposte culturali da offrire al pubblico, dunque è un organizzatore culturale. Già da ragazzo manifesta subito il suo carattere ribelle ed esuberante: all'età di 15 anni, infatti, scappa di casa per poi essere ritrovato poco dopo; a 20 anni è già sposato e la moglie è la sorella di Salvatore Quasimodo. Dopo essersi sposato, va a vivere a Firenze, la culla della tradizione letteraria, e lì entra in contatto con molti personaggi importanti che influenzeranno la sua poetica. In un primo momento della sua vita, Vittorini aderisce al fascismo, in quanto inizialmente si presenta non come un partito, ma come un movimento (il cosiddetto "fascismo di sinistra"): dunque, un giovane intellettuale si sente a suo agio nel dinamismo di questo movimento, che diventa simbolo di rivoluzione e che si oppone alla borghesia (un movimento "anti-borghese" è un movimento che si oppone al conservatorismo). Tuttavia, negli anni 30, quando c'è la guerra civile spagnola, Vittorini pensa che il fascismo intervenga a favore di operai e contadini, mentre invece interviene a favore di Francisco Franco. Inizia così la crisi di Vittorini e il suo allontanamento dal fascismo: è questo il periodo in cui fa un salto e aderisce al partito comunista perché attratto, ancora una volta, dal suo movimentismo. Superato questo periodo di incertezza, Vittorini entra attivamente nella Resistenza e ai partigiani: dopo l'arresto di Mussolini voluto dal re Vittorio Emanuele III, la guida del governo viene assunta da Badoglio (membro del Partito Nazionale Fascista), il quale, rendendosi conto che ormai la guerra era impossibile da continuare, l'8 settembre 1943 firma con gli anglo-americani l'armistizio di Cassibile. Dopo aver saputo dell'armistizio, i tedeschi liberano Mussolini e l'Italia si trova così divisa in due: al nord, la Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò) di Mussolini; al sud, il governo Badoglio alleato con gli anglo-americani. Inizia così la Resistenza, intesa come l'insieme dei movimenti politici e militari che si opposero al nazifascismo per la liberazione italiana: i partigiani (socialisti, comunisti, anarchici, monarchici, repubblicani, liberali e democristiani) sono proprio coloro che danno vita alla Resistenza e che alla fine, riuscendo a liberare le città del nord dai nazifascisti, catturano Mussolini e lo fucilano. Dopo la guerra, Vittorini fonda "Il Politecnico", una rivista innovativa ed eclettica che si occupa di tutto (economia, società, arte, letteratura), ma che non è una rivista di partito: tuttavia, il segretario del partito comunista vuole un maggiore inquadramento di massa e Vittorini, rimasto privo di finanziamenti, è costretto a chiuderla. I romanzi "Uomini e no" di Vittorini (1945) e "Una questione privata" di Fenoglio (1963) presentano delle affinità e una linea di coerenza, tuttavia risalgono a due periodi differenti: "Uomini e no" risale al primissimo dopoguerra, mentre "Una questione privata" a qualche anno dopo (Fenoglio è più giovane e pensa già in maniera diversa rispetto a Vittorini).

