Infanzia e metafore letterarie PDF

Title Infanzia e metafore letterarie
Course Teoria e storia dell'editoria per ragazzi
Institution Università di Bologna
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Infanzia e metafore letterarie riassunto...


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INFANZIA E METAFORE LETTERARIE MILENA BERNARDI

1. Introduzione In questo libro si raccolgono scritti che generano un percorso (in continua evoluzione). Ci sono due fili conduttori: - Le metafore letterarie - Le categorie interpretative Metafore letterarie: La parte dedicata ai Pollicini indaga la simbolica piccolezza dei bambini, Icona d'infanzia ricca di significati profondi. Il tentativo di dare parola all'indicibile/ineffabile attraverso la metafora, che sa risvegliare zone oscure. Il Pollicino può essere metafora d'infanzia primigenia, fragile, esposta al pericolo eppure capace di sopravvivere attraverso tenacia e astuzia. Metafora di invisibilità e mistero. Le prove a cui viene sottoposto sono caratterizzate dalla presenza di orchi, streghe, maghe e matrigne, icone antagoniste. La fiaba diventa il racconto metaforico del viaggio iniziatico verso il mondo dei morti. Il libro è un tentativo di realizzare un percorso fatto di metafore che aiutino a superare i confini dei vari campi semantici, andando oltre il visibile. La metafora non svalorizza, ma tiene tutto insieme. Le sirenette → sono avvicinamenti d'identità straniere: donna e pesce (donna incantatrice, sirena mortifera, fanciulla imprigionata in un corpo che non desidera). La sirenetta è una figura tragica, depositaria di poteri e saperi sconosciuti. - melusine e ondine → seppur nella sofferenza non perdono il contatto con la loro identità primigenia e mitologica - sirenetta → complessa metafora letteraria rinuncia a sé per la conquista dell'altro, l'unico che può assicurarle la felicità amorosa ed il diritto a un'anima. Eppure è metafora di sofferenza e infelicità, emarginazione ed inadeguatezza. Le categorie interpretative sono prevalentemente due: - l'orfanezza - la diversità Condizioni condivise dai personaggi delle fiabe, esse sono le regioni metaforiche più ampie in cui si convogliano le trame raccontate. Trame trattate da Andersen e Dickens (Oliver Twist), o Gelsomina di Fellini (La strada). È evidente il legame tra letteratura e cinema, a cui si aggiunge anche il teatro con le considerazioni relative al laboratorio teatrale “Gli anni degli argonauti”. La letteratura diventa aiutante del lettore, specialmente nell’adolescenza per attraversare i drammi personali. L'orfanezza sembra essere una necessità per i protagonisti della letteratura per l'infanzia, la scomparsa dei genitori serve affinché il bambino si smarrisca in un altrove in cui intraprendere autonomamente il proprio cammino esistenziale. Da qui deriva l'importanza di non minimizzare o negare l'evento di perdita, esso impedisce al bambino di sperimentare il processo doloroso ma necessario della sofferenza, unico modo per evitare che questo “lutto irrisolto” si ripercuota come un fardello anche in età adulta. L'orfano convive con una “diversità” che è insita nella sua orfanezza. Le diversità invece sono le molteplici strade che i personaggi possono prendere, i destini possibili. Sono percorsi individuali influenzati da diversi fattori. I bambini già di per sé sono diversi e le strade che prenderanno crescendo vengono indagate e approfondite dalla lettura per l'infanzia che le esalta narrandole. “La metamorfosi” _ Kafka → è la metafora di una metamorfosi collocata in un contesto di solitudine, infelicità, orfanezza simbolica. È l'icona letteraria della diversità. Il metodo affrontato in questo libro è caratterizzato dal “tenere la direzione perdendosi”. Metodo → significa letteralmente “percorso”: è necessario trovare una direzione da seguire, ma senza rinunciare ad indagare strade secondarie cercando connessioni tra chiavi di lettura differenti. I personaggi bambini di Dickens sono emblemi di orfanezza, rappresentazioni d'infanzia emarginata e solitudini infantili, ma rappresentano al tempo stesso degli spaccati della società ottocentesca dell'epoca. Questo ci fa comprendere come i personaggi letterari non possano essere decontestualizzati dall'epoca storica in cui sono stati scritti (le opere esistono sempre in relazione ad un contesto con cui dialogano). Se però prendiamo in considerazione la contemporaneità, i quotidiani descrivono spesso queste orfanezze urbane

