10 piccoli indiani - un\'isola, una prigione PDF

Title 10 piccoli indiani - un\'isola, una prigione
Course Teorie e Geografie Letterarie
Institution Università degli Studi di Parma
Pages 6
File Size 63.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 78
Total Views 126

Summary

Download 10 piccoli indiani - un'isola, una prigione PDF


Description

UN’ISOLA… UNA PRIGIONE. “C’era qualcosa di magico in un’isola: bastava quella parola a eccitare la fantasia. Si perdeva contatto con il resto del mondo, perché un’isola era un piccolo mondo a sé. Un mondo forse, dal quale non si poteva tornare indietro.” “Mi lascio alle spalle una vita monotona” si disse “La vita di tutti i giorni.” Questi sono i pensieri del Dottor Armstrong, uno dei personaggi del romanzo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”. Il romanzo è ambientato su un’isola, Nigger Island, e proprio su quest’isola si avvereranno le parole di Armstrong, infatti nessuno dei personaggi riuscirà a scappare da quest’isola. Questo romanzo è uno dei più famosi della scrittrice, nonché un capolavoro del genere giallo degli anni 40 che costituisce una variante della “camera chiusa”. Notiamo che in questo romanzo l’ambientazione e i luoghi sono un elemento fondamentale. Partendo dalla trama: Anthony Marston, John Macarthur, Emily Brent, Lawrence Wargrave, William Blore, Edward Armstrong, Philip Lombard e Vera Claythorne vengono invitati per diversi motivi a Nigger Island, una piccola isola dalla forma di testa di nero, da un certo signor Owen. Gli invitati non si conoscono tra di loro e una volta arrivati scoprono che il signor Owen e sua moglie non ci sono; ad accoglierli ci sono invece i due domestici i coniugi Thomas ed Ethel Rogers. In ognuna delle camere assegnate agli ospiti è appesa al muro una filastrocca che recita la storia di dieci negretti i quali, uno dopo l'altro, muoiono in modi differenti. Sul centrotavola della sala da pranzo, inoltre, si trovano le statuine corrispondenti ai dieci negretti della filastrocca. Dopo la cena, mentre i presenti discorrono tra di loro, una voce inumana proveniente da un grammofono li incolpa tutti, inclusi i due domestici, di aver commesso un omicidio, citando date e nomi delle vittime. Il giovane Anthony Marston, dopo aver bevuto un bicchiere di whisky, improvvisamente muore. Edward Armstrong, medico, dopo una veloce analisi del cadavere giunge alla conclusione che nel bicchiere di Marston c'era del cianuro. Da quel momento, come i negretti della filastrocca, i protagonisti cominciano a morire uno dopo l’altro e si innesca quasi naturalmente un meccanismo di paura e sospetto reciproco,

accompagnato dalla consapevolezza che l’assassino non può essere altri che uno di loro: sono infatti soli sull’isola e non hanno via di scampo per raggiungere la terraferma. il giorno seguente, la signora Rogers viene trovata morta nel suo letto. Armstrong per la seconda volta deve annunciare al marito e agli altri ospiti un'ambigua morte all'interno della casa, stavolta causata da un'eccessiva dose di sonnifero. A questo punto l'ipotesi di due suicidi diviene, a parere di molti, alquanto improbabile; gli ospiti cominciano quindi a sospettare che Marston e la signora Rogers possano essere stati uccisi. Ad alimentare questa teoria c'è il fatto che le due morti erano avvenute analogamente a quanto descritto nella filastrocca e che sul centrotavola le statuette ora sono solamente otto . All’ora di pranzo notano che manca all'appello il signor Macarthur, generale dell'esercito in pensione. Il dottor Armstrong lo va quindi a cercare e poco dopo rientra annunciando che anche lui, in seguito a un colpo inferto con un oggetto contundente, è morto; subito tutti si accorgono che al centrotavola manca un'altra statuetta, e mentre stanno trasportando il cadavere in casa scoppia una violenta tempesta che d'ora in poi renderà impossibile qualsiasi comunicazione con la terraferma. La mattina dopo, il signor Rogers viene trovato morto in seguito a un colpo di accetta in testa; quando è stato ucciso stava spaccando la legna per il fuoco. Anche questo omicidio coincide con la filastrocca e anche in questo caso una delle statuette del centrotavola scompare. Viene sospettata Emily Brent, poiché è l'unica che quel mattino era uscita mentre gli altri dormivano, ma lo stesso giorno la signorina viene trovata morta in poltrona in seguito a un'iniezione di cianuro di potassio. L'iniezione è stata eseguita con la siringa del dottor Armstrong, per cui i sospetti ricadono su quest'ultimo. Si decide che tutti radunino medicinali e armi in loro possesso e li chiudano a chiave in una cassetta; Lombard dice di aver portato con sé una rivoltella, che però non viene trovata. Vera, salita in camera sua per riposare, nell'oscurità si sente toccare il collo da qualcosa che sembra una mano bagnata e urla invocando aiuto. Gli altri arrivano di corsa e, illuminando la stanza, vedono che si tratta di un'alga pendente da un gancio fissato sul soffitto, ma immediatamente si accorgono anche dell'assenza del giudice Wargrave; una volta tornati in salotto lo trovano seduto in poltrona, con la parrucca da giudice e un foro di proiettile in fronte. Arriva quindi l’ora di ritirarsi nelle proprie stanze per riposarsi e proprio in quel momento Lombard ritrova la rivoltella nel cassetto del comodino.