Uomini e no – Analisi Il mito della felicità naturale, la coscienza del male, dell’ingiustizia che gravavano sulla società, l’aspirazione a diventare autonomi dai condizionamenti della vita storica si riversano sulle sue pagine. Vittorini è sempre teso a ridimensionare realisticamente la sua filosofia di vita e di scrittura. Le sue rinunce mostrano in ugual modo l’artificiosità della propria tensione narrativa e lo strazio del tentativo di ricomporre, almeno su carta, un mondo popolato di umanità e di violenza, di “uomini e no”. Il romanzo di Vittorini attira l'attenzione di Noventa, secondo cui il romanzo è bello proprio perché è lacerato: la contrapposizione tra Enne 2/io e tra Enne 2/Berta riflette il dramma della modernità, ovvero quello tra sfera pubblica e sfera privata (Enne 2 è, infatti, un personaggio pubblico che ha diritto e dovere di uccidere e Berta è la sua vita privata). L'intento del romanzo è proprio quello di riflettere su questa frattura tra pubblico e privato. C'è nel romanzo una forte componente retorica. Scritto tra la primavera e l'autunno del 1944, l'opera è composta da 136 piccoli capitoli, di cui 23 scritti con stile e finalità differenti dal resto: questi capitoli, scritti in corsivo, sono un momento di riflessione dell'autore, "spettro" che si innesta nella narrazione interrompendola e commentandola. In questi capitoli l'autore medita e dialoga

con Enne 2, il protagonista del romanzo. Questi capitoli hanno anche l'obiettivo di rallentare il ritmo della narrazione, reso accelerato dalla presenza dei dialoghi, trasportandola in un'atmosfera "soprareale" tramite una riflessione sulle situazioni che il protagonista sta vivendo. In Uomini e no si trova la ricerca dell'autore di nuovi moduli espressivi che, insieme al bisogno di realtà, soddisfino anche la necessità di scandagliare gli animi e le passioni dei protagonisti con l'occhio attento del poeta. Sulla scia dell'ermetismo, l'autore cerca di rappresentare la realtà con simboli, metafore, in modo da poter raccontare una verità assoluta e una riflessione universale attraverso il racconto di una storia particolare. La lingua è semplice, perché parlata da persone umili, e lo stile ne segue il passo. In alcuni casi, quando a parlare sono due tedeschi, c'è l'inserimento di parole straniere a delineare comunque una certa dose di realismo. Per quanto uscito nel 1945 e scritto nel mezzo della lotta partigiana, il romanzo non è una celebrazione della Resistenza (per quanto se ne legga l'intrinseca necessità), ma pone numerosi dubbi su quanto è accaduto e, al momento della sua realizzazione, sta accadendo: sul senso profondo del combattere e morire, sull'umanità e sulla non-umanità anch'essa propria dell'uomo. In definitiva, sull'essere uomini e no. Enne 2, per quanto capo partigiano, non rappresenta l'eroe della resistenza né la sua esaltazione: il protagonista è in realtà un uomo problematico, tormentato e disperato, privo della fede politica assolutamente certa di Gracco o della semplicità di Lorena (emblema della volontà del popolo di resistere sempre e comunque). Lo stesso nome delinea una divisione interna al personaggio. Egli non è un "combattente puro", ma è anche un intellettuale, con i suoi dubbi e le sue domande che non smetterà mai di porsi. Il protagonista lotta contro il fascismo come dittatura per una liberazione dell'uomo che crede fermamente possibile. Tale liberazione, però, non è da intendersi esclusivamente dal punto di vista politico, ma anche da un punto di vista intellettuale: il "fascismo" dentro ognuno di noi, che regola i rapporti tra gli uomini e i rapporti tra uomo e donna, che divide gli uomini in gruppi (partigiano e nazista, intellettuale e uomo d'azione), che genera il dramma di Berta nel suo dividersi tra due uomini. Grande importanza riveste anche il dramma di Berta, dominato dal perenne conflitto tra la razionalità e la rassegnazione, che determina il suo rapporto con il marito e il suo amore per Enne 2. Proprio la presenza del personaggio di Berta e il suo rapporto con il protagonista generarono notevoli perplessità nella critica, che vedeva divise le due sfere. A ben vedere, tuttavia, questa netta divisione non esiste: come due facce della stessa medaglia, entrambi gli aspetti rappresentano la necessità di