segnate da tratti simili all'infanzia ottocentesca di Dickens (abbandono, solitudine, lavoro minorile, miseria). Elementi che tendono a conservare la figura dell'orfano come simbolo di fattori destinati a tornare. Ma nella realtà (e nell'immaginario) dell'orfanezza esistono anche orfani abbienti, questo non fa altro che ampliare i confini della tematica che si trasforma in una sorta di mosaico. Per questo lo studio dell'immaginario ci permette di conoscere e comprendere anche ciò che accade quotidianamente sotto i nostri occhi, fornendoci nuove visioni e nuovi punti di vista. Per tornare al legame tra opera e contesto: le metafore con cui si racconta l'infanzia tendono a variare in base ai contesti storici, culturali e sociali. - Le infanzie di Dickens (800) fatte di panni stracciati (Oliver Twist, David Copperfield, Pip) → venivano rappresentati uscendo dall'anonimato per paura di perderli. Attiravano su di loro i reati della società adulta, bambini in perenne lotta contro la violenza, le ingiustizie e la miseria. - Le infanzie dei primi del 900 sono profondamente diversi, perché se Oliver è un povero orfano, Peter Pan è un orfano eterno in una dimensione senza tempo, lui può volare. Con Dickens i bambini sono eroi incompiuti; con Peter Pan diventano bambini dell'altrove, sospesi, è una nuova metafora d'infanzia appartenente a dimensioni altre. Negli anni della Prima Guerra Mondiale al romanzo di formazione viene dato il colpo di grazia, questa crisi del romanzo di formazione coincide con la disfatta in guerra e con il trauma vissuto dalla gioventù europea. La disillusione portata dalla Guerra spronerà i giovani a trovare rifugio nell'infanzia considerata l'Eden perduto. Peter Pan testimonia l'immagine dell'infanzia che si delinea in questo secolo. È necessario porsi una domanda: Quando è stata inventata l'infanzia? Per tutto il 700 il bambino era considerato un adulto in miniatura, animali da domare e a cui impartire le conoscenze fondamentali affinché crescessero velocemente ed entrassero nella società. Con i Romantici il bambino diventa un codice da decifrare con pensieri profondi e complessi. Compaiono quindi autori come Carroll, Burnett, Grahame con libri di luoghi altri a cui si può accedere solo se si hanno meriti a sufficienza. Ciò che conta in quest'epoca sembra essere restare piccoli per sempre. L'avvento della psicoanalisi metterà in crisi gli stereotipi adulti sul bambino considerato “puro” → esempio del piccolo Hans, caso clinico studiato da Freud nei Tre saggi sulla teoria sessuale, che per la prima volta mostra bambini diversi, perturbanti. Il legame tra autore e opera a volte può sfociare in vivacità autobiografica, come nel David Copperfield di Dickens. Dickens nasce nel 1812, la sua fu un'infanzia di privazioni che motivò il suo tipico assegnare ai bambini protagonisti dei suoi libri un acume particolare legato al sentire la sofferenza infantile. Ciò che ne deriva è il rapporto complicato tra vita e opera: non è mai se stessi che si vuole mettere in mostra in prima persona, ma si scrivono le confessioni di qualcun altro. In questo senso Dickens realizza dei percorsi di “risarcimento” per i bambini protagonisti. Le forme letterarie nascono per risolvere delle difficoltà storiche, sono curative. Carlo Ginzburg studia il paradigma indiziario che occorre a decifrare indizi che escono dal testo chiarendo le direzioni della ricerca. Sono un esempio le metafore, mezzi per parlare dell'indicibile esprimendo altro da ciò che è consueto. Libro “La lingua salvata” - Canetti → parla del legame inscindibile tra la letteratura, le esperienze del bambino e il contesto culturale in cui si trova. Parla della letteratura delle origini, di come ci si mettesse accanto al fuoco per raccontare storie.

