Verga PDF

Title Verga
Author Jacqueline Morales
Course Letteratura italiana
Institution Università di Bologna
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Summary

appunti di verga
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Description

VERGA Nasce a Catania nel 1840 e muore nel 1922 sempre a Catania. Giovanni Verga è considerato come uno degli intellettuali più importanti della letteratura italiana operante nel contesto storico letterario dell'Ottocento. Giovanni Verga è conosciuto come il padre fondatore del verismo in Italia e nelle sue opere rappresenta scene umili tratte da contesti di vita quotidiana. Lo scrittore italiano è nato in Sicilia nel 1840 e scrive dei romanzi molto noti, come per esempio I Malavoglia in cui lo scrittore siciliano descrive le vicende di una famiglia di pescatori, il cui capostipite è Padron N'toni. Nel romanzo, tra i più celebri di Verga, vengono descritte scene di vita quotidiana e di vita semplice. Tra gli altri romanzi di Giovanni Verga ricordiamo La roba, La lupa, Fantasticheria, Cavalleria Rusticana, Rosso Malpelo, in cui vengono descritte le vicende del giovane Rosso Malpelo che lavora in età molto giovane. In questa novella viene descritto tantissimo il tema dello sfruttamento minorile, all'epoca molto diffuso nelle fabbriche e in molti luoghi di lavoro. Indice Vita e Opere di Giovanni Verga - Versione alternativa 1 Verga e il verismo Biografia e Opere di Verga - Versione alternativa 2 Vita e Opere di Verga, riassunto - Versione alternativa 3 Poetica e opere di Verga - Versione alternativa 4 Pensiero di Verga - Versione alternativa 5 Vita e Opere di Verga, sintesi - Versione alternativa 6 Analisi delle opere di Verga - Versione alternativa 7 Biografia e pensiero di Verga - Versione alternativa 8

Vita e Opere di Giovanni Verga La vita: Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri. Si dedicò al lavoro letterario e al giornalismo politico senza prima finire gli studi e questa formazione irregolare segna la sua fisionomia di scrittore particolare, che si allontana dalla tradizione di autori con una profonda cultura umanistica. Il gusto di Verga si forma attraverso gli scrittori francesi moderni di vasta popolarità, ai limiti con la letteratura di consumo; insieme ai romanzi storici italiani, queste letture lasciano un'impronta sensibile nei primi romanzi di Verga. Nel 1872 si trasferisce a Milano, centro culturale più vivo della penisola, dove entra a contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Nel 1878 avviene la svolta verso il Verismo, con la pubblicazione di Rosso Malpelo. Ai soggiorni a Milano si alternano i ritorni in Sicilia dove torna a vivere definitivamente a partire dal 1893. Dal 1903 Verga si dedica alla cura delle sue proprietà agricole, e le sue posizioni politiche si fanno sempre più chiuse e conservatrici. Muore nel 1922. I romanzi preveristi: La produzione significativa di Verga inizia con i romanzi composti a Firenze e poi a Milano. Il romanzo “Una peccatrice” (1866) fu pubblicato in Catania, ma successivamente ripudiato; è un romanzo autobiografico che narra la storia, in toni enfatici e melodrammatici, di un intellettuale borghese siciliano, che arriva al successo e alla ricchezza, ma vedendo l'amore per la donna sognata ed adorata negato, si suicida. “Storia di una capinera” (1871) è un romanzo di notevole successo pubblicato a Firenze,dove si narra la storia di un amore impossibile e di una monacazione forzata. Il romanzo “Eva” viene cominciato a Firenze e concluso a Milano, narra la storia di un giovane pittore siciliano che brucia le sue illusioni e i suoi ideali artistici nell'amore per una ballerina, che è il simbolo della corruzione in una società materialista. Lei è protesa verso il piacere e disprezza l'arte. Nel romanzo, di carattere polemico e autobiografico, si può notare la protesta per la nuova situazione dell'intellettuale, che viene emarginato e desclassato nella società borghese; ciò è molto vicino all'accesa polemica anticapitalistica che caratterizza la Scapigliatura. A questo romanzo seguono romanzi che analizzano le passioni mondane: “Eros”, che narra la storia di un giovane aristocratico corrotto dalla società, e “Tigre reale”, che narra la storia di un giovane innamorato di una donna divoratrice di uomini, e la sua successiva redenzione segnata dal ritorno in famiglia. I due romanzi sono segnati dalla critica come “realisti” e confermano il successo di Verga nel parlare di piaghe psicologiche e sociali. Questi romanzi in realtà si iscrivono in un clima tardoromantico, dove vengono rappresentati ambienti aristocratici o la bohème artistica; si incentrano su complicate e violente passioni e sono scritti in un linguaggio enfatico ed emotivo. Sono molto lontani dal Naturalismo francese, che già in quegli anni si stava imponendo. La svolta verista: Nel 1878 esce un racconto che si distacca completamente dalla materia e dal linguaggio della narravita precedente, ossia non vengono più trattati gli ambienti mondani, le passioni raffinate ed artificiose ed il soggettivismo. Questo racconto è “Rosso Malpelo”, la storia di un ragazzo di miniera che vive in un ambiente duro e disumano; è narrato con un linguaggio

