Zamponi Elisione e sovrapposizione nella littera textualis PDF

Title Zamponi Elisione e sovrapposizione nella littera textualis
Course Paleografia I
Institution Università degli Studi di Trento
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Saggio inserito in una lista di saggi fornito dalla docente e riguardante la scrittura gotica, trattata anche nel manuale di riferimento del corso....


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S. ZAMPONI Elisione e sovrapposizione nella littera textualis Wilhelm Meyer propone di individuare alcune leggi che governano la scrittura del basso Medioevo, quella scrittura comunemente definita “gotica” che oggi spesso viene individuata con il termine di littera textualis. In opposizione alle strutture grafiche della minuscola carolina, Meyer rileva nella littera textualis due fatti fondamentali: la selezione di peculiari forme di lettere ( d rotonda e r rotonda) e l’uso di sovrapporre lettere che nel sistema carolino sono staccate. Meyer è ricordato soprattutto per le regole da lui formulate e che portano il suo nome: 1. Quando una lettera termina con la stessa curva di o e la lettera che segue inizia con la curva anteriore di o, allora queste due curve contigue non vengono separate, bensì sono tracciate l’una sopra l’altra. 2. Dopo tutte le lettere che terminano con la stessa curva di o si deve scrivere non la r diritta, ma quella tonda. Meyer segnala come queste due regole rispondano all’esigenza di individuare le singole parole avvicinando le lettere che le costituiscono l’una all’altra e lasciando adeguati spazi bianchi tra le parole. Questo contributo intende presentare un aspetto specifico delle molteplici relazioni che si instaurano fra le lettere serrate all’interno della parola grafica, completando idealmente l’analisi del Meyer con una terza regola. Per congiungere, fondere e avvicinare le lettere che costituiscono il singolo lemma, vige una regola non individuata dal Meyer e che viene teorizzata in un trattato rinascimentale, il Luminario di Giovanbattista Verini. Nella sezione finale del libro, Verini illustra i rapporti che si instaurano nelle lettere in successione e numera tre regole, due delle quali illustrate anche dal Meyer. La terza regola può essere formulata così: “Quando l’ultimo tratto di una lettera termina sulla linea superiore di scrittura e la lettera che segue presenta un tratto di attacco sulla linea superiore di scrittura, il tratto di attacco viene eliso. L’elisione avviene eliminando totalmente il tratto di attacco ed eseguendo il tratto discendente senza alcun ritocco. In tal modo il tratto discendente attacca in diagonale, le lettere che subiscono l’elisione sono m, n, p, r, t, u, c, e, f, g, r, t, x. Da un punto di vista funzionale, l’elisione del tratto di attacco completa le due regole del Meyer; insieme con la sovrapposizione di curve contrapposte e con l’uso di r rotonda dopo curva, perfeziona la compositio litterarum ed è un ulteriore artifizio diretto a individuare la singola parola, evitando che fra lettera e lettera si insinui uno spazio bianco eccessivo. Il Luminario individua però le condizioni preliminari all’esistenza e al funzionamento della regola, e sono essenzialmente tre: 1. La lettera che provoca elisione deve quasi chiudersi sulla lettera che subisce elisione. L’elisione ha infatti lo scopo di avvicinare le lettere nella catena grafica, se queste sono relativamente autonome le une dalle altre, l’elisione non può attuarsi. 2. Le lettere concave verso destra (c, t, e, x) devono presentare tratti della stessa ampiezza nella sezione inferiore e superiore. Se il tratto sulla base di scrittura è più ampio esso si protende verso destra allontanando la lettera seguente: non può avvenire l’elisione con la lettera successiva. 3. Tutte le lettere devono essere allineate in altezza. Se l’ultimo tratto della lettera anteriore e il tratto di attacco della lettera posteriore sono ad altezze diverse, l’elisione non può avvenire. Occorre però verificare la reale consistenza della regola, partendo proprio dalla sua diffusione nella sede grafica che il Verini ci indica, e cioè i monumentali libri liturgici italiani scritti tra il XV e il XVI secolo in una stilizzata littera textualis. I risultati di un primo censimento confermano la regola, che questa è nota ai copisti che la applicano in tutte le sequenze in cui è possibile. Si possono, certo, trovare eccezioni dovute a scelte esecutive singole. Sono poi evidenti difficoltà nell’elisione testimoniate da ct, morfologicamente uguale a et. In generale, comunque, si può affermare che la più stilizzata littera textualis italiana fra XV e XVI secolo attesta con coerenza e ampiezza la regola dell’elisione dei tratti di attacco.