2. Le briciole di Pollicino In questo capitolo si tratta della figura dei Pollicini considerati il paradigma dell'infanzia ferita o in pericolo che però sa come resistere facendo ricorso alle proprie risorse e la conflittualità aperta con il mondo adulto. I pollicini sono bambini “orfani” nel senso ampio del termine (perdita di un solo genitore, di entrambi, matrigne o patrigni), l'immagine che ne deriva è quella della piccolezza estrema, quasi invisibile all'occhio del mondo adulto, si addentrano nel mondo incontrando ogni pericolo. Quasi tutti ne usciranno vivi ed in questo modo ritrovano se stessi. La fiaba di Puccettino (Petit Poucet) è raccolta nei “Racconti di Mamma Oca” di Perrault del 1697, ed è ancora oggi la più temuta dagli adulti che ammettono di censurare a volte le scene madri della fiaba come l'abbandono da parte dei genitori dei 7 fratellini e l'incontro con l'orco → sono sequenze narrative che raccontano di atti orribili compiuti dagli adulti, per questo tendono a considerarle inaccettabili e perturbanti. Lo stesso accade con Hansel e Gretel dei fratelli Grimm stampata per la prima volta nel 1812, anche qui le scene omesse sono l'abbandono e la prigionia dei bambini nella casa della strega cannibale. Gli adulti non vogliono che i loro lati oscuri vengano messi in luce. In ogni adulto è ancora presente un bambino che, spaventato, cerca di difendersi occultando i pericoli. Essi danno spiegazioni che sono solitamente il non voler angosciare i bambini, non considerando il loro gradimento per queste tematiche. Nel rapporto che i grandi hanno con le fiabe è evidente la dimensione del doppio → due fasi della vita che si incontrano (adulto e infanzia) condito da confusione adulta e

rimembranze infantili, per questo gli adulti sono in difficoltà con queste storie. I bambini sono attratti dalla suspense e da questi temi terrificanti che stimolano l'interrogarsi sulla profondità delle storie. I Bambini cacciati di casa e condotti nella foresta Le tematiche qui affrontate sono: - Il rito di iniziazione l'età in cui i bambini venivano sottoposti a questi riti variava, ma solitamente avveniva prima della pubertà. Mandati nella foresta (condotti dai genitori o inscenato un ratto di bambini) e accolti da esseri terribili e misteriosi. Chi dei genitori accompagna il ragazzo nel bosco è sempre il padre o il fratello, poiché il luogo in cui si celebrava il rito era vietato alle donne (pena la morte). - La piccolezza straordinaria considerato un tema autonomo e portante delle fiabe di quei Pollicini che viaggiano in ventri animaleschi anziché addentrarsi nelle foreste (Pollicino dei Grimm, Mignolina di Andersen, Nennillo e Nennella di Basile, Petit Chaperon Rouge (Cappucc etto Rosso è la traduzione italiana e l' -etto è un vezzeggiativo a simboleggiare la piccolezza). Le forme dell'abbandono: condotti nel bosco e abbandonati, fuggono da una matrigna, ceduti o venduti; Le cause dell'abbandono: carestia, matrigne, rapporto tra madri e streghe; Le conseguenze dell'abbandono: i bambini sono soli e affrontano i pericoli del viaggio iniziatico. La disperazione dei parenti all'avvio del viaggio iniziatico è un rituale nel rituale (suppliche, preghiere inutili), l'iniziazione veniva fatta dai clan per far entrare ufficialmente il giovane nella tribù. Si riteneva che durante il rito il bambino morisse per inghiottimento da parte di animali favolosi e resuscitasse come uomo nuovo (= morte temporanea). Per questi riti si costruivano apposite case a forma di animale. Sempre nella foresta (mistero), si accompagnavano da mutilazioni e torture, dopo la “rinascita” veniva dato loro nuovo nome e marchiati. Gli venivano insegnati metodi di caccia e tutto ciò che veniva considerato indispensabile per la vita. Spesso le fasi del rito vengono trasposte nella fiaba con variazioni dovute all'accettabilità culturale (Propp) → le storie fiabesche contengono adattamenti che ne nascondono la “base primordiale”. Attraverso i meccanismi di: -

