Verga - ... PDF

Title Verga - ...
Course Letteratura italiana b 20132014
Institution Università degli Studi di Torino
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GIOVANNI VERGA ● LA VITA Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di agiati proprietari terrieri. Compie i primi studi presso maestri privati e a diciotto anni si iscrive alla Facoltà Di legge. Non conclude i corsi per dedicarsi al lavoro letterario e al giornalismo politico. Diversamente dai letterati del suo tempo egli non si forma sugli scrittori classici italiani e latini ma sugli autori francesi moderni. Si recherà a Firenze per uscire da un zona di comfort per entrare in contatto con la vera società letteraria italiana Successivamente si trasferirà a Milano.p,che rappresentava il centro culturale più vivo,concentrandosi prettamente su un clima Romantico. Ma poco dopo si verificherà la sua conversione al Verismo,che sarà inaugurata dalla novella Rosso. Nel 1922 verga morirà a Catania,dopo essersi isolato ed aver sviluppato idee sempre più conservatrici.

LE PRIME OPERE Lasciando da parte i romanzi giovanili di Verga,che risultano immaturi e poco originali. Verga scriverà nel periodo in cui egli risiede a Milano: ● Eva ● Eros ● La tigre reale

Anche questi romanzi riscuotono un gran successo ma essi sono immersi in un clima tardo romantico che li influenza poiché rappresentano ancora ambienti aristocratici utilizzano un linguaggio enfatico e emotivo. Verga interrompe per tre anni questo mondo e ricomincerà nel 1878 quando inizierà a immergersi in quello che sarà il movimento verista. Questa innovazione si avrà con la pubblicazione di Rosso Malpelo, la storia di un ragazzo che lavora in una miniera e che vive in un ambiente duro e disumano, narrata in un modo semplice ed essenziale. Quindi un principio di cambiamento lo si notava già dalle composizioni effettuate a Milano ma esse erano influenzate dal Romanticismo,ma successivamente con la composizione di Rosso Malpelo possiamo notare una maturazione letteraria ad esempio con: ● La concezione materialistica della realtà ● L'Impersonalità

L'autore decide inoltre di trascurare gli ambienti aristocratici e mondani per dedicarsi all autenticità e serietà della vita tra gli umili. Inoltre egli afferma che gli strati popolari non sono altro che il punto di partenza del suo studio dei meccanismi della società, poiché in essa tali meccanismi sono più semplici. Successivamente si sarebbe dedicato all'aristocrazia,alla politica e dell’alta società.

LA POETICA E LA TECNICA NARRATIVA L'ideologia che sta alla base della sua letteratura migliore è una personale ripresa della scientificità, dell'impersonalità e del positivismo dei naturalisti, declinati in senso pessimistico, senza alcuna speranza di miglioramento sociale. Forte è l'influsso di alcune teorie dell'epoca, come quella del darwinismo sociale,Legge del più forte. Agli umili delle sue novelle e romanzi è negata quasi ogni speranza, sia provvidenziale, sia laica e sociale. Affrontando nuovi ambienti e nuovi temi, lo scrittore volle sviluppare una nuova tecnica narrativa, i cui principi egli espose solo in parte in dichiarazioni teoriche e vanno quindi desunti dalle opere stesse o dalle sue lettere. La rinuncia al “ritratto” e al “narratore onnisciente”. Il primo aspetto caratteristico è che Verga prende le distanze dal “narratore onnisciente” per trasportare il lettore direttamente “dentro” la vicenda narrata, dandogli l’illusione di trovarsi realmente immerso nella realtà vissuta dai personaggi. Per far catapultare il lettore all’interno del romanzo l’autore deve eclissarsi,cioè all’interno del racconto non vi devono essere commenti o giudizi sui personaggi o sui fatti. La narrazione dovrà procedere come se il lettore appartenesse a quello stesso ambiente,come se avesse sempre conosciuto quelle persone. In questo mo la voce narrante si colloca all’interno del mondo rappresentato,risultando quindi allo stesso livello dei personaggi,adottando il loro modo di pensare ecc. Quindi risulta come se a raccontare fosse uno di loro che però non compare direttamente nella vicenda ma resta anonimo. Verga ammette che questo può creare una certa confusione nelle prime righe se non Malpelo addirittura nelle prime pagine del racconto,però man mano che la narrazione procede il lettore inizia a capire meglio le caratteristiche di ogni personaggio. Tutto ciò emerge perfettamente nei Malavoglia,dove l’autore rappresenta ambienti popolari e rurali e mette in scena personaggi rozzi e incolti,la cui mentalità,modi di fare sono ben distanti dal pensiero e trazione borghese.