Durante la notte Blore sente un rumore di passi, esce dalla sua camera, corre in cima alle scale e vede una persona uscire di casa; allora va a chiamare gli altri, ma non riceve risposta da Armstrong, perciò tutti arguiscono che la persona fuggita sia lui. Il giorno dopo, non avendo ancora trovato Amstrong, decidono di rimanere sulla spiaggia, dove pensano di essere meno esposti al pericolo. Blore propone di andare in casa a prendere del cibo, ma gli altri due si rifiutano, quindi va da solo. Visto che tarda a tornare, Vera e Lombard si dirigono verso la casa per cercarlo, e sotto la finestra della camera di lei lo trovano con il cranio fracassato da un orologio incastonato in un blocco di marmo a forma di orso. Tornati sulla spiaggia, Vera e Lombard vedono tra gli scogli il cadavere di Armstrong: capiscono allora di essere gli unici due rimasti sull'isola e si convincono ovviamente entrambi che l'altro sia l'assassino. Vera insiste per trascinare sulla spiaggia il corpo di Armstrong: durante questa operazione riesce a sottrarre a Lombard la pistola e lo uccide. Convinta di aver sconfitto l'assassino, euforica, rientra in casa, butta dalla finestra due delle tre statuette rimaste e, stringendo in mano l'unica ancora intatta, si dirige in camera sua. Ormai in preda alla follia, rivive la vicenda di Cyril, il bambino affidato alle sue cure che aveva effettivamente lasciato annegare perché l'eredità di cui era destinatario andasse allo zio, Hugo, l'uomo che amava e con cui, grazie a quel denaro, avrebbe potuto costruire un futuro; ma il giovane, molto legato al nipotino, pur senza alcuna prova aveva intuito la verità e, sconvolto, l'aveva lasciata. Giunta nella stanza, Vera vede che dal gancio a cui era stata appesa l'alga ora pende un cappio, e c'è una sedia pronta per essere utilizzata: è il destino dell'ultimo negretto della filastrocca, e nella mente ormai sconvolta di Vera Hugo è lì, ad accertarsi che lei compia il gesto dovuto per l'omicidio commesso. E lasciando cadere l'ultima statuetta, che si frantuma in mille pezzi, la giovane si impicca. Alla fine del libro è trascritta una lettera trovata all'interno di una bottiglia in mezzo al mare, e indirizzata alla polizia dal comandante del peschereccio che l'ha rinvenuta. La lettera è una confessione riguardante i fatti avvenuti a Nigger Island: l'assassino dice di aver scelto le sue vittime tra persone che, pur avendo commesso un omicidio, erano riuscite a sfuggire alla legge per mancanza di prove, e che avrebbero quindi meritato la morte. Lui stesso ha sempre avuto a che fare con la legge e possiede un grande senso della giustizia, unito però a un sempre più irrefrenabile impulso ad uccidere: tutto ciò l'ha spinto a pianificare un delitto perfetto. La lettera è firmata da Lawrence Wargrave.

