30 1 2 9 - appunti PDF

Title 30 1 2 9 - appunti
Author Alessia Ferri
Course Psicologia generale e laboratorio
Institution Università degli Studi di Bergamo
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30.11.2020 Teorie dell’appraisal Lazarus e Scherer sviluppano due teorie. La traduzione più vicina di ‘’appraisal’’ è ‘’valutazione’’. Scompare l’elemento attivazionale. Sono teorie che assegnano priorità a processi di valutazione cognitiva. Le diverse componenti vengono quindi attivate. Sono stati proposti molti modelli teorici e ne analizziamo due. TEORIA COGNITIVO-RELAZIONALE MOTIVAZIONALE DI LAZARUS Viene definita così da lui stesso, sottolinea gli aspetti cognitivi che hanno la funzione di attivare i processi emozionali. Le emozioni sono strumenti che mettono in connessione l’individuo con l’ambiente entro il quale si svolge la vita. L’elemento motivazionale riguarda il fatto che nella sua prospettiva le emozioni consentono all’individuo di soddisfare i suoi bisogni. Come Ekman, Lazarus distingue categorie emozionali

 Categorie emozionali, che Lazarus ritiene essere emozioni primarie, con radicamento biologico, ma differentemente da Ekman sostiene che queste emozioni sono specifiche, riguardano la specie umana, non altre specie. Sono frutto dell’evoluzioni ma NON sono transpecifiche. Si sarebbero evolute per risolvere problemi di adattamento, che variano da specie a specie. Nella seconda colonna ‘’temi relazionali nucleari’’, che cosa sono? Secondo Lazarus esemplificherebbero tipologie di antecedenti emotivi e schemi di attivazione. L’antecedente emotivo può appartenere all’ambiente fisico e naturale, al proprio o altrui comportamento, oppure possono essere eventi interni, come pensieri ricordi. Il modello prevede che la specie umana sia dotata di schemi che non si attivano in maniera automatica ma quando l’individuo incontra categorie di eventi e quando mette in atto delle categorie di attribuzioni di significato. Quindi l’emozione si verifica in seguito a una situazione. Ogni schema valutativo è associato a un’emozione. Due tipologie di appraisal (Con il supporto delle scoperte in campo neuroscientifico, si sostiene oggi la più generale articolazione del processo di valutazione cognitiva in due):

Appraisal primario (detto anche automatico o elementare): è una valutazione della rilevanza di un evento o di uno stimolo per il soggetto; questa forma di valutazione è più di base; rilevanza rispetto a scopi, interessi… - Appraisal secondario (detto anche esteso o cognitivo) è una valutazione di un antecedente emotivo, ma invece dell’importanza fa una valutazione specifica sulle capacità che ha di fronteggiare la situazione (coping emotivo, dal verbo to cop: fronteggiare); questa forma di valutazione è più complessa; Questa distinzione sottolinea il grado di complessità differente che il processo di valutazione può assumere. Il primo tipo di valutazione è rapida e immediata, il secondo tipo di valutazione è successivo e più articolato. Questa teoria venne criticata da Zajonc. egli negava che le mozioni dipendessero da processi cognitivi valutativi, e sosteneva che le emozioni si verificavano prima che avvenga una interferenza cognitiva. A sostegno della sua teoria propose diverse argomentazioni: 1 Le preferenze sensoriali non implicano riconoscimento dello stimolo. Si può preferire una cosa ancor prima di averla conosciuta concettualizzata. 2 Le reazioni affettive precedono filogeneticamente e ontogeneticamente le reazioni cognitive 3 Stati affettivi possono essere indotti da procedure non cognitive e non percettive, come la somministrazione di psicofarmaci. Per rispondere alle critiche, lazarus afferma che riflessi e preferenze sensoriali non sono da considerarsi emozioni, ma riflessi estate del sentire più semplici. Neppure gli Stati di attivazione artificiali sono interpretabili come emozioni, poiché manca l'aspetto mentale e cognitivo. Per quanto riguarda la precedenza filogenetica ed ontogenetica si tratta di un’ipotesi non dimostrabili, in quanto è difficile capire cosa succede nella mente di un neonato o di un animale. TEORIA DI SCHERER – TEORIE DEI CONTROLLI VALUTATIVO DELLO STIMOLO L’appraisal è scomponibile in microsistemi di valutazione cognitiva. La nostra mente è continuamente impegnata nella valutazione dell’ambiente, attraverso cinque processi di valutazione dello stimolo. Si attivano sempre secondo un certo ordine, è prevista una sequenza di attivazione valutativa dello stimolo. - Controllo della novità: valuta quanto uno stimolo sia nuovo o familiare per l’individuo; La novità dello stimolo sollecita una risposta di orientamento, causata dalla discrepanza tra lo stimolo e ciò che il soggetto è preparato e abituato. La valutazione della novità è molto rapida. - Controllo della valenza edonica (piacevolezza/spiacevolezza intrinseca): l’organismo valuta la piacevolezza o meno della situazione; Se lo stimolo è valutato come piacevole, si

