15. Appadurai - Riassunto Modernità in polvere PDF

Title 15. Appadurai - Riassunto Modernità in polvere
Course Antropologia dei media
Institution Università degli Studi di Torino
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Riassunto di modernità in polvere...


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Modernità in Polvere (Modernity At Large) - Appadurai Teoria comprensiva della cultura nell’epoca della globalizzazione La cultura che definì Tylor oggi non é più applicabile, in quanto data la dinamicità della società, cambia anche la definizione: la concezione strutturata e chiusa oggi é tramontata, oggi occorre ridefinire la cultura per via dei media e la modernità, per Appadurai, é in polvere, poiché é per tutti, indifferentemente e ciò si declina in forme particolari e sempre diverse, da paese a paese. É molto difficile cogliere questa modernità così frantumata. ma Appadurai ne dà un’immagine concreta: il frattale, figura geometrica priva di regolarità e che richiede calcoli matematici, che vanno nella direzione delle teorie “caotiche”. Per Appadurai, nulla é fisso, tutto continua a modificarsi e, avendo bisogno di modelli che aiutino a comprendere questa dinamicità, il frattale ne rende pianamente l’idea. Crisi, genocidi, conflitti e guerre sono tutti fenomeni caotici, che noi siamo incapaci di prevedere. Lontani quindi dalla concezione dell’ordine tipica dello struttural-funzionalismo, qui é rimarcata l’idea di caoticità. Antropologo di origine indiana nato a Bombai nel 1949, ma naturalizzato statunitense, Appadurai, uomo di grandissima levatura culturale, ha insegnato a Yale e a Chicago e attualmente insegna Media-Cultural and Comunications alla New York University. Più di tutti lui ha dato centralità ai media nella prospettiva antropologica. Ha pubblicato molti volumi, ma i più importanti sono: - “The social life of things” (1986) in cui si occupa della circolazione e della “risignificazione” degli oggetti nel mondo globale. Oggetti intesi sia dal punto di vista del consumo, sia oggetti culturali museabili di patrimonio artistico. Gia emergono alcuni temi importanti, come i flussi: Per Appadurai, fondamentale é studiare i flussi, non le realtà statiche e, in questo senso, gli oggetti circolano oltre i confini. Già nel 1986 rifiuta una antropologia localizzata, che si concentra su una regione o su un’ area geografica, ma ritiene che é necessario studiare i flussi e la circolazione degli oggetti e dei tratti culturali - “Disjuncuture and Difference In the Global Cultural Economy" (1990) qui emerge l’importante concetto di disgiuntura, che va ad identificare la distanza che oggi si crea tra i vari flussi della vita sociale nel quale siamo inseriti, flussi economici, finanziari, politici, mediali, ideologici. Tutto fluisce, ma non in maniera sincronica: questi flussi sono disgiunti e queste disgiunture creano una particolare situazione caotica nella vita sociale. In precedenza, tutte le teorie sviluppate in ambito economico-culturale mettevano in evidenza una idea di uniformità, Appadurai, invece, elabora una teoria, in cui vengono rimarcate anche disgiunture, differenze e peculiarità, in un paradigma che é tutt’uno. Non c’e eterogeneità senza globalizzazione: nella dimensione globale, i gruppi etnici sentono il bisogno di rimarcare la propria specificità. L’ insistenza sulla diversità é sempre presente e mai scompare e, in quest’ottica, i fenomeni culturali localmente hanno una loro peculiarità e questo crea un sistema globale complesso. - “Modernità in Polvere” (1996) I FLUSSI CULTURALI GLOBALI Appadurai crea dei sistemi nuovi per studiare i flussi culturali. Per costui, siamo immersi in una circolazione globale di materiale globale, a cui tutti possiamo accedere e, se abbiamo competenze linguistiche, abbiamo a disposizione una infinità di materiali diversi a cui possiamo attingere liberamente e ri-elaborare secondo un personale punto di vista. Non vale neanche più la immagine tipicamente coloniale di “centro-periferia”. Ora, ovunque ci sono centri di produzione culturale che entrano nel panorama globale più o meno con gli stessi strumenti e con la stessa intensità, soprattutto con l’avvento del digitale, che ha permesso davvero un più ampia accessibilità. A questa immagine centro-periferia che l’Occidente rimarcava molto, egli sostituisce l’immagine dei flussi di materiali culturali che circolano oltre i confini statali, culturali, linguistici e definiscono dei panorami, che forniscono elementi culturali. Identifica 5 panorami culturali (landscapes) 1. etnorami (ethnoscapes) circolano gruppi etnici 2. mediorami (mediascapes) circolano materiali mediatici 3. tecnorami (technoscapes) circolano tecnologie e prodotti industriali