nudo, che riprende il modo di raccontare della narrazione popolare. É la prima opera di natura verista, ispirata ad una rigorosa impersonalità che arriva successivamente ad un periodo di crisi e un silenzio di tre anni. Nel 1874 Verga aveva già pubblicato un bozzetto di ambiente siciliano e rusticano chiamato “Nedda”, dove veniva descritta la vita di un bracciante. Il racconto però non può essere considerato un preannuncio della svolta in quanto i toni melodrammatici, estranei all'impersonalità verista, hanno in più un gusto romantico per una realtà esotica e diversa. Rosso Malpelo è stato spesso interpretato come una vera conversione. Verga si proponeva di dipingere il vero, già ai tempi di Eva, Eros e Tigre reale. Verga non possedeva ancora gli strumenti adatti per arrivare alla svolta. L'approdo al verismo è una svolta capitale, non una brusca inversione di tendenza : è la concezione materialistica della realtà e dell'impersonalità. La svolta non va interpretata in senso moralistico, infatti Verga non vuole abbandonare gli ambienti dell'alta società per quelli popolari, anzi si propone di ritornarci con degli strumenti più incisivi di cui si è impadronito. Le classi popolari sono il punto di partenza per uno studio dei meccanismi della società in quanto in esse tali meccanismi sono meno complicati e possono essere individuati più facilmente. Lo scrittore infatti vuole applicare il suo metodo anche agli strati superiori fino al mondo dell'alta intellettualità. La poetica dell'impersonalità: Alla base del nuovo metodo narrativo dello scrittore vi è il concetto di impersonalità, che si fonda su dei principi di poetica ben definiti. Già nel 1879, con la pubblicazione della novella “L'amante di Gramigna”, Verga aveva avuto modo di esporre i suoi principi e i suoi intendimenti. Secondo la sua visione, la rappresentazione artistica deve dare al racconto l'impronta di qualcosa realmente avvenuto e quindi deve possedere la cosiddetta “efficacia dell'esser stato”; ciò che viene trattato quindi deve essere vero e documentato e deve essere raccontato in modo che il lettore si trovi “faccia a faccia con il fatto”. Per far si che questo avvenga, lo scrittore deve eclissarsi e quindi non deve comparire nel racconto con reazioni soggettive, riflessioni e spiegazioni, come avveniva nella narrativa tradizionale. Inoltre l'autore deve “entrare” dentro i personaggi, e la sua mano deve risultare invisibile agli occhi del lettore. L'opera dovrà risultare “essersi fatta da sé”, non deve avere nessun punto di contatto con l'autore; per questo si parla di artificio, illusione e impressione. Il lettore grazie a questa impersonalità avrà l'impressione di assistere ai fatti del racconto, senza che nessuno gli tracci un profilo dei personaggi o gli parli dei precedenti del racconto. Ciò può creare una leggera confusione nelle prime pagine di lettura, come ammette Verga, ma solo evitando l'intromissione dell'autore si può eliminare ogni artificiosità letteraria e creare “l'illusione completa della realtà”. La teoria dell'impersonalità per Verga è un personale programma di poetica, è definizione di un procedimento tecnico che permette di non avvertire nel narrato la presenza dell'autore, è infine un procedimento espressivo utilizzato per ottenere certi effetti artistici. La tecnica narrativa: Dal 1878 in poi, Verga applica quindi una nuova tecnica narrativa nelle sue opere veriste, una tecnica innovativa e originale, che si distacca completamente dalla tradizione e dalle esperienze contemporanee, sia italiane che straniere. Nelle sue opere, come già detto, l'autore si eclissa e da quindi spazio ad una libera interpretazione da parte del lettore, inoltre non è più onniscente e quindi non interviene nel narrato. Nelle opere di Verga il punto di vista dello scrittore non si avverte mai e la voce narrante si colloca all'interno del mondo rappresentato ed è allo stesso livello dei personaggi; con la tecnica della regressione quindi il narratore si mimetizza all'interno di essi e adotta il loro modo di pensare e di agire e, infatti il racconto sembra essere narrato da uno dei personaggi che però non compare direttamente nella vicenda e resta anonimo. Chi narra è all'interno del piano della rappresentazione. Tutto questo è molto evidente agli occhi del lettore perché Verga, nei Malavoglia e nelle novelle, rappresenta ambienti rurali e popolari e personaggi delle classi più basse, la cui visione e il cui linguaggio sono molto diversi da quelli di uno scrittore borghese. Un esempio molto chiaro può essere quello di Rosso Malpelo(1878) che è la prima novella verista pubblicata da Verga, e che inaugura la sua nuova tecnica; qui infatti sembra che a raccontare sia uno dei vari minatori che lavorano nella cava, e non uno scrittore colto. Il narratore anonimo inoltre, che tratta ambienti popolari, non informa in modo esaudiente sulla storia e sul carattere dei personaggi, ne offre dettagliate descrizioni dei luoghi in cui si svolgono le vicende. Il lettore quindi, si trova di fronte a dei personaggi di cui conosce solo notizie parziali; inoltre la voce narrante che commenta e giudica, lo fa secondo la visione elementare ed a volte rozza della collettività popolare che deforma ogni fatto in base ai suoi principi interpretativi, che si fondano sulla legge dell'utile e dell'interesse egoistico. Di conseguenza il linguaggio è povero e spoglio, con numerosi modi di dire, paragoni, proverbi e imprecazioni popolari, dalla sintassi elementare e scorretta, in cui traspare la struttura dialettale. L'amante di Gramigna, prefazione. Impersonalità e regressione (1880): Ha la forma di una lettera indirizzata a Salvatore Farina, romanziere e giornalista, contrario alle tendenze veriste; Verga si rivolge a lui argomentando i suoi convincimenti letterari. Nel testo si possono notare alcuni punti essenziali della poetica di Verga, come per esempio l'impersonalità. Si delinea anche la teoria della regressione, il rifiuto della drammaticità, la riduzione del racconto all'essenziale e i rapporti causa/effetto nei processi psicologici. L'ideologia verghiana: Il “diritto di giudicare” e il pessimismo: Verga ritiene che l'autore debba eclissarsi dall'opera perché non ha il diritto di giudicare la materia che rappresenta, ma il presupposto di una simile affermazione si ritrova nelle sue posizioni pessimistiche. Per Verga la società è un meccanismo crudele dove il più debole verrà sempre sorpassato; i valori positivi come l'onesta, la fedeltà, la pietà o l'altruismo sono solo dei valori ideali che non trovano più posto nella realtà e gli uomini sono ormai mossi solo da questioni economiche e dalla volontà di sopraffare gli altri. Tutto ciò per Verga è una legge naturale, e come tale non può essere modificata ed è proprio per questo motivo, che crede che non esistano delle alternative alla realtà esistente e che il