All’interno delle possibilità offerte dal sistema littera textualis l’instaurarsi di una prassi di elisione risulta un fenomeno di secondo grado, che si organizza nella sua forma definitiva come vera e propria perdita di un tratto di attacco, solo se sono attuate alcune scelte grafiche che lo limitano in modo determinante: condizioni preliminari e necessarie per l’elisione sono l’uso dei trattini di stacco, il chiudersi delle lettere l’una sull’altra, la reciproca uniformità in altezza. Date queste condizioni, l’uso dell’elisione trova non pochi limite in scritture rapide, disarticolate, male allineate. Se, quindi, l’elisione procede dall’organizzarsi di scelte esecutive autonome rispetto a essa, risulterà inutile pensare di studiare astrattamente la presenza o meno della regola su un campionario di qualche centinaio di facsimili che rimandano a epoche, regioni e stilizzazioni diverse; non si può conoscere la regola astoricamente, al di fuori di esperienze grafiche determinate nel tempo e nello spazio e astraendo da una specifica stilizzazione. È quindi una regola che deve essere verificata in ogni caso di studio su singole realizzazioni della littera textualis. Per sostanziare la scoperta della regola con una esemplificazione corrente e significativa, si renderà conto di due ricerche, la prima relativa alla transizione grafica in territorio francese, dalla minuscola carolina alla littera textualis, la seconda relativa all’organizzazione funzionale della littera textualis italiana di tipo bolognese. La ricerca in territorio francese ha origine dall’esigenza di verificare i tempi, gli strumenti, le forme del cambio grafico nelle regioni in cui esso è avvenuto. L’indagine è stata limitata ai manoscritti prodotti nel centro-nord della Francia, datati e localizzati tra gli inizi del secolo XI e il terzo decennio del XIII secolo: la ricerca è mirata, quindi, alle regioni in cui si hanno le prime attestazioni del cambio grafico e la prima diffusione della littera textualis. L’indagine si fonda su una serie di 240 manoscritti, numero che viene ridotto a 182 unità per quanto afferisce all’elisione dei trattini di attacco. Osservando questa scrittura, è possibile notare come la singola lettera ha rilievo nella sua distinta individualità, più che la parola grafica. È stato osservato anni fa da Bischoff che nella minuscola carolina dell’undicesimo secolo molti tratti discendenti non si arrestano semplicemente sulla base di scrittura, ma risalgono verso destra con un leggero trattino di stacco in diagonale. In questo modo le lettere sono collegate tra loro nella catena grafica. Fin dagli inizi dell’XI secolo si può osservare che tutti i tratti che scendono dalla linea superiore di scrittura (attacchi di i, m, n, p, r, u) iniziano con una piccola sporgenza verso sinistra. Spesso si tratta di un minimo tratto diagonale che risale da sinistra a destra toccando la linea superiore di scrittura che poi si trasforma nel tratto discendente. Ma non mancano soluzioni diverse per ottenere lo stesso risultato, compresenti nell’XI secolo. Comunque sia le lettere i, m, n, p, r, u presentano di regola sulla linea superiore di scrittura un tratto sporgente a sinistra col quale tendono verso la lettera anteriore, che toccano se le lettere sono serrate e compresse le une sulle altre. Nella scrittura francese dell’XI secolo deve poi farsi una chiara distinzione tra e, f, g, r, t, la c e la x. Le lettere del primo gruppo sono sostanzialmente coerenti nell’apposizione; la c invece è molto più incostante, nell’XI secolo presenta spesso un tratto inferiore più ampio del superiore, che quindi non tocca né sfiora il trattino di attacco seguente; una particolarità che sembra caratterizzare anche la x, lettera non ancora normalizzata nella sua morfologia né in rapporto con la base di scrittura. Per quel che riguarda la e, questa presenta diverse soluzioni esecutive, ma solamente un esito, che presenta il secondo tratto alto e il terzo tratto coincidente con la linea di scrittura, ha la massima funzionalità per un’eventuale elisione; la r è talora seguita da un tratto che termina con un frego sottile, risalendo poi in diagonale sulla linea di scrittura, e si presta all’elisione, risultando a essa