12 fatiche di Eracle PDF

Title 12 fatiche di Eracle
Author Nicolò Camporini
Course Letteratura teatrale della Grecia antica
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

le dodici fatiche di eracle, dai miti...


Description

Le 12 fatiche di Ercole, detto Eracle in greco, sono delle storie che fanno parte della mitologia greca. Si ipotizza che siano state unite in un unico racconto chiamato L’Eracleia dall’autore Pisandro di Rodi, intorno al 600 a.C. Purtroppo però nulla si sa di certo perché questo testo è andato perduto. Certamente sappiamo che le storie sono state tramandate oralmente e sicuramente in un primo momento in maniera distinta. Esse raccolgono tutte quelle imprese che l’eroe Ercole ha dovuto compiere per espiare il peccato di aver ucciso sua moglie e i suoi figli durante un attacco d’ira. Tale condizione fu scatenata dalla dea Era per gelosia nei suoi confronti.

La nascita di Ercole Ercole nacque da una relazione tra sua madre Alcmena, moglie di Anfitrione re di Tirinto, e Zeus, re degli dei. Quest’ultimo si innamorò della fanciulla e, per possederla, decise di assumere le sembianze del marito per una notte, così da potersi introdurre nel suo letto senza destare sospetti. Da questa relazione nacque Eracle, chiamato poi Ercole nella mitologia romana. Era, la moglie di Zeus, era molto gelosa del bambino che suo marito aveva avuto da un’altra donna e per questo rese la vita impossibile al fanciullo sin da quando aveva una tenera età. Mise due serpenti velenosi nella culla del bambino, che però fu così forte – la forza è la caratteristica principale dell’eroe Eracle – che riuscì ad ucciderli. L’Oracolo di Delfi

L’ira di Era non si placò nel corso degli anni, anzi restò sempre vivida: fu a causa sua che l’eroe ebbe un attacco di rabbia e, in preda a questo sentimento, uccise la moglie Megara e i loro otto figli. Dopo questo evento, egli volle suicidarsi ma il suo amico Teseo e il re Tespio lo convinsero a recarsi presso l’oracolo di Delf per purificarsi. L’Oracolo consigliò all’eroe di mettersi al servizio del re di Argo, Micene e Tirinto, Euristeo. Egli fu colui che gli ordinò di eseguire le dodici fatiche, nell’arco dei dodici anni in cui sarebbe rimasto al suo servizio. Euristeo era però la persona che aveva usurpato il trono, posto che sarebbe invece spettato di diritto ad Ercole. L’eroe quindi provava un forte risentimento nei confronti di Euristeo. Se avesse superato queste prove, Eracle-Ercole avrebbe ottenuto l’immortalità.

1.

L ’ U C CIS I ONE D E L L E ONE D I NE MEA

Eracle doveva cercare questo leone che terrorizzava la gente e che viveva nella zona compresa tra Micene e Nemea. Riuscì nell’intento

strangolandolo con la forza delle sue mani. Con la pelle dell’animale (che aveva il dono dell’invulnerabilità) si cucì poi un mantello. 2.

L ’U C C IS I ONE D E L L ’ IMMORTAL E I D RA DI L E RNA

Questo mostro, l’Idra di Lerna, era un serpente enorme che viveva in una palude. Aveva sette teste e non appena venivano recise, ricrescevano. Ercole riuscì a sconfiggerlo bruciando i tronconi da cui spuntavano le teste e schiacciandolo con un masso. 3.

L A C ATT URA D E L L A C E RVA DI C E RI NE A

La cerva era l’animale sacro ad Artemide, dea della caccia, e aveva il potere di incantare chiunque la inseguisse, conducendolo in luoghi dai quali non avrebbe più fatto ritorno. Ercole riuscì a condurre la cerva di Cerinea al re, ferendola leggermente. Euristeo rimase stupito della riuscita dell’impresa. Rimise poi la cerva in libertà per non far infuriare la dea Artemide. 4.

L A C ATT URA D E L CI NG H I AL E D I E R I MANT O

Ercole riuscì a catturare il feroce cinghiale di Erimanto che stava devastando la regione dell’Attica. 5.

RI PU L I RE I N UN G I OR NO L E S TAL L E D I AU G I A

Le stalle di Augia non venivano pulite da circa trent’anni. Ercole riuscì a portare a termine l’impresa in un solo giorno, deviando il corso di un fiume. 6.