Riferendomi alla prefazione dell’opera di Alex R Falzon è interessante notare la citazione “In questo luogo angusto e senza scappatoie, che è poi un’efficace metafora puritana della coscienza sporca, ognuno è indiziato e allo stesso tempo è potenzialmente innocente”, ovvimente, fino allo scioccante epilogo della storia. L’intera vicenda è costruita, oltre che sulla filastrocca, sull’ambientazione, che gioca un ruolo molto importante anche sul comportamento e sulla mente dei personaggi: i personaggi vengono traghettati sull’isola da un “Caronte” del ventesimo secolo di nome Fred Narracott che profetizza alla fine del primo capitolo l’arrivo del giorno del giudizio; arrivano quindi sull’isola chiamata Nigger Island per la sua forma che ricorda “la testa di un nero”, e vedono la casa del loro ospite: “La barca girò intorno alle rocce. E finalmente, la casa apparve. Il lato sud dell’isola era del tutto diverso, scendeva in dolce declivio fino al mare. La casa era la: bassa, quadrata, modernissima, con grandi finestre che lasciavano penetrare molta luce. Una casa pienamente all’altezza di ogni aspettativa.” Da questa descrizione possiamo notare che a differenza della solita casa tipica dell’horror, decrepita, antica e decadente qui abbiamo una casa completamente opposta che fa apparire ancora più sconcertante ciò che accadrà in seguito. L’isola, come viene analizzata anche le manuale “Geografia e letteratura – Piccolo manuale d’uso” di Marina Marengo, è vista in letteratura come un luogo fortemente simbolico, isolato e lontano dalla “normalità”, quasi un luogo magico: anche una sorta di rifugio. Tutti gli elementi che caratterizzano l’isola come rifugio qui sono capovolti, rendendola una trappola, una prigione: qui vediamo i protagonisti sono intrappolati su Nigger Island senza via di fuga e non possono raggiungere la terraferma che rappresenta la salvezza: un luogo sicuro. Nella postfazione del romanzo Falzon scrive a proposito: ”Nigger Island funziona come una macchina disciplinare perché serve a dividere, a separare, a isolare i colpevoli dell’isola dagli innocenti della terraferma. Essere sull’isola equivale a portare una specie di stigma; ne consegue che Nigger Island è una prigione, anche se di

lusso.” La connotazione del luogo in quest’opera è fortemente simbolica, infatti abbiamo poche descrizioni fisiche dell’isola in sé e della villa: sappiamo che la costa è un paesaggio roccioso nel lato nord mentre è un dolce declivio che scende fino al mare nel lato sud, dove è presente la casa, moderna luminosa e di lusso; ma a parte questo la valenza reale dei luoghi è quello che essi rappresentano nella mente dei personaggi: il luogo della morte: la prigione dalla quale non si può scappare. Nigger Island è infatti il palcoscenico perfetto per lo spettacolo: l’autrice e il suo assassino scelgono accuratamente l’ambientazione e pianificano nei minimi dettagli la storia he ci offrono. Non importa in realtà come sia l’isola, quello che importa è quello che l’isola simboleggia e che si riflette nella mente dei personaggi e nella nostra: un logo diviso, separato dalla terraferma e quindi da cui non si può scappare i personaggi sono in balia degli eventi. Senza l’isola di Nigger il romanzo non avrebbe potuto strutturarsi così magnificamente in tutte le sue parti facendole combaciare perfettamente come in un puzzle. O meglio, avrebbe potuto, ma non con lo stesso effetto e la stessa credibilità che la Christie è riuscita a mantenere proprio scindendo il mondo dei protagonisti da quello “reale” dove noi lettori accettiamo tutto quello che succede come possibile e realistico proprio perché non vigono più le regole della società ma quelle dell’isola e quindi, in questo caso, quelle dell’assassino.

Bibliografia - “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie edizione Oscar Mondadori - Prefazione e postfazione all’opera di Alex R. Falzon - “Geografia e letteratura – piccolo manuale d’uso di Marina Marengo Sitografia http://www.thrillercafe.it/dieci-piccoli-indiani-agatha-christie/...


Similar Free PDFs