Raccontiamo ai più piccoli. Libri e media nella prima infanzia. PDF

Title Raccontiamo ai più piccoli. Libri e media nella prima infanzia.
Course Letteratura per l'infanzia (disciplina)
Institution Università degli Studi di Genova
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Summary

Riassunto completo del libro. Divisione in capitoli....


Description

Anna Antoniazzi RACCONTIAMO AI PIÙ PICCOLI Libri e media nella prima infanzia Le storie aiutano a vincere insicurezze, paure e trasmettono modelli di riferimento. Prima di proporre una storia ai bambini occorre conoscerne i contenuti e i messaggi che veicola, quali modelli educativi trasmetta e quale genere di relazioni proponga. Cap. 1 La voce Conte, ninna-nanne, filastrocche… La ninna-nanna ha due funzioni: fare addormentare il neonato e fornire una prima acculturazione linguistica e musicale. I temi evocati dalle ninne-nanne sono spesso tristi, malinconici, a volte inquietanti e spaventosi. Uno dei temi ricorrenti è la guerra; ad es. Girotondo (1968) ricorda gli orrori dei conflitti passati e di quelli che si profilano all’orizzonte e sottolinea come i bambini stessi siano talmente immersi nell’immaginario bellico da non potersene liberare, neppure nei loro giochi. La canzone assume una valenza politica e i toni della denuncia dichiarando che le vere vittime di tutti i conflitti sono i civili e, soprattutto, i bambini. Anche la ninna-nanna (1914) di Trilussa sottolinea l’astio verso i governanti che, per sete di ricchezza, sacrificano il popolo. A differenza di Trilussa, Girotondo nasconde questi temi tra le parole. Le ninna-nanne celano anche affinità con le fiabe tradizionali, popolate di mostri, spettri, Babau terrificanti. Ne è un esempio la famosa Ninna nanna, ninna oh, dove abbiamo: la Befana che buca il cuore dei bimbi cattivi, l’Uomo nero e il Gatto mammone che sbrana gli uomini. Questi testi sono una sorta di canto scaramantico che, evocando figure terrificanti, le esorcizzano. Alcune ninna-nanne tradizionali, cantate in dialetto, raccontano situazioni tabu come la depressione post-partum (senso di impotenza, estraneità, sconforto, disagio). Alcune ninne-nanne evocano il sonno come annunciatore di calore e affetto; es. in Stella stellina il rapporto idilliaco tra mamma e pargolo è ribadito a ogni strofa. Molte sono le ninna-nanne in cui le mamme auspicano ai figli un brillante e ricco futuro. Un altro elemento presente nelle ninna-nanne è il no sense che rimanda alla dimensione del sogno dove tutto diviene possibile. Ninna-nanne contemporanee Molti artisti hanno dedicato ai figli brani che hanno il sapore delle ninna-nanne: Claudio Baglioni: Avrai; Antonello Venditti: Peppino; Fabio Concato: Fiore di Maggio; Jovanotti: Per te; Fedez: Prima di ogni cosa. Altre artiste hanno invece dedicato brani che raccontano l’attesa come Gianna Nannini: Ogni tanto Fiorella Mannoia dedica In viaggio ad una figlia ideale. Le canzoni dello Zecchino d’oro sono brani musicali scritti per i più piccoli e osservano il mondo con gli occhi dell’infanzia. In Ninna nanna chicco di caffè (1970) la bambina canta una nenia a sua madre, promettendole di accudirla in futuro. Anche in Ninna mamma (2013) c’è un rovesciamento dei ruoli ed è la piccola a prendersi cura della madre. Le canzoni dello Zecchino risentono del contesto religioso. I temi sono gli stessi delle nenie tradizionali: sentimenti, paure, aspettative, delusioni, ma anche fiabe. In Ninna nanna di pace (2004), la guerra viene trasformata in metafora attraverso personaggi come la strega o il lupo. Qui si fa entrare nell’immaginario del bambino temi come l’immigrazione.