L A D I SPE R S I ONE D E GL I U CC E L L I DE L L AG O S T INFA LO

Gli uccelli stavano devastando la regione del lago di Stinfalo cibandosi di carne umana. Erano uccelli mostruosi, con penne, becco ed artigli di bronzo. Con le loro penne che fungevano da dardi erano capaci di trafiggere mortalmente le loro vittime. Avevano inoltre un finissimo senso dell’udito. Ercole per sconfiggerli sfruttò proprio questa caratteristica. La dea Atena donò all’eroe delle potenti nacchere (o sonagli) di bronzo, il cui suono rese i mostruosi uccelli vulnerabili. Uccise così buona parte dello stormo utilizzando frecce avvelenate con il sangue dell’Idra di Lerna. Gli uccelli sopravvissuti invece volarono via per sempre. 7.

L A C ATT URA D E L TOR O D I C R E TA

L’eroe riuscì a catturare la terribile bestia, il toro di Creta, che stava creando molti problemi nell’isola. Vi riuscì grazie all’utilizzo di una particolare rete da lui costruita. 8.

IL RAPI MENT O D EL L E CAVAL LE D I DI OME DE

Le terribili cavalle di Diomede venivano nutrite con carne umana. Ercole riuscì a catturarle dopo aver ucciso il proprietario. Questi venne divorato dai suoi stessi animali. 9.

L A PR E S A D EL L A C INT U RA DI I PPOLI TA, R E G INA D E L L E AMAZZONI

La richiesta relativa alla nona fatica di Ercole venne da Admeta, figlia di Euristeo. Ella desiderava la bellissima cintura d’oro della regina delle Amazzoni, Ippolita. L’oggetto, che le era stato donato dal padre Ares, la rendeva fortissima. Ercole partì con alcuni eroi, tra cui Teseo (anch’egli protagonista di 6 mitologiche fatiche), e riuscì ad ottenere la preziosa cintura dopo una battaglia con le terribili donne guerriere. Queste erano inoltre state spinte da Era ad odiarlo. 1 0.

I L RAPIME NT O D E I BUOI D I G E R IONE

Gerione fu un mostro con tre teste e sei braccia. I suoi buoi erano ben custoditi ai confini del mondo allora conosciuto. Ercole separò due monti e vi piantò due colonne (le colonne d’Ercole, oggi identificate con lo stretto di Gibilterra) pur di raggiungere gli animali. Nonostante una dura lotta con Gerione, riuscì nell’intento. 1 1. L A PRE S A DE L L E ME L E D ’OR O NEL G IAR D I NO D E L L E ES PE R I DI

Ercole riuscì ad ottenere le preziose tre mele d’oro, scoprendo dove si trovava il giardino delle Esperidi. Lo fece mettendo in atto un tranello di cui fu vittima Atlante, l’unico a sapere l’esatta ubicazione del luogo. 1 2.

PORTAR E VI VO C E R BE RO A MI C E NE

Ercole riuscì con la forza delle sue mani a domare Cerbero, il terribile cane a tre teste che era posto a guardia degli inferi. Una volta giunto a Micene con Cerbero, il re Euristeo però ebbe così tanta paura dell’animale che ordinò ad Ercole di riportarlo indietro. Colpito dal suo coraggio, il re decise che era arrivato il momento di far terminare le fatiche di Ercole, liberando l’eroe dalla sua prigionia.