Un’ulteriore esempio è fornito dall’inizio di Rosso Malpelo,dove il narratore impersonale assume nettamente un pensiero prettamente legato al popolo,ovvero che tutte le persone che hanno i capelli rossi sono cattive e molto furbe. La logica di questa affermazione non è infatti quella di un intellettuale borghese ma bensì da una visione primitiva e superstiziosa della realtà secondo la quale Malpelo è estraniato dalla società proprio perché considerato “diverso” .

Il problema della lingua Per conciliare la ricerca del colore locale con l’esigenza della comprensibilità, che comportava la rinuncia al dialetto, Verga adottò una lingua molto vicina al parlato e ricca di locuzioni idiomatiche; ricorse a particolari accorgimenti sintattici al limite della sgrammaticatura, come il “che” polivalente, il pronome pleonastico («la gente gli rideva sul muso allo zio Crocifisso»), le “frasi foderate” («ci vuole la terra al sole, ci vuole!»); a livello lessicale, impiegò termini («sciara», «fariglioni», «malabestia», «Giufà») o modi di dire («da pagarsi col violino», «aceto dei sette ladri») che rinviano al dialetto, arricchendo in questo modo da un lato la lingua italiana di nuovi lemmi e dall’altro nobilitando il dialetto che acquisisce dignità scritta e dimensione sovraregionale. Da notare anche l’abnorme frequenza dei verbi all’imperfetto, tempo della durata e della ripetizione, espediente che esprime la visione immobilistica del destino tipica di Verga. Verga vuole rappresentare la lotta per la vita ripercorrendo la scala sociale, dai livelli più bassi a quelli più elevati e questo sia per la sua esigenza personale di rimeditare la propria esperienza umana e artistica e anche per estendere l’indagine che si era in genere limitata ai ceti popolari, alle classi più alte. Le tecniche narrative riguardano il rapporto tra autore e materia rappresentata, le tecniche espressive, la sintassi e il lessico. Inoltre utilizza più di 150 proverbi che esprimono in modo pittoresco la mentalità dell'ambiente sociale rappresentato

LA TECNICA DELL ’IMPERSONALITA’ Verga, a differenza di altri scrittori crea una tecnica narrativa innovativa che non espone le proprie idee sulla letteratura e sull’arte in opere compiute; preferisce invece immergersi nel suo scrupoloso e concreto lavoro di scrittore. Il canone fondamentale a cui si ispira è quello dell’impersonalità (per altro comune ai veristi), che egli intende innanzitutto come "schietta ed evidente manifestazione dell’osservazione coscienziosa". Verga vuole indagare nel misterioso processo dei sentimenti umani presentando il fatto nudo e schietto come è stato "raccolto per viottoli dei campi, press’a poco con le medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare", sacrificando "l’effetto della