Anche i canti di Natale fungono da ninna-nanna; essi sono dedicati spesso al piccolo Gesù, bambino per antonomasia (Tu scendi dalle stelle, Astro del ciel). Cap. 2 I libri Prelibri, libri illeggibili e libri sensoriali Nel momento in cui si cantano le ninna-nanne sono coinvolti tutti i sensi, sia di chi ascolta sia di chi canta e c’è uno scambio comunicativo, esperienziale, emotivo e affettivo. Bruno Munari crea i PRELIBRI: 12 libri polimaterici, pensati per l’educazione sensoriale e lo stimolo della creatività a partire dall’infanzia. Ciascun libro è intitolato Libro e ha un messaggio diverso. Munari crea anche la TAVOLA TATTILE: oggetto realizzato a partire da un supporto in legno, si compone di diversi materiali atti a stimolare la percezione tattile (liscio, ruvido, morbido, caldo, freddo..). Frobel progetta i DONI: materiali da fornire ai bambini del Kindergarten; i doni possono essere osservati, manipolati, assemblati per ottenere forme sempre nuove e diverse. Sono i precursori dei Lego. Il METODO BRUNO MUNARI prevede di dare ai bambini tutte le informazioni di tipo tecnico, sul come si fa a fare, senza dar loro temi predisposti dagli adulti, dar loro un metodo perché ognuno si costruisca il suo modo di fare, di produrre immagini o oggetti, di come osservare e capire, per poter poi progettare qualcosa che comunichi a qualcuno ciò che si voleva comunicare. A partire dalle sperimentazioni di Munari, si sviluppa un filone che vede il libro come protagonista; un libro inteso come oggetto modificabile, scomponibile, riassemblabile. Enzo Mari è un designer interessato al mondo dell’infanzia; la sua opera 16 animali è un puzzle componibile, una struttura a incastro, creato per ricavare da una tavola rettangolare di legno varie sagome di animali. Il posto dei giochi invece è composto da 10 pannelli di cartone ondulato con forme e decorazioni diverse per liberare la fantasia, inventare storie e personaggi. Il posto dei giochi è un luogo sicuro a misura di bambino. La sua opera Sei simboli sinsemantici è un oggetto da scomporre, ricomporre, manipolare; è composta da 6 simboli: freccia, stella, onde, luna, cubo, trifoglio. I bambini piccoli amano farsi raccontare le stesse storie svariate volte, questo perché hanno bisogno di comprendere i significati che si nascondono dentro alle storie. Gli adulti devono mettere i bambini nella condizione di scoprire da sé piuttosto che imparare attraverso istruzioni. Munari mette a punto le Carte da gioco: figure da riordinare in sequenza e Più e meno: 72 carte trasparenti da sovrapporre e sistemare a piacere per raccontare storie collegando le immagini senza regole prestabilite. Il libro come dimensione narrativa privilegiata Il rapporto tra un adulto che legge insieme ai bambini un albo con o senza parole (Worldess Picture Books) cambia: nel modo di porsi, di rapportarsi, di costruire un dialogo, di narrare una storia. Le parole scritte fungono da guida. Suzy Lee pubblica la “trilogia del limite”: Mirror: è stretto e verticale, per far risaltare la protagonista bambina, L’onda: è orizzontale per concentrare l’attenzione sul rapporto tra la piccola e il paesaggio che la circonda; Ombra: è orizzontale ma si apre dal basso verso l’alto, cambiando ancora la prospettiva di chi legge. Tutte le componenti del libro forniscono al lettore indizi, indicazioni per muoversi tra le pagine; le pagine bianche creano aspettativa, quelle nere lasciano in attesa.