produrranno reazioni emotive di benessere, di gioia, di avvicinamento; se invece esso è valutato come spiacevole, l'individuo attiva risposte emozionali negative, per esempio, paura, allontanamento e fuga. È possibile che anche esso attivi una valutazione automatica. - Controllo della conduttività: valuta la rilevanza in relazione agli scopi e bisogni dell’organismo; questo controllo è di importanza fondamentale. - Controllo delle potenzialità di coping: l’organismo valuta le capacità che possiede per gestire le conseguenze sella situazione (controllo del potenziale di adattamento), valutazione soggettiva; - Controllo della compatibilità: valuta la compatibilità dell’evento stimolo-emozionale con le norme sociali e l’immagine di sé; è la valutazione più complessa; dipende il verificarsi di emozioni complessi morali (colpa, orgoglio). I primi due controlli possono attivarsi in maniera automatica, forme di valutazione che non richiedono consapevolezza, mentre gli altri sono molto più elaborati e necessitano dell’intervento della coscienza. I controlli 1, 2, e 3 possono essere considerati come forme di appraisal primario, il 4 e il 5 di appraisal secondario. Un emozione può essere il risultato di alcuni o tutti questi controlli. Questa teoria suppone che il soggetto controlli continuamente l'ambiente per coglierne gli aspetti che influiscono sul benessere e sulla sua sopravvivenza. L'incontro con stimoli rilevanti che danno luogo ad un processo valutativo causa un cambiamento nei 5 principali sistemi dell'organismo: Il sistema cognitivo, il sistema fisiologico, il sistema esecutivo, il sistema di espressione motoria, il sistema che produce i sentimenti soggettivi. La cosa interessante è che prevedendo tutti i processi valutativi l’emozione ha un grandissimo livello di variabilità sia intraindividuale che interindividuale. Individui simili potrebbero sperimentare emozioni diverse durante lo stesso evento. Per lui sono infinite le emozioni che discendono dalle valutazioni. L’emozione è diversa da come la intendeva Ekman, finchè si verifichi un’emozione devono verificarsi controlli dello stimolo, che portano l’individuo a sperimentare un’emozione. È incompatibile con le emozioni primarie. Il modello teorico di Scherer è di natura completamente opposto rispetto a quello di Ekman; quest’ultimo assumeva che esistessero sei tipi di categorie emozionali primarie, per Scherer, invece, il numero delle combinazioni porta a più tipi di stati emozionali. Scherer rifiuta l’idea secondo il quale esistano delle emozioni primarie, si schiera contro questa ipotesi, tuttavia sostiene che alcune forme di comunicazione, alcuni pattern di valutazione cognitiva ricorrano con una certa frequenza nel’interazione tra l’individuo e gli stimoli della vita quotidiana. Usa il concetto di emozioni modali (moda: concetto statistico che indica un evento che si verifica con maggior frequenza all’interno della popolazione). Questi pattern ricorrenti sono associati a quelle che Ekman considera le emozioni primarie. La differenza consiste nel fatto che per Scherer la ricorrenza non è dovuta all’attivazione di programmi di

tipo biologico, ma esistono schemi di valutazione cognitiva che si ripropongono con maggiore frequenza nella vita quotidiana.