mettersi in discussione e vivere una vita attiva. Tale congiunzione si nota soprattutto nella scena in cui Berta vede i cadaveri a largo Augusto. Quando Berta gli rivela l'impossibilità assoluta del loro amore, Enne 2 entra in una fase di crisi esistenziale che lo porta a riflettere sulla guerra, sui compagni caduti e sulla natura della malvagità umana. In definitiva, sull'essere uomini e no. La sua impossibilità a vivere una vita autentica, con la donna che ama, lo porta a decisioni estreme: quando viene identificato e localizzato dai nemici non scappa, ma resta in attesa di Cane nero, per ucciderlo, anche se ciò gli costerà certamente la vita. Dopo la morte del protagonista, negli ultimi otto capitoli, il "testimone" viene portato avanti dall'operaio che avvisa Enne 2, nuova forza agli ordini del gruppo partigiano. La sua incapacità di sparare al tedesco, al suo oppressore e nemico, è il simbolo di una speranza dopo gli orrori della guerra e della lotta partigiana: quella che la solidarietà possa spezzare le differenze che dividono gli uomini. L'operaio, infatti, vede se stesso negli occhi del ragazzo tedesco, immaginandoselo nei panni da lavoro da operaio, con le mani sporche come le sue. In quei momenti, il ragazzo è andato oltre le divisioni che la situazione ha imposto e ha visto un essere simile a lui anche dietro la maschera del conquistatore e del nemico; ha superato quelle divisioni che, a partire da Conversazione in Sicilia per arrivare alla "teoria della fraternità" che richiama Walt Whitman, Vittorini aveva sempre tentato di superare. Il romanzo "Uomini e no" è un romanzo sulla Resistenza, ambientato nella Milano occupata dai nazifascisti: nel titolo è presente una contrapposizione tra uomini (coloro che sacrificano la loro vita per gli altri, alludendo ai partigiani) e non uomini (coloro che sono cattivi per natura, i nemici, alludendo ai nazifascisti. Il romanzo "Uomini e no" è un romanzo sulla Resistenza, ambientato nella Milano occupata dai nazifascisti: nel titolo è presente una contrapposizione tra uomini (coloro che sacrificano la loro vita per gli altri, alludendo ai partigiani) e non uomini (coloro che sono cattivi per natura, i nemici, alludendo ai

nazifascisti). Il protagonista è Enne 2, il capitano di un gruppo di partigiani: nel testo non si vengono mai a sapere il vero nome e cognome del protagonista, ma viene chiamato con il nome in codice con cui lo chiamano i suoi compagni. Le vicende di Enne 2 in quanto partigiano vengono narrate in terza persona, ma a questo Enne 2 in terza persona (dunque oggettivo) si contrappone l'io, quello che chiama “Spettro”, di Enne 2 in prima persona (dunque soggettivo): mentre le vicende di Enne 2 in terza persona vengono scritte in tondo, le riflessioni dell'io di Enne 2 vengono scritte in corsivo. Siamo già, dunque, in presenza di tre separazioni: quella tra uomini/non uomini, quella tra oggettività/soggettività (terza/prima persona) e quella tra tondo/corsivo: questa scissioni rappresentano il fatto che negli esseri umani c'è la compresenza di almeno due personalità e, in particolare, la separazione interiore dell'intellettuale tra "dover essere" (ciò che è davvero) e "dover fare" (il senso del dovere).

Trama Inverno del ’44, Milano. Inverno mite, lo afferma il librario. Il più mite dal 1908. Lo disse anche l’anno precedente. Un uomo con la bici rincorre una donna, che pare aver riconosciuto. Quando la ferma, ne è sicuro. Le dice: “Hai mai visto un inverno simile? È come tu sei stata”. Senza che lei abbia ancora detto nulla, lui la prende e la porta fuori dalla folla, vicino al marciapiede. Le dice che un inverno così non c’era da quando lei è nata, dal 1908. Dopo, i due camminano sottobraccio. Vogliono fare l’amore, così lui la porta nel posto in cui dorme, in fondo a corso Sempione. Lei dice di sentirsi come una donna che va a letto con tanti uomini e che vorrebbe essere più giovane di lui. Vuole far presto, fare in modo che il sesso inizi e finisca presto. Scopriamo che lui, adesso, si chiama Enne 2 e lei Berta. Davanti a un rastrellamento lui si ferma e le dice di scendere dalla bici (adesso sono entrambi in bici), poi le dice di risalire. Berta segue Enne 2, poi, a un certo punto, non guarda più nemmeno dove la stia portando. Ad aprire la porta ai due