Gli albi illustrati senza parole consentono di mettere in scena la fallibilità dei sensi e delle percezioni. Es. Zoom di Istvar Banyai dove il lettore che crede di leggere un libro che parla di una fattoria scopre di essere prima su una nave, poi in città, lungo una strada, quindi su un’isola deserta. Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni parla di un'amicizia speciale tra due macchie di colore che attraversano i drammi che la vita propone loro compreso quello della ricerca della propria identità; piccolo blu e piccolo giallo rappresentano metaforicamente l'infanzia. In Un libro di Hervé Tullet l'autore capovolge completamente la prospettiva e come per magia macchie di colore prendono vita. Beatrice Alemagna nell’albo Che cos'è un bambino? interroga i suoi lettori sull'essenza stessa dell'infanzia, fatta di cambiamenti fisici ed emotivi. In Il paese dei mostri selvaggi Maurice Sendak racconta del rapporto genitori figli; Max, il protagonista viene mandato a letto senza cena; improvvisamente Max si ritrova a bordo di una barchetta e raggiunge il paese dei mostri selvaggi, il bambino si fa proclamare re e quando si stanca ed ha fame riprende la via del ritorno e, quando arriva nella sua stanza, trova la sua cena. Il viaggio compiuto da Max è in realtà un viaggio interiore. Urlo di mamma di Jutta Bauer è un albo illustrato dedicato ai piccolissimi; la storia, raccontata in prima persona da un piccolo pinguino, parla di una mamma che perdendo la pazienza, urla così forte da mandare a suo figlio in mille pezzi; consapevole di avere disgregato l'integrità emotiva del suo piccolo mamma pinguino compie un lunghissimo viaggio per recuperare le parti disperse. Quando il piccolo è di nuovo tutto intero, lei compie l'atto finale della riappacificazione e chiede scusa. La notte di Wolf Erlbrunch racconta di come una relazione educativa possa funzionare nel migliore dei modi anche quando i suoi soggetti hanno una visione di ciò che accade intorno a loro diversa. Protagonista della storia è un bimbo, Fons, che una notte sveglia il suo papà perché curioso di sapere che cosa sia il buio e che cosa succeda nelle strade della sua città quando tutto dorme. La notte, che per il papà è ormai diventata una dimensione scontata e priva di fascino, al bambino appare affascinante, ricca di cose da scoprire e da inventare. Quentin Blake in Zagazoo racconta di un bambino arrivato per posta che sconvolge la perfetta vita di George e Bella con le sue metamorfosi evolutive. Con questo libro l’autore sottolinea che i cambiamenti non riguardano solo i più piccoli, ma tutti coloro che sono coinvolti nella relazione educativa. Cap. 3 Le animazioni Le serie tv Gli adulti tendono a considerare la TV come alternativa alla propria attenzione, come surrogati della propria presenza, come sostituti del gioco. Ma occorre interrogarsi su quali messaggi, modelli educativi, contenuti veicoli la tv. Le serie tv rivolte all'infanzia trasmettono dei modelli educativi, ovvero dei modi di essere, di comportarsi, di rapportarsi agli altri, indicano anche come diventare adulti, come approcciare il mondo, come costruire la propria identità confermando/rifiutando gli esempi presentati dai media e, quindi, presenti nell'immaginario. Ogni narrazione è figlia del proprio tempo, ne veicola le caratteristiche, sia positive che negative. In Peppa Pig i genitori sono estremamente compiacenti e per salvaguardare il proprio quieto vivere sono disposti ad assecondare i desideri e i capricci, piuttosto che costruire un solido rapporto educativo con la piccola. Peppa raffigura l'infanzia intrappolata all'interno della dimensione egocentrica da un contesto adulto che non permette in alcun modo ai bambini di emanciparsi, di crescere; sono rare le puntate nelle quali lo spettatore rimane stupito dagli