catastrofe, allo sviluppo logico, necessario delle passioni e dei fatti verso la catastrofe resa meno imprevedibile ma non meno fatale"; l’obiettivo è quello di giungere a un romanzo in cui l’affinità di ogni sua parte sarà completa, in cui il processo della creazione rimarrà un mistero, la mano dell’artista rimarrà invisibile e "l’opera d’arte sembrerà essersi fatta da sé". La novità di Verga sta nella distinzione tra autore e narratore e nella definizione e invenzione del narratore regredito. L’autore per essere impersonale deve rinunciare ai suoi pensieri e giudizi, alla sua morale e cultura perché non deve esprimere se stesso ma si deve nascondere impedendo così al lettore di percepire la sua presenza. Verga cerca di realizzare l’eclissi dell’autore delegando la funzione narrante a un narratore che è perfettamente inserito nell’ambiente rappresentato, regredito al livello sociale e culturale dei personaggi rappresentati che assume la loro mentalità e non fa trapelare l’idea dell’autore. Il narratore assume così, un aspetto camaleontico evidente soprattutto nei Malavoglia. Verga vuole essere impersonale fino in fondo e, oltre a rinunciare alla sua mentalità ai suoi ideali e principi rinuncia anche alla sua lingua e cerca di adottare un tipo di espressione più vicina possibile agli umili rappresentati; l’autore cerca, infatti, di studiare la sintassi del dialetto siciliano e tenta di riprodurre tale struttura della frase nella lingua italiana, citando spesso proverbi che appartengono alla cultura locale. L’autore utilizza anche la tecnica del discorso indiretto libero tutte le volte che ha bisogno, nel descrivere fatti e luoghi, di far risuonare i modi tipici del linguaggio popolano e di identificarsi col pensiero della gente del posto. E’ utilizzato anche l’artificio dello straniamento realizzato attraverso un modo di raccontare i fatti secondo cui quello che è normale appare strano e viceversa.(Vedi rosso malpelo).

LA VISIONE DELLA REALTA’ E LA CONCEZIONE DELLA LETTERATURA ● Diritto di giudicare e il pessimismo Verga ha una visione radicalmente pessimistica della realtà, quest'ultima secondo l'autore é dominata dalla cosi detta legge del più forte. In questa realtà non esistono valori come: generosità disinteressata,altruismo. Nella realtà effettiva il genere umano é mosso dallinteresse economico,dalla ricerca dell’utile,dall’egoismo,dalla volontà di sopraffare gli altri. Si trattata di una legge di natura,universale,valida in ogni tempo e in ogni luogo,immodificabile.

Egli ritiene che l'autore debba eclissarsi dall'opera perché non ha il diritto di giudicare la materia che rappresenta,infatti se la realtà risulta immodificabile ogni intervento giudicante appare inutile e privo di senso. All’autore non resta che introdurre la realtà senza farla passare attraverso alcuna lente. Bisogna però riconoscere che questo pessimismo conservatore,consente di rappresentare la realtà con la massima oggettività,cogliendo con grande lucidità gli aspetti negativi,messi in luce con implacabile precisione. Il pessimismo non costituisce dunque un limite nella rappresentazione vergiana,ma al contrario é uno strumento che consente di analizzare la realtà con atteggiamento critico.

DIFFERENZE FRA NATURALISMO E VERISMO Appaiono quindi chiare le differenze fra Verga e Zola: ●

Tecniche narrative : nei romanzi di Zola la voce narrante riproduce il punto di vista dellautore (cioè del borghese colto),e interviene spesso con commenti che accentuanonin questo modo un netto distacco rispetto alla prospettiva dei personaggi. In Verga questo non avviene mai poiché l'autore utilizza limpersonificazione,riuscendo quindi a mimetizzarsi fra i personaggi. Anche Zola utilizza l’impersonificazione ma dal punto scientifico,allontanandosi dall'oggetto per osservarlo dall'esterno, per Verga impersonificazione significa immergersi,ponendosi allo stesso livello dei personaggi. Probabilmente questo evolversi dellimpersonalita deriva da ideologie diverse: ● Zola crede ed ha piena fiducia nel progresso,e attraverso la letteratura affrontare i problemi sociali. ● Verga,si basa sulla realtà pessimistica,ovvero che essa sia immodificabile e che la letteratura su questo punto non sia in grado di incidere sulla realtà, ma soltanto di comprenderla.

ROSSO MALPELO Malpelo lavora in una cava di rena rossa ed è oggetto di pregiudizi popolari a causa del colore dei suoi capelli. Il ragazzo vive in una condizione di totale isolamento ed è malvoluto da tutti, persino dalla madre che lo accusa di rubare soldi dallo stipendio che porta a casa. L’unico a dimostrargli affetto è il padre, Misciu Bestia, con cui lavora nella cava. Una sera, mentre sta lavorando all’abbattimento di un pilastro in condizioni molto pericolose, l’uomo resta ucciso. A nulla servono le richieste d’aiuto del povero figlio, che scava a mani nude per

salvare il genitore. Questa perdita lo segna in modo inequivocabile. Persino Ranocchio, un ragazzino claudicante arrivato a lavorare in miniera con lui, lo abbandona perché vinto dalla fatica e dalla tubercolosi. Anche l’asino che usa picchiare viene trovato morto e il suo cadavere viene mangiato dalle bestie. La sua solitudine è definitiva: la madre ha sposato un altro uomo, la sorella cambia quartiere, nessuno gli si avvicina perché si crede che porti sfortuna con i suoi capelli rossi e occhiacci grigi. Per questa ragione, preso lo stretto necessario, gli attrezzi e i vestiti di suo padre (che custodisce gelosamente dalla tragica morte) decide di addentrarsi in uno stretto cunicolo della cava, da cui non ne uscirà mai più. «Così si persero persin le ossa di Malpelo, e i ragazzi della cava abbassano la voce quando parlano di lui nel sotterraneo, ché hanno paura di vederselo comparire dinanzi, coi capelli rossi e gli occhiacci grigi». La novella Rosso Malpelo può essere considerata il primo esempio di Verismo verghiano. In primis perché lo scrittore adotta la tecnica dell’impersonalità, assume cioè il punto di vista dell’ambiente che descrive: la sua voce corrisponde a quella del paese, della comunità che guarda al ragazzo con i capelli rossi con estremo sospetto. L’autore racconta i fatti dalla prospettiva popolare che è guidata dal pregiudizio, ma il lettore è portato ad andare oltre questa visione, contestandone la falsità. L’effetto di straniamento consiste nel deformare e non riconoscere i valori del personaggio presentandoli come qualcosa di anomalo e di strano. Emerge, dunque, che Malpelo è una vittima, un “vinto” dalla società che ignora valori come la pietà, il senso di giustizia, l’affetto sincero. I suoi comportamenti sono la reazione alle sventure che la vita gli pone davanti, a quella “lotta per la sopravvivenza” a cui è costretto a sottostare. Giovanni Verga si serve di una lingua che usa espressioni del gergo parlato, ma non scende propriamente nel dialetto, di cui sceglie però l’immediatezza, confermata dall’abbondanza di modi di dire (come “russu è malu pilu”) e metafore. Malpelo è un rassegnato, non crede che il suo destino possa cambiare. Il pessimismo del personaggio, che «se non fosse mai nato sarebbe stato meglio», riflette quello dell’autore che, attraverso queste parole, fa conoscere il suo reale punto di vista. La struttura del racconto è concepita per interrogare il lettore: la malvagità appartiene a Rosso Malpelo o alla comunità che lo isola e lo deride per il colore dei suoi capelli? In questo sta l’incisività della novella che, nei temi affrontati – l’emarginazione, la mancanza di speranza, la lotta alla sopravvivenza e il pregiudizio – si mostra in tutta la sua incredibile attualità. Condizioni, queste, che sembrano non avere subito l’ingerenza del tempo e che, nonostante siano passati secoli dalla stesura dell’opera da parte di Verga, continuano a essere “emergenze della nostra epoca”. I temi chiave sono: 1. Il punto di vista del narratore 2. La descrizione delle condizioni disumane di lavoro

3. La lotta per la vita 4. Il pessimismo verghiano Inoltre un altro punto fondamentale é il procedimento narrativo dello straniamento,il quale consiste nell adottare nel narrare un fatto o descrivere una persona un punto di vista,completamente estraneo all’oggetto, in questo modo le cose e gli oggetti appaiono insolite,strane,incomprensibili.

IL LAVORO DEI FANCIULLI NELLE MINIERE SICILIANE Leopoldo Franchetti (1847-1917) e Giorgio Sidney Sonnino (1847-1922) erano due studiosi positivisti. Avevano fondato la rivista "Rassegna settimanale" con l'intento di far conoscere le condizioni di vita del Meridione e diffondere la consapevolezza di un problema sociale che andava risolto sia per riequilibrare uno sviluppo economico che sacrificava le compagne e l'economia del Sud, sia anche per porre fine al malcontento delle masse contadine, che dava origine al brigantaggio e che poteva provocare insurrezioni. Per far ciò Franchetti e Sonnino chiamarono a raccolta scrittori del tempo per farli collaborare alla conoscenza del Sud. Tra questi vi fu anche Verga che pubblicò sulla rivista cinque novelle, poi comprese in "Vita dei campi" e "Novelle rusticane". Franchetti e Sonnino collaborarono essi stessi allo studio della "Questione meridionale", attraverso un libro inchiesta noto col nome di "Inchiesta in Sicilia", il cui titolo vero è "La Sicilia nel 1876" in cui gli autori descrivono le cause della decadenza economica siciliana, la corruzione delle amministrazioni comunali, il problema dell'usura che rovinava la piccola proprietà contadina, la politica fiscale che colpiva solo i poveri senza toccare i proprietari e il problema della leva militare. In generale Franchetti e Sonnino sostenevano un'alternativa agraria per riequilibrare uno sviluppo economico che andava ad esclusivo vantaggio del Nord industriale, sacrificando invece il Meridione. Occorreva invece a loro avviso, aiutare la piccola e media proprietà terriera meridionale, colpendo l'usura e rivedendo la tassazione.

I VINTI E LA FIUMARA DEL PROGRESSO La lotta per la sopravvivenza è un concetto incluso nell'opera del ciclo dei Vinti trattato da Giovanni Verga. L'autore nel descrivere questa lotta per la sopravvivenza si avvale della metafora della fiumana del progresso, ovvero descrive l'intera umanità che marcia verso una meta simbolica evidenziando le vittime della fiumana stessa, che sono i più deboli che non riescono a stare al passo col progresso e ne vengono inevitabilmente travolti. Questa prefazione illustra cosa accade alle persone che cerca di migliorarsi cavalcando l’onda del progresso. L’autore spiega che partendo da ceti più bassi sino ai più alti egli riuscirà a far comprendere meglio il suo messaggio in quanto il ceto più basso tende a non nascondere le proprie emozioni. Il primo paragrafo della prefazione viene completamente dedicato ai Malavoglia e indica qual è il tema di fondo dell’opera ovvero la rottura dell’equilibrio di un mondo tradizionale e immobile per irrompere di forze nuove(data dall’insoddisfazione dello stato attuale,il bisogno di migliorare le proprie condizioni di vita) Parte quindi dal romanzo dei Malavoglia,mastro don Gesualdo (borghese),duchessa de leyra(aristocrazia). L’autore analizza quindi la fiumara del progresso,cioè il grande processo di trasformazione della realtà contemporanea,in particolare dell’Italia. La forza motrice della fiumara del progresso è la continua ricerca del meglio,che viene perseguita sia dai più umili che dai più aristocratici.

Questa lotta per la sopravvivenza o anche legge del più forte viene per la prima volta spiegata dallo scienziato Charles Darwin,il quale teorizza che fra i vari individui vi sia una continua lotta per sopravvivere,in questa lotta prevalgono i più adatti alle condizioni di vita in cui si trovano e trasmettono i loro caratteri ai loro discendenti. Questa soprravvivenza del più adatto è la selezione naturale. Questa teoria venne ripresa anche dallo stesso Verga. Infine la lotta per la sopravvivenza contiene il cosiddetto fatalismo rinunciatario, cioè quel modo di essere che porta all'abbandono al fato stesso come una rassegnazione a un destino che mai potrà essere cambiato e al quale i vinti devono adeguarsi venendo travolti dalla fiumana del progresso e perdendo quindi la lotta per la sopravvivenza. Ad esempio nel brano dei Malavoglia, la famiglia tenta di migliorare invano le proprie condizioni di vita e alla fine deve arrendersi al fato.

I MALAVOGLIA Nel 1881 venne pubblicato il primo romanzo del Ciclo dei Vinti,i Malavoglia . Questa è la storia di una famiglia di pescatori siciliani,ovvero i Toscano ma anche chiamati ‘’Malavoglia’’ in quanto esso è un soprannome che indicano il contrario delle qualità di chi li porta. Essi vivono nel paesino Aci Trezza nei pressi di Catania,possiendono una casa che viene definita casa del Nespolo e una braca che viene definita provvidenza. Conducono una vita relativamente felice e tranquilla ,nel 1863 il Giovane ‘Ntoni,il capofamiglia deve partire per il servizio militare. Vengono a mancare quindi in fa...


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