4. finanziorami (financesscapes) circola il denaro 5. Ideorami (ideoscapes) circolazione di idee Questi flussi sono quelli che Appadurai definisce i “mattoni dei mondi immaginati”. La riflessione di Appadurai prende l’avvio dalla riflessione di Benedict Anderson sulle comunità immaginate. Per Anderson il grande cambiamento avviene con la stampa a caratteri mobili (1445) Prima la comunicazione era faccia a faccia (cfr. McLuhan); con la stampa a caratteri mobili si sviluppa una comunicazione a distanza (telecomunicazione), che usa ampiamente scrittura e stampa. Progressivamente cresce l’alfabetizzazione: la gente e in grado di leggere e comunicare a distanza e ciao consente ad una comunità di immaginarsi in un ambiente più ampio. Anderson nota che la costruzione dello stato-nazione, la creazione di società centralizzate e la rivoluzione industriale stiano alla base del Capitalismo a Stampa. Anderson mette al centro i media: infatti prima della rivoluzione industriale, la diffusione della stampa, pone le basi di questa nuova comunicazione, con la possibilità di creare comunità più ampie e complesse, in grado di auto-produrre, in una concezione capitalistica. Attinge anche da McLuhan: infatti egli identifica la nascita di un nuovo ordine globale, dove i media creano una sorta di ordine mediatico globale. Appadurai afferma che McLuhan ha tralasciato però un aspetto essenziale: i media creano Comunità ma, dall’invenzione della stampa a caratteri mobili, queste comunità sono de-localizzate, virtuali e mediatiche. Man mano che questo processo mediatico va avanti, si perde il radicamento territoriale. Oggi tutto viene de.territorializzato: le persone e le merci emigrano, viaggiano e si spostano, quindi permangono delle comunità ma sono solo immaginate e manca il radicamento territoriale, “l’immaginario diventa una pratica sociale”. Appadurai sviluppa una teoria generale di questi processi culturali ed utilizza cinque forme fluide e prospettiche, nel senso che ciascuno le percepisce secondo la propria prospettiva. 1. ETNORAMI Le persone oggi si spostano e viaggiano e questi flussi descrivono la circolazione di gruppi e persone a scala globale. Pur restando alcune comunità stabili, tuttavia crescente é il numero delle persone in movimento per tante ragioni: - turismo - immigrazione - rifugiati É un continuo movimento globale di persone oltre i confini nazionali e identitatari. L’identità di questi gruppi assume forme diverse dall’identità che si produceva localmente e il concetto teorico di identità inteso come prodotto culturale localizzato in un dato territorio, oggi é tramontato. Per Appadurai, le identità si costruiscono anche al di fuori, all’interno di flussi etnici. Non é una uniformità identitaria intesa come conseguenza della globalizzazione, ma é un rimarcare la propria diversità all’interno di una dimensione globale, in cui le differenze sono valorizzate. 3. TECNORAMI Le tencologie e i prodotti sono in costante movimento e in continua evoluzione. 4. FINANZIORAMI Il denaro viene trasferito in maniera rapidissima grazie al sistema finanziario virtuale e questi flussi sono costanti e veloci. La distribuzione di capitale una volta concepita solo in Occidente, oggi invece avviene ovunque, in qualsiasi momento. 2. MEDIORAMI / 5. IDEORAMI Per Appadurai, i flussi di persone, tecnologici e finanziari che circolano su scala globale, si rispecchiamo nel panorama mediatico-ideologico.Quindi, hanno una loro rappresentazione nel flusso di immagini e idee che attraversano il nostro pianeta. Egli parla soprattutto di immagini, anche se le rappresentazioni sono intese in senso ampio: riviste, internet, giornali, TV.