giudizio del narratore sia quindi privo di senso. Alla letteratura non resta solo che studiare e riprodurre la realtà così com'è. La tecnica impersonale usata da Verga quindi è frutto della sua visione del mondo pessimistica. Il valore conoscitivo e critico del pessimismo: Un pessimismo che nega ogni cambiamento ha sicuramente una connotazione conservatrice; ad esso infatti è associato un rifiuto verso le ideologie progressiste contemporanee, democratiche e socialiste, che Verga giudica fantasie e causa di sconvolgimenti sociali. Il pessimismo verghiano non implica però un'accettazione della realtà, ma anzi, ne ricerca e ne coglie tutto ciò che è negativo, mettendolo in luce con precisione. Verga mira all'oggettività delle cose, anche se non da giudizi correttivi. Il pessimismo verghiano inoltre, assicura all'autore l'immunità da quei miti che trionfano nella letteratura contemporanea e la trasformano in mitologia, come il mito del progresso o il mito del popolo;si può notare infatti come le opere veriste di Verga non abbiano un atteggiamento populistico, come invece la maggior parte della letteratura della seconda metà dell'800. Tematiche umanitarie e sociali si possono ritrovare in romanzi di Verga come Rosso Malpelo o i Malavoglia; attraverso esse, Verga sceglie di regredire nell'ottica popolare e di raccontare dal punto di vista della lotta per la vita: ciò costituisce la dissacrazione del mito populistico progressivo. In Verga non è presente neanche il populismo romantico e reazionario, che è proteso in modo nostalgico verso forma passate di vita. Infatti, nonostante Verga sottolinei la negatività del progresso, ad esso non contrappone il mito della campagna e della civiltà contadina arcaica e patriarcale, concepita come un antidoto alla società moderna. Il pessimismo conduce Verga a considerare il mondo primitivo della campagna retto dalle stesse leggi del mondo moderno come l'interesse economico, che pone gli uomini in costante conflitto.

