La polvere da sparo e l\'artiglieria PDF

Title La polvere da sparo e l\'artiglieria
Author Roberta Cecchi
Course Letteratura Italiana
Institution Università telematica e-Campus
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La polvere da sparo e la'artiglieria L'uso bellico della polvere da sparo è stata scoperta

nel IX secolo da

alchimisti cinesi.che la impiegarono solo per i fuochi d'artificio, utilizzata a fini ricreativi, venne usata diffusamente sin dal XII secolo, durante la Dinastia Song, per la costruzione di armi in forma di primitivi protorazzi o frecce incendiarie

ed

esplosive.

Queste

armi

da

fuoco,

che

inizialmente

comprendevano frecce propulse a razzo, razzi con catene chiodate e pentole esplosive, ed in seguito arrivarono a comprendere veri e propri cannoni e pezzi di artiglieria, furono usate dai difensori cinesi durante le invasioni mongole, e contribuirono in modo determinante alla difesa dell'impero. In seguito, i mongoli acquisirono alcune rudimentali tecniche legate a queste armi, e le portarono con sé nella loro marcia verso l'Europa e il Medio Oriente durante il XIII secolo. Questo primo contatto fu uno stimolo per lo sviluppo delle nuove armi da fuoco soprattutto in Europa, dove nel XV secolo l'uso della polvere da sparo cominciò a diventare significativo, gettando le basi per la fine della guerra di cavalleria. La prima volta furono usate in larga scala dai Bizantini, racconta il noto storico longobardo Paolo Diacono che le forze bizantine, da sette anni in guerra con gli Arabi, distrussero la flotta nemica con la loro arma segreta: il cosiddetto “fuoco greco”, una miscela di zolfo, salnitro, nafta e calce viva altamente infiammabile. La vera rivoluzione tecnologica nelle armi si ebbe però attorno al 1250 quando gli alchimisti pervennero, con tutta verosimiglianza in Germania, a scoprire le giuste proporzioni con cui mescolare salnitro purificato, carbone polverizzato e zolfo, per ottenere la polvere da sparo o polvere nera. La sua difusione si portò dietro da subito una importante questione morale già il Concilio Laterano II nel 1139 vietava l’uso della balestra nei conflitti fra cristiani. In seguito la Chiesa dichiara le armi da fuoco «troppo omicide e spiacenti a Dio». Per un certo periodo vengono considerate un disonore nel combattimento cavalleresco. Persino nell’Orlando Furioso, scritto nel 1516, ma ambientato in epoca in cui non esistono armi da fuoco, Ariosto trova il modo di criticarne l’uso. Anche il diritto internazionale si premura a un certo punto di vietare l’uso di armi che arrechino sofferenze inutili o sproporzionate.

E’ impossibile ricostruire

esattamente l’evoluzione delle primissime armi da fuoco, troppe notizie sono di dubbia veridicità. Sappiamo però che le prime bocche da fuoco – quindi le armi

che cominciarono a rivoluzionare la tattica militare o, come veniva definita allora, l’”arte della guerra” – nacquero in Europa, forse proprio in Italia, si trattava di ordigni così primitivi che tardarono ad affermarsi sui campi di battaglia. Nel primo Trecento sentiamo parlare dei primi cannoni usati, durante la guerra tra Francesi e Fiamminghi, dall’ammiraglio genovese Raniero Grimaldi. Da quel momento la quasi totalità di trattati bellici e cronache militari citerà le armi da fuoco.Come per ogni innovazione che muta la vita e la società, l’invenzione, lo sviluppo e la diffusione delle armi da fuoco generarono una serie di conseguenze. A partire dal XV secolo la costruzione di bocche da fuoco divenne in breve tempo un ottimo affare in cui investire e in tutta Europa sorsero imprese artigianali specializzate nella costruzione dei nuovi strumenti, e in tutti gli eserciti nacquero compagnie di bombardieri, soldati specializzati nell’uso delle artiglierie. La diffusione sempre più massiccia di queste armi da un lato rese più vulnerabili le cinte murarie che proteggevano le città, perciò si svilupparono nuovi tipi di fortificazioni, dall’altro gli strateghi militari dovettero studiare nuove disposizioni per le soldatesche sui campi di battaglia tenendo conto delle nuove opportunità difensive ed offensive fornite dalle armi da fuoco. Così alla figura del condottiero che affronta la mischia con la lancia in resta si sostituisce l’immagine, riportata da un testo spagnolo, del re di Granata che cavalca con la sua arma e “con molte palle di ferro per gettarle lontano con il fuoco”.L’impiego delle nuove e costose armi ebbe

conseguenze a livello

economico e politico: le spese a carico degli Stati che allestivano un esercito crebbero notevolmente tra l’acquisto o la produzione delle armi stesse, il reclutamento di mercenari e l’addestramento di truppe specializzate, e lo sviluppo e la costruzione di nuovi sistemi difensivi. Così, mentre nel Medioevo gli Stati potevano ancora avere un’estensione territoriale e demografica a dimensione di città o di regione, nell’Era Moderna – quando l’uso delle bocche da fuoco cominciò a diffondersi su larga scala – gli Stati e quindi gli eserciti si trovarono di fronte alla necessità di trovare una dimensione nazionale....


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