eventi e da ciò che accade; situazioni e personaggi tendono a consolidarsi nella propria funzione nel proprio ruolo; la stessa voce fuori campo tende a mantenere il narrato all'interno della condizione stereotipica, perché impedisce allo spettatore di uscire dai confini della storia, interpretando autonomamente ciò che accade. Per salvaguardare le proprie sicurezze, il mondo adulto cerca nelle narrazioni da proporre all'infanzia una conferma dei propri comportamenti e delle proprie attitudini. Ne è un esempio Peppa Pig: mamma Pig e papà Pig sono talmente presenti e pressanti sulla scena da autoescludersi dalla relazione educativa. Paradossalmente quando l'intervento adulto è più discreto e meno pressante, lo scambio generazionale funziona davvero. Solo quando non c'è ambiguità nei ruoli, infatti, è possibile per il bambino riconoscere nell'altro un punto di riferimento certo, ma altro da sé; un porto sicuro al quale approdare e non un sempiterno salvagente che impedisce di nuotare. La serie tv Masha e orso mette in mostra perfettamente l'alterità dell'adulto rispetto al bambino facendolo incarnare da un + imponente orso bruno. Diversamente dai genitori di Peppa Pig, Orso si adegua a ogni nuova situazione, rinegozia continuamente con se stesso le proprie priorità, consapevole che l'infanzia e le sue esigenze sono prioritarie rispetto a qualsiasi desiderio adulto. Quando orso si accorge che la bambina sta per commettere un errore, non le impedisce di agire: aspetta che l'azione si sia conclusa per suggerire una possibile via d'uscita, della quale la bambina stessa sia protagonista. Ciò non significa che gli adulti debbano tenersi a distanza dall'infanzia, ma che debbano imparare a riconoscerne gli spazi e i tempi, le modalità di approccio al mondo propri dei bambini. Masha e orso rompe gli schemi e metti in crisi i sistemi educativi tradizionali. La piccola protagonista è istintiva e per nulla intimorita da ciò che la circonda. La curiosità è il vero motore di ogni sua azione. Qui si può cogliere l'essenza di una prospettiva educativa divergente che mira a esaltare la dimensione infantile. Invece Sam Sam il cosmoeroe o i Pj Masks mettono in scena i più piccoli come esseri completamente dipendenti dagli adulti. Pimpa (di Altan) rappresenta un'infanzia utopica, in grado non solo di scoprire il mondo ma di renderlo vivo e palpitante. In tutte le storie di Pimpa la realtà è connessa alla dimensione del possibile. Icona e metafora di una dimensione infantile posta fuori dal tempo cronologico e collocata in un mondo altro, il migliore dei mondi possibili, Pimpa vive avventure straordinarie. In questo senso rappresenta l'utopia di un'infanzia avulsa dalla contingenza, dalle abitudini spiacevoli, dalle costruzioni di un mondo adulto quasi sempre presente, ma troppo spesso distratto e disattento alle reali esigenze dell'infanzia. Nelle storie di Pimpa, Armando, l'unico personaggio umano presente nella narrazione, pur essendo adulto, dimostra di essere fatto di un'altra pasta rispetto alla maggior parte dei genitori reali. Il rapporto tra Armando e Pimpa è il rapporto ideale tra padre e figlia: c'è quando Pimpa ha bisogno di lui, ma sa anche farsi da parte, concede spazio alle sue esplorazioni personali lasciandole l'emozione della scoperta ma è pronto a condividerne le avventure quando lei prima di addormentarsi racconta gli avvenimenti della giornata. Pimpa ha un rapporto animista con tutto ciò che la circonda: i personaggi sembrano animati da una sorta di pedagogia dell'interazione che invita bambini e adulti a non fermarsi a una fruizione televisiva, quindi passiva, della realtà, ma a stimolare il proprio contesto esistenziale ponendo domande. E Pimpa con un linguaggio semplice e con le continue domande mostra le opportunità offerte dal desiderio di conoscere e dalla capacità di provare meraviglia e stupore di fronte a tutto ciò che ci circonda. Altra significativa icona d'infanzia è rappresentata da Bing il coniglietto protagonista dell'omonima serie animata. Anche se Bing è un animaletto, riesce a rappresentare in maniera realistica il modo particolare che i più piccoli hanno di approcciarsi al mondo, la loro necessità di scoprire ciò che non conoscono anche quando sono spaventati dall'ignoto, la loro naturale propensione all'avventura. Bing