funzionale come l’ultimo tratto di f, g, t, che coincide strutturalmente con la linea superiore di scrittura, anzi proprio il tratto finale di queste tre lettere la individua. Bisogna osservare attentamente alcuni fatti: considerando i singoli casi di esecuzione (tratto anteriore che non coincide con la linea superiore di scrittura, tratto anteriore sottile, che non ingloba nel suo spessore un più pesante trattino di attacco posteriore) la sovrapposizione ultimo tratto/attacco posteriore non deve confondersi con una legatura; questa sovrapposizione è un nesso minimo, ma non si risolve inizialmente con un’elisione, non è ancora una semplificazione del processo dello scrivere tramite l’eliminazione di un tratto accessorio. Come questo uso della sovrapposizione possa essere avvertito come un antecedente di una

razionalizzazione dello scrivere tratto dopo tratto può essere suggerito da una scelta esecutiva, che non ha goduto in seguito di un particolare successo. Si possono brevemente sintetizzare le considerazioni finora svolte osservando come nell’XI secolo, nella successione tra un ultimo tratto sulla linea superiore di scrittura e il trattino di attacco della lettera posteriore (contiguità rara dopo c e x), si verifica sovrapposizione di tratti, e quindi alterazione nella morfologia della lettera posteriore, quando la lettera anteriore è f, g, t, più raramente r, solo in casi eccezionali e. Le sequenze più comuni che guidano con la loro regolarità il processo di normalizzazione di questo uso sono poche: ti, tu, ri, fi, gi. Viste le lettere che fanno perdere il trattino di attacco resta da dire che la t resiste normalmente all’elisione, perché il tratto che presenta sulla linea superiore di scrittura è il suo secondo tratto. Il secondo dodicesimo è noto poiché segna per la Francia il momento in cui si accelera la metamorfosi che sfocia nella definitiva organizzazione della littera textualis. Nell’estrema varietà dei fatti che concorrono al cambio grafico si accennerà agli elementi che più direttamente interessano il fenomeno dell’elisione. Sotto questa prospettiva è fondamentale la compiuta individuazione della parola grafica, che porta con sé l’uso di uno spazio bianco omogeneo fra lemma e lemma e il dispiegarsi di artifizi diversi , non necessariamente compresenti, per serrare l’una all’altra le lettere all’interno di parola (compressione laterale, sovrapposizione dii curve contrapposte, trattini di stacco sulla base di scrittura che si protendono verso la lettera seguente, trattini di attacco e loro eventuale elisione sulla linea superiore di scrittura). In genere nei primi 60/70 anni del secolo la scrittura si viene normalizzando: la successione di tratti di attacco e stacco individua sempre più chiaramente le due linee inferiore e superiore entro le quali sono comprese tutte le lettere; la compressione delle lettere le une sulle altre porta alla reciproca assimilazione di e e c (la e risulterà eseguita come una c provvista di un sottile terzo tratto diagonale); anche la x viene normalizzata sulla e, la sua sezione posteriore, concava verso destra, risulterà uguale alla lettera c. Questa complessiva normalizzazione della scrittura comporta una maggiore regolarità nei rapporti fra le lettere nella catena grafica, con conseguenze significative per l’elisione dei trattini, in particolare per c, e, x. La verifica della regola dell’elisione nella littera textualis italiana è stata condotta entro confini molto più ristretta, sia per l’arco temporale studiato, sia per la sostanziale fissità della stilizzazione considerata: codici databili tra il 1260 e il 1350 scritti in una rotunda di origine bolognese. Questa scelta è praticamente obbligata perché chi desideri lavorare sulla scrittura testuale in Italia tra XII e XIV secolo. Per quanto riguarda l’organizzazione complessiva della scrittura, dobbiamo notare che nel settimo decennio del XIII secolo essa è fissa e ampiamente normalizzata. Già esempi nella prima metà del secolo ci mostrano l’assestarsi di una testuale omogenea in molti fatti (tratti e lettere presentano altezza eguale). Bisogna segnalare nella testuale italiana il fatto che le singole lettere sono costruite a piccoli tocchi di penna, tratto dopo