c’è una donna dai capelli bianchi, una certa Selva. La vecchia afferma di aver visto Enne 2 con tante compagne, ma mai con la sua compagna. Chiede se Berta abbia o meno un uomo. Lei rimane muta, non risponde. È confusa. Enne 2 spiega alla signora la situazione, e cioè che sono capitati davanti a un rastrellamento. La signora risponde che, infatti, ha sentito Cane Nero e che è un peccato che Berta non sia la compagna di Enne 2. A Selva piace Berta. Enne 2 concorda, ma vorrebbe saperne il motivo. Selva gli dice che, semplicemente, lo vorrebbe vedere felice. Se gli uomini non sono felici, niente avrebbe senso. Selva dice che i due non sono felici. Enne 2 sostiene il contrario, ma Selva smaschera sia Berta che Enne 2, rivelando che quest’ultimo ha peggio di un letto su cui non dormire: un vestito da donna dietro la porta. Selva fa notare come tutto ciò è incoerente. Come si può lavorare per la felicità degli uomini se loro per primi, i partigiani, non sanno cosa renda felice un uomo? Berta piange perché Selva ha ragione. Vorrebbe essere la compagna di Enne 2. Chiede all’uomo spiegazioni a riguardo. Scopriamo che Enne 2 è stato arrestato a maggio dell’anno precedente e che c’è rimasto fino all’agosto di quello stesso anno. Quando è uscito di prigione, nonostante la dedizione di Berta, non è mai andato a cercarla. Enne 2, comunque, ha ripreso a lavorare poco prima di Natale. A questo punto, Berta tace e lascia che Enne 2 l’abbracci. Selva è andata e non tornerà fino al giorno successivo. A Berta, comunque, è passata la tentazione di farsi prendere da Enne 2. Non si sente a suo agio a non essere ufficialmente la sua donna e di essere, invece, la donna di un altro. Prima si sentiva in quel modo perché pur di essere sua potrebbe anche essere d’altri. Enne 2 cerca qualcosa da bere. Berta non vuole che lui le voglia male. Vuole che la ami, ma sa benissimo che se andassero a letto insieme lui non potrebbe sopportare la sola esistenza dell’altro uomo di lei. Enne 2 le propone di essere soltanto amici, ma lei non vuole perché sa benissimo che per loro due è impossibile a causa di quello “spettro”. Enne 2 dice che è possibile, dato che lui e lo spettro sono amici già da 10 anni. Enne 2 le assicura che andrà a cercarla, ma lei non abita più a Milano. Lui adesso deve andare, perché ha un appuntamento. Prima di andare, le chiede perché non abita più a Milano. Lei gli ricorda che la sua casa è stata distrutta. I due si salutano. Enne 2 va davanti a un’edicola. Si avvicina una signora che, in gran segreto, gli passa una rivoltella. Tre uomini lo aspettano poco più in là. Enne 2 guida così un attentato in cui vengono uccisi quattro militari tedeschi e il capo del tribunale. Dopo, Enne 2 torna nella sua camera.

Lo Spettro (“la cosa tra lui e lei”) di cui abbiamo parlato prima fa visita a Enne 2. Enne 2 è però abituato a vedere la rappresentazione della sua privazione, della mancanza di lei. Come il vestito che tiene appeso dietro una porta. Ma di chi è quel vestito? Preso dalla nostalgia, Enne 2 chiede a Spettro di rivivere un giorno della sua infanzia inserendo nel ricordo anche Berta. Lo Spettro gli fa notare che loro due non erano nemmeno nella stessa regione quando erano piccoli, ma a Enne 2 non importa. Vuole vivere un momento felice della sua vita. Dell’infanzia di Berta, Enne 2 sa che abitava in campagna. Allora i due entrano in un gran giardino. In quella fantasia è già sera. Sentono la voce di Berta e di altri bambini piccoli. Nella sua fantasia, Berta sta pattinando con i pattini a rotelle. Enne 2 si trasforma in bambino per giocare con Berta, ma quando i suoi amici lo trattano male lui fa notare di essere nei GAP. Enne 2, di nuovo adulto, è indispettito perché lei non l’ha riconosciuto. Spettro gli consiglia di mostrarsi a lei com’è ora, ma la cosa non va bene. Enne 2 vorrebbe solo che lei non si sposasse con l’altro. La mattina dopo Lorena, l’unica persona a conoscere la posizione di Enne 2, lo avverte che alle cinque il comando dei patrioti si riunirà. I due fanno sesso. Enne 2 non vuole che ricapiti più perché ama un’altra (Berta). Lorena afferma che sarebbe un peccato se non dovesse succedere più. Spettro gli chiede se vuole rivivere un giorno della sua infanzia, magari con lei. Enne 2 gli dice di no. Quella sera, Enne 2 