però rappresenta anche un altro aspetto, fondamentale da ricordare per ogni adulto educante, ovvero la necessità che i bambini reali hanno di essere rassicurati rispetto ai possibili pericoli e di essere spronati verso la conquista dell'autonomia provando a farcela da soli. Accanto a Bing c'è sempre Flop, un pupazzo di lana fatto a mano che rappresenta una sorta di guida, una figura adulta sulla quale il piccolo può sempre contare. In ogni episodio, il coniglietto affronta piccole sfide, si cimenta in prove che sembrano alla sua portata ma che si rivelano spesso superiori alle sue effettive capacità; ogni episodio però si conclude positivamente e ogni difficoltà viene superata non appena Bing trova l'espediente giusto per affrontarla. Le sue avventure non sono mai solitarie, con lui ci sono sempre altri cuccioli con cui condivide esperienze e giochi. Nelle narrazioni dedicate all'infanzia la presenza di protagonisti animali è una costante. Le metafore presenti in tante narrazioni rivolte ai più piccoli amplificano la percezione di un'infanzia intesa come dimensione altra rispetto a quella adulta e con caratteristiche che la rendono più percettibilmente affine al mondo animale che a quello umano cresciuto. Peter Pan e Mary Poppins conservano il loro sguardo bambino e la capacità di far accadere nella realtà cose precluse al resto degli esseri umani che hanno superato i confini dell'infanzia. Beatrix Potter fa coincidere i protagonisti delle sue storie con l'infanzia. Sottolinea qualcosa che gli adulti educanti tendono a dimenticare, ovvero quanto la disobbedienza sia un elemento fondamentale nei processi di crescita. Peter Coniglio è un sovversivo pedagogico, perché insegna che l'obbedienza non è sempre una virtù. Come sottolinea Bruno Bettelheim, il bambino ritiene che i suoi animali, veri o di pezza che siano, pensino, sentano, odano e amino come lui. Lo stesso vale anche per gli oggetti come ad esempio il Trenino Thomas o Cars, i quali testimoniano nell'immaginario infantile come anche gli oggetti che gli adulti considerano inanimati, prendano vita si trasformino in eroi nei quali i bambini possano riconoscersi. Ma se gli animali sono ritenuti esseri dotati di una libertà maggiore rispetto ai piccoli umani, treni, auto e altri oggetti incarnano un modello di infanzia più rigido e istituzionale: non possono uscire dal loro elemento privilegiato perché rischiano la paralisi delle proprie azioni e di conseguenza il mancato superamento delle prove che stanno affrontando. Sebbene anche per loro si ravvisi una propensione all'avventura, si tratta più che altro di un atteggiamento più rivolto al problem solving che di un vero e proprio desiderio di spingersi oltre per scoprire, sperimentare, conoscere il mondo. Serie come Dora l'esploratrice, i Trulli Tales o Il formidabile mondo di Bo non si limitano a indirizzare, a consigliare un percorso, ma dirigono scelte e decisioni, stabiliscono quali opzioni sono consentite e quali precluse per raggiungere l'obiettivo prefissato. Oltre Disney Roberto Farnè parla di “paideia disneyana”, ovvero un sistema formativo globale all’interno del quale lo spettatore può riconoscersi e uniformarsi (in senso negativo). Secondo Antonio Faeti l’opera dei cartoonist, soprattutto quelli Disney, è falsamente ottimista, pedagogicamente edulcorata, cerca di sbarazzarsi di ogni problema, spegne i timori e le domande. Un altro aspetto negativo celato all’interno della pervasività dei modelli disneyani riguarda la manipolazione immaginativa, sia delle opere originali dalle quali la Disney trae spunto, sia del pubblico. Farnè sottolinea come la prima forma di manipolazione trasformi il testo originale in qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo, produce un processo di totale autoreferenzialità narrativa e visiva creando uno stile predisposto allo stereotipo, fatto per essere imitato e riciclato in forme semplificate. Il processo di omologazione narrativa innesca un altro processo di manipolazione che

procede verso il riempimento dei molteplici interstizi descrittivi che rimangono aperti o parzialmente definiti. Si procede così verso una saturazione dell’immaginario, per moltissimi bambini Biancaneve, Peter Pan, Aladdin, sono tutti di Walt Disney: la sua versione di quei racconti li omologa tutti indifferentemente a un’unica matrice visiva e narrativa. Tale manipolazione è stata talmente pervasiva che la Disney è riuscita a fissare la fiaba all’interno del proprio universo narrativo, globalizzando contenuti e modelli educativi, creando uno stereotipo difficile da abbattere. A cominciare dal mantenimento delle appartenenze di genere all’interno di categorie ben definite e riconoscibili in un contesto riferibile alla società patriarcale tradizionale. Così i personaggi maschili si ritrovano a essere eroi salvifici, mentre quelli femminili continuano a essere remissivi, condiscendenti, incapaci di viversela senza l’aiuto del proprio Principe Azzurro; a cominciare da un semplice gesto: il bacio. Un bacio capace di catalizzare il risveglio della fanciulla addormentata trasformandola in donna e quindi potenziale sposa. Solo a partire da questo risveglio il femminile può disvelarsi, ma esclusivamente nel rapporto con il proprio futuro sposo, al quale deve la sua stessa esistenza. La narrazione disneyana riduce il femminile a un’ombra destinata a rimanere marginale, celata all’interno della dimensione domestica o di coppia. Così generazioni di bambini sono cresciute pensando alle protagoniste delle fiabe, e per affinità a tutte le donne, come a personaggi fragili, bi...


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