Verga e il verismo Le diverse tecniche narrative: Le differenze che si possono notare tra il verismo di Verga e il naturalismo zoliano si misurano, prima di tutto, sul piano delle tecniche narrative. Nei romanzi di Zola infatti, la voce che racconta riproduce il modo di vedere e di esprimersi dell'autore, che guarda dall'esterno e dall'alto la materia; la voce narrante, spesso interviene con giudizi, sia espliciti che impliciti. Un'unica eccezione si può ritrovare nell'Assommoir, dove Zola si propone di riprodurre il gergo dei proletari parigini, e quindi di adattare anche la voce narrante; ciò però è un procedimento non sistematico ed una soluzione episodica. Inoltre, tra il narratore e i personaggi, nei romanzi di Zola, c'è un distacco netto, che il narratore stesso fa intendere. Ciò non avviene mai nel Verga verista, perché la voce narrante è interna al mondo che si vuole raccontare e non esprime dei giudizi. Zola quindi, non utilizza la tecnica della regressione e l'utilizzo dell'impersonalità appare completamente diverso dal modo in cui viene utilizzata da Verga: l'impersonalità zoliana assume il distacco dello scienziato, che si allontana dall'oggetto, per osservarlo dall'esterno e dall'alto. Le diverse ideologie: Le diverse tecniche narrative riflettono due poetiche e due ideologie radicalmente diverse. Zola punta a dare dei giudizi e quindi a guardare la materia dall'alto perché crede che l'attività letteraria possa contribuire a modificare la realtà in maniera positiva, al contrario di Verga che crede, nel suo pessimismo, che la realtà non possa essere modificata e che la letteratura non possa in nessun modo incidere su di essa; per questo lo scrittore deve attenersi alla riproduzione oggettiva, senza aver il diritto di giudicarla. Per quanto riguarda le diverse posizioni ideologiche e letterarie, si può dire che esse siano strettamente collegate con le radici sociali. Zola, scrittore borghese e democratico, ha di fronte a se una realtà dinamica, già sviluppata dal punto di vista industriale e quindi capace di poter comprendere il suo messaggio, che punta sulla funzione progressiva della letteratura. Verga invece, si ritrova in un mondo estraneo alla visione dinamica del capitalismo moderno, e ad una situazione economica, sociale e culturale ben diversa da quella francese, dove è presente una borghesia parassitaria e le masse contadine sono estranee alla storia. Si può dire quindi che la società dove vive Verga sia una società conservatrice, come lui stesso é : galantuomo del Sud, e tipico proprietario terriero. Per Verga quindi, la letteratura può solo portare a conoscere la realtà, ma non a modificarla. Vita dei campi: La svolta maturata nell'arco di 3 anni, non è abbastanza documentata per capire le tappe del percorso di Verga. Si può dire che, sicuramente la lettura dei romanzi di Zola, soprattutto quella dell'Assommoir, ebbe un ruolo decisivo nel suggerire a Verga la tecnica della regressione, destinata a divenire la caratteristica più importante della sua narrativa verista. L'Assommoir fornì a Verga un punto di inizio, che egli poi sviluppò in modo rigoroso e sistematico, allontanandosi dalle tecniche di Zola. Verga subì un'influenza caratterizzante anche da Capuana, che contribuiva a diffondere la conoscenza dello scrittore francese. La nuova impostazione narrativa fu inaugurata da Verga nel 1878 con Rosso Malpelo e fu utilizzata in una serie di altri racconti come La lupa, Fantasticheria e l'Amante di Gramigna, contenuti nel volume Vita dei campi. In questi racconti, spiccano figure caratteristiche della vita siciliana a cui viene applicata la tecnica dell'impersonalità, ad eccezione di Fantasticheria. In queste novelle si può ritrovare un atteggiamento romantico, nostalgico di quell'ambiente arcaico, dominato da passioni violente e primitive, che è l'antitesi dell'artificiosità della vita cittadina e borghese. In queste novelle è presente anche un motivo schiettamente romantico come il conflitto tra individuo e contesto sociale : si pensi a Rosso Malpelo. In questo periodo in Verga è presente una contraddizione tra le tendenze romantiche della sua formazione e le nuove tendenze veriste, pessimiste e materialiste, che lo inducono a studiare le leggi del meccanismo sociale e riconoscere che anche il mondo rurale è dominato dalle stesse leggi di lotta per la vita che sono presenti nella società cittadina. È una contraddizione che troverà