incontra Baffi Grigi e Occhi di Gatto. Constatano che il tribunale ha già un nuovo presidente, quindi può riunirsi anche subito, di sera. Baffi Grigi dice che lo faranno quella notte stessa. Assieme a Testa Rasa decidono di sopprimere il nuovo presidente, così 40 dei loro non verranno fucilati l’indomani. Durante la riunione del tribunale, irrompono nella sala e fanno una strage. Enne 2 e Spettro, durante questo attacco, immaginano l’infanzia di lui e di lei insieme, quando Berta aveva 13 anni e la sua compagna di stanza è morta. Nella sua immaginazione, per impedire che lei sposi quell’uomo, la porta in Sicilia, lontano quindi da Milano. Vediamo qui il fratello che, mandando la luce negli occhi della nonna con un pezzo di vetro, dà fastidio alla nonna. La madre lo richiama e il fratello va da lei. La madre lo rimprovera e gli requisisce il pezzo di vetro. Nonna e madre parlano e salta fuori che padre non solo ferra i cavalli, ma scrive e interpreta delle tragedie. Enne 2 presenta Berta alla sua famiglia, presentandola come sua moglie. Nonna e madre vanno fuori di testa, sebbene non abbiano niente contro Berta. Il padre è invece contento di averla in casa, dato che la definiscono –anche se impropriamente- “Principessa cinese”. Quando Enne 2 le chiede perché ha fatto intendere che è cinese, Berta gli chiede perché lui ha fatto intendere che sono sposati. I ragazzini si accorgono che la cassa ella morta del collegio li ha seguiti. Ve ne sono altre uguali, dove vi sono gli uomini che Enne 2 e i suoi compagni hanno ucciso. Nella realtà, Berta va da Selva. Selva le rivela che Enne 2 si dà da fare con altre due donne, e cioè Selva stessa e la sua “portatrice”. Riprende il discorso sulla felicità. Enne 2 deve avere una compagna per essere felice. Berta rivela di essersi sposata dieci anni prima e di aver conosciuto Enne 2 subito dopo il matrimonio. Sono passati due giorni da quando ha visto Enne 2. Alla fine, dopo questa chiacchierata, Berta va a prendere il tram per giungere a piazza della Scala. Camminando, vede che la gente è agitata. Chiede il motivo, le rispondono che non c’è niente di straordinario. Ma alla fine, vede i cinque corpi allineati sul marciapiede. Torna da Selva. Ma ci sono anche altri morti, gente comune. Coloro che hanno fatto il colpo, Enne 2 compreso, sanno bene il perché di quelle morti. Perché hanno ucciso una bambina, due ragazzini, due donne e un vecchio? Perché per ferire l’uomo bisogna colpire dove è più debole: infanzia, vecchiaia, amore. Tra le vittime, comunque, c’è anche qualcuno dei loro. Berta non trova Selva in casa. La cerca in giro, ma non la trova. Alla fine, scoppia a piangere. Un vecchio le domanda perché, ma lei il perché non lo sa. Si scopre che piange per i morti. Il vecchio le dice che piangere è accettare e che non bisogna accettare. Dai morti bisogna imparare quello per cui sono morti. Il vecchio scompare e Berta lo cerca. Finisce di nuovo dinanzi ai morti e inizia a riflettere sulla sua situazione amorosa, su quanto certe questioni siano effimere rispetto a questo. Enne 2 e Berta si rincontrano. I due vogliono amarsi, ma alla fine Berta lo lascia perché è restia a lasciare il marito. La repressione da parte delle truppe tedesche e del regime fascista, però, continua: Giulaj, un venditore ambulante che per autodifesa ha ucciso Greta, la cagna del generale Clemm, viene fatto sbranare da due cani per ordine di quest'ultimo. Segue una riflessione su come anche i “cattivi” siano uomini. Enne 2 con il suo gruppo di partigiani decide allora di compiere un altro attentato, questa volta ai danni del capo fascista Cane nero. L'operazione, però, fallisce, ed Enne 2 viene identificato: viene promessa una

grossa taglia a chiunque sia in grado di dare informazioni utili sulla sua posizione. A dirglielo è Lorena, mandata da Gracco stesso, che gli comunica di non poter più lavorare a Milano. Gli viene detto di abbandonare il suo rifugio e di andare altrove, però Enne 2 rifiuta. Lorena aspetta tutta la notte sulla sedia per amore suo, sebbene Enne 2 sia chiaro nel stabilire il loro tipo di relazione. Vengono a trovarlo molti compagni, cercano di convincerlo… ma invano. Lui aspetta Berta, che gli aveva detto che sarebbe tornata. Ma no...


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