LA TRAMA DELLE ARGONAUTICHE

Lorenzo Costa, La nave Argo con gli Argonauti, prima met! del XVI secolo La saga degli Argonauti si colloca in un tempo mitico anteriore alle vicende narrate da Omero: gli eroi che di essa sono protagonisti precedono di circa una generazione quelli dei due poemi omerici, di cui in qualche caso sono i padri. L'antefatto remoto non + narrato da Apollonio: si tratta della storia di Frisso ed Elle e di quella di -sone e P+lia. Frisso ed Elle. N+fele, dea delle nubi, aveva sposato Atamante, figlio di Eolo, dio dei venti e re della Beozia. Dall'unione erano nati due figli: Frisso, "la pioggia che scroscia", e Elle, "la luce". In seguito Atamante abbandona Nefele per sposare la crudele Ino. La Dea si ritira sull'Olimpo, ma si vendica scatenando la siccit! nelle terre dell'ex-marito. Ino spinge Atamante a sacrificare i figli facendoli uccidere da un servitore, ma questi non ne ha il coraggio e li abbandona in un bosco ["tema di Biancaneve", ma anche di H6nsel e Gretel, N.d.R.]; i due bambini vagano nel buio senza saper che fare, ma Nefele invia loro un ariete volante dal vello d'oro di nome Crisomallo, per consentir loro la fuga. I due fratelli volano via in groppa all'animale diretti nella Colchide, ma Elle, colta dalle vertigini, cade in acqua nel tratto di mare che da lei + chiamato Ellesponto, cio+ "mare di Elle". Giunto in Colchide, Frisso, secondo i comandi materni, immola l'animale e ne affida la pelle ad un drago insonne, custode perfetto del prezioso cimelio. Poi, divenuto adolescente, sposa Calc9ope, la figlia maggiore di E+ta, re della Colchide, da cui ha quattro figli. Per sdebitarsi dell'accoglienza riservatagli, nonch: dell'avergli concesso la mano della figlia, Frisso dona al re Eeta il vello d'oro. -sone e P+lia. Intanto Pelia, figlio naturale di Poseidone, alla morte del padre adottivo Creteo era divenuto re, nonostante il legittimo erede fosse suo fratello Esone. Avvisato da un oracolo che un discendente di Eolo lo avrebbe ucciso, Pelia aveva fatto sterminare chiunque avesse un rapporto di discendenza col dio dei venti: tutti tranne Esone, che nel frattempo aveva avuto un figlio di nome Gi!sone. Il bambino era stato segretamente messo in salvo fuori dal palazzo e affidato al centauro Chirone, che lo aveva allevato, come pi; tardi avrebbe fatto con Achille. Divenuto adolescente, Gi!sone viene informato da Chirone della sua vera identit! ed esortato a recuperare il regno usurpato dallo zio.

Un altro oracolo aveva messo in guardia Pelia dall'incontro con un giovane che avesse un piede scalzo e uno calzato. Un giorno gli capita di incontrare su una spiaggia un giovane alto, bellissimo e armato di due lance, con un solo piede calzato: si tratta proprio di Gi!sone, che aveva perso un sandalo aiutando una vecchina a guadare le acque fangose del fiume Anauro, portandola sulla riva opposta nonostante il peso della donna aumentasse per magia di minuto in minuto. Sotto le vesti di quella povera vecchia che, fino all'arrivo di Gi!sone, aveva inutilmente chiesto aiuto ai viandanti, si nascondeva in realt! la dea Era, che da quel momento in poi era divenuta la protettrice di Gi!sone. Alla vista di quel giovane, il re gli chiede quale sia il suo nome e chi sia suo padre. Il giovane gli risponde con franchezza. Il crudele sovrano gli chiede come si comporterebbe se un oracolo gli avesse predetto che un proprio concittadino lo avrebbe ucciso. Gi!sone, ispirato da Era, risponde che avrebbe inviato quell'uomo nella Colchide alla ricerca del vello d'oro. Quando riconosce nel suo interlocutore l'usurpatore, Gi!sone gli chiede risolutamente di restituirgli il trono; Pelia gli risponde che lo far! ad una condizione: che salvi il regno da una maledizione. Gli narra cos9 di essere tormentato dall'ombra di Frisso, a cui non + stata data degna sepoltura. Aggiunge che, secondo un oracolo, la loro terra rimarr! sempre povera fino a quando non verr! riportato in patria il vello d'oro, custode dell'anima di Frisso. Promette infine a Gi!sone che, se accetter! l'incarico, gli restituir! il trono non appena sar! ritornato con il vello. Ovviamente il vero scopo di Pelia + quello di sbarazzarsi di lui affidandogli un incarico impossibile: ma Gi!sone accetta senza indugio, a patto che i suoi familiari siano lasciati liberi. Pelia promette, ma da quello spergiuro che +, non mantiene la promessa. Poco dopo la partenza di Gi!sone, infatti, Pelia ne stermina la famiglia. La moglie Polim+la non si lascia uccidere da lui e sceglie di morire per mano propria. Gi!sone, coraggioso ma giovanissimo ed inesperto, sa di non essere all’altezza del compito: perci? invia araldi in tutte le terre dell'Ellade a chiedere aiuto. Raduna cos9 un gruppo di circa 50 giovani aitanti (tra i quali Laerte, il padre di Ulisse, Peleo, il padre di Achille, i Diosc;ri, Eracle, il poeta Orfeo, Atalanta, l’unica donna, L9nceo dallo sguardo acutissimo, Cal!i e Zete, i figli alati di B?rea). Poi fa fabbricare una nave di enormi proporzioni che chiama "Argo" dal nome del suo costruttore; mentre viene scolpita la bocca della polena, fatta con legno di quercia di Dodona, sacra ad Era, questa prende la parola ed afferma di essere in grado di esaudire tre desideri, ma non uno di pi; ["tema di Pinocchio" per il legno parlante, tema di molte fiabe per i tre desideri, N.d.R.]: nel corso della vicenda Gi!sone star! bene attento a non sprecarli, e ne terr! uno in serbo. A questo punto inizia la storia di Apollonio. Libro I Riuniti nel porto di P!gase in Tessaglia, gli Argonauti salgono a bordo della nave Argo per accompagnare Gi!sone nella Colchide alla ricerca del vello d'oro. Il popolo si raduna sulla riva per assistere al varo, mentre le donne fanno gli auguri ai genitori di Gi!sone. La nave Argo viene varata con successo, gli eroi offrono un sacrificio ad Apollo e s'imbarcano. Eracle cede il comando a Gi!sone e la nave parte verso l'isola di Lemno, sospinta da un vento favorevole. Sull'isola, da tempo, non ci sono pi; maschi. Le donne dell'isola infatti avevano trascurato il culto di Afrodite e la dea si era vendicata dotandole di un odore ripugnante; i loro uomini quindi le avevano rimpiazzate con schiave venute dalla Tracia, e le donne di Lemno avevano ucciso i mariti infedeli e le schiave rivali, trasformandosi in Amazzoni. Solo la regina Ips9pile aveva risparmiato suo padre Toante, figlio di Dioniso e Arianna, nascondendolo. Quando gli Argonauti arrivano all'isola, le donne si mostrano decisamente ospitali (per ovvi motivi) e li accolgono tutti nell'isola, tranne Eracle (che in questa versione del mito ama il suo scudiero Ila) e pochi