Rispetto alle altre schematizzazione di eventi che causano emozioni questo modello è molto più completo, proprio per questo ha avuto un’accettazione nella letteratura contemporanea Un ultimo aspetto di questa teoria consiste nel cercare di mettere in relazione i processi di valutazione dello stimolo con le conseguenze su alcuni dei sistemi dell’organismo che la sua teoria ipotizza sia adesso attivati. La sua attenzione si è concentrata sulle espressioni facciali. Per lui e se non sono programmi motori geneticamente determinati, ma sono un insieme di azioni facciali semplici virgola che accompagnano i controlli cognitivi e combinandosi tra esse. Anche nel caso delle espressioni vocali, non esistono modelli specifici per ogni emozione, ma modificazioni di alcuni indici causate da diversi controlli cognitivi. Lo sviluppo ontogenetico dei controlli valutativi dello stimolo Scherer ha anche proposto un modello di carattere evolutivo nel quale ha descritto quali sono le tappe dello sviluppo psicologico dei controlli cognitivi dello stimolo. Secondo questa teoria lo sviluppo dell’apparato di controllo è un processo che richiede apprendimento, le emozioni non sono già disponibili durante i primi giorni di vita (appresi e non innati): - Alla nascita gli unici controlli che il neonato possiede sono quelli della novità e della piacevolezza, possono solo esibire delle risposte di trasalimento e delle reazioni emotive indifferenziate di piacere o dispiacere; - Intorno al primo e terzo mese si sviluppa il controllo della rilevanza e compare la sorpresa; - Tra i tre e i sei mesi compare il controllo del potenziale di adattamento e l’insieme dei quattro controlli permette rabbia, gioia e tristezza; - Paura, colpa e vergogna compaiono verso l’anno di età quando compare il controllo del confronto con le norme di comportamento sociale;

TEORIE SOCIO-COSTRUZIONISTICHE Le emozioni sono strumenti comunicativi. Sono fenomeni di tipo sociale e sono delle risposte modellate dal contesto sociale e culturale dove si muove l’individuo; la causa va cercata nell’ambiente sociale LA COSTRUZIONE SOCIALE DELLE EMOZIONI DI BOIGER E MESQUITA

Questo schema definisce e illustra bene i micro e macro contesti sociali nei quali si è coinvolti durante la vita quotidiana, in particolare questi contesti sono tre: - Relazioni momento per momento: sono le interazioni momentanee che gli individui hanno tra di loro; attraverso questi scambi due soggetti possono sperimentare delle emozioni; - Relazioni stabili: sono quelle che si sviluppano in un ruolo specifico, che si instaurano per una più lunga durata, come sorelle, amiche;

- Le relazioni momentanee e stabili infine avvengono in un contesto più ampio di tipo socio-culturale; Le emozioni sono delle risposte che si costruisco all’interno di micro e macro contesti relazionali, processi che sono determinati dal contesto socio-culturale nel quale ci si muove. L’emozione può manifestarsi attraverso tutte le componenti prima viste: espressiva, cognitiva, motivazionale e fisiologica, ma la causa delle modificazioni va identificata nell’ambiante in cui l’individuo si muove TEORIA DI AVERILL Le emozioni diventano, come le definisce Averill, delle sindromi costruite a livello sociale (sindrome: adatta a identificare le diverse sfaccettature del fenomeno emozionale), comprendono una serie di cambiamenti nei diversi sottosistemi dell’organismo, ma questi sintomi sono determinati a livello sociale. L’emozione è un ruolo sociale transitorio, una sindrome costituita socialmente che include: la valutazione cognitiva che è interpretata come una passione piuttosto che un’azione, non c’è una singola risposta che è essenziale a una sindrome emotiva, il modo in cui si compongono le diverse componenti delle risposte emozionali cambia a seconda del contesto in cui si trova l’individuo. Questa è una visione antipodica rispetto a quella biologica evoluzionistica, le emozioni sono dei comportamenti appresi durante lo sviluppo ontogenetico per il quale il contesto in cui l’individuo cresce è fondamentale. Prove empiriche Studi che hanno preso in considerazione il linguaggio delle emozioni; ad esempio, ci sono dei termini non traducibili in altre lingue: - Giapponese: Amae (emozione positiva che le persone provano in uno stato di dipendenza affettiva); questa sarebbe una prova a favore della variabilità socio-culturale dei processi emozionali, quella risposta emozionale è costruita a livello del contesto culturale del Giappone e non è possibile tradurre questo termine in altre lingue; - Tedesco: Shadenfreude (emozione positiva che le persone vivono di fronte alla sconfitta del proprio rivale); secondo gli studiosi dimostrerebbe il carattere socio costruito delle emozioni; - Altre variazioni rintracciabili a livello transculturale: la cultura occidentale è di tipo individualistico e attribuisce grande importanza agli attributi del sé (scopi personali), mentre la cultura orientale l’individuo è considerato in funzione delle interazioni con gli altri, le emozioni emergono da queste relazioni di interdipendenza; - Variazioni di tipo storico: nel medioevo l’accidia era frequente nelle persone che conducevano una vita spirituale isolata (sensazione di inerzia) e questa categoria concettuale nel corso elle epoche storiche ha perso l’influenza e oggi è usato di meno; il modo in cui proviamo ed esprimiamo le emozioni sembrerebbe condizionato anche da processi storici;

Questi elementi hanno suggerito il ruolo della cultura nella definizione dell’esperienza emotiva e nella corrispondenza di una data emozione con una categoria linguistica che descrive tale emozione. si può spiegare quale risultato della diversità con cui individui appartenenti a culture diverse valutano e interpretano gli eventi. Ne consegue che, se individuo di culture diverse valutano in modo diverso lo stesso evento, e si proveranno emozioni diverse. Funzioni delle emozioni -

Adattamento (evoluzionismo) Conoscenza (cognitivismo) Comunicazione (evoluzionistica e sociocostruzionistica)

Dibattito teorico contemporaneo È un dibattito che vede contrapposti soprattutto la prospettiva evoluzionistica e quella sociocostruzionistica in quanto formulano delle ipotesi opposte sui ruoli che biologia e cultura hanno nella genesi delle risposte emozionali: - Teorie neoevoluzionistiche: biologicamente innate e universali (ricerca di Ekman); in queste prospettive non viene del tutto negata l’influenza della cultura, infatti la natura biologica delle emozioni può essere in qualche modo influenzata dalla cultura; Ekman evidenzia delle regole di esibizione: norme a cui si attengono gli individui per modulare la loro espressione delle emozioni. Queste regole possono incidere sull’intensità delle emozioni, non possono modificarle del tutto (le persone possono accentuare con la mimica facciale oppure inibirla, ma l’atto motorio non può essere cancellato), inoltre si possono anche mascherare e camuffare le emozioni; queste regole possono venire impiegate in alcuni contesti specifici. Si ipotizza una qualche variabilità che però non influenza la concezione biologica delle emozioni. - Teorie socio-costruzionistiche: le emozioni non hanno origine biologica, ma di tipo sociale e culturale, emergendo all’interno dei micro e macro contesti relazionali (in particolari da quelle familiari), sono risposte apprese; rappresentano, inoltre, dei codici di comportamento convenzionali che possono variare nei vari contesti culturali dei diversi paesi, e lo scopo delle ricerche è accumulare prove a sostegno della variabilità dei processi (analisi dei linguaggi e dei concetti emozionali). Il dibattito è aperto: esistono anche delle posizioni che conciliano in qualche modo questi diversi punti di vista di rappresentare l’origine e le funzioni dei processi emozionali; è il caso delle teorie cognitiviste che si trovano circa a metà poiché i teorici dell’appraisal non negano che i processi di appraisal abbiano un radicamento biologico (anche nei primati: valutazione cognitiva), ma allo stesso tempo sostengono che le forme di valutazione cognitivo variano da un individuo all’altro e da una cultura a un’altra. Il panorama contemporaneo sulle emozioni vede in competizione queste tre prospettive che possono anche trovare una sintesi in specifiche ricerche in cui emergono l’importanza delle variabili

biologiche e culturali (ciò che è sicuramente comune è l’aspetto pluricomponenziale delle emozioni) PSICOLOGIA DEL BENESSERE E DELLA FELICITÀ La psicologia ha indirizzato la maggior parte dei propri sforzi allo studio dei processi psicologici negativi, trascurando in alcuni casi ignorano del tutto lo studio di quelli positivi. per aspetti psicologici negativi si intendono gli aspetti della Vita mentale e del comportamento che hanno a che fare in qualche modo con la forma di sofferenza, disagio, dolore. Con l'espressione processi psicologici positivi ci si riferisce all’insieme degli stati psicologici e dei comportamenti associati all’esperienza di benessere: felicità, emozioni positive, piacere, creatività, ottimismo. Il tema della felicità è stato un tema ampiamente ignorato, c’è un silenzio quasi totale. Dal 1879 fino alla fine del secolo scorso questo tema ha tratto l’interesse di pochissimi studiosi, è un campo un po' taboo della psicologia scientifica. Ci sono delle ragioni storiche per le quali preferirono studiare altri temi. Lo studio dei processi psicologici ‘’positivi’’ e ‘’negativi’’  Psicologia clinica: dalla nascita della psicanalisi fino al novecento, il modello teorico e di intervento che è stato seguito dagli psicologi clinici è di tipo medico, i termini che vengono impiegati per riferirsi al paziente sono quelli medici, terapia, guarigione, malattia; il modello di soggetto psicologico che emerge quindi, è quello di un persona che attraversa degli stati di disagio psicologici e che dovrà rivolgersi ad uno psicologo specialista che cercherà di risolvere questi disagi (origine e cause). C’è poco spazio riservato alla possibilità dell’individuo di essere felice, di crescere.  Psicologia sociale: si parla di quella dell’Ottocento e novecento, i temi più dibattuti sono quelli dell’aggressività o comunque aspetti negativi del comportamento sociale.  Psicologia applicata: si parla di psicologia dell’educazione psicologia del lavoro e psicologia ambientale, studi nei quali viene tenuta in maggiore considerazione la componente negativa (disturbi dell’apprendimento, bullismo), c’è poco interesse riguardo alle eccellenze e alle capacità di sviluppo dell’apprendimento e del benessere; per il lavoro il tema più ricorrente è lo stress, come in psicologia ambientale dove si parla di ambienti numerosi e scarsa qualità della vita.  Psicologia generale: il punto di osservazione in questo caso è piuttosto neutrale, la psicologia generale indaga i processi psichici senza assegnare loro una valenza positiva o negativa; sono indagati in misura maggiore gli aspetti negativi delle emozioni (una sola emozione primaria negativa e riflessioni che partono dall’analisi di stati emozionali negativi) e della memoria (oblio). Le prime due sono psicologia del negativo, la psicologia generale invece e una psicologia positiva. Essa quindi si pone in una prospettiva che possiamo dire neutrale. Come mai la psicologia si è concentrata su aspetti negativi trascurando la componente positiva dei processi psicologici? Una risposta riguarda gli obiettivi che la psicologia si è

posta come disciplina pratica. Gli psicologi si sono interrogati se avesse senso proseguire in questa strada (dimenticare lo studio degli aspetti positivi) Nascita della psicologia positiva Nel 2000 a partire dalla stesura di un articolo sulla rivista “American Psychologist” grazie a Seligman e Csikszentihalyi si sviluppa un movimento che parte dal Nord America e che prende il nome di psicologia positiva: questo nuovo campo di studi vuole in qualche modo cambiare la tendenza della psicologia a privilegiare gli aspetti negativi. I due studiosi hanno background teorici differenti: Seligman proveniva dalla psicologia sperimentale e aveva condotto studi sull’apprendimento ispirandosi anche al condizionamento Pavloviano, Csikszentihalyi, invece, era il teorico dell’esperienza di flusso o esperienza ottimale (esperienza che le persone...


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