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La trasposizione del senso è la sostituzione di un elemento del rito nel racconto di fate considerato incomprensibile a causa del mutamento storico, con un elemento più comprensibile. Ad esempio: C'era l'usanza di cucire i defunti nella pelle degli animali per assicurargli l'arrivo nel regno dei morti; oppure nel racconto di fate: un uomo vivo si fa cucire nella pelle per arrivare in un regno lontano(metafora dell'aldilà) L’inversione del rito è caratterizzata dalla conservazione di tutti gli elementi del rito con l'aggiunta di un racconto dal significato opposto. Ad esempio: anticamente si offriva in rito propiziatorio una ragazza al fiume e da essa dipendeva la fertilità della terra, nella fiaba il cavaliere libera la fanciulla dal mostro a cui è stata portata affinché la divori. All'epoca dei riti propiziatori qualsiasi “liberatore” sarebbe stato ucciso. Quest'inversione segue i mutamenti della società.

La fiaba allora si accolla il compito di registrare i cambiamenti della società e allo stesso tempo conservare il rito rendendolo comprensibile a chiunque la legga. Potremmo ipotizzare che la motivazione profonda che spinge gli adulti a censurare alcune parti delle fiabe sia dovuta ad un processo di rimozione colpevolizzante nei confronti dei riti primordiali (congettura). Carlo Ginzburg indaga l'esperienza inaccessibile per eccellenza: il viaggio nel regno dei morti → metafora descritta dal viaggio iniziatico dei bambini nelle fiabe. Orchi e streghe sono figure simboliche divoranti che permettono la morte temporanea e la successiva rinascita tipica del rito d'iniziazione, sono questi personaggi a provocare il mutamento in positivo del destino dell'eroe. Dal punto di vista psicoanalitico queste figure sono state definite come rappresentazioni delle tensioni tra adulti e bambini. Alan Dundes fa una lettura psicoanalitica della fiaba di Cappuccetto Rosso nei vari paesi notando come tutte le fiabe in effetti rispecchino il punto di vista dell'infanzia e non tanto quello dei genitori, e che gli adulti di fatto sono figli dei propri genitori, quindi ancora versioni infantili di persone adulte. Ciò che lui nota nel suo studio è la rivalità nelle fiabe degli esponenti dello stesso sesso: fanciulle che lottano contro streghe e matrigne, cavalieri che combattono contro draghi dello stesso sesso. In cappuccetto rosso è evidente l'antagonismo tra Cappuccetto e l'antagonista femminile: la madre che l'allontana da casa (svezzamento) la porterà a vendicarsi cibandosi della carne della nonna (versioni della fiaba orale → la bambina mangia la carne e beve il sangue della nonna alludendo all'aggressività orale e facendo un parallelismo con l'allattamento in cui il bambino per prendere il nutrimento necessario “mangia la carne” della

madre. Nella fiaba anche il desiderio di evacuare immediatamente rimanda alla regressione all'infanzia). Componente anale → spesso censurata, un aspetto della cultura “bassa”. Esistono storie in cui i Pollicini vengono defecati da animali che li hanno inghiottiti, dopo aver passato del tempo nel loro ventre. Viene sovvertito lo schema dei ruoli genitori-figli, non è il bambino che desidera divorare il genitore ma il genitore che vuole mangiare il figlio → passaggio delicato interpretato come meccanismo del bambino che nutre fantasie divoranti (desiderio di incorporare la madre con il suo seno) In alcune versioni (giapponese, coreana e cinese) in cui l'orchessa divora i fratelli del protagonista fa intendere il tema della rivalità tra fratelli. Il nome Cappuccetto, Little red riding hood, Petit chaperon rouge, lascia intendere la sua piccolezza, il legame tra lei e i pollicini e nonostante la fiaba originale sia stata ripulita dai contenuti considerati bassi sono ancora evidenti i riferimenti ai conflitti familiari cruciali della versione orale. Dunque le fiabe non fanno altro che rappresentare il punto di vista dell'infanzia e non quello dei genitori (che restano figli dei propri genitori e quindi visione infantile di persone adulte). La fiaba mostra ai bambini la versione minacciosa dei genitori che seppur amandoli li costringono a sottoporsi ai riti d'iniziazione e alla morte temporanea. Sono immagini scomode quelle generate dalle fiabe per il mondo degli adulti, narrano l'indicibile. Notiamo però che il tema dell'abbandono sia fondamentale per il senso del racconto in cui l'ero viene marchiato dalla diversità dell'orfanezza e si tramuta in giovane eroe.