altri, e ne fanno i loro amanti. Gi!sone diviene l’amante di Ips9pile, che rimane incinta di lui (ne nasceranno due gemelli). Il loro soggiorno + talmente lieto e spensierato da far dimenticare loro, appena partiti, il motivo del loro viaggio: tocca ad Eracle richiamarli alla ragione. Alla fine le donne di Lemno acconsentono alla loro partenza, compresa Ips9pile, che si dimostra fin troppo comprensiva nei confronti del fedifrago Gi!sone, creando in lui l'illusione che le donne siano tutte cos9 arrendevoli. Successivamente arrivano all'isola di Samotracia, dove Orfeo spera di iniziarsi ai riti dei Cabiri, seguaci di Persefone e protettori dei marinai. Rasserenati da questo scalo, gli Argonauti attraversano senza fatica l'Ellesponto (i Dardanelli) e la Prop?ntide (il Mar di Marmara), approdando nel paese dei Dolioni, nell'isola di Cizico. Il re li accoglie e li invita a gettare l'ancora. Cizico si + appena sposato ed + preoccupato da una profezia che gli ordina di non usare mai la violenza nei confronti dei navigatori che approdassero alla sua isola. Li accoglie quindi con benevolenza, organizzando per loro un banchetto. Risponde a tutte le loro domande, ma confessa di non sapere niente dei paesi che si estendono ad est della Prop?ntide. Mentre si preparano per la partenza, dalle montagne scendono dei mostri con sei braccia, che attaccano la nave e cercano di impedirne la partenza, accatastando grandi rocce all'imbocco del porto. Gli Argonauti sconfiggono i mostri e ben presto possono ripartire. V+nti contrari, per?, impediscono di proseguire, e cos9 gli Argonauti sono costretti a tornare all'isola, sbarcandovi di notte. Bertel Thorvaldsen Giasone con il vello d'oro (1803) Il re Cizico crede di essere stato attaccato da pirati, prende le armi e alla testa dei suoi soldati attacca gli invasori, rimanendo ucciso nel corso della battaglia: si compie cos9 la profezia dell'oracolo. Gli Argonauti, costernati per l’accaduto, rimangono nell'isola per dodici giorni, facendo celebrare con solennit! le esequie del re e attendendo v+nti favorevoli, che per? non arrivano. Un giorno Mopso vede un martin pescatore svolazzare intorno alla nave: l'uccello rimane per pochi istanti sulla testa di Gi!sone e quindi si posa a prua. Mopso, che ne capisce il linguaggio, decifra il cinguettio dell'uccello e riferisce a Gi!sone il suo messaggio: occorre un sacrificio in onore di Rea, madre di Zeus e sovrana della terra, dei venti e dei mari. Gli Argonauti ritornano cos9 in Tracia, dove si trova il monte D9dimo, con il santuario consacrato alla dea. Il sacrificio viene compiuto e Rea dimostra la sua soddisfazione facendo sgorgare una fonte dal fianco della montagna, cui verr! dato il nome di "fonte di Gi!sone" (!ition). Tornati a Cizico, i venti sono cambiati e gli Argonauti possono riprendere il viaggio immediatamente. Arrivati alla foce del R9ndaco, si spezza il remo di Eracle, che scende a terra per cercare un albero con cui farne uno nuovo, mentre il suo scudiero Ila va alla ricerca di una sorgente di acqua dolce. Entrambi trovano quello che cercano: Eracle un pino e Ila una fonte nei boschi di Pegea. La ninfa della fonte, per?, colpita dalla bellezza del ragazzo, quando Ila si china per attingere l'acqua lo trascina nel suo regno, affogandolo ["tema di Narciso", N.d.R.].