soluzione nei Malavoglia. Fantasticheria: Novella composta prima del 1878 e presente nella raccolta “Vita dei campi”; questo testo ha una modalità di scrittura diversa ed è definito un “unicum” e infatti si presenta come una lettera indirizzata ad una dama dell'alta società, che dopo solo 48 ore passate ad Aci Trezza, fugge annoiata, proclamando il suo disappunto sullo stile di vita del villaggio. Nel testo è già presente l'idea dei Malavoglia, in quanto alcuni personaggi (come per esempio padron 'Ntoni), sono già abbozzati. In questo testo il mondo rurale è ancora idealizzato, ed è quindi presente una visione tardo-romantica in quanto le classi rurali sono riconosciute come depositarie e portatrici di sentimenti e valori positivi. È presente un idoleggiamento romantico. È assente il processo della regressione e la voce narrante rappresenta l'autore stesso e il suo mondo. Il testo si apre con una critica nei confronti del bel mondo (prime 7 righe), in quanto la dama dell'alta società non riesce a comprendere come si possa vivere in determinate condizioni. Alla fine del testo è presente l'ideale dell'ostrica, che è un ideale fondamentale che si ritrova in alcuni personaggi: simboleggia l'attaccamento a qualcosa, per esempio al luogo natale. Inoltre si fa riferimento ai romanzi preveristi e quelli veristi; ciò indica che Verga vuole descrivere la disgregazione del mondo rurale che egli definisce come un dramma. Rosso Malpelo: Questo racconto fa parte della raccolta di “Vita dei campi” e fu pubblicato per la prima volta nel 1878 sul Fanfulla. È il primo racconto verista di Verga ed ha una frase iniziale che ne evidenzia l'innovazione: si parla infatti di un ragazzo chiamato Malpelo a causa dei suoi capelli rossi, che indicano, nella credenza popolare, cattiveria e maliziosità. La voce narrante è interna al racconto ed è presente la regressione, attraverso cui si attua la tecnica dell'impersonalità. Il narratore, al contrario della narrativa del primo Ottocento, non è onniscente ma portavoce di un ambiente primitivo e rozzo; inoltre non è depositario della verità, e ciò che dice del protagonista non è attendibile. Pe...


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