Carestia e ciclo della fame Puccettino: l'incipit di Puccettino (Le Petit Poucet di Perrault) mette subito in risalto il tema della fame, molte delle fiabe messe sulla carta alla fine del 700 hanno ancora ben presente l'impressionante carestia del 1694-95. Inizialmente vengono descritti i membri della famiglia (moglie e marito taglialegna e i 7 figli), passando poi alla descrizione dell'ultimo nato: “veniva su delicato e non parlava mai” → simbolo di bontà di carattere che invece veniva scambiata dai genitori per stupidaggine; “era piccolissimo e lo chiamarono puccettino”. Dopodiché si affronta immediatamente il tema della carestia e la necessità dei familiari di liberarsi dei figli. Il padre propone alla madre di portarli nel bosco e lasciarli sperdere. Puccettino sente tutto. La madre si oppone. In questo racconto è il padre il primo antagonista, il secondo sarà l'orco (di nuovo avversario maschile). Hansel e Gretel (Grimm): nella stessa maniera si introduce la famiglia di taglialegna e la loro povertà provocata dalla carestia. Anche qui la soluzione viene trovata nel condurre i bambini nella foresta e lasciarli sperdere. Qui è il padre ad opporsi, ma la madre (che poi diventa “matrigna” nella seconda ristampa) lo convince. In entrambi i casi la miseria e la carestia sembrano essere le motivazioni che spingono all'abbandono. Delumeau studia le principali paure della società tra il 1348 e il 1648 (che si rispecchiano poi nei racconti popolari) individuandone principalmente due: il timore di restare senza pane e il timore degli aggravi fiscali. Ma la carenza di cibo procura la fame tanto sofferta dai bambini → gli adulti mettono in atto forme di maltrattamento che evocano infanticidio e figlicidio. Le donne in tutto questo erano escluse, erano gli uomini ad accompagnare i bambini nei riti d'iniziazione, esse riappaiono nelle fiabe come matrigne o streghe, la carica negativa dell'aggressività del gruppo spesso cade su di loro rendendole capri espiatori di colpe intollerabili per la comunità → il tema della fame si abbatte sulle figure delle madri rendendole più ambigue e pericolose dei corrispettivi maschili. Incarnano la personificazione della minaccia di essere divorati. I pollicini si trovano sospesi tra il morire di fame e l'essere divorati, vengono cacciati di casa dai genitori in conflitto tra loro, anche se il più delle volte è il padre a venirne assolto. Mancanza del pane evidente anche nel disperdere briciole (simbolo di fragilità) per il bosco. Sempre Delumeau distingue la paura dall'angoscia: dopo la peste nera del 300, lo stress provoca sensi di disagio generale (angoscia). L'angoscia diventa insopportabile se non viene suddivisa in tante piccole paure “terapeutiche” (le denunce agli ebrei, streghe ed eretici, per esempio). Le 4 componenti dell'angoscia che vengono individuate da Delumeau nelle testimonianze pittoriche dell'epoca studiata (e soprattutto nelle scene di martirio) sono affini a quelle descritte nelle fiabe: 1. aggressività → genitori maltrattanti, crudeli, disperati 2. insicurezza → miseria e fame

3. abbandono → cacciata di casa, solitudine e paura della foresta 4. morte → morire di fame, divorati o dal freddo

Matrigne e agire matrignesco Nelle storie dei pollicini le matrigne derivano direttamente dalle madri che muoiono e vengono sostituite in seconde nozze da donne che odiano la prole del marito.  I fratelli Grimm rinominano la madre di Hansel e Gretel come matrigna per salvare la figura della madre dagli atti crudeli da lei compiti nella fiaba → nella prima versione c'era una madre troppo crudele e disperata tanto da sacrificare i propri figli per la propria sopravvivenza (tipo di madre non accettata dal modello di buona famiglia borghese ottocentesca). Biancaneve ha solo 7 anni quando la sua bellezza crea invidia nella matrigna, rappresenta l'archetipo della cattiva madre.  La strega è un'altra esponente del matrignesco, apparentemente accogliente vecchin...


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