Il giorno successivo si alza una brezza e Tifi, il pilota della nave, sollecita i compagna ad imbarcarsi. La nave + gi! in alto mare, quando il gruppo si accorge della mancanza di Eracle e Ila. Telamone accusa Gi!sone e Tifi di aver abbandonato volontariamente i due per gelosia nei confronti di Eracle. Ma Glauco, portavoce di Poseidone, esce dai flutti e annuncia che Eracle intende rimanere a terra alla ricerca dell’amato Ila, e che quindi la nave pu? continuare il suo viaggio. Libro II La nave Argo arriva nel paese dei B+brici in Bitinia. Polluce accetta la sfida lanciatagli dal re Hmico, appassionato di pugilato, e nel corso dell'incontro lo uccide con un pugno. Ne segue una battaglia tra gli Argonauti e i B+brici, che, sconfitti, fuggono. Gli Argonauti si impadroniscono del bottino ed ascoltano Orfeo cantare le lodi di Polluce. Il giorno successivo si avvicinano alle Simpl+gadi (il Bosforo) e fanno scalo nel regno di F9neo, il re cieco che regna sulla riva occidentale del Bosforo, a sud della Tracia. Fineo ha il dono della profezia, ma ha avuto l'impudenza di rivelare i segreti degli dei e Zeus l'ha punito in un modo a dir poco singolare: ogni volta che si appresta a mangiare, due Arpie si precipitano a volo radente sul suo cibo insozzandolo con i loro escrementi: il re sta cos9 morendo di fame. Fineo promette agli Argonauti il suo aiuto se sar! liberato da questa maledizione. Zete e Calai, i figli di Borea, cacciano le Arpie inseguendole alle isole Str?fadi [dove le ritrover! Enea nel terzo libro dell'Eneide, N.d.R.], permettendo finalmente al re di nutrirsi. L'indovino mantiene la promessa e svela loro i pericoli che li minacciano, consigliando loro di portarsi dietro una colomba per poter attraversare le Simplegadi. Queste ultime sono tremendi scogli semoventi che schiacciano qualsiasi nave provi ad attraversare lo stretto. Come suggerito da Fineo, in prossimit! delle Simplegadi gil Argonauti liberano la colomba: quando l'uccello passa attraverso gli scogli, questi si muovono per schiacciarlo (senza riuscirci: ci rimetter! soltanto la coda), e mentre si allontanano la nave riesce a superare gli scogli, ma con immensa fatica, dati i vortici spaventosi che si creano: ci riescono soprattutto grazie all'abilit! di Tifi e alla vigilanza di Atena. Da quel momento le rocce si fissano per sempre. Anche la nave tuttavia, come la colomba, ci rimette la “coda”, cio+ l’aplustre, e gli Argonauti sono costretti a fermarsi per farla riparare. La nave Argo prosegue poi tranquillamente nel Mar Nero lungo la rotta indicata da Fineo, arrivando all'isola di Tinia. Qui incontrano il dio Apollo in viaggio verso il paese degli Iperb?rei. Gli Argonauti gli costruiscono un tempio ed Orfeo canta un inno in suo onore. Riprendono quindi il viaggio, arrivando al paese dei Mariandini, dove li accoglie il re Lico. Il re ringrazia gli Argonauti, che lo hanno liberato dalle continue irruzioni nel suo paese da parte di Hmico. La felicit! di questi momenti + offuscata dalla morte improvvisa di due Argonauti: Idmone, ucciso da un cinghiale, e Tifi, colpito da una malattia fulminante. Anceo sostituisce Tifi al timone e la nave Argo riparte alla volta di Sin?pe, dove si uniranno a loro tre nuovi compagni: i tre figli di De9maco, che avevano preso parte alla spedizione di Eracle con le Amazzoni ma che non erano riusciti a tornare con lui. Arrivano poi ad Aria, l'isola di Ares, dove gli avvoltoi del dio, dalle piume di bronzo, assalgono gli Argonauti. Usciti da questa avventura, hanno appena il tempo di piantare le tende, che si scatena una viole...


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