Nei centri di produzione statali, ma soprattutto privati, circolano immagini, narrazioni, storie, distribuite attraverso tecnologie elettroniche, messaggi televisivi, cinematografici e pubblicitari. Queste rappresentazioni, alla portata di tutti, vanno a costituire dei repertori di rappresentazioni globalmente condivise. In questi repertori, realtà e finzione si mescolano: infatti, sono lo specchio di quello che avviene negli altri flussi, però, nello stesso tempo, sono anche invenzioni. Appadurai insiste sulle immagini, perché connesse all’immaginario e alla immaginazione, quel processo attuato dalla fantasia, che rende dinamico il sistema dei materiali culturali. Ciascuno di noi é come se si costruisca una sceneggiatura o come se accedesse ad una narrazione in cui si identifica. Le rappresentazioni (es. le serie tv) diventano metafore attraverso cui la gente vive e attraverso cui riproduce dei modelli, che determinano molto l’ esperienza di vita. Appadurai analizza molti ambiti, come la moda e l’arredamento domestico: i film veicolano certi modelli di abbigliamento o abitativi che si stanno globalizzando e questo influisce profondamente sulla nostra vita quotidiana e sul consumo. 5. IDEORAMI (circolazione delle ideologie) Anche in questo caso é cambiato molto il flusso di idee sulla scena culturale, perché oggi circolano globalmente una serie di sistemi ideologici o “parole chiave” che stanno raggiungendo il globo: parole come “democrazia”, “diritti umani”, “libertà", “cittadinanza” sono parole-chiave che fondamentalmente vengono dall’Illuminismo europeo, ma che si stanno diffondendo su scala globale, anche grazie alla diaspora degli intellettuali che viaggiano ovunque e insegnano in varie università e si fanno portatori di circolazione di idee: costoro trasferiscono il sapere da una zona all’altra. Il punto su cui Appadurai insiste é la disgiuntura: questi flussi non vanno in parallelo, ma vengono declinati in maniera disomogenea. Le persone, le tecnologie, i soldi, le immagini e le idee percorrono dei cammini che non sono isomorfi. Noi cogliamo alcuni flussi più di altri: per esempio, il Giappone favorisce la circolazione tecnologica, mentre ostacola la circolazione di persone, in quanto non vogliono immigrati; la Germania o la Svizzera, invece, favoriscono la circolazione di persone e accolgono la costruzione di comunità dentro il loro territorio. Il sistema é complesso e analizzare queste disgiunture ci aiuta a comprendere le diversità che permangono. La globalizzazione sottolinea una rivendicazione identitaria, diffusa moltissimo tra le popolazioni “indigene”, perché costoro vivono nella scena globale e in questa scena si sente la esigenza di rivendicare la propria identità, in una sorta di “revival” identitario, legato alla globalizzazione, non derivante dalla tradizione. Questo avviene perché nella scena globale si sente il bisogno di ri-affermare la propria diversità, anche in termini di mercato e merchandising. (ad esempio, i Masai vendono ed esportano molto i loro prodotti locali) Si tratta di un processo di indigenizzazione: lo scenario globale si indigenizza e un esempio é Nollywood. In Nigeria, infatti, giungono tecnologie, ma sono usate in modi particolari, quasi indigeni, in cui che noi occidentali facciamo fatichiamo a comprendere, perché la rivendicazione identitaria e forte. “Modernità in Polvere” - Capitolo 4. “giocare con la modernità”. Analizzando in particolare il cricket, gioco molto strutturato, esportato dagli inglesi in tutte le colonie. Appadurai ne fa il simbolo della colonizzazione inglese. In contesti così diversi, (dall’India, all’Africa) tutti ci giocano ancora oggi. Il fatto che il cricket, come tanti altri fattori, permanga ci fa capire che il rapporto tra società colonizzate e società conquistatrici é un rapporto dialogico. Egli utilizza il cricket per analizzare il processo di indigenizzazione di un tratto culturale arrivato dall’esterno con la colonizzazione. Infatti pur rimanendo, il cricket si é modificato e ha assunto forme diverse da zona a zona. Il cricket, per Appadurai, é simbolo di modernità, con cui le popolazioni indigene hanno “giocato”, modificandolo a seconda delle loro esigenze e tradizioni, fino a diventare diversissimo dal gioco originale: infatti si avvicina ai rituali tradizionali, diventando una danza. Quindi, Il gioco é solo un pretesto per organizzare danze, con costumi spettacolari e bellissimi, che sottolineano la eroticità e la bellezza. Il film “Trobrian Cricket: una risposta ingegnosa al colonialismo” riprende proprio il processo, estremamente creativo da parte dei Trobriandesi di indigenizzazione elaborato da Appadurai....


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