tratto. Quando avviene l’elisione ovviamente l’attacco, cioè la prima sezione della lettera, non viene eseguito; in questi casi, nei manoscritti bolognesi, l’elisione costituisce un vero risparmio grafico, perché esenta dal tracciare la parte iniziale di una lettera. I manoscritti esaminati documentano la costante attuazione dell’elisione dopo f, g, r, t. Le eccezioni sono rarissime. Per quanto riguarda le altre lettere che provocano l’elisione (c, e, x), si può segnalare la scarsa capacità di elidere della lettera e e una significativa resistenza all’elisione della lettera r dopo e. La regola dell’elisione sembra un fatto grafico inerente alla ormai avanzata metamorfosi dalla minuscola carolina alla testuale: la sovrapposizione tra l’ultimo tratto anteriore e tratto di attacco posteriore, sempre possibile nella minuscola carolina dopo f, g, t coinvolge c, e, f, g, r, t, x e tende a trasformarsi e strutturarsi in una vera e propria elisione a partire dal XII secolo, quando elementi distinti si organizzano in sere sempre più serrate e omogenee (assimilazione reciproca delle lettere tramite l’esecuzione di pochi tratti essenziali, costante presenza di trattini di attacco che si ordinano tutti alla stessa altezza sulla linea superiore di scrittura , il serrarsi delle lettere le une sulle altre tramite vari artifizi). Una prima analisi di manoscritti francesi lascia intravedere come la regola fuori dall’Italia non trovi con il XIII secolo un vero e proprio assestamento; anzi, le sovrapposizioni o le elisioni parziali meno strutturate (dopo

c, e, x) spesso regrediscono a semplici opposizioni sia nelle scritture testuali meno normalizzate, sia in scritture altamente stilizzate come la littera textualis caratterizzata da attacchi molto marcati che resistono fortemente all’elisione (talora anche dopo f, g, r, t). passando in rassegna le più importanti raccolte di manoscritti datati (specialmente Gran Bretagna, Francia, Belgio) possiamo verificare come fuori dall’Italia il fatto che influisce maggiormente sulla regola, dopo il XIII secolo, non consista tanto in modifiche significative alle strutture della littera textualis, quanto in una progressiva, netta riduzione e specializzazione del suo uso. Se fino alla metà circa del XIV secolo la produzione manoscritta è egemonizzata da scritture testuali di realizzazione varia, nella seconda metà del secolo si fanno sempre più frequenti, fino a diventare preponderanti negli anni 80/90, scritture di origine corsiva. Scritture che talora mantengono un efficace e reale sistema di legature, talora sono eseguite tratto dopo tratto come la testuale. Con il XV secolo le testimonianze di uso della littera textualis sono costantemente molto modeste, talora del tutto marginali all’interno di un panorama articolato di scritture e stilizzazioni diverse. La littera textualis viene usata solamente in ambiti ristretti: qualche testo filosofico o letterario, di norma in latino, opere liturgiche, di preghiera personale etc. In questa produzione quantitativamente modesta è adoprata di solito una scrittura stilizzata, per lo più provvista di attacchi quadrangolari; in molte scritture non italiane le possibilità di applicazione della regola sembrano così consumarsi in un duplice processo che vede da una parte l’uso specializzato della littera textualis, dall’altra la scelta, per questi testi, di un modello di scrittura che contrasta con la regola dell’elisione. Diversamente in Italia le possibilità di applicazione e di sviluppo della regola non vengono mai meno tra XIII e XIV secolo. Nella rotunda italiana del XIII secolo, infatti, i tratti di attacco non acquistano mai la valenza di autonoma cifra stilistica e già nella seconda metà del secolo la littera textualis di origine bolognese testimonia un ampio uso della regola, rigidamente rispettata dopo f, g, r, t. l’immobilità di un modello di scrittura, praticamente fisso fino al pieno XVI secolo, favorisce in Italia uno sviluppo di tipo analogico e normativo della regola dell’elisione. Non a caso, nel momento estremo del suo uso, l’elisione è avvertita e presentata come regola unicamente da una fonte italiana